Teorema del Trilemma Impossibile
Altra cosa che non funziona, secondo Keynes, quando si parla di mercati globali: i tassi devono andare tutti più o meno di pari passo, i paesi si devono muovere in sintonia.
Se in un paese i tassi aumentano, sono alti, allora è molto probabile che questa tendenza debba essere seguita da tutti, quindi i tassi dovevano essere alti anche altrove, con minaccia per investimenti e crescita (perdita autonomia politica economica). Se ad esempio aumentano i tassi negli USA, magari i capitali poi si dividono negli USA e sono più alti; allora i mercati europei seguono il movimento a rialzo in modo da mantenere inalterato il differenziale tra i tassi
Questo è un problema, perché secondo Keynes non c’è ragione al mondo per cui i tassi d'interesse devono essere uguali in diversi paesi: ciascun paese può avere i suoi problemi che possono essere diversi, per cui si hanno bisogno di tassi bassi in Europa e in USA invece di tassi alti e questa è la normalità. Se è così, n on si possono lasciare i capitali liberi altrimenti si crea una situazione in cui l'economia prende il nome di “incoerenza temporale” o “terzetto impossibile” cioè non si può avere autonomia nella politica monetaria (io a casa mia decido quali devono essere le condizioni dei mercati mondiali, quindi decido quali debbano essere i tassi di interesse, le condizioni della liquidità, significa mantenere autonomia e indipendenza nel decidere quali devono essere i tassi d'interesse) e contemporaneamente globalizzazione finanziaria (condizione di libertà dei movimenti di capitale).
Incompatibilità è tra globalizzazione finanziaria e autonomia della politica monetaria: assieme questi non possono esistere.
Secondo Keynes quindi è fondamentale essere integrati ma non in maniera eccessiva da perdere l'autonomia delle decisioni di politica monetaria, cioè il fatto che se voglio ridurre i tassi d'interesse, lo posso fare. Se i mercati sono unici e i tassi mobili, se io ribasso i tassi d’interesse e gli USA contemporaneamente li rialza, il capitale del mio paese andrà verso gli USA: se invece i mercati sono più chiusi dal punto di vista finanziario, io posso ribassare i miei tassi senza timore di perdere capitale.
Questo appena descritto è il cosiddetto Terzetto incoerente o teorema del trilemma impossibile: non è possibile mantenere al tempo stesso cambi fissi, capitali liberi e autonomia nella gestione della politica monetaria o bancaria. Secondo Keynes bisogna rinunciare a una di queste tre cose e per questo è un trilemma: cambi fissi, capitali liberi, autonomia di politica monetaria e finanziaria. I cambi fissi non li togliamo per motivi di stabilità, tentativo di creare clima buono, pieno di investimenti; in più BW è fondato sui cambi fissi e non ci si può rinunciare. Tra capitali liberi e autonomia, bisogna rinunciarne a uno.
Keynes allora dice di rinunciare a capitali liberi, alla globalizzazione finanziaria in modo da mantenere controlli alle frontiere per quanto riguarda i capitali e in modo da mantenere una certa autonomia nella gestione della politica monetaria, perché tutti i paesi avranno problemi, obiettivi, preferenze diversi nel dopoguerra, quindi devono mantenere le redini del comando e non si può togliere a questi il comando. Anche questo è un tentativo di combinare il mantenimento della sovranità nazionale con un processo di integrazione nazionale. Anche alla base di questo discorso c’è l’idea di globalizzazione intelligente: non sacrificare gli obiettivi nazionali sull'altare di un principio teorico- politico che sarebbe la globalizzazione.
È bene globalizzare gli scambi commerciali, anzi Keynes avrebbe voluto il WTO, ma non è una bene la globalizzazione dei movimenti di capitali.
Secondo Keynes non vi sono ragioni per l’adozione di politiche monetarie e creditizie identiche: i tassi d'interesse non devono procedere in simbiosi (magari quelli degli USA devono aumentare e quelli in UK abbassarli, a seconda delle priorità di politica economica). Avere un livellamento generale delle politiche economiche è inaccettabile.
Certo, si potevano sacrificare i cambi fissi e scegliere di mantenere cambi flessibili --> come è successo negli anni ’70, dove i mercati finanziari tornavano ad aprirsi, si ripropose lo stesso trilemma: il mondo scelse cambi fissi mentre l'Europa scelte di nuovo cambi fissi con il sistema monetario europeo ma esso non resse ai movimenti di capitale, alla speculazione finanziaria internazionale. Ci fu un finanziere ungherese emigrato in USA dopo la seconda guerra mondiale, filantropo, Soros che nel momento in cui vide che l'Europa stava tornando a cambi fissi, sapendo che non avrebbe potuto reggerli, prese di mira le valute, lira e sterlina del sistema monetario europeo e sferrò un attacco speculativo clamoroso contro queste due valute (lira e sterlina) a cui si contrappose con tutte le condizioni possibili e le forze a disposizione e le riserve ufficiali la Banca d'Italia e la Banca d'Inghilterra, che però persero perché non avevano forze a sufficienza per potersi contrapporre all'enorme massa di capitali che si scatenarono contro la lira e la sterlina. Nel 1992 il sistema monetario europeo esplose. A quel punto l'Europa aveva due strade: o tornare a cambi flessibili o prendere la strada della moneta unica, quindi rinunciare ai cambi fissi per creare unità monetaria. Si scelte ovviamente la moneta unica, l'Euro. Soros si fece moltissimi soldi e poi riuscì a convincere tutti gli altri a seguirlo, a scommettere contro la stabilità della lira e della sterlina che persero almeno il 50% del loro valore quando le barricate frapposte dalla Banca d'Italia e banca d'Inghilterra crollarono. Tutti cominciarono a seguire Soros, a portare avanti la battaglia contro queste monete. Tutti i soldi che fece li investì nel suo paese d'origine, ma anche Polonia e Repubblica Ceca nel creare una rete di università (paesi che da poco si stavano affacciando verso l'Europa, verso il mondo più avanzato dopo anni di domino sovietico.
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Dettagli appunto:
- Autore: Federica Palmigiano
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia del pensiero politico e della politica economica internazionale
- Docente: Pier Francesco Asso
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