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L'azione risarcitoria e l’annullamento del provvedimento lesivo


La possibilità di una tutela risarcitoria per le lesioni di interessi legittimi e l’assegnazione di tale tutela al giudice amministrativo hanno fatto sì che spesso l’azione di annullamento del provvedimento lesivo e l’azione per il risarcimento dei danni concorrano tra loro.
Si discute se, nel caso di danni provocati da un provvedimento amministrativo, l’azione risarcitoria (sia essa proposta, o meno, come azione di condanna in senso tecnico) sia subordinata all’annullamento del provvedimento lesivo.
Il diritto al risarcimento dei danni e la pretesa all’annullamento del provvedimento lesivo sono distinti sul piano sostanziale e perciò, stando ai principi generali, le rispettive azioni dovrebbero svolgersi in reciproca autonomia.
Questa conclusione, che fu accolta dalla sent. 500/99 della Cassazione, è stata criticata però dalla giurisprudenza amministrativa.
Di conseguenza,l’azione per il risarcimento dei danni arrecati a interessi legittimi non si può promuovere se non sia stato impugnato il provvedimento lesivo e il giudice non può accoglierla se il provvedimento non sia stato annullato.
L’annullamento del provvedimento lesivo è ritenuto “pregiudiziale” all’esame della domanda di risarcimento dei danni (c.d. tesi della pregiudizialità).
A sostegno di questa tesi è stato sostenuto che non può essere riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni se il provvedimento lesivo non è stato annullato, perché la circostanza che quel provvedimento, in base all’ordinamento, sia efficace e debba perciò regolare quella certa situazione, sarebbe in contraddizione con l’ammettere un obbligo per l’Amministrazione di riparare agli effetti dello stesso provvedimento.
La Cassazione ha ribadito anche di recente il proprio indirizzo contrario alla tesi della pregiudizialità.

Tratto da GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA di Stefano Civitelli
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