Appunti sulla seconda parte del corso di storia del pensiero economico. Il corso tratta I concetti basilari delle economie internazionali. I tre argomenti principali sono:
la bilancia dei pagamenti;
le politiche di aggiustamento della bilancia dei pagamenti;
le politiche commerciali (protezionismo, liberismo, dazi e tariffe), tema legato all’intervento pubblico in campo internazionale, nella sfera delle relazioni economiche internazionali.
Inoltre, il corso tratta della Globalizzazione, con particolare riferimento alla “globalizzazione intelligente” di Rodrick.
Storia della Politica Economica Internazionale
di Federica Palmigiano
Appunti sulla seconda parte del corso di storia del pensiero economico. Il corso
tratta I concetti basilari delle economie internazionali. I tre argomenti principali
sono:
la bilancia dei pagamenti;
le politiche di aggiustamento della bilancia dei pagamenti;
le politiche commerciali (protezionismo, liberismo, dazi e tariffe), tema legato
all’intervento pubblico in campo internazionale, nella sfera delle relazioni
economiche internazionali.
Inoltre, il corso tratta della Globalizzazione, con particolare riferimento alla
“globalizzazione intelligente” di Rodrick.
Università: Università degli Studi di Palermo
Facoltà: Scienze Politiche
Esame: Storia del pensiero politico e della politica
economica internazionale
Docente: Asso1. Bilancia dei pagamenti
Alla base troviamo la bilancia dei pagamenti (BP): essa è un documento contabile che viene tenuto dalle
autorità nazionali che fotografa lo stato delle relazioni economiche internazionali di un paese, che mi
fotografa l'andamento, lo stato e tutto ciò che succede alle relazioni economiche internazionali di un paese,
cioè alle transazioni economiche internazionali di un paese. È un documento contabile nel quale si
registrano tutte le transazioni economiche internazionali (non una parte, non un campione) fatte da un
determinato paese, in un determinato periodo di tempo fra residenti di un paese e non residenti e dalle quali
scaturiscono di norma esborsi e introiti di valute estere. La bilancia dei pagamenti assume il significato di
specchio delle relazioni fra il paese considerato e il resto del mondo e può essere collegata con i concetti di
contabilità nazionale.
Esempio: la Bilancia dei pagamenti italiana è un documento che registra tutte le transazioni economiche
internazionali ma fatte tra tutti i soggetti economici residenti e non residenti in Italia, residenti italiani e
residenti nel resto del mondo (dire Italia e paese non italiano o azienda italiana è troppo generico). Dal 1°
gennaio 1999 la Bilancia dei pagamenti ha subito modifiche in seguito alla partecipazione dell’Italia
all’Unione economica e monetaria europea.
Viene registrata a debito ogni transazione che comporti esborso di valute (importazioni di merci e servizi,
trasferimenti unilaterali all’estero, deflussi di capitale); è registrata a credito ogni transazione che comporti
afflusso di valute (esportazioni di merci e servizi, trasferimenti unilaterali dall’estero, afflussi di capitale).
La bilancia dei pagamenti registra tutte le transazioni di tipo reale e di tipo finanziario, come prestiti,
donazioni, investimenti, acquisti di merci, tra i residenti di un paese (es.: Italia) e il resto del mondo (non un
altro paese). I rapporti delle transazioni possono essere più o meno forti e importanti (Ita - Usa rapporti più
importanti di Ita - Ghana). La bilancia dei pagamenti insomma rappresenta lo stato dei nostri conti con
l'estero, di tutta la nostra economia, quindi sono inseriti i cittadini, consumatori, investitori, aziende,
individui, associazioni eccetera. Questo documento descrive e misura tutto l'insieme di transazioni
economiche, di rapporti economici tra la nostra economia e il resto del mondo.
Definizione di bilancia dei pagamenti, secondo il manuale del FMI: la bilancia dei pagamenti di un paese é
un prospetto statistico che registra (fotografa) sistematicamente tutte le transazioni economiche effettuate in
un dato periodo di tempo nell'economia di un paese fra residenti e non residenti, quindi lo stato delle
relazioni economiche commerciali, finanziarie.
È un documento di grande importanza perché dà una rappresentazione di quello che succede alla propria
economia, di un paese, fa vedere certe criticità o quali sono i punti di forza (es.: avere un made in Italy che
conquista coi suoi prodotti i mercati internazionali); è un fenomeno di grande importanza da cui può
dipendere la crescita dello sviluppo: nella storia economica si è spesso parlato di un paese che si è
sviluppato attraverso l'export, cioè con l'economia trainata dalle esportazioni, in cui la componente
internazionale è stata così forte da riuscire a trainare tutte le economie.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale Una buona parte dell'aspirazione del cosiddetto miracolo economico degli anni '50 e anni '60 era attribuibile
proprio a questa forte vocazione internazionale della nostra economia; è attribuibile ai meriti che la classe
politica del tempo può vantare per aver capito questa cosa e averla favorita con processi di integrazione
(Ceca, trattati di Roma, rapporti di amicizia). Dunque emergono differenze sostanziali tra imprese che
riescono, hanno successo, conquistano mercati e clientela, aumentano il fatturato e l'occupazione grazie
anche alla loro capacità di stringere relazioni internazionali, di aprirsi all'e-commerce, di realizzare eventi,
ecc., e imprese che magari avrebbero lo stesso prodotto, la stessa qualità produttiva ma non ce la fanno
perché magari si accontentano o non sono sufficientemente innovatori da capire che ci sarebbe bisogno di
innovazione, di relazioni internazionali, di ampliamento. Insomma, anche a parità di prodotto, si ha chi sale
e chi scende in funzione dell'apertura internazionale della propria attività produttiva (nel caso di un'impresa)
o del proprio sistema economico (nel caso di un paese).
Ci sono dei sistemi economici caratterizzati dall'avere un elevato grado di apertura della propria economia,
dall'avere una componente importante della propria economia che opera e lavora con l'estero. Si tratta di
paesi piccoli come Italia, Belgio, che hanno fondamentale bisogno di avere relazioni economiche,
commerciali internazionali intense, paesi che hanno importanza anche culturale e ambientale, che hanno
bisogno di stabilire imponenti relazioni internazionali, di avere un sistema economico che abbia un grado di
apertura elevato nei confronti dell'estero.
Questo si vede anche dalla bilancia dei pagamenti, la quale fa vedere le cose che vanno ma anche quelle che
non vanno, fa vedere i prodotti più domandati dagli stranieri, beni che trainano la propria economia, fa veder
se gli stranieri vogliono investire nel proprio paese attraverso obbligazioni, azioni, quote di imprese, facendo
vedere quindi vari aspetti virtuosi della bilancia dei pagamenti. Essa tuttavia mostra anche i "campanelli
d'allarme" cioè le criticità come i beni non produttivi, non domandati, scarsità del turismo.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 2. Componenti della bilancia dei pagamenti
Le transazioni economiche sono di due tipi: transazioni di tipo reale, cioè quando ci si scambia prodotti,
beni, merci e servizi (oggetti di scambio internazionale); transazioni di tipo finanziario, che hanno a che
vedere, in termini generici, con lo scambio di attività finanziarie, prestiti. Queste transazioni sono un
sottoinsieme della bilancia dei pagamenti, sono componenti che si integrano.
Se per ipotesi (Hps) ci sono due paesi (Italia - Resto del mondo), la bilancia dei pagamenti registra tutte le
transazioni economiche effettuate fra Italia e resto del mondo.
La bilancia dei pagamenti è composta di tre conti, ciascuno dei quali viene presentato separatamente per le
transazioni nei confronti dell’area euro e per quelle con l’aggregato degli altri paesi:
1. Il conto corrente comprende le esportazioni e importazioni di beni, cioè merci, servizi e redditi, ma
anche trasferimenti unilaterali che sono operazioni correnti; le transazioni di sole merci danno luogo alla
bilancia commerciale, le altre transazioni si chiamano partite invisibili.
2. Il conto capitale comprende le operazioni commerciali e i trasferimenti relativi ad attività di
investimento; acquisizioni o cessazioni di attività, diritti di autore, transazioni su beni capitali. I due conti
insieme rilevano movimenti di beni (merci e servizi) ma non i trasferimenti unilaterali.
3. Il conto finanziario comprende i movimenti di capitale, a breve, medio e lungo termine e sono distinti in:
investimenti diretti (acquisto o vendita di azioni e partecipazioni tali da garantire il controllo delle imprese
all’estero); investimenti di portafoglio (acquisto di azioni e partecipazioni senza controllo dell’impresa
partecipata, acquisto di obbligazioni, titoli pubblici); derivati; altri investimenti (prestiti pubblici e privati,
crediti commerciali, capitali bancari); variazioni delle riserve ufficiali (un loro aumento è considerato come
un vero e proprio impiego di capitali nazionali in valuta).
Le riserve ufficiali italiane (e degli altri paesi dell’Ue) servono a definire le riserve dell’Unione monetaria
(eurosistema). Una parte delle nostre riserve sono state conferite alla Banca centrale europea. Le riserve
comprendono l’oro monetario che si usa a fini di regolazione delle transazioni internazionali, le attività in
valuta (per le valute diverse dall’euro), verso i non residenti della propria area, e sono attività liquide,
commerciabili e di qualità elevata.
La somma dei tre conti in teoria dovrebbe essere nulla. In realtà, non è così per il fatto che non tutti gli
esportatori segnalano i pagamenti effettuati dai non residenti sui conti all’estero. Questi vengono chiamati
“errori o emissioni” e possono anche assumere valori elevati. Se essi fossero zero, la variazione delle riserve
ufficiali dovrebbe corrispondere alla somma dei saldi del conto corrente e del conto capitale. Insomma essa
ha il significato di saldo della bilancia dei pagamenti, anche se formalmente il saldo della bilancia è nullo.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale Come tutti i documenti contabili, la bilancia dei pagamenti può far vedere una situazione di avanzo, di
disavanzo o di equilibrio. L'avanzo e il disavanzo sono entrambi situazioni di squilibrio: per certi versi è
meglio essere in avanzo, ma anche questo potrebbe provocare qualche problema. Questo vuol dire che le
situazioni di squilibrio in economia (come quella molto grave riguardante il debito pubblico o quella che
può riguardare una famiglia) esso va aggiustato quali sono gli strumenti per aggiustare lo squilibrio.
