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L’oggetto dell’elaborato finale del triennio dei miei studi di Informatica Umanistica è
la valutazione e il potenziamento dell’accessibilità della sezione Fonti, nella Didattica
di Reti Medievali. Quando ho iniziato ad affrontare questa prova finale consistente
nell’ analisi delle pagine di Reti Medievali per studiarne l’accessibilità e introdurre
modifiche volte a rendere ancora più fruibile il contenuto a una più larga fascia di
utenti, il tema scelto mi sembrava di poco spessore, in quanto il sito
<http://www.retimedievali.it> nel suo complesso è ottimamente progettato,
considerando anche il fatto che è cresciuto insieme alla rete stessa, cioè a partire dal
2000 fino ad oggi. Tuttavia, col prosieguo dell’attività, studiandolo con attenzione e
volendo orientare la mia ricerca a un suo potenziamento, mi sono accorta che, al
contrario, il lavoro da fare era tanto, specialmente per renderlo “leggibile” ai non
vedenti attraverso screen reader, i software lettori di schermo che permettono agli
utenti non vedenti di sfruttare, come tutti gli altri, le potenzialità della rete. Il
complesso dei materiali messi in rete da Reti Medievali potrebbe trarre enorme
vantaggio da una tale innovazione, in quanto i contenuti sono di carattere
esclusivamente testuale a livello altamente specialistico. Non siamo di fronte,
insomma, a l’ennesimo sito amatoriale sui Templari, bensì a un gigantesco e ordinato
archivio di risorse per lo studio del Medioevo, tutte testuali. La scelta redazionale di
escludere l’uso di immagini lo rende unico nel suo genere: tutta l’informazione è
veicolata da testi e quindi nessun sito meglio di questo si presta ad essere studiato e
manipolato per potenziarne l’accessibilità. Sarebbe infatti un vero peccato che una
tale miniera di studi restasse muta agli utenti che non possono fruire dei documenti
in rete con la vista. Il tentativo di inserire il codice necessario a farlo “leggere”
automaticamente dagli appositi sistemi è stato esperito nel corso dello stage da me
svolto presso la stessa associazione Reti Medievali ed ha riguardato parte della
sezione Fonti, nella pagina Didattica, in particolare la nuova antologia “Pisa e il
Mediterraneo”. Questa antologia consiste in una selezione di fonti scritte, dal secolo
VII alla metà del XII, scelte da Michele Campopiano e Catia Renzi Rizzo con una
presentazione di Marco Tangheroni e premessa di Catia Renzi Rizzo. Per quanto
sperimentato quindi su una porzione minoritaria dell’ampio ventaglio di pagine
offerto da Reti Medievali, nulla esclude che l’inserimento di nuovo codice possa
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essere esteso alle altre fonti della sezione e a tutte le altre parti del sito, che merita
sicuramente una leggibilità senza barriere.
Prima di analizzare il lavoro tecnico che sta dietro a questo aggiornamento ho
valutato necessario studiare e presentare in una prima parte di questo lavoro le
problematiche teoriche riguardanti l’accessibilità, gli strumenti alternativi alla
visione, le leggi e gli strumenti di validazione. Nella seconda parte è invece fornita
una panoramica del sito Reti Medievali in generale e della sezione Didattica, in
particolare tramite un confronto con altre realizzazioni web. Nella terza parte è stata
fatta l’analisi dello sviluppo del codice alla luce delle esigenze di standardizzazione e
accessibilità. Nell’appendice sono presenti gli estratti delle direttive tecniche e il
glossario che permette a tutti di leggere e comprendere i contenuti con la spiegazione
dei termini tecnici più usati e infine sono forniti gli allegati digitali contenenti il
materiale necessario a completare questo percorso.
In questo lavoro mi sono avvalsa del grande aiuto e guida della mia relatrice,
Prof.ssa Salvatori in particolare per il lato umanistico e del prezioso supporto e
consiglio della Prof.ssa Simi per gli aspetti informatici, nonché dell’intervento della
Dott.ssa Barbara Leporini ricercatrice del CNR, non-vedente, impegnata e attiva in
tutti le ricerche che riguardano l’accessibilità; il suo aiuto è stato prezioso sia come
esperta tecnica che come utente e la sua collaborazione verrà richiamata in più parti
di questo lavoro.
