Finanziamento	
  della	
  politica	
  :	
  profili	
  comparati 	
  
	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  1 	
  
	
  
	
   	
  
Capitolo I - I partiti politici 
1. Definizioni e natura – 2. I partiti politici nello Stato liberale – 3.1 Le disuguaglianze 
economiche e sociali alla base del partito (ideologico) di massa – 3.2 Il peso della 
burocratizzazione del partito di massa – 3.3 Il superamento dell’ideologia nel cd. partito 
pigliatutto – 3.4 Il partito nell’era della comunicazione – 4.1 Party Government – 4.2 Il 
potere di nomina ed il potere d’indirizzo dei partiti – 4.3 Democrazie postparlamentari? – 
5.1 L’influenza dei sistemi elettorali sui partiti e sulla loro organizzazione interna – 5.2 
Influenza sui partiti – 5.3 Influenza sull’organizzazione interna dei partiti – 6.Partiti, gruppi 
e movimenti. 
1. Il ruolo e l’azione dei partiti politici sono oggetto di studio sia dal punto di vista 
politologico che dal punto di vista giuridico. Infatti l’approccio esclusivamente giuridico non 
soddisferebbe la necessità di spiegare il fenomeno partitico nelle sue relazioni con la società e 
con le istituzioni pubbliche, in quest’ultima prospettiva sia nel momento del “contatto” partito-
istituzioni “dall’esterno”, sia nel momento dell’azione politica concretamente posta in essere 
(naturalmente influenzata dal partito politico o coalizione di partiti che ha con successo 
gareggiato per l’aspirazione ad occupare cariche pubbliche, e quindi “dall’interno”). Un 
approccio solo politologico non consentirebbe di inquadrare correttamente diritti e limiti del 
partito ed il funzionamento delle istituzioni pubbliche, non dimenticando di considerare che in 
ogni caso il partito politico concorre a cariche pubbliche nell’ambito di regole  (“giuridiche”) 
prestabilite, così come è “giuridica” la valutazione di discipline e procedure dell’azione 
partitica all’interno delle istituzioni.  
Guardando ai sistemi partitici all’interno di un ordinamento è possibile leggere la 
complessità della società e le divisioni interne di qualunque natura esse siano. E’ possibile 
anche leggervi particolari caratteristiche morfologiche, i postumi di più o meno traumatiche 
vicende storico-politiche od economiche. Così come da una Legge fondamentale è possibile 
1
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica:	
  profili	
  comparati 	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  2 	
  
	
  
	
   	
  
estrarre l’identità, il modo d’essere (cioè i valori
1
) di un ordinamento e/o di un popolo . Da 
queste valutazioni potrebbe sostenersi che dal sistema partitico è possibile leggere la storia.  
Troppo spesso si vuole la “scomparsa” dei partiti per l’insoddisfazione verso gli 
stessi, confondendosi peraltro “sfiducia nei partiti” e “sfiducia nella politica”, e affermando 
addirittura la “morte della politica”, al tempo stesso confondendosi queste sfiducie con quella 
nei confronti dell’uomo politico o degli uomini politici che quel partito hanno guidato, o che  
quell’istituzione hanno gestito. Ad aggravare la confusione, una totale perdita della “bussola 
politica” per repentini cambi di schieramento o di programmi, il venire alla luce di fenomeni 
elettorali dell’antipolitica e dell’antipartitismo (sulla scia “scandalistica”) che a loro volta 
paradossalmente partecipano allo stesso gioco elettorale e nelle peggiori delle ipotesi occupano 
(democraticamente) le istituzioni governative infangando però gli altri apparati statuali per meri 
tornaconti elettorali, e continuando ad affermare per parvenza di coerenza una natura 
“extrapolitica” malgrado decenni di gestione dei posti di comando. 
Ma la disaffezione popolare verso la politica e i partiti è un fatto pericoloso. E’ una 
sconfitta della visione della sfera politica così come delineata dai Costituenti. Le cause sono 
ben note: le condotte oligarchiche di frange di politici all’interno delle formazioni partitiche e 
all’interno delle istituzioni del legislativo e dell’esecutivo, gli scandali politici che non di rado 
vengono alla cronaca, il peggioramento della situazione socio-economica, l’abuso della libertà 
concessa ai partiti dai Costituenti. Solo per citarne alcune. Vicende da valutare aspramente ma 
da circoscrivere alla sfera delle responsabilità politiche e penali, pertanto personali, dei 
soggetti. Senza cadere nel facile pessimismo alla Mark Twain, secondo cui <<se votare facesse 
qualche differenza non ce lo lascerebbero fare>>.  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
1
R.Orestano,	
  Introduzione	
  allo	
  studio	
  del	
  diritto	
  romano ,	
  Bologna,	
  1987,	
  pag.	
  427	
  	