La bilancia dei pagamenti ha varie componenti, le quali possono dare un risultato che può essere positivo
(situazione di avanzo), in equilibrio (situazione di pareggio) o negativo (situazione di disavanzo).
Quando l'avanzo e il disavanzo sono particolarmente seri, pericolosi e forti, c'è bisogno di un aggiustamento
(politiche di aggiustamento dopo).
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 3. Composizione della bilancia dei pagamenti
La bilancia dei pagamenti è composta da due sezioni principali:
- quella che fotografa tutte le transazioni reali, e si chiama Bilancia delle partite correnti (Bpc)
- quella che invece fotografa tutte le transazioni finanziarie e si chiama Bilancia dei Capitali (Bk) o
Bilancia finanziaria.
Nella Bilancia delle partite correnti (Bpc) c'è anche il turismo ad esempio (dove non si importano beni ma
avvengono transazioni economiche tra il paese in cui si trova il turista e il suo paese di origine e queste
transazioni rientrano nelle partite correnti), ma anche servizi di tipo commerciale ecc. Insomma la Bpc è la
bilancia merceologica che registra tutte le transazioni reali, gli scambi di merci, servizi e le partite invisibili
(noi vedremo la Bpc solo dal lato commerciale, import ed export).
Bilancia dei capitali
La Bilancia dei capitali (Bk) invece riguarda prestiti bancari, acquisto di azioni, obbligazioni, trasmissioni
di attività finanziarie (se si acquistano azioni delle assicurazioni generali, esse non rientrano in nessuna delle
bilance, perché sono acquisti di attività finanziaria tra residenti). La Bk fotografa tutte le transazioni tra
residenti e non residenti che hanno per oggetto lo scambio di moneta, di beni, di prestiti bancari, di attività
finanziaria.
Quindi mentre la Bpc riguarda lo scambio di beni e servizi (come alcuni servizi che vengono offerti ai non
residenti ma che vi rientrano), la Bk riguarda prestiti, scambio di attività finanziaria.
Per quanto riguarda le partite correnti, ci sono due componenti importanti: le esportazioni e le
importazioni. Bpc cioè è costituita da Bc o Bilancia commerciale e da Bpi o Bilancia delle partite
invisibili.
Se il valore delle esportazioni di un paese (nell’export rientrano tutte le cose vendute a un determinato
prezzo - X) fosse maggiore del valore delle importazioni che il paese paga all'estero (Y) si ha allora un
avanzo nella Bilancia commerciale (Bc) o delle partite correnti (quello che volevano ottenere i mercantilisti,
cioè sostenere in tutti i modi l’export e contenere quanto più possibile l’import. Bc = X-M cioè beni prodotti
all'estero e venduti in Italia (M o import); mentre i beni prodotti in Italia e venduti all'estero (X o export).
Un altro concetto importante è quello delle esportazioni nette (X-M), cioè il valore di X meno il valore di M:
se X-M =0 l’export di un paese è =0, se fosse positivo, le esportazioni nette sarebbero anch'esse positive. Se
X>M si ha un avanzo della Bc. Le esportazioni nette di un paese indicano: valore nostri beni venduti
all’estero – valore nostri acquisti di beni esteri. Misurano lo squilibrio sul mercato dei beni.
Bp invisibili: transazioni reali che non hanno per oggetto lo scambio di beni. Le sue voci principali sono:
turismo, redditi da investimento, noli, trasferimenti unilaterali. [se l’esportatore cede valuta estera alla Banca
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale centrale, ne riceve moneta nazionale in contropartita e, corrispondentemente, aumenta la base monetaria]
La Bk è formata da transazioni finanziarie (movimento di capitali: investimenti diretti, investimenti di
portafoglio, prodotti derivati, prestiti commerciali); transazioni bancarie (mutui, aperture conti correnti);
altre transazioni non bancarie (acquisto di brevetti, diritti di autore)
La Bilancia dei Capitali (Bk) ha due componenti importanti:
Attività finanziarie di residenti in un altro paese (moneta, titoli del debito pubblico, azioni, partecipazioni) e
attività finanziarie di non residenti in Italia.
In generale si distingue fra:
- gli investimenti esteri diretti o diretti all'estero (foreign direct investments FDI)
- gli investimenti di portafoglio (portfolio investments)
Qui ci troviamo nell'ambito della bilancia finanziaria o dei capitali: se si acquistano azioni straniere, si fa un
investimento in questo caso, sia diretto all'estero comprando azioni straniere, sia un investimento di
portafoglio.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 4. Differenza tra investimenti diretti all’estero e investimenti di
portafoglio
La differenza tra FDI e Portfolio investments è questa: investimenti diretti all'estero sono investimenti fatti
per scopi strategici relativi al controllo di un'impresa, a diventarne capo. Se invece si comprano azioni per
fare un investimento, dunque non c'è alcun interesse strategico, questo è un investimento di portafoglio, fatto
per ragioni non strategiche ma finanziarie e lo si fa per diversificare ad esempio la propria ricchezza, o
magari sono investimenti ritenuti più sicuri o più redditizi, più comodi; nell'ambito della diversificazione è
anche opportuno diversificare sul piano internazionale. In un certo tempo, investimenti del genere non erano
possibili per le istituzioni molto forti (esempio anni '70 non si poteva andare all'estero importando servizi
perché i rapporti italiani con l'estero, per lo shock petrolifero, per la crisi della grande impresa fordista,
chimica, meccanica, l'Italia aveva un enorme problema di bilancia dei pagamenti. Oggi non è più così ma
non è detto che non possa ricapitare. Negli anni '70 una delle priorità di politica economica, monetaria era
quella di riequilibrare la bilancia dei pagamenti e fu fatto anche impedendo alla gente di importante o di
viaggiare all'estero. Lo scopo era riottenere equilibrio della Bp italiana)
Investimenti esteri diretti: teoria dell'impresa multinazionale investimenti per scopi strategici di controllo
e di gestione dell'attività di impresa (delocalizzazione della struttura produttiva, penetrazione di mercati,
acquisizione diretta di risorse).
Investimenti esteri di portafoglio: teoria delle scelte di portafoglio investimenti per scopi "passivi" di
investimento (azioni, obbligazioni, strumenti del mercato monetario).
Gli investimenti diretti all'estero sono investimenti importanti, che hanno alle spalle motivazioni strategiche
, di controllo, di voler acquisire appunto il controllo di un'altra impresa.
Gli investimenti di portafoglio sono tipici investimenti finanziari con cui si può diversificare il proprio
portafoglio.
Entrambi gli investimenti comportano uscite di soldi se si investe all'estero ed entrate di azioni, di attività
finanziarie; se invece è uno straniero che investe in un determinato paese (Italia), entrano soldi.
Mentre le esportazioni sono beni che vanno via e soldi che entrano, e le importazioni sono beni stranieri
che entrano e soldi propri che vanno via, gli investimenti sia diretti che di portafoglio possono comprendere
grandi flussi.
Investimenti diretti all'estero: se un italiano investe in un'impresa, sono soldi suoi che escono e attività
finanziarie estere che entrano sotto il suo controllo; se invece è uno straniero che investe in un'azienda
italiana, è lui che farà entrare soldi nel nostro paese e la proprietà che lui si compra va nel suo paese di
origine. Lo stesso con gli investimenti di portafoglio: se un italiano si compra un'azione di Facebook, escono
i suoi soldi ed entrano le sue azioni in Italia, viceversa se uno straniero compra azioni italiane, sono soldi
che entrano in Italia e le azioni che vanno all'estero.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale Gli investimenti diretti all'estero sono molto importanti nel sostenere lo sviluppo, nel decidere le sorti di una
economia, di una nazione e questo è un aspetto importante.
Avere degli investitori, anche stranieri, che decidono di comprare nel proprio paese, avere questa forma di
investimento rappresenta una possibile spiegazione (non l'unica) dello sviluppo del sistema economico.
Il paese ha una bilancia dei pagamenti in avanzo, in attivo. Lo squilibrio è forte e l'attivo è molto importante
sia se siamo in situazioni in avanzo che in disavanzo.
Se un paese ha la Bp in attivo diventa un creditore nei confronti dell'estero, cioè accumula crediti nei
confronti dell'estero e/o aumenta lo stock delle proprie riserve ufficiali (se io vendo 100 e compro 50, in
ultima analisi la differenza di 50 viene saldata sotto forma di dollari dal paese che li riceve e diventano
patrimonio del paese che vanno ad aumentare le cosiddette riserve fiduciarie).
Se un paese ha una situazione di disavanzo, aumentano i propri debiti nei confronti dell'estero oppure si
perdono perché si sono liquidate riserve ufficiali (una parte). Entrambi possono essere fenomeni negativi.
Negli ultimi 15 anni la Bp italiana ha quasi sempre portato a un aumento delle riserve ufficiali. Quando le
partite correnti (che equivalgono alla somma del conto corrente e del conto capitale) erano in disavanzo, per
effetto della politica del cambio forte l’accumulo di riserve ufficiali è stato ottenuto grazie ad afflussi netti di
capitali privati determinati da una politica monetaria restrittiva.
L’afflusso di capitali determinava, però, l’accumularsi di debito estero, che produceva un saldo negativo dei
redditi da capitale. Grazie alla svalutazione della lira il saldo delle partite correnti è migliorato vistosamente
negli anni successivi. Sia l’accumulo che il decumulo di riserve ufficiali vanno considerati come posizioni di
squilibrio; la riduzione delle riserve ufficiali del paese segnala l’affievolirsi della possibilità di sostenere nel
futuro un eccesso di pagamenti sugli incassi, che non potrebbero essere saldati. L’accumulo di riserve
ufficiali invece può essere sostenuto con difficoltà nel lungo periodo per motivi diversi, anche meno
pressanti: esso darebbe origine a creazione di base monetaria che può essere ritenuta eccessiva.
L’eccedenza dell’export sugli import correnti di beni manifesta un eccesso del risparmio sull’investimento
interno. In presenza di questo eccesso, l’equilibrio della bilancia dei pagamenti richiede un deficit degli altri
due conti, cioè un deficit del conto finanziario (deflusso netto di capitali) cioè un prestito con il quale il
paese in questione rende disponibile al resto del mondo l’eccesso di risparmio.