Questo percorso di lavoro vuole essere, oltre che l’analisi di una risorsa applicata alla
rete per superare le barriere della disabilità e la sua dimostrazione pratica su nuove
pagine Internet, anche uno studio condotto con lo spirito prettamente “informatico
umanistico” che ha caratterizzato il mio corso universitario: non a caso infatti ho
scelto proprio di provare la tecnologia degli screen reader su pagine che trattano di
manoscritti tardoantichi e medievali della storia di Pisa, in latino. Se il latino trova la
sua vita moderna nella traduzione in italiano, se i manoscritti trovano la loro
prosecuzione nelle edizioni a stampa e nelle biblioteche, se il sito Reti Medievali già
sposa perfettamente la filosofia dell’informatica umanistica, digitalizzando i testi
medievali e rendendoli fruibili in tutto il mondo, l’adattamento ulteriore di queste
pagine, per renderle ascoltabili anche da chi non le può leggere è il giusto
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coronamento di un cammino, il superamento delle tradizionali barriere fra antico e
moderno, fra tecnologico e umanistico, fra possibile e impossibile.
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B - Prima parte: approccio generale ai problemi e alle soluzioni dell’accessibilità
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1) Accessibilità e criteri di progettazione
L’accessibilità è un principio molto generale, si applica a diversi livelli di
progettazione: edifici, prodotti, strutture, percorsi possono essere studiati in modo
tale da essere accessibili. I progettisti devono infatti tenere conto che gli utenti sono
moltissimi e fra questi una buona parte può non essere in grado di vedere, ascoltare,
muoversi o trattare dati con facilità; il primo obiettivo è di rimuovere gli ostacoli fra
gli utenti e le strutture già esistenti e poi progettare le nuove strutture secondo criteri
che eliminino o quantomeno rendano “accessibili”, appunto, le nuove strutture.
Oggigiorno si può considerare una struttura anche la rete Internet, con milioni di
tasselli che sono le sue pagine, da immaginare come stanze di un grande edificio,
stanze che tutti devono poter visitare e quindi anche nel mondo virtuale è una
priorità rimuovere tutti gli ostacoli, anche perché per molte persone con disabilità, la
rete è una risorsa che può potenzialmente ridurre il disagio, sempre che sia
accessibile. Nella navigazione in rete gli ostacoli da superare possono risiedere anche
nelle macchine: l’utente può avere a disposizione macchine vecchie, schermi piccoli,
browser testuali o versioni non aggiornate. Diventa quindi una priorità per lo
sviluppatore tenere conto di tutti questi fattori per progettare senza barriere e
potenziare ancora di più le funzioni della rete. Si parla in questo caso di
“progettazione universale” che comprende una serie di principi generali che possono
essere applicati a tutti i contesti, incluso quello dell’interazione uomo macchina
(HCI):
Primo principio: Equità d’uso
Secondo principio: Flessibilità d’uso
Terzo principio: Uso semplice e intuitivo
Quarto principio: Accessibilità dell’informazione
Quinto principio: Tolleranza agli errori
Sesto principio: Minimo sforzo fisico
Settimo principio: Dimensione e spazio d’uso adattabili a tutti gli utenti
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E’ importante mettere in evidenza che qualsiasi progetto realizzato tenendo conto
delle esigenze degli utenti con disabilità risulta essere migliore per tutti gli utenti e
questo si verifica anche nella progettazione HTML per Internet: sviluppare siti
accessibili non comporta il dover rinunciare a qualcosa, al contrario, si tratta solo di
organizzare i contenuti in modo razionale e fornendo sempre alternative. Chi
progetta non deve essere scoraggiato nell’uso di immagini o filmati, deve solo fornire
i mezzi con cui tali contenuti possano essere descritti e fare in modo che non siano
l’unica porta di accesso ad altri contenuti. Non esistono regole meccaniche e
automatiche che si possono applicare per ottenere un sito accessibile in tutte le sue
parti, sta anche alla conoscenza e all’esperienza dello sviluppatore, alla sua capacità
di gestire il codice senza ricorrere esclusivamente a “strumenti autore” che
impediscono di modificare la struttura del codice, alla sua sensibilità e accortezza
nell’effettuare anche test su utenti diversi fra loro per assicurarsi un’anteprima del
risultato che otterrà nella rete.