  definiva	
  i	
  valori	
  <<costitutivi	
  del	
  
modo	
  d’essere	
  di	
  ciascuna	
  società	
  e	
  formazione	
  sociale	
  e	
  (…)	
  [con]	
  un	
  forte	
  contenuto	
  ideologico.	
  Sono	
  anzi	
  le	
  
produzioni	
  più	
  alte	
  delle	
  ideologie>>.	
  V.	
  anche	
  J.Habermas,	
   Faktizität	
  und	
  Geltung 	
  (1992);	
  trad.it.	
   Fatti	
  e	
  norme,	
  
Milano,	
  1996,	
  pag.302	
  ss.	
  Ove	
  si	
  sostiene	
  che	
  <<il	
  valore	
  è	
  bene	
  finale,	
  fine	
  a	
  sé	
  stesso,	
  che	
  sta	
  innanzi	
  a	
  noi	
  come	
  una	
  
meta	
  che	
  chiede	
  di	
  essere	
  perseguita	
  attraverso	
  attività	
  teleologicamente	
  orientate>>. 	
  
2
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica	
  :	
  profili	
  comparati 	
  
	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  3 	
  
	
  
	
   	
  
I Partiti hanno una funzione apparentemente contraddittoria : nascono (e vivono) 
allo stesso tempo per “unire” e per “dividere”: non riteneva forse Weber
2
 che i partiti sono 
<<…le associazioni fondate su una adesione (formalmente) libera, costituite al fine di 
attribuire ai propri capi una posizione di potenza all’interno di un gruppo sociale…>> e quindi 
“associazioni” di persone accomunate dall’idem sentire orientate ad influenzare il potere ? 
Nello stesso tempo, è poi il confronto interpartitico nelle sedi istituzionali, il contraddittorio, la 
dialettica politica il “sale della democrazia”, ovvero la riproposizione a livello statuale del 
conflitto (rectius, divisione) esistente nella società che il rappresentante (partitico) interpreta 
grazie al meccanismo della “delega”, idealmente esistente nel concetto di Partito di massa.  
Il partito “trasporta” allora funzionalmente la divisione sociale nelle sedi di potere, 
rendendo effettivo quel principio del “pluralismo partitico” inteso come condizione essenziale 
della democrazia
3
 (peraltro una estremizzazione della definizione di Weber potrebbe fungere da 
“cornice” anche per un gruppo di congiurati o rivoluzionari, in linea con la definizione di altri 
autori
4
). E preferibile, pertanto, l’aggiunta del riferimento del compito di “integrazione sociale 
dei molteplici interessi”
5
 cui è chiamato il Partito. Cosicché è il Parlamento che può controllare 
gli effetti negativi delle divisioni. 
Troppo spesso si discorre di democrazia “post-partitica”, considerando l’epoca 
attuale come quella del “superamento” dei Partiti. A parte le difficoltà incontrate 
nell’individuare i criteri in base ai quali con certezza sarebbe possibile sostenere “quando e 
come” i Partiti siano stati superati, l’attuale tendenza “antipolitica” sembra poco attenta 
all’importanza che le formazioni partitiche come “organismi intermedi” hanno storicamente 
svolto. Un importante autore
6
  sosteneva infatti che <<nessun grande Paese libero è nato senza 
di essi. Nessuno ha mostrato come un Governo rappresentativo possa operare senza di essi. 
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
2
M.Weber,	
   Economia	
  e	
  Società	
   vol.	
  I,	
  1922 ,	
  Milano,	
  pag.282.	
   	
  
3
C.Lavagna,	
   Considerazioni	
  sui	
  caratteri	
  degli	
  ordinamenti	
  democratici ,	
  in	
  Riv.trim.dir.pubbl .,1956,	
  pag.416	
  ss. 	
  
