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Aquileia Caput Viarum

Via Gemina (da Aquileia a Iulia Emona)

L'esistenza di una via che conduceva alla Pannonia è chiaramente accertata grazie alle fonti storico-letterarie, su quale fosse, invece, il suo reale nome perdura ancora incertezza.
Giovanni Brusin chiama questa strada Via Gemina, basandosi sul ritrovamento in località Monastero (a settentrione di Aquileia) di due epigrafi del III secolo d.C. che ricordano il riassetto pavimentale, voluto dall’imperatore Massimino, dalla porta della città fino a un ponte; lo studioso ritenne che quel tratto potesse essere identificato con la via che conduceva a Iulia Emona e che il ponte citato nell’iscrizione corrispondesse al Ponte Sonti, citato nella Tabula Peutingeriana, che superava l'Isonzo a Mainizza, presso Gorizia.
Fabio Prenc, invece, attribuisce alla Via Gemina un percorso differente: per effetto del rinvenimento di un’iscrizione su un blocco di pietra, pertinente sempre ad un ponte, nel 1932 al Lisert, tra Monfalcone e il Fons Timavi, che riporta la scritta LEG XIII (permettendo di attribuire la realizzazione della strada alla legio XIII Gemina), egli sostiene che la strada conducesse a Pola, in Histria. Alberto Grilli, che differisce lievemente sul nome della legione che la costruì (legio XII Gemina), rimarca che si tratta di un caso unico di iscrizione indicante l’esecutore materiale dell’opera, però identifica la strada con la via da Aquileia a Iulia Emona. Altri studiosi infine, in disaccordo con le sopraccitate teorie, sostengono di non essere a conoscenza del nome effettivo della strada e preferiscono denominarla via da Aquileia a Iulia Emona.
La strada ripercorreva una pista preistorica e protostorica frequentata per il commercio dell’ambra e il tracciato romano fu realizzato tra gli inizi del I secolo a.C. e l’epoca augustea, quando, a seguito delle campagne militari di Ottaviano in Pannonia (33-35 a.C.), ricevette un assetto definitivo per la necessità di assicurare rapidi e sicuri spostamenti militari oltre le Alpi Giulie. Non solo «strada militare di prima classe», secondo la definizione del Cartellieri, ma anche arteria commerciale: Strabone in un passo della sua opera narra che Aquileia serviva da emporio ai popoli illirici, i quali vi giungevano attraverso la via Gemina per acquistare vino e olio così come per vendere schiavi, bestiame e pelli. Il percorso viario veniva inoltre sfruttato per condurre le greggi verso i comprensori territoriali delle Prealpi e delle Alpi Giulie, in particolare verso le zone carsiche, particolarmente adatte per le loro caratteristiche morfologiche al pascolo degli animali.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Aquileia Caput Viarum

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Informazioni tesi

  Autore: Claudio Riboldi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze geografiche
  Relatore: Giovanna  Bonora Mazzoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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