Una presenza di import nette positive e di un equilibrio complessivo indica che il paese sta mutuando
risparmio dal resto del mondo. Un simile equilibrio della Bp non è sostenibile nel lungo periodo perché
implica che il paese in questione non sia capace di innescare un meccanismo di sviluppo autonomo.
L'unificazione monetaria di due o più paesi elimina il problema formale della Bp per le relazioni
economiche fra i residenti dei vari paesi membri dell’unione nonché quello della gestione delle riserve
ufficiali, ma lascia intatto il problema dell’andamento dell’economia reale in ognuno.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 5. Crescita e Sviluppo
La crescita consiste nell'aumento del reddito e della ricchezza materiale di un paese.
Lo sviluppo è un concetto più generale, che normalmente comprende quello di crescita ma in più considera
altre cause di mutamenti economico e sociale. Si ha sviluppo se si assiste a un miglioramento delle
condizioni di vita.
La distinzione è importante, in quanto non sempre la crescita implica sviluppo e viceversa. In particolar
modo nei paesi più arretrati vi è un forte rischio che all'aumento del reddito non corrisponda una riduzione
delle aree di povertà, un miglioramento di salute, di vita, d'istruzione o ambiente.
Le Nazioni Unite definiscono lo sviluppo umano come un processo di ampliamento delle possibilità di
scelta della gente. Queste possibilità di scelta sono le capacità.
Il reddito non può essere considerato un buon criterio di misura delle azioni umane (cioè delle possibilità di
scelta). Il reddito è un mezzo e non un fine. L'esperienza mostra casi di elevati livelli di sviluppo umano
associati a bassi livelli di reddito e viceversa. Il concetto di sviluppo umano richiede degli indicatori e per
ragioni di semplicità e disponibilità di statistiche la misurazione avviene con l’Indicatore di sviluppo
umano (ISU) che si basa su tre elementi essenziali elementi della vita umana: longevità, grado di
conoscenza e standard di vita.
GRADO DI APERTURA
La conoscenza della Pb consente di valutare il Grado di apertura (GA) di un sistema economico.
Per misurarla ci sono due indicatori:
(X+M) / PIL
X / PIL
Come si registrano le transazioni: secondo il principio della partita doppia
a) Le transazioni che generano introiti di valuta, che generano redditi per i residenti, si registrano a credito;
b) Le transazioni che generano pagamenti di valuta vengono registrate a debito, però: qualsiasi aumento di
passività (o riduzione di attività) viene registrato a credito; qualsiasi aumento di attività (o riduzione di
passività) viene registrato a debito.
Ad esempio, la modalità di registrazione a debito riguarda: le importazioni di merci e servizi, le spese
turistiche degli italiani all'estero, i deflussi di capitale per:
– Investimenti
– Acquisti di azioni o obbligazioni est.
– Prestiti
– Pagamento interessi
Le modalità di registrazione a credito riguarda: le esportazioni di merci e servizi, le spese turistiche degli
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale stranieri in Italia, i trasferimenti unilaterali dall'estero, gli afflussi di capitale per:
– Investimenti
– Acquisti di azioni o obbligazioni int.
– Prestiti
– Pagamento interessi
Cosa succede se paese X ha Bp >0?
1. accumula crediti esteri o
2. acquisisce riserve ufficiali, cioè attività nei confronti dell'estero
Se invece Bp<0 paese X
1. aumenta il debito estero o
2. perde riserve ufficiali, cioè riduce le sue attività nei confronti dell'estero.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 6. Tasso di cambio
Altro elemento molto importante perché se abbiamo a che fare con transazioni internazionali, si deve
avere uno strumento che consente di confrontare i prezzi interni con quelli internazionali (se voglio fare una
vacanza in Francia, per poter prendere le mie decisioni devo confrontare il prezzo di una camera francese
che è uguale alla mia moneta; se voglio fare la vacanza in UK, c'è una moneta diversa quindi il prezzo in
sterline mi dà un'informazione ma non me le dà tutte perché devo sapere qual è il rapporto di cambio tra la
sterlina e l'euro).
Tasso di cambio è quindi la quantità con cui si scambia una valuta per un'altra. È il prezzo di una moneta in
termini di un altro.
Il tasso di cambio è un prezzo che mette in collegamento una moneta con un'altra. Si determina su un suo
mercato, chiamato mercato dei cambi o mercato valutario. Il prezzo, come tutti i prezzi, dipende dalla
domanda e dall'offerta; è domandato da quelli che dovranno importare da un paese con una determinata
moneta o per turismo o chi deve fare investimenti in quel determinato paese.
Il prezzo dunque dipende dall'andamento della domanda e dell'offerta. Se la domanda è più forte dell'offerta
perché magari l'economia di un paese va forte (esempio se la domanda di dollari è più forte), il tasso di
cambio del di quella moneta e il suo valore aumenta a discapito delle altre monete, (valore di un dollaro
aumenta e quello dell'euro diminuisce, provocando conseguenze).
L'euro è una moneta forte fin dalla sua nascita, è stata molto domandata a livello internazionale, è diventata
una valuta di riserva perché dietro c'è una grande economia avanzata, è una moneta stabile e forte. La lira
invece era una moneta debole che nessuno voleva mantenere e progressivamente perdeva valore sui mercati
internazionali, in certi casi con dei benefici sulle esportazioni, in altri casi con dei grossi costi per l'economia
italiana perché avere una moneta che perde di valore vuol dire diventare progressivamente più povero e
riuscire con questa moneta a comprare sempre meno beni, è l'obiettivo fondamentale, dai tempi di Smith di
tutta l'attività economica. Avere una moneta che si svaluta può in qualche caso aiutare, servire a rilanciare il
commercio dell'export ma spesso è una cosa che impoverisce.
TCN è il tasso di cambio nominale, cioè il prezzo che si trova tutti i giorni ad esempio in borsa.
È un prezzo di fondamentale importanza per scegliere.
Purtroppo non è un prezzo sufficiente, non è una condizione sufficiente conoscere il TCN. Conoscerlo non
basta, sapere che 1 euro vale 1 dollaro non basta. Quello che serve per fare una scelta è il cosiddetto tasso di
cambio reale, cioè conoscere quale quantità di beni stranieri si possono comprare con la propria quantità di
moneta, a seconda delle circostanze. Per poter scegliere nelle transazioni internazionali, qualsiasi esse siano
(turismo, import, investimenti finanziari) conoscere il tasso di cambio nominale è una protezione necessaria
ma non sufficiente, è importante conoscerlo ma non basta perché quello che invece ci serve capire è il tasso
di cambio reale, ossia la quantità di beni stranieri che si possono acquistare, la capacità effettiva di
acquistare beni di un altro paese con la nostra moneta.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale
TCR = TCN x P* (esterni)/P (interni)
Misura in termini di merci la forza della mia moneta.
Se il tasso di cambio reale dell’euro aumenta vuol dire che il valore reale della mia moneta si è apprezzato.
Ciò non è detto se aumenta il TCN.
Se il TCR diminuisce vuol dire che la capacità effettiva dell’euro si è deprezzata: stesso discorso
dell’inflazione.
Se una moneta si svaluta (euro) per gli stranieri è più facile comprare in Italia, mentre per noi diventa più
caro comprare all’estero però non sempre è così.
REGIMI SUI TASSI DI CAMBIO
Il tasso di cambio è un prezzo davvero fondamentale (soprattutto per i paesi con il libero scambio), se uno
vuole investire o attrarre investimenti deve riuscire a garantire un tasso di cambio stabile (attività
commerciale e imprenditoriale).
Ci sono stati dei regimi che avevano l’obiettivo di mantenere stabile il tasso di cambio tra i paesi facenti
parte del regime (insieme di regole) fondato sulla stabilità del tasso di cambio.
Vi sono vari tipi di regimi:
• Regimi a cambio flessibile, che si modificano giorno per giorno e dipendono da domanda e offerta.
• Regimi a cambi fissi ma aggiustabili, stabiliscono cambi stabili (parità, prezzi fissi) che periodicamente
cambiavano in relazione a come erano andate le economie sottostanti (esempio bretton woods).
• Regimi a fluttuazione sporca o amministrativa, i cambi sono flessibili ma il gioco della domanda e
dell’offerta è influenzato dal comportamento dei big players che possono, per contrastare delle tendenze di
D e O, intervenire vendendo euro, acquistando dollari ecc.
• Target zones o zone obiettivo, sistema fisso tra cambi fissi e cambi flessibili. Fino a che il tasso di cambio
restava all’interno di una certa area, lo si lasciava libero di fluttuare nello spazio della domanda e
dell’offerta, se si superava quest’area (margini di fluttuazione) si interviene per riportarlo dentro il target.
• Currency unions: unione monetaria che elimina i tassi di cambio e crea una nuova moneta. Diventa
currency boards se la tua moneta è pessima e si decide di adottare un’altra moneta (esempio in Argentina si
è adottato il dollaro) per provare ad imporre una cura anti-inflazionistica alla propria economia.
Cambi flessibili o fluttuanti: dipendono da D-S
Cambi fissi ma aggiustabili: parità centrale con possibilità di variazione
Fluttuazione sporca o amministrata: cambi flessibili con interventi autorità monetarie (BC) che controllano
TCN.
Target zones: zone obiettivo: mix fra cambi flessibili e cambi fissi con interventi obbligatori se si superano i
limiti di oscillazione previsti
Currency unions + currency boards: si eliminano tassi di cambio: si crea nuova moneta (EU); si adotta la
moneta di un paese forte (ARG)
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale
DUE METODI DI QUOTAZIONE di una Moneta
1. Incerto per certo (price quotation system):
numero di unità di valuta nazionale necessari per acquistare una unità di valuta estera ossia: prezzo della
valuta estera in termini di valuta nazionale (1$=1800Lit) ossia: quantità incerta di valuta nazionale che
corrisponde ad una quantità certa (1,10,100,1000) di valuta estera.
2. Certo per incerto (volume quotation system):
numero di unità di valuta estera corrispondenti ad una unità di valuta nazionale
ossia: prezzo di una unità di valuta nazionale in termini di valuta estera (1€ = 1.10$)
ossia: quantità certa (1,10 …) di valuta nazionale corrispondente ad una quantità incerta di valuta estera.