4
V.	
   ad	
  esempio	
  R.Barzel,	
   Die	
  Deutschen	
  Parteien,	
  Geldern,	
  1952,	
  pag.7	
  	
   	
  
5
K.von	
  Beyme,	
   Parteien	
   in	
  westlichen	
  Demokratien ,	
  Munchen,	
  1982,	
  pag.	
  22ss.	
  	
   	
  
6
J.Bryce,	
   Modern	
  Democracies ,	
  London,	
  1921,	
  pag. 	
   119-‐122.	
   	
  
3
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica:	
  profili	
  comparati 	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  4 	
  
	
  
	
   	
  
Essi creano l’ordine dal caos di una moltitudine di elettori>> . Un noto esponente della 
dottrina italiana
7
, sosteneva senza indugio che la nostra stessa Costituzione è stata <<tenuta a 
battesimo>> dalla Partitocrazia.  
Spesso, quindi, si confonde la delusione o la disaffezione o la necessità di 
“regolamentazione” dei Partiti con l’inutilità o dannosità degli stessi. Considerazione 
quest’ultima, a mio avviso, estremamente “antidemocratica” che dimentica la funzione di 
gatekeeping dei Partiti, ovvero di “portieri” che filtrano l’ingresso del palazzo perché nella 
società emergono dei bisogni che possono essere espressi in domande
8
.  
E’ forse proprio l’antipartitismo l’aspetto <<ironico>> e <<preoccupante>> di cui 
si discorre quando taluni
9
 si interrogano su quella che loro chiamano la “terza ondata di 
democratizzazione globale” perchè <<c’è una sostanziale e crescente disaffezione rispetto a 
numerose delle specifiche istituzioni democratiche, e nessuna istituzione è considerata peggio 
dei partiti>>. 
La considerazione del “superamento dei Partiti” è affermazione peraltro spesso 
accompagnata all’esaltazione dei cd. Gruppi sociali d’interessi, portatori di specifiche domande 
politiche ma che (almeno inizialmente) non pretendono di assumere la responsabilità della 
gestione del potere politico (ma la casistica è pregnante di “trasformazioni” in corso d’opera). 
In realtà i Gruppi sociali d’interessi hanno sempre avuto un ruolo importante nella politica : non 
solo nel caso statunitense delle lobbies (che non sempre possono considerarsi Gruppi sociali 
d’interessi in senso stretto), che in quell’ordinamento addirittura formulano essi stessi la 
domanda politica (accompagnata inevitabilmente dal sostegno economico) sostanzialmente 
progettando essi stessi i programmi politici (o comunque incidendovi fortemente) e, perché no, 
essendo determinanti nella candidatura Presidenziale (seppur attraverso il fondamentale filtro 
delle cd. primarie).  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
7
V.Crisafulli,	
   I	
  Partiti	
  nella	
  Costituzione ,	
  in	
   Studi	
  per	
  il	
  XX	
  anniversario	
  dell’Assemblea	
  Costituente ,	
  II,	
  Firenze,	
  1969,	
  pag.	
  
105	
  ss.	
   	
  
8
D.della	
  Porta,	
   I	
  partiti	
  politici,	
  Bologna,	
  2009,	
  pag.16,	
  che	
  cita	
  Easton.	
  	
   	
  
9
L.Diamond-‐R.Gunther,	
   Political	
  Parties	
  and	
  Democracy ,	
  2001,	
  Baltimore,	
  pag.IX. 	
  
4
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica	
  :	
  profili	
  comparati 	
  
	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  5 	
  
	
  
	
   	