2) Problematiche legate alle disabilità visive
Le disabilità che possono essere fonte di disagi nella navigazione sono diverse: quelle
legate all’udito possono trovare ostacoli nel crescente uso di contenuti multimediali
audio, registrazioni in viva voce di parti di documenti, di filmati dove l’audio
rappresenta una parte integrante per la comprensione (in televisione è già in uso da
molti anni la sottotitolatura di numerosi programmi); quelle legate alla mobilità sono
vaste e di diverso grado, si va dalla parziale impossibilità di uso di arti alla completa
immobilità per cui è il soffio o il battito degli occhi a comandare il programma, le
soluzioni di conseguenza sono molto variate fra loro, dalle tastiere più grandi, con
dispositivi per evitare le pressioni accidentali a emulatori di tastiere e mouse
progettati a seconda del fine e a tutta la gamma di dispositivi di interfaccia con
l’utente tramite comandi vocali. Anche nel caso di utenti con disabilità di attenzione
e comprensione le soluzioni sono le più diverse, sicuramente i criteri comuni
consistono nell’evitare strutture delle pagine troppo complesse, combinazioni con
azioni troppo veloci e lampeggiamenti incomprensibili.
Nello specifico delle problematiche legate alla disabilità ho scelto però di
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approfondire quelle visive, infatti nell’uso della rete sono quelle che, almeno
apparentemente, più di tutte le altre ne impedirebbero una fruizione piena, in
mancanza di specifiche apparecchiature. Le disabilità della vista comprendono
tipicamente due classi di utenti: i non vedenti e gli ipovedenti. Tale distinzione ha la
sua ragion d’essere nel fatto che i problemi di accesso all’elaboratore sono
profondamente diversi nei due casi. Infatti le persone ipovedenti utilizzano
comunque lo schermo come dispositivo d’uscita dell’informazione, anche se
mediante l’applicazione di accorgimenti particolari come l’aumento della dimensione
del carattere usato, l’utilizzo di software di ingrandimento generale dello schermo
oppure l’impostazione di colori particolarmente adatti ad esaltare le varie parti della
presentazione a video; esistono a questo proposito particolari tabelle di colori e di
contrasto da rispettare
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, gli strumenti di validazione dei fogli di stile tengono conto
anche di questi accorgimenti nel valutare la conformità del codice.
Al contrario, per i non vedenti occorre ricorrere a dispositivi di output fisicamente
diversi dallo schermo basati su un’uscita audio, come un sintetizzatore vocale, o su
un’uscita tattile, come la linea Braille. In ambedue i casi c’è alla base un’operazione di
ristrutturazione dell’informazione, così come viene presentata sullo schermo,
un’operazione di filtraggio che permette di selezionare e rileggere in forma
sequenziale quello che l’utente vedente abbraccia con la vista in modo panoramico.
Questa operazione di sequenzializzazione risulta relativamente semplice in ambiente
testuale (come il DOS), nel quale l’intero contenuto dello schermo è costituito da una
matrice di 25 righe di 80 caratteri. Tale impostazione è stata completamente superata
dall’avvento delle interfacce grafiche (come Windows o Macintosh) le quali
sostituiscono il concetto di carattere con quello di punto dello schermo (pixel). Il
carattere diventa dunque un insieme di punti e come tale non immediatamente
traducibile, per cui anche la ricostruzione di un testo e la sua trasduzione sequenziale
aumenta enormemente di complessità. Inoltre, allo scopo di offrire un modo
“amichevole” di interazione con l’elaboratore, tutte le operazioni si svolgono
mediante una manipolazione di oggetti grafici di significato intuitivo, anziché
mediante sequenze di caratteri da tastiera. Questo complica ulteriormente
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