Metodi 1 e 2 sono entrambi corretti.
ALTRE NOZIONI SUI TASSI DI CAMBIO
Apprezzamento o Deprezzamento del tasso di cambio:
Moneta nazionale si apprezza se aumenta il suo prezzo rispetto alla valuta estera ossia Il tasso di cambio
diminuisce con il metodo 1 (1$=1700Lit) o aumenta con il metodo 2 (1€ = 1.30$)
Moneta nazionale si deprezza se si riduce il suo prezzo rispetto alla valuta estera ossia Il tasso di cambio
aumenta con il metodo 1 (1$=2000Lit) o diminuisce con il metodo 2 (1€ = 1.05$)
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 7. Rivalutazione o svalutazione del tasso di cambio
Termini utilizzati quando un paese opera in un regime a cambi fissi ma aggiustabili
Quando si rivede la parità centrale verso l’alto si ha una svalutazione del cambio;
quando si rivede la parità centrale verso il basso si ha una rivalutazione del cambio.
Il Tasso di cambio: quali sono le forze che determinano variazioni del cambio e quali sono le variabili
influenzate dal cambio?
1. In generale il cambio si determina sul mercato valutario e dipende da D-S. Se aumenta la domanda di
valuta, a seguito di un deterioramento della nostra economia allora il cambio… Qualsiasi peggioramento dei
conti con l’estero implica un deprezzamento del cambio e vv.
2. Una variazione del cambio influenza soltanto alcune transazioni … agendo sulla competitività dei nostri
beni e sulle condizioni di D-S.
Il tasso di cambio nominale (TCN) è il prezzo di una moneta in termini di un’altra (1€ = 1.10$)
Si determina sul mercato valutario dove si scambiano monete nazionali per monete estere per effettuare
transazioni fra residenti e non che entrano nella Bp.
TCN consente confronto e scelta fra beni, servizi, e attività finanziarie prodotti in due paesi diversi. Il tasso
di cambio nominale non basta … Per poter scegliere il tasso di cambio nominale non basta!!!
Indicatore fondamentale per scegliere: il tasso di cambio reale = capacità di acquistare beni di un altro
paese
TCR stabilisce relazione fra TCN, livello dei prezzi nazionali e livello dei prezzi esteri.
TCR = TCN P*/P
TCR = cambio reale; TCN=cambio nominale; P = prezzo in Euro bene italiano; P* prezzo in dollari bene
USA
Se TCR , cambio reale euro si è apprezzato
Se TCR , cambio reale si è deprezzato
Esempio: TCR = 1.1$x50$/60E = 0,91$/E
Se TCR diventa 1,1$/E (o per aumento tasso di cambio nominale o per aumento prezzo bene in dollari o per
diminuzione prezzo bene ITA in Euro), allora Euro si è apprezzato
Con 1 Euro compriamo più beni esteri …
TCR è determinante fondamentale di tutte le componenti della Bp. Se si vuole compare una macchina
giapponese o fare vacanza in California occorre conoscere il tasso di cambio reale e valutare la convenienza
in termini di beni nazionali alternativi.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 8. Valore di Import/Export
Da cosa dipende il valore dell'import/export, investimenti di portafoglio, investimenti diretti all'estero.
Dietro a queste 4 grandi categorie c'è un mondo di transazioni, decisioni, di scelte dei consumatori, delle
imprese e dei governi, insomma dei soggetti economici che decidono se, quando e come interagire con altri
soggetti economici di altri paesi. Sono tutte categorie molto importanti: lo stesso Smith disse che le
esportazioni sono importanti perché ci aiutano a ottenere risorse per comprare beni dall'estero, beni di cui
non disponiamo (come petrolio, o carbone se non in quantità limitata, prodotti tecnologici) oppure ci
consentono di acquistare beni che, se prodotti nel proprio paese, costerebbero di più. Dietro alle categorie c'è
un mondo che possono mostrare prospettive di sviluppo: ad esempio è rilevante l'internazionalizzazione
delle imprese. È fondamentale quindi capire da cosa dipendono questi valori, cioè quali sono le
determinanti, da cosa dipende la capacità di esportazione o il valore dell'importazione, da cosa dipende ad
esempio il fatto che ci sono più investimenti di portafoglio rispetto a quelli diretti all'estero.
Analizziamo le determinanti della Bp: da cosa dipende, il suo saldo, il suo andamento, la sua sostenibilità
(squilibri eccessivi).
Si studiano le determinanti per analizzare l' origine degli squilibri della Bp, e scegliere quindi gli strumenti
per risolverli. Ad es: il disavanzo della Bp può essere determinato da diverse situazioni o problematiche che
si distinguono tra fattori strutturali (bassa competitività delle esportazioni), congiunturali ( tasso di cambio,
prezzi internazionali), politica economica (politiche monetarie o fiscali eccessivamente espansive).
Cominciamo con le partite correnti, cioè quella parte della Bp che registra le transazioni reali e non quelle
finanziarie.
Il saldo della Bpc: la Bpc è funzione di variabili fondamentali che influenzano le partite correnti (Bpc):
- i prezzi interni (p)
- i prezzi internazionali/mondiali (p*)
- il tasso di cambio (r) ed è il valore della nostra moneta relativamente al valore delle monete degli altri
paesi
- il reddito interno (Y) ed è l'andamento del reddito del paese a cui si riferisce
- il reddito mondiale (Y*)
Queste, in termini generali, sono le variabili che influenzano le partite correnti, ovvero le transazioni reali
che sono fondamentalmente esportazione e importazione (mentre investimenti di portafoglio e diretti
rientrano nella Bk).
Ci sono due categorie di variabili: le variabili di prezzo come i prezzi interni dei nostri prodotti che
entrano in concorrenza coi prodotti stranieri.
I prezzi internazionali sono i prezzi dei beni stranieri nei loro mercati di un altro paese del resto del mondo.
Il tasso di cambio è anch'esso un prezzo di grande rilevanza nel decidere se comprare o vendere all'estero
perché trasforma la propria moneta in quella di un altro paese. E poi ci sono le variabili di spesa che invece
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale rappresentano la capacità che hanno i soggetti di spendere: il reddito interno rappresenta i guadagni che in
un determinato anno i soggetti economici che vivono in un paese hanno accumulato e quindi, su queste basi
possono spendere. è dunque la capacità di spesa di un paese. Più aumentano le capacità di spendere,
maggiore sarà l'impatto sulla possibilità di acquistare beni tra cui anche beni stranieri. Capacità di spesa dei
soggetti con cui si effettuano transazioni sui mercati mondiali.
Quindi in generale, r e p, p* influenzano Bpc (le transazioni reali con l'estero) modificando i prezzi relativi
di beni e servizi (in cui magari si mette a confronto il bene interno con il bene internazionale); Y e Y*
influenzano la Bpc attraverso i cambiamenti della capacità complessiva di spesa in beni di Consumo e
Investimenti (se si raddoppia il Y interno, raddoppierà anche la capacità di spesa dei soggetti che hanno
prodotto un reddito più elevato oppure influenza da Bp).
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 9. Funzione delle importazioni
Si comincia dalle importazioni funzione delle Importazioni: M = f(m, Y)
M è il valore dei beni importati, valore dei beni che il mio paese acquista dall'estero.
Il valore delle importazioni è funzione di due variabili, una è Y cioè il reddito interno: M è f(Y), dove
appunto Y= domanda interna (composto dalla spesa dei consumi, investimenti e dalla spesa pubblica C, I, G
).
M però è anche funzione di m, dove m è un parametro chiamato propensione marginale a importare che
influenza la funzione delle importazioni: M è f(m) dove m è propensione marginale a importare (m potrebbe
ad esempio essere influenzato dalla psicologia dell'individuo, e se io ho una propensione nazionalistica,
allora ho una propensione a importare molto bassa, se invece fossi psicologicamente un esterofilo, allora
avei un'altra propensione a importare). "m" serve quindi a misurare la disposizione di un soggetto che può
dipendere da variabili anche psicologiche, ma anche da quelle economiche.
La relazione fra il valore delle importazioni e la propensione a importare è diretta:
M m, Y è diretta e questo significa che c'è una relazione positiva tra l'aumento dell'uno e l'aumento
dell'altro.
Se aumento il reddito, aumenta anche la capacità di spesa e così pure il valore delle importazioni (>Y >
capacità di spesa >valore di M).
Anche la relazione con "m" è diretta: maggiore propensione a importare, maggiore sarà il valore delle
importazioni (>m >M). La relazione è ++ o -- (in caso di minore Y, minore è M).
Mentre Y rappresenta il proprio reddito o reddito nazionale, "m" da cosa dipende?
Esso è un parametro che dipende da vari fattori, ad esempio:
- fattori strutturali/psicologici (S) come la maggiore o minore preferenza che si ha di beni stranieri, oppure
può dipendere dalla dimensione del paese (un paese piccolo ha strutturalmente una propensione a importare
più grande perché privo di molte cose, privo di materie prime. B,I) dimensioni che contano sul grado di
apertura e sulla propensione a importare; o ancora dipende dalla dotazione fattoriale (cioè lo stock di fattori
che questo paese possiede: può essere un paese povero di materie prime che ha una prop. a importare
maggiore rispetto a un paese che ha tutte le materie prime a disposizione). Essi sono fattori che si
modificano nel lungo periodo e dipendono dalle caratteristiche del soggetto o del paese;
- fattori non di prezzo ma che incidono sulla competitività di un prodotto (Q), ad esempio l'immagine di un
prodotto (a parità di prezzo, ha un'attrattività diversa che porta a scegliere quel prodotto rispetto a un altro),
le condizioni di pagamento (a parità di qualità e prezzo si sceglie un prodotto straniero rispetto a quello
italiano perché la ditta straniera offre il prodotto a condizioni di pagamenti migliori quindi è più competitivo
il bene straniero rispetto a quello italiano), servizi complementari;
- fattori di competitività di prezzo, cioè dal rapporto tra i prezzi nazionali e quelli internazionali, quelli che
volgarmente si chiamano "le ragioni di scambio" o " terms of trade". Qui entra in gioco la componente
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale prezzo: posso avere un prodotto concorrente, più competitivo del proprio prodotto perché a parità di tutto il
resto, costa la metà o anche il 10% in meno.