  
Anche in Europa non manca il “peso” dei Gruppi sociali d’interessi : le Trade 
Unions britanniche ad esempio hanno un ruolo fondamentale nei meccanismi d’azione e di 
selezione delle candidature del Labour Party, ed anche in Italia non è mistero che i maggiori 
Sindacati siano (seppur informalmente) strettamente legati a qualche Partito (o ad una cerchia 
ristretta di partiti) come dimostrano le candidature di esponenti sindacali alle Elezioni nelle liste 
di quelle formazioni. Questi fenomeni non sono prerogative dei partiti socialdemocratici. Non a 
caso un importante esponente della dottrina nostrana
10
, evidenziandone le articolazioni interne 
(e non solo) definì i partiti <<…piuttosto che [come] associazioni unitarie, [come] 
associazioni di associazioni o [come] piramidi di associazioni>>, esaltando proprio le entità 
sub-partitiche. 
Il “peso” dei Partiti è così determinante nella Politica che molti autori parlano di 
“Stato di Partiti”, perché con l’estensione del suffragio si è autenticamente affermata la 
Rappresentanza parlamentare, mentre in precedenza la Rappresentanza stessa era limitata ad 
elites. Non a caso si sostiene che <<la democrazia parlamentare è appunto una democrazia di 
partiti>> o che <<il popolo può essere rappresentato in modo continuo solo dai partiti 
attraverso la mediazione dei quali può essere formata la volontà politica popolare>>
11
. 
Considerazioni non pacifiche in dottrina, ma che confermano in ogni modo la tendenziale 
centralità del partito nella politica, e grazie ai partiti la vicinanza della politica stessa 
all’elettore: tant’è che quest’ultimo si esprime comunque nei confronti del partito (seppur con 
la tendenza di questi alla “personalizzazione della politica”), e che è pur sempre il partito a 
redigere il programma elettorale e in qualche modo ad “identificare e qualificare politicamente” 
il candidato, seppur nell’attuale contesto deideologizzato.  
Occorre aggiungere, a scanso di equivoci, che il candidato eletto è comunque 
pienamente libero dal partito stesso nell’esercizio del mandato (art. 67 Cost.) e che ha ad 
esempio facoltà di iscriversi o non iscriversi al gruppo parlamentar riferibile alla lista nella 
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
10
V.Rescigno,	
   Partiti	
  Politici,	
  articolazioni	
  interne	
  dei	
  partiti	
  politici,	
  diritto	
  dello	
  Stato ,	
  in	
  Giur.cost. ,	
  1964,	
  pag.	
  1045	
  ss.	
   	
  
11
C.Rossano,	
  voce	
  << Partiti	
  politici >>,	
  in	
   Enc.Giur.Treccani,	
  Roma,	
  2002,	
  pag.2.	
  	
   	
  
5
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica:	
  profili	
  comparati 	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  6 	
  
	
  
	
   	
  
quale è stato eletto, di seguire o meno le indicazioni del Partito che lo ha eletto o del Gruppo 
Parlamentare a cui si è iscritto, ed in ogni caso la sanzione per inosservanza si limita tutt’al più 
all’espulsione dal gruppo, non potendosi certo configurare la “revoca del mandato”. 
Chi vuole superare il modello della democrazia partitica non riesce 
convincentemente a contestare che i partiti sono stati gli attori centrali della mobilitazione, 
aggregando masse di cittadini attorno “ad identità”. Ma da dove nascono le identità ? 
Importanti autori
12
 richiamano all’origine  4 situazioni, 4 fratture (cleaveges, in lingua inglese) 
che storicamente hanno portato a divisioni sociali, e quindi a quelle che sono correttamente 
definite “famiglie spirituali di partito”
13
: le prime due fratture originano nella fase storica della 
costruzione dello stato nazionale, e sono la frattura “centro-periferia” e la frattura “stato-
Chiesa”. Altre due fratture originano invece nella fase storica della rivoluzione industriale, e 
sono quella “città-campagna” e quella “capitale-lavoro ”.  
Queste fratture danno vita, in riferimento alla fase-costruzione dello stato nazionale, 
a tipi di partiti regionalisti, religiosi e liberali, mentre le fratture relative alla fase-rivoluzione 
industriale a tipi di partiti contadini (o socialisti) e conservatori. Nelle due vicende prese in 
considerazione (costruzione dello stato nazionale e rivoluzione industriale), gli oggetti di 
conflitto erano da un lato “lingua” e “istruzione”, e dall’altro “barriere doganali” e “stato 
sociale”.  
Le fratture così come descritte non si sono limitate al momento genetico, infatti la 
questione “centro-periferia” è ancora tema d’attualità in Paesi a scarsa regionalizzazione o con 
forti differenze economiche tra i territori che la compongono o con territori ad aspirazione 
autonomista o addirittura indipendentista.  
La stessa questione “Stato-Chiesa” non va sottovalutata, se si considerano ad 
esempio le critiche nel nostro Paese ai Patti Lateranensi del 1929 o le polemiche successive al 
Concordato del 1982, o ancora (per altro verso) alla questione della libertà religiosa e ai 
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
12
S.Rokkan,	
   Cittadini,	
  elezioni,	
  partiti ,	
  Bologna,	
  1982.	
   	
  
13
D.della	
  Porta,	
   I	
  partiti	
  politici,	
  cit .,	
  pag.	
  52.	
  
6
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica	
  :	
  profili	
  comparati 	
  
	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  7 	
  
	
  
	
   	
  
rapporti dello Stato con le confessioni diverse dalla cattolica. La questione “città-campagna” 
invece, assume un valore più spiccatamente economico e legato alle questioni agrarie, di 
primissimo rilievo soprattutto nell’epoca della scarsa industrializzazione e degli effetti 
persistenti delle problematiche medievali, protrattesi anche in età avanzata. In ultimo, la 
questione “imprenditori-classe operaia”, che è forse quella maggiormente presente nel secolo 
scorso e in questo, senza dimenticare la cd. “Primavera dei popoli” del 1848.  
I quattro tipi di fratture, in un certo senso, ancora segnano quelle che sono le visioni 
del mondo contrastanti, e non a caso nella letteratura si sostiene il cd. “effetto-congelamento”, 
accompagnato pure da studi empirici
14
 che affermano come a partire dagli anni’20 la volatilità 
elettorale ha riguardato “all’interno” sia la destra che la sinistra, ma che la percentuale di 
volatilità “verso l’esterno” è stata oggetto di progressiva riduzione . Questi cleaveges hanno 
dato luogo a “visioni del mondo”, o “ideologie in senso lato”, che a loro volta con le evoluzioni 
politico-sociali e con la maggiore complessità che ne è derivata, hanno dato vita a insiemi di 
partiti accomunati da tale visione
15
 :  
• A) Partiti liberali e radicali, portatori degli interessi borghesi nei confronti 
dei grandi proprietari terrieri e ideologicamente legati ai fondamentali diritti 
civili (ricomprendendo tra questi il diritto di proprietà
16
), capaci di assumere 
posizioni anticlericali nei Paesi cattolici;  
• b) Partiti conservatori, sorti in prima approssimazione per contrastare i 
partiti liberali ma non legati tra i vari Paesi da una dottrina unificante
17
, oggi 
tendono all’avvicinamento coi principi del liberismo economico ;  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
14
S.Bartolini-‐P.Mair,	
   Identity,	
   Competition	
  and	
  Electoral	
  Availability ,	
  Cambridge,	
  1990,	
  pag.101.	
   	
  
15
V.	
   per	
  una	
  rassegna	
   A.Ware,	
   Parties	
  and	
  Party	
  Systems ,	
  Oxford,	
  1996,	
  pag.21 -‐49.	
   	
  
16
Concetti	
  programmatici	
  ed	
  ideologici	
  però	
  non	
  certo	
  pacifici.	
   	
  
17
V.	
  per	
  esempio	
  il	
  caso	
  dei	
   Neocon,	
   movimento	
  politico	
  interna zionale	
  di	
  origine	
  statunitense 	
  di	
  orientamento	
  liberal -‐
conservatore,	
  interventista,	
  occidentalista	
  e	
  americanista	
  i	
  cui	
  aderenti	
  sono	
  detti	
  "nuovi	
  conservatori" .	
  O	
  i	
   Teocons,	
  
della	
  corrente	
  conservatrice	
  denominata	
  con	
  un	
   neologismo	
  der ivante	
  dall'unione	
  del	
  prefisso	
  "Teo"	
  (e	
  quindi 	
  Dio,	
  dal	
  
greco	
  antico	
  Theòs),	
  col 	
   termine	
   conservatorismo.	
   	
  
7
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica:	
  profili	
  comparati 	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  8 	
  
	
  
	
   	
  
• c) Partiti socialisti e socialdemocratici, sorti sulla base delle movimentazioni 
operaie e col tempo resisi più “centristi” rispetto ai partiti comunisti (punto 
e) tanto da abbracciare, tendenzialmente, i principi keynesiani in materia 
economica ;  
• d) Partiti democristiani o confessionali, fortemente legati all’istituzione 
ecclesiale e in particolare portatori dell’opposizione della Chiesa rispetto al 
dilatarsi delle democrazie liberali. In campo economico, ha un certo peso la 
cd. dottrina sociale
18
;  
• e) Partiti comