Skip to content

Angelo Poliziano – Nel regno di Venere


Il poemetto del Poliziano è un caso estremo di statica che prevale sulla dinamica, di una narrazione esile che cede continuamente alla descrizione, protratta per altro a lungo, per ben 15 ottave. Ne viene di conseguenza che l'ottava, a differenza di grandi narratori come Boiardo, Ariosto e Tasso, che accanto alla divisione per distici prediligono tagli più ampi ed eventualmente asimmettrici, adesso viene scandita, seguendo l'input della sua forma, per distici, quella che De Robertis ha chiamato ottava concertante. Ognuno dei distici contiene in linea di massima un particolare descrittivo, a parte qualche lieve eccezione: 80, 5-8; 86, 1-4.
Le ottave sono concepite come riquadri autosufficienti che contengono riquadri minori, come delle scatole cinesi, stazioni autonome e idealmente interscambiabili di posizione, come è dimostrato dal fatto che nessuna ottava travalica sintatticamente nella successiva, esclusa 81,8 – 82,1.
Ogni ottava, con la sola eccezione di 80, comincia come da zero, con il seguente schema sintattico, eventualmente invertito per variazione: sostantivo → verbo al presente → breve espansione. All'interno il legame fra i distici è con larga prevalenza asindetico, al massimo lievemente coordinativo; la variazione è garantita dal chiasmo (per esempio 83, 91).
Poliziano è un poeta fondamentalmente lineare. Dunque anche i riquadri minori, coincidenti col distico o col verso singolo, sono staccati e giustapposti come altrettanti fotogrammi appena un po' mossi. Questa linearità è testimoniata anche dagli schemi distributivi: questo → quella → l'altra (78, 5-7); questa → questa → quella → quella (84, 3 ss.); l'un ver l'altro → l'un l'altro → l'un l'altro (85, 6-7). Il medesimo gioco lo troviamo anche in forma di correlazione: rose, gigli, violette e fiori → bianca, cilestra, pallida e vermiglia (77, 6-8).
Come descrive Poliziano? Dotto poeta e vicino di Botticelli, Poliziano intreccia descrizioni naturalistiche dal vivo con altre che rimandano gi elementi della natura alle loro origini mitologiche. Ecco allora Iacinto, Narcisso, Clizia, Cipresso e il pioppo di Ercole; altre li vede con occhio culturale, coma la palma di 83,7; oppure allude, ma con grande capacità di rinnovare, ai classici come Virgilio (il salcio lento di 83,2) e Ovidio (lenta palma...pregio a' forti di 83,7).
Da un altro verso, però, il descrittore ci mette davanti dettagli di natura rappresentati con rara originalità di sguardo, come visti per la prima volta, anche quando la loro definizione risalga ai classici, come l'abete che cresce...schietto già citato da Dante in Inf. XIII,5.
Media fra queste due tendenze che convivono è la continua animazione o antropomorfizzazione degli elementi naturali, assunti a creature : la mammoletta verginella e vergognosa; gli augelletti, la passeretta, la tortorella. La verginità e acutezza dello sguardo del Poliziano si rivelano anzitutto nell'aggettivazione, che solo di rado è consuetudinaria o a basso tenore semantico (vago 77,4; bello 77,2) e invece è tanto più spesso incisiva e nuova: fresca e gelata una fontana viva 80,6; schietto 82,1; nodoso 83,2. Stesso discorso per le coppie e nelle serie: distese e bionde 82,6; petto insanguinato e molle 86,3; aspri e rabbiosi 87,3. E lo stesso dicasi per le coppie di verbi: zufola e soffia 87,7; squittisce e favella 91,8.
Alla base di tanta precisione e icasticità sta quella che potremmo definire la sicurezza linguistica del Poliziano, che è anche la sua varietà. Utente della compatta ed espansiva lingua della Firenze medicea, Poliziano, come poi Machiavelli, sente certo una perfetta continuità fra questa e la lingua dei grandi classici fiorentini; in particolare i dantismi. Accanto a poche macchie di lingua poetica tradizionale, extratoscana, come fera 85,5, foco 89,8 e potria 90,6, abbondano i colori del fiorentino contemporaneo, entro cui il poeta si muove a suo agio: sanza, punga (al posto di pugna) e le frequenti apocopi tipiche del fiorentino quattrocentesco: alber, platan, acer e i plurali arbor', fier', can'.

Tratto da STORIA DELLA LINGUA ITALIANA di Gherardo Fabretti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.