Vediamo meglio i fattori di competitività di prezzo: i prezzi che entrano in gioco, che incidono sulla scelta
di importare o non importare sono tre:
p = prezzi interni
p* = prezzi internazionali
r = tasso di cambio
In presenza di beni omogenei (ad esempio beni di lusso con beni di lusso, scarpe di alta qualità con scarpe
di alta qualità, vino da tavola con il vino da tavola:
- la relazione tra m e p è diretta (++;--); fra m e p* è inversa (+-;-+); fra m e r è diretta (++;--).
Diretta significa che se aumenta il prezzo interno "p", la propensione a importare "m" aumenta; oppure se p
diminuisce, allora m diminuisce a sua volta, perché se i prezzi delle nostre merci aumentano, aumenterà
anche la propensione a rifornirmi all'estero. Qui siamo davanti a variabili che determinano altre variabili: le
variabili che vengono determinate sono rappresentate dal valore dei beni che io importo, che la nostra
economia compra dall'estero. L'obiettivo è capire qual è il valore dei beni che compro dall'estero e da cosa
dipende. Dipende dalla spesa e la relazione è diretta: più acquisto beni e nell'acquistarli aumento il valore,
rispetto a quando ero meno ricco, di valori importati. Abbiamo visto che il valore delle importazioni dipende
da variabili di spesa e variabili di prezzo. Il reddito, la capacità di spendere i soldi che si guadagnano sono
variabili di spesa. Adesso stiamo guardando le variabili legate ai prezzi: più i prezzi dei beni interni
aumentano (per varie ragioni), più si importerà perché con il loro aumento, chi deve procurarsi gli stessi beni
troverà più conveniente indirizzare la propria scelta sui beni esteri da importare. Lo stesso discorso, di
questa relazione diretta, può essere fatto se i prezzi interni diminuiscono (a causa di più produzione, di
lavoratori più bravi, per riduzione dei costi di produzione), anche la propensione ad importare sarà
diminuita, dove i compensi sono i prezzi interni.
La relazione tra p* ed m è inversa: se aumentano i prezzi stranieri, la propensione ad importare diminuisce,
a comprare beni stranieri; lo stesso, se si riducono i prezzi stranieri, aumenta la propensione a importare
anche se i prezzi dei beni italiani sono rimasti stabili.
La relazione tra m ed r è anch'essa diretta: se (r) il tasso di cambio (€/$) si svaluta cioè diminuisce il valore
(r diminuisce), anche m diminuisce; allo stesso modo se r si rivaluta, anche m aumenta, perché se il tasso di
cambio si svaluta vuol dire che la capacità di acquisto di 1 Euro sui mercati internazionali (americani) si
riduce, quindi con 1 Euro compro meno dollari, quindi meno beni americani rispetto a quelli che avrei
potuto comprare prima, quando l'euro non era svalutato. Dunque la svalutazione della moneta implica un
impoverimento di un paese perché ha una ridotta capacità di acquistare beni stranieri. Per questo,
tendenzialmente comprerò meno beni americani se l'Euro si svaluta, e se esso si rivaluta invece avrò una
tendenza ad aumentare il valore delle mie importazioni (con 1 euro compro più beni americani, se la moneta
si rivaluta e salgono le importazioni; con svalutazione abbiamo meno dollari per 1 Euro: la nostra m
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale diminuisce). Questo succede a parità dei prezzi: posso avere p e p* fissi che non cambiano, ma una
svalutazione della moneta mi porta ad acquistare meno dall'estero, una rivalutazione della moneta mi porta
ad acquistare di più dall'estero.
Ricapitoliamo: la funzione delle importazioni mette in relazione il valore delle importazioni (M) che è
appunto un valore (soldi che spendiamo per comprare straniero) con il reddito (Y e relazione è diretta +) e
con la propensione ad importare formata dai fattori da cui essa dipende (prezzi interni +, prezzi
internazionali -, tasso di cambio +, fattori non di prezzo ma caratteristiche strutturali o qualitative/di
competitività non di prezzo della nostra economia)
M = m(S, Q, p+, p*-, r+)Y+
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 10. Funzione delle esportazioni
Le esportazioni italiane come possono essere rappresentate?
Il valore dei beni che l'Italia riesce a vendere al resto del mondo come può essere concettualmente
rappresentato?
Come il valore dei beni che il resto del mondo compra dall'Italia. Il valore delle esportazioni italiane (cioè
dei beni che l'Italia riesce a vendere al resto del mondo) può essere concettualmente rappresentato dal valore
dei beni che il resto del mondo importa dall'Italia. Semplicemente si ribaltano le considerazioni appena fatte.
Le esportazioni italiane, in una rappresentazione teorica tra due paesi, è come se fossero le importazioni del
resto del mondo (M*).
Dunque le esportazioni italiane (X) dipendono dalla propensione che il resto del mondo (m*) ha di
acquistare prodotti italiani, dipende dai prezzi interni italiani (p), dai prezzi internazionali ( p*), dal tasso di
cambio (r) e dal reddito mondiale ( Y*)
La funzione è: X = M*= m*(p-, p*+, r-)Y*
La relazione tra X e Y* è diretta (++;--) perché maggiori sono i redditi/soldi che il resto del mondo
guadagna con il proprio lavoro, con la propria attività produttiva, maggiore sarà la spesa che il resto del
mondo farà per Consumi e Investimenti. Dunque si può ipotizzare che il resto del mondo comprerà anche
più beni dall'Italia. Se il resto del mondo diventa più ricco, si vedrà progressivamente l'aumento di persone
che vengono per turismo in Italia o che acquistano prodotti italiani.
Più aumenta il reddito mondiale, più esporto; più aumenta il reddito nazionale più aumenta la capacità di
spendere: il collegamento è che più aumentano Y* più aumenta X, più aumentano anche i redditi interni Y,
ma non necessariamente un aumento di Y può produrre un aumento delle esportazioni italiane, dipende dalla
maggiore o minore ricchezza delle imprese italiane. La domanda esterna influisce positivamente sulle nostre
esportazioni e quindi sulla capacità di crescita della nostra economia.
La relazione tra p ed m* è inversa (p- +-;-+), perché se i miei prezzi interni italiani aumentano (p), il valore
delle esportazioni (m*) tenderà a diminuire perché gli stranieri vedranno che i nostri prodotti sono diventati
più cari e quindi avranno una minore propensione a importare.
La relazione tra m* e p* invece è diretta (p*+ ++;--) perché se aumentano i prezzi mondiali ad esempio del
vino rispetto ai prezzi del vino italiano, avremo una maggiore propensione a esportarlo perché gli stranieri si
dirigeranno con maggiore intensità e voglia a comprare il vino italiano perché quello straniero ha prezzi più
elevati.
La relazione tra m* ed r è inversa (r- +-;-+), se il tasso di cambio si svaluta (r-) il valore dell'Export
tendenzialmente aumenta (X+) perché se il valore della nostra moneta diminuisce, aumenterà il potere
d'acquisto, in termini di beni italiani, della moneta in mano agli stranieri; gli stranieri si sentiranno più ricchi
e avranno maggiore propensione a comprare italiano, a venire a fare turismo in Italia, a comprare prodotti in
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale euro perché il valore di questa moneta si è svalutato rispetto al dollaro. Ecco perché la relazione in questo
caso è inversa: se il cambio ($/€) si svaluta, aumenta X, in quanto gli americani compreranno più prodotti
Europei in quanto meno cari. Se l'euro si rivaluta, X diminuisce.
In definitiva: Saldo partite correnti ovvero le esportazioni nette, il valore dell'export meno il valore
dell'import, ed è funzione di queste variabili
Bpc = X - M = f(p-, p*+, r-,Y-, Y*+)
Bpc = X - M = f(e r-,Y-, Y*+)
Attenzione: La relazione fra r / X, M non è univoca: vedremo le condizioni (Marshall – Lerner) affinché una
variazione del cambio determini una variazione della nostra Bc.
Il segno + vuol dire che incide positivamente sul saldo, cioè fa migliorare l'avanzo e fa ridurre il disavanzo.
Ad esempio nel reddito mondiale Y*+ troviamo il segno positivo: se aumenta il reddito mondiale,
aumenterà il valore dell'export quindi se prima eravamo in pareggio, ora con un reddito mondiale aumentato
siamo in avanzo; viceversa se prima eravamo in disavanzo, con un reddito mondiale aumentato saremo in
equilibrio oppure a un livello di disavanzo inferiore di prima.
Queste variabili servono a comprendere le politiche di aggiustamento che agiscono appunto sulle variabili
per poter agire sullo squilibrio della bilancia commerciale, delle partite correnti correggendole.
Impatto di una svalutazione o rivalutazione del tasso di cambio: una variazione del valore del tasso di
cambio può produrre e storicamente ha prodotto, degli effetti discordanti, non così univoci come quelli
rappresentati prima (condizioni Marshall Mernell che fanno vedere in quali casi effettivamente una
svalutazione di una moneta può avere effetto positivo sulle esportazioni e sulla Bp perché non sempre è così,
non sempre svalutazione moneta vuol dire ridurre l'import e aumentare l'export come abbiamo detto fino a
ora. cercare di capire quali possono essere le condizioni per cui una svalutazione di moneta o anche
rivalutazione effettivamente favorisce l'aggiustamento degli squilibri. Nella storia italiana ci sono stati molti
casi in cui la svalutazione della moneta ha prodotto effetti positivi per l'export, per le imprese che
conquistano mercati internazionali, quindi per i nostri redditi, per la nostra occupazione quindi il nostro PIL;
ci sono stati casi in cui la svalutazione della lira è riuscita effettivamente a generare effettivamente
conseguenze positive, ma al tempo stesso ci sono stati molti casi nella storia economica italiana degli ultimi
60/70 anni dalla guerra in poi in cui questo non è avvenuto squilibri della bilancia dei pagamenti).
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 11. Altre variabili che incidono sugli investimenti all'estero
Variabili che incidono sugli investimenti all'estero, sui movimenti di capitale, sulle scelte finanziarie.
In questo caso cominciamo con gli Investimenti di portafoglio, quindi il fatto che un italiano decida di
investire (per scopi di investimento finanziario e non per scopi strategici, non legati alla propria attività di
impresa) per scopi legati alla propria attività di risparmiatore; siamo nel campo dei singoli risparmiatori che
decidono di fare investimenti all'estero, di portafoglio.
Teoria delle scelte di portafoglio: In presenza di attività finanziarie diverse, investitore sceglie
composizione portafoglio per massimizzare l’utilità attesa.
Gli investitori possono massimizzare il rendimento del proprio portafoglio in presenza di libertà dei
movimenti dei capitali.
Da quali variabili sono determinati questi investimenti di portafoglio (Ip): rendimento, rischio, aspettative,
variabili di sistema (politiche, economiche ecc.)
- dal rendimento: quando uno fa una scelta di investimento di portafoglio, va a guardare quanto rende
quello su cui sta investendo, qual è l'interesse, dunque una cosa che influenza è il differenziale cioè la
differenza, a parità di titolo o di obbligazione, tra tassi di interessi interni e tassi di interesse internazionali (
i-i*), il differenziale è quello che volgarmente si chiama "spread", un indicatore molto importante di quanto
la gente può essere da un lato affezionata (se si riduce) dall'altro impaurita (se aumenta) dall'acquistare i
titoli italiani; siccome la nostra economia è molto indebitata, se lo spread aumenta vuol dire che la gente ha
meno fiducia nello stato italiano nei confronti del fatto che esso possa o no restituire i propri debiti, non
rispettare le proprie obbligazioni, e allora chiede un rendimento più alto. È un indicatore molto rilevante
della credibilità e della rispettabilità di un debitore. esempio: ho due attività finanziarie simili da
confrontare, cioè che abbiano la stessa durata, che abbiano le stesse caratteristiche più o meno allettanti,
stessa tipologia di obbligazioni (pubbliche o private) per finanziare i propri investimenti, come si fa tutti i
giorni: si emettono prestiti obbligazionari andando alla ricerca di persone che se li comprano. Una delle cose
fondamentali nel fare l'investimento è il rendimento e la relazione è inversa: se i tassi mondiali sono
maggiori dei tassi nazionali, quindi rendimento di una attività finanziaria estera è maggiore di un'attività
finanziaria italiana, si ha la tendenza, a parità di tutte le altre condizioni, di comprare quella che rende di più.
In questo caso il differenziale i-i* è negativo, e allora si investe di più all'estero. È negativo perché magari i
(rendimento sull'attività finanziaria italiana) è il 3%, mentre i* è il 10% (3-10 = -7%) è molto più allettante
mandare soldi fuori, investirli in obbligazioni straniere e non italiane.
- Rischio è un'altra componente fondamentale, chi va di mezzo la sicurezza dei propri soldi. Anche qui la
relazione è inversa: maggiore è il rischio di un paese o di un'impresa (perché gli investimenti all'estero
riguardano varie tipologie), minore sarà il volume degli investimenti esteri. Se, a parità di differenziale (i 5%
- i* (Argentina) 5%), dato che l'Argentina è sempre stato un paese a rischio, a quel punto non investo perché
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale entra in ballo il rischio. Ad esempio, ci sono stati dei periodi in cui i rendimenti dei titoli pubblici italiani
sono cominciati a scendere rapidamente perché l'Italia stava entrando nella moneta unica e si riduceva lo
spread, proprio quando l'Argentina invece offriva dei rendimenti molto interessanti (20% offerti da
Argentina mentre Italia scendeva da 10% a 3%), e la scelta di comprare titoli argentini era molto rischiosa e
molte famiglie italiane si sono trovate in difficoltà perché i titoli argentini poi sono crollati. Quindi, per il
rischio la relazione è inversa e maggiore è il rischio, minore il volume di investimenti. Esistono però due
principali tipologie di rischio nel fare queste operazioni: 1) dare dei soldi al debitore che non mi ripaga e
questo è il rischio più estremo, pesante, perché non hai resi gli interessi ed è il rischio default (come
successo in Grecia), questa è un'inadempienza diretta, cioè un rischio molto importante; ma esiste un'altra
tipologia di rischio 2) ovvero quella per cui il debitore, quando restituisce il capitale prestato, me lo
restituisce in moneta svalutata, in moneta che ha perso valore rispetto alla mia. Anche questa è una grossa
perdita e si tratta o di italiani che acquistano attività finanziarie all'estero oppure di stranieri che acquistano
attività finanziarie italiane. Il rischio è che il debitore mi restituisca un capitale svalutato. Questo ha a che
vedere con un'altra variabile.
- Aspettative, cioè l'andamento futuro del tasso di cambio. Questa è una variabile molto importante per
decidere gli investimenti di portafoglio. Se io italiana acquisto azioni straniere ad esempio in $, e poi
succede che il $ perde valore nei confronti dell'Euro, qua sorge il problema perché avrò meno Euro nel
momento in cui torno in possesso di quel capitale. Se si prevede quindi una svalutazione dell'Euro, si riduce
l'acquisto di attività finanziarie denominate in Euro. Se prevedo che il valore del € (la previsione implica
guardare al futuro) diminuisce, quindi perde di valore, allora si ridurranno gli acquisti di attività finanziaria
in Euro (gli stranieri non compreranno in Euro perché ritengono che sia una moneta in futuro destinata a
perdere di valore quindi quando vorranno venderli, avranno un capitale minore). Se si prevede svalutazione,
si riducono acquisti di attività finanziarie denominate in Euro (aumentano acquisti in $).
La scelta di investire all'estero dipende da quanto ci guadagno, da quanto rischio e da quanto mi aspetto che
sarà il valore della moneta che vado a comprare quando investirò. Se uno straniero non crede nell'Italia, si
aspetta che l'Italia vada a rotoli, perché mai dovrebbe comprare le attività italiane in euro se ritiene che la
moneta perderà valore negli anni?
Gli Investimenti di portafoglio sono determinati anche da:
- Psicologia: preferenza psicologica per attività nazionali, (sicurezza, attaccamento, identità nazionale,
familiarità).
- Politiche economiche: rigore; regime fiscale; etc. (tassazione favorevole … vedi Irlanda.)
Conclusione: gli investitori sono soprattutto motivati dal rendimento; tuttavia la teoria delle scelte di
portafoglio ipotizza che investitori sono sensibili a rischio, aspettative, psicologia.
MK = f(i+, iw-, ee-)
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 12. Investimenti diretti all’estero (IDE)
Riguardano le imprese che, per motivi imprenditoriali e non finanziari (non di scelta di portafoglio),
decidono di fare un investimento all'estero.
Da cosa dipenderà la loro decisione di investire all'estero:
- strategia imprenditoriale che riguarda anche diversi aspetti come il fatto che faccio questi investimenti
per penetrare in un mercato che ritengo importante per i miei prodotti: "market penetration" quindi mi creo
un'impresa in mercato internazionale perché mentre non riesco a commerciale dall'Italia, nel momento in cui
penetro in un mercato straniero, riesco immediatamente ad aumentare le vendite dei miei prodotti; oppure
per andare alla ricerca di maggiore efficienza: "efficiency seeking" e riguarda investimenti realizzati per
andare alla ricerca di lavoro a buon mercato; o ancora ricerca delle risorse o "resource seeking" per risorse
che al di fuori dal proprio paese sono più disponibili.
Le attività al maggiore valore aggiunto sono la creazione di modelli, la commercializzazione di essi, il
montaggio di vari pezzi.
Le cose più facili sono delocalizzate per convenienza e per fare in modo che aumentino i flussi di reddito
che investo magari nel mio paese per acquistare stilisti, ingegneri che facciano modelli sempre più evoluti.
Alla base degli investimenti diretti all'estero ci sono quindi le strategie imprenditoriali che possono essere
dettate da varie ragioni. Questa è una strategia seguita molto dalle multinazionali ma anche da piccole
imprese.
- aspettative sull'andamento futuro del tasso di cambio. Se faccio un investimento in un paese ma poi
investimento perde di valore perché si svaluta la moneta, allora evito di farlo. Anche qui la relazione è
diretta: se si attende svalutazione Dollaro si evitano di acquistare attività finanziarie denominate in dollari.
- rendimento, il quale però non è misurato dai tassi d'interesse com'è invece l'acquisto di un titolo
obbligazionale. Qui il rendimento è misurato dalla capacità dell'investimento estero di generale più profitti
rispetto a un investimento nel proprio paese. Ciò che conta sono i profitti attesi e non gli interessi.
- un'altra variabile che pesa è una variabile di tipo più sistemico, cioè il tasso di crescita dei paesi dove si
investe: se un paese in cui c'è fermento imprenditoriale, se in questo paese ho fiducia che crescerà, io
investirò in esso ben volentieri perché è una buona opportunità che fa creare un mercato di buoni
consumatori. Quando l'Italia era un paese a pochi tassi di crescita, molti investitori stranieri guardavano con
interesse all'Italia.
- ci sono poi variabili sistemiche che non riguardano tanto l'investimento di portafoglio, cioè variabili di
sistema non economiche come l'ordinamento politico, istituzionale, la fiscalità (regimi fiscali tutti diversi in
ogni paese dell'Ue), l'ordinamento giuridico.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale Questi sono investimenti fatti da imprese per ragioni non finanziarie, ma di portafoglio (se si ha un avanzo,
un deposito), per ragioni imprenditoriali e quindi dipendono da variabili di impresa e variabili di spesa.
Investimenti di portafoglio sono investimenti finanziari che dipendono da variabili finanziarie di
rischiosità e di rendimento o di aspettative su quello che potrà essere il cambiamento futuro.
Politica economica espansiva determina peggioramento Bp: Perché?
2 sono i principali canali di trasmissione degli effetti:
1. Aumento di Y determinato da una variazione nella politica fiscale (maggiori C e I) determina un aumento
delle importazioni.
2. Riduzione di i indotta da una variazione nella politica monetaria determina un deflusso netto di capitali
ma anche un aumento di I e quindi delle M.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 13. Il saldo della bilancia dei pagamenti e le riserve ufficiali
Definizione del saldo della Bp: Saldo Bp = bilancia delle partite correnti + bilancia dei capitali
Saldo Bp è funzione diretta: p*, (i-i*), Y*
Saldo Bp è funzione inversa: Y, p, e, aspettative su r
È funzione di
- fattori competitività prezzo ( p, p*, e)
- fattori domanda (Y, Y*)
- differenziali dei tassi d’interesse ( i-i*)
- aspettative variazione tasso di cambio
- fattori politici, istituzionali, strutturali, psicologici
L’EQUILIBRIO DELLA BP: OBIETTIVO DI POLITICA ECONOMICA
Situazioni di equilibrio non richiedono politiche di aggiustamento. Tali manovre sono spesso gravose per i
sistemi economici.
Situazioni di continui avanzi sono sostenibili; si accumulano riserve, crediti verso l’estero
Continui disavanzi, non sono sostenibili; si esauriscono le riserve e si accumulano eccessivi debiti esteri. Il
debito estero comporta oneri per le generazioni future e causa situazioni di instabilità finanziaria.
Continui disavanzi sono sostenibili nel breve periodo se un paese emette valuta di riserva che viene accettata
da tutti gli altri paesi (es. Usa)
Disavanzo persistente incrina fiducia nel paese e nella sua valuta. I capitali fuggono e il paese non è più in
grado di indebitarsi ulteriormente.
Sono necessari provvedimenti (di natura fiscale e monetaria) per ridurre il disavanzo.
È possibile accumulare avanzi senza prendere provvedimenti di riequilibrio; i paesi in surplus hanno
maggiore autonomia nella politica economica.
Tuttavia: continui avanzi nella Bp di A sono a lungo termine insostenibili perché:
- comportano continui disavanzi per il resto del mondo;
- comportano pressioni inflazionistiche per il paese A con creazione di base monetaria.
CHE COSA SONO LE RISERVE UFFICIALI? (DEFINIZIONE DEL FMI)
Le riserve ufficiali sono quelle attività sull'estero emesse da non residenti che sono nella immediata
disponibilità e sotto il diretto controllo delle autorità monetarie, che le utilizzano per ripianare direttamente
gli squilibri di bilancia dei pagamenti e per correggere in forma indiretta l'entità di tali squilibri con
interventi sui mercati valutari volti ad incidere sui tassi di cambio.
Attenzione!
- Un aumento delle riserve ufficiali produce un aumento dell’offerta di Moneta: si crea base monetaria
attraverso il settore estero.
- Una riduzione delle riserve ufficiali produce una contrazione dell’offerta di Moneta: si distrugge base
monetaria attraverso il settore estero.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 14. Avanzo e disavanzo
La bilancia dei pagamenti fotografa l’andamento di tutte le transazioni economiche e finanziarie tra
residenti e non residenti.
Si possono presentare dei problemi quando questa o alcune parti di essa sono in una condizione di “sprint”,
cioè o di deficit/ disavanzo negativo, o in una situazione di eccessivo avanzo o surplus che rappresenta uno
squilibrio positivo.
Entrambe le situazioni possono rappresentare dei campanelli d’allarme, dei rischi, dei pericoli e possono
richiedere un aggiustamento, cioè un’opera di riequilibrio, tramite processi e percorsi che possono risanare
l’equilibrio quando si presenta uno squilibrio, riportando la bilancia dei pagamenti in una situazione meno
squilibrata.
Non è obbligatorio, in generale, risanare uno squilibrio (es: la Germania ha una situazione di avanzo
strutturale non modificabile fortissimo nella propria Bilancia delle partite correnti, quasi tutti i paesi europei
in modo diretto o indiretto, rivolgono alla Germania un invito a risanare questo squilibrio ma la Germania
non la ritiene una cosa necessaria per il proprio benessere e la propria economia, pertanto fa pochissimo per
risanare questo squilibrio).
In generale gli squilibri si dovrebbero aggiustare attraverso meccanismi di aggiustamento che si dividono
in due tipi: meccanismi spontanei di mercato (in cui si distingue aggiustamento spontaneo/automatico o
attraverso le forze di mercato), cioè che vengono messi in moto da soli senza l’intervento di un’autorità
esterna, oppure attraverso aggiustamenti indotti, attraverso la politica economica, svolti e favoriti cioè da
un’autorità esterna (quali governo o banca centrale) es: legge di governo, manovre finanziarie, intervento
della banca centrale sui tassi di interesse.
Il secondo tipo di aggiustamento avviene generalmente poiché quello spontaneo spesso richiede tempi
troppo lunghi (es: trattato di Maastricht concepito poiché questi paesi che volevano una moneta unica
dovevano mettere in moto un processo di aggiustamento colossale che richiedeva alcuni anni, per diventare
convergenti cioè più simili). L’aggiustamento spontaneo può essere considerato come quello più efficace,
ma spesso è più lento e per questo entra in gioco l’aggiustamento indotto. Il processo di aggiustamento
avviene continuamente nella vita della politica economica, sia sul piano interno che sul piano degli squilibri
internazionali, perché in mancanza di esso certi squilibri sono superiori, più elevati.
Se si verifica uno squilibrio nella bilancia commerciale (tra importazioni ed esportazioni) di un paese (ed
è uno squilibrio positivo = il paese esporta molto più di quanto importa, +esportazioni/-importazioni;
negativo = il paese importa molto più di quello che esporta, -esportazioni/+importazioni) o nella bilancia
del capitale (squilibrio tra investimenti che scappano dall’Italia o investimenti che non entrano in Italia),
qual è il meccanismo spontaneo/di mercato che può favorire l’aggiustamento? Se questo meccanismo
automatico non funziona, o è troppo lento, qual è il meccanismo indotto che può favorire il riequilibrio?
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale 15. Le partite correnti
Partite correnti = componente della bilancia dei pagamenti che si occupa delle transazioni reali
(importazioni, esportazioni, turismo, servizi), ma che analizziamo solo sul campo di import ed export, come
se fosse una bilancia commerciale (import, export) di un paese.
Quando le partite correnti hanno degli squilibri si aggiustano con aggiustamenti automatici di due tipologie:
• Attraverso la variazione dei prezzi, cioè lo squilibrio determina la variazione dei prezzi con cui si mettono
in modo meccanismi di risanamento.
Quindi si ha Squilibrio variazione prezzi risanamento squilibrio (equilibrio).
Questo è un meccanismo classico, fondato su mercati che funzionano, concorrenziali dove i prezzi e anche i
salari (prezzo del lavoro) sono flessibili, cioè si possono muovere e spostare facilmente verso l’alto e verso
il basso. Questo meccanismo si afferma nell’Ottocento (Ricardo, Mill, Marshall), dagli economisti vittoriani,
con un sistema monetario (gold standard) che faceva molto affidamento sul fatto che i prezzi e i salari
fossero flessibili e favorissero politiche di aggiustamento degli squilibri.
• Altro meccanismo automatico è quello keynesiano, che opera attraverso la variazione dei redditi (Y), non
dei prezzi come quello precedente.
MECCANISMO CLASSICO
Si parte da una situazione di equilibrio X=M (X è il valore dell’esportazione; M è il valore
dell’importazione) che poi diventa squilibrio.
In una situazione di squilibrio, se il paese A è in disavanzo, il paese B è in avanzo. Gli effetti principali di
questo squilibrio sono che:
• Se A è in disavanzo vuol dire che esporta troppo poco per acquistare moneta pregiata o $ che usa per
acquistare prodotti che le servono, esporta poco rispetto a tutti i prodotti stranieri che importa, che sta
comprando. Ciò vuol dire che il suo stock di moneta ($) che ha, si riduce perché deve utilizzare le riserve
che aveva per pagare il disavanzo. Se le riserve ufficiali si riducono significa che la quantità di moneta in
circolazione (soprattutto nell’Ottocento con il gold standard) del paese A si riduce (quantità di moneta legata
allo stock di oro a disposizione) e ciò in un’economia con prezzi flessibili porta alla riduzione dei prezzi
(Deflazione). Quindi escono le riserve ufficiali; si riduce la moneta in circolazione di un paese; si riducono i
prezzi.
• Se i prezzi del paese B si riducono, i prezzi del paese A diventano progressivamente più competitivi e ci
saranno maggiori acquisti provenienti dall’estero. Quindi aumentano le importazioni dal resto del mondo. In
questo modo si ottiene una tendenza al riequilibrio.
Paese A disavanzo PREZZI DIMINUISCONO Quantità della sua moneta si riduce perché una parte serve a
comprare beni stranieri (teoria quantitativa della moneta: se quantità della moneta diminuisce, il livello di
prezzi e salari tende a ridursi) Prodotti più competitivi e più convenienti per gli stranieri che ne
acquisteranno maggiori quantità perché costano di meno AUMENTO ESPORTAZIONI e RIDUZIONE
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale IMPORTAZIONI da parte del paese A perché se i prezzi interni diminuiscono sembrerà che i prodotti
stranieri costino di più e ciò porta a un riequilibrio.
Ci deve essere flessibilità di prezzi e salari si riducono i prezzi di A e la sua quantità di moneta (poiché una
parte è andata all’estero per acquistare beni stranieri X e M ).
Da una situazione di disavanzo iniziale c’è una tendenza al riequilibrio.
Il meccanismo inverso occorrerà nel paese che è in avanzo, il paese B, il quale vedrà arrivare riserve auree
in abbondanza nel proprio paese quindi Paese B aumentano le riserve auree aumenta la quantità di moneta
preziosa aumentano i prezzi interni (inflazione) minore capacità di continuare ad esportare (difficoltà a
vendere le merci) ma maggiore propensione ad acquistare beni italiani, beni del paese A. per questo il paese
B diminuirà l’export e aumenterà l’import.
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Storia della Politica Economica Internazionale 16. Modello Keynesiano
Qui si immagina che i prezzi dei salari rimangono fissi e i redditi sono flessibili; in questo modello c’è
disoccupazione e il reddito può aumentare o diminuire a seconda dei casi.
Paese A: partiamo da una situazione di equilibrio, ma stavolta la bilancia delle partite correnti è in avanzo,
perché c’è stato un incremento di m* cioè la propensione a importare dal resto del mondo (paese B) è
aumentata. L’aumento della propensione ha prodotto l’aumento del valore delle importazioni in B
aumentano le esportazioni in A (aumenta cioè la propensione straniera a comprare italiano quindi aumenta il
valore dell’import e aumentano anche le esportazioni italiane si è in una situazione di squilibrio, che è
diverso rispetto a prima in quanto il paese A è in avanzo e il paese B in disavanzo.
In questo caso il meccanismo di aggiustamento automatico avviene attraverso il reddito: l’aumento delle
esportazioni del paese A determina un aumento del suo reddito nazionale, del PIL, quindi, il paese A
aumento esportazioni aumento reddito nazionale (PIL = C+I = X-M se aumenta X, aumenta Y), ovviamente
questo avviene se la produzione nel paese A viene acquistata dagli stranieri all’estero (paese B).
Se aumenta il reddito di A, aumenta anche la sua capacità di spesa e quindi le importazioni aumentano
aumenta M (import) e si riduce l’avanzo iniziale del paese A grazie all’aumento di reddito ( Y M).
Il meccanismo si determina in questo caso in tal maniera: si parte da una situazione di equilibrio in cui vi è
però l’avanzo del paese A e quindi si crea il meccanismo di aggiustamento che provoca aumento delle
esportazioni e questo determina aumento del reddito nazionale, del PIL il quale di conseguenza determina
aumento dell’acquisto di beni stranieri da parte del paese A questo riduce l’avanzo iniziale portando a una
situazione di equilibrio.
Con questo meccanismo di aggiustamento:
• Il paese A esporta beni agricoli e importa beni industriali dal paese B = EQUILIBRIO
• A un certo punto, il paese B (in base alla sua propensione a comprare, cambiano gusti e preferenze dei
consumatori) inizia ad acquistare più prodotti agricoli del paese A= avviene un AVANZO della bilancia
commerciale perché, rispetto a prima sono aumentate le esportazioni da parte di B (A aumenta le
esportazioni e B aumenta le importazioni).
• Di conseguenza, i produttori agricoli del paese A sono più ricchi poiché vendono più quantità di beni
agricoli rispetto alla situazione precedente di equilibrio.
• Quindi con l’aumento di X, c’è anche un aumento del reddito Y del paese A esportatore (X e Y).
• Con l’aumento del reddito di A, aumenta anche la sua capacità di spendere, di comprare e di importare dal
paese estero B (acquistare più beni industriali da B), per questo aumenta anche il valore delle importazioni
del paese A (M).
• L’aumento delle importazioni del paese A riporta la situazione in EQUILIBRIO.
Poiché questo aggiustamento automatico richiede tempo, si può avere la necessità di rafforzare questo
meccanismo con l’aggiustamento indotto.
La bilancia delle partite correnti dipende dal reddito mondiale, dal reddito interno e ha una relazione inversa
con il reddito interno (cioè aumento Y = peggiora la bilancia commerciale) e diretta con il reddito mondiale
(cioè aumento Y* = migliora la bilancia commerciale).
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Storia della Politica Economica Internazionale 17. Aggiustamento indotto
Avviene perché le autorità nazionali di politica economica (governo, banca centrale, parlamento) approvano
dei provvedimenti che agisce sulla domanda interna (non possono intervenire su quella esterna): come
provvedimenti di politica fiscale aumento della tassazione che incide sulla capacità di spendere (import) che
sarà minore, oppure aumenta la spesa pubblica e si incrementa l’import.
Se il paese A ha un disavanzo (importa di più di quanto esporta) le autorità devono adottare una politica
monetaria o fiscale restrittiva atta a far spendere di meno, così A spenderà meno per i prodotti esteri e il
disavanzo si trasformerà in avanzo.
POLITICA ECONOMICA MONETARIA/ FISCALE RESTRITTIVA
Per quanto riguarda la politica monetaria, questa significa rendere più cara la moneta, cioè aumentare i
tassi d’interesse o ridurre la quantità di moneta; per quanto riguarda la politica fiscale, essa è restrittiva se si
aumenta la tassazione e/o si riduce la spesa pubblica. Se si ha una situazione di disavanzo (perché si compra
troppo), il meccanismo indotto avviene attraverso un uso della politica economica monetaria e fiscale
restrittiva.
Se un paese è in una situazione di Disavanzo pubblico, le autorità adottano meccanismo restrittivo
(riduzione spesa pubblica, aumento tassi di interesse, aumento tasse) EQUILIBRIO.
Questa politica restrittiva può comportare dei problemi quali: effetti negativi sulla crescita economica,
sull’occupazione. Quindi per risanare un obiettivo esterno (della bilancia commerciale), ci si crea un
obiettivo interno.
Gli economisti parlano di obiettivi conflittuali: si cerca di risanare una cosa e se ne crea un’altra; dunque
gli obiettivi dipendono da qual è il problema più grave se lo squilibrio esterno è gravissimo si adotterà una
manovra restrittiva per risanarlo, anche se questo provoca un problema interno (crisi sulla crescita dei redditi
e dell’occupazione).
Il meccanismo indotto avviene attraverso il reddito, manovrando gli strumenti di politica economica. Come
le manovro? In modo RESTRITTIVO se ho uno squilibrio di disavanzo (aumentando le tasse, aumentando i
tassi di interesse, riducendo la quantità di moneta e riducendo la capacità di spendere); in modo
ESPANSIVO se ho una situazione di avanzo (riducendo le tasse, mettendo più soldi in tasca ai consumatori
oppure aumentando la spesa pubblica, riducendo i tassi di interesse e aumentando la quantità di moneta in
circolazione = + CONSUMI e + INVESTIMENTI)
AGGIUSTAMENTO INDOTTO CON ECCESSI O DIFETTI DI COMPETITIVITÀ
Avviene attraverso cambiamenti di politica economica, quando lo squilibrio è determinato da eccessi o
difetti di competitività.
Difetti di competitività si hanno quando i prodotti di un paese costano troppo e non si riesce a venderli nel
mercato mondiale.
Eccessi di competitività si hanno quando i prodotti di un paese costano troppo poco e producono quindi uno
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale squilibrio in quanto eccessivamente competitivi.
In questo caso si ha un uso della politica economica che riguarda non i redditi, ma che incide sui prezzi dei
prodotti che in alcuni casi non sono competitivi oppure sono eccessivamente competitivi.
Qui bisogna immaginare che l’effetto qualità non esiste, bisogna togliere quindi le variabili qualitative e
dobbiamo parlare di beni omogenei (identici) prodotti sia nel paese A che nel paese B (parlando di import-
export).
Si ha una condizione di equilibrio quando il prezzo interno = prezzo mondiale, trasformati entrambi nella
stessa valuta (modificati dal tasso di cambio): 10 Euro = 10 $ e il tasso di cambio E/$ è 1E*$
Qui si ha una situazione di equilibrio ovvero di indifferenza e il bene ha lo stesso prezzo sia nel paese A che
nel paese B, quindi non si ha alcuna convenienza ad importare o esportare (p=p* moltiplicato per n ad
esempio 10 dollari e poi bisogna vedere il tasso di cambio).
In una situazione di squilibrio, il prezzo interno di un prodotto è maggiore del prezzo internazionale (costa
meno all’estero), p>p* si ha un difetto di competitività delle nostre merci, di quelle di A.
Da una situazione di equilibrio si passa ad una condizione di disavanzo si inizia ad acquistare all’estero.
Quindi bisogna intervenire sulle variabili p, p* e r per modificare la situazione di squilibrio. Come:
• Sui prezzi interni (p) si interviene riducendo i costi, oppure riducendo il salario o le imposte sul salario, o
riducendo i margini di profitto delle imprese, o ancora aumentando la produttività del lavoro, investendo in
qualche azione o nell’acquisizione di competenze e tecnologie per aumentare la produttività del bene.
• Sui prezzi internazionali (p*) si può intervenire (i consumatori del paese A possono intervenire) attraverso
dazi e tariffe, che fanno aumentare il prezzo mondiale nel paese A non in quello straniero: il protezionismo
(adottato da B) infatti fa aumentare il prezzo mondiale nel nostro paese (A), non sui mercati stranieri. Se
infatti si ha una situazione in cui il bene di A costa di più del bene di B, al paese A conviene importare il
bene da B, creando però un disavanzo dovuto a difetto di competitività: si interviene allora riducendo i
prezzi di A, portandoli a livello di quelli mondiali, oppure aumentando la produttività delle risorse del paese
A, o riducendo i tassi di interesse, i profitti e i salari del paese. Inoltre, con il protezionismo si incide sui
prezzi mondiali (p*), perché questo non fa aumentare i prezzi interni del mercato di B, ma fa aumentare i
prezzi del bene venduto sui mercati mondiali (quindi venduto anche ad A) attraverso dazi e tariffe. In questo
modo il prezzo mondiale è più alto sul mercato interno di A (un po’ come quello che succede con il
protezionismo adottato da USA quindi il prezzo mondiale è più alto sul mercato europeo cioè A e non su
quello interno americano B). Sì, noi italiani possiamo influenzare il prezzo mondiale del prodotto straniero,
attraverso dazi e tariffe che lo rendono più caro non sul mercato interno americano (straniero) perché non è
in nostro potere influenzare il costo di un prodotto su quel mercato, ma posiamo influenzare il costo del bene
sul mercato interno italiano.
• C’è un altro modo su cui intervenire in questa situazione: riducendo il prezzo interno, aumentando il
prezzo mondiale sul mercato interno oppure svalutando il cambio. La svalutazione del cambio può rendere
più care le merci straniere per i nostri consumatori e rendere meno cari i prodotti italiani ai consumatori
stranieri. Anche questa manovra sul cambio è stata fatta nel corso della storia, come il protezionismo.
Protezionismo e manovra sul cambio sono manovre di politica economica/ commerciale che possono
influenzare il processo di aggiustamento o superamento di uno squilibrio.
Federica Palmigiano Sezione Appunti
Storia della Politica Economica Internazionale • Sui tassi di cambio si può intervenire riducendo i costi (salari, imposte sui salari), i profitti delle imprese e
aumentando la produttività del lavoro, investendo in informazione, nell’acquisizione di nuove competenze,
nuove tecnologie che portano progressivamente ad aumentare la produttività del lavoro che sta dietro alla
produzione del tale bene. La variazione del tasso di cambio può essere sia automatica che indotta: si può
avere un’autorità di governo che favorisce la svalutazione del cambio, ma ci possono anche essere dei
meccanismi di mercato che favoriscono la svalutazione del valore della moneta nel tempo. La svalutazione
del cambio non produce effetti incerti e unidirezionali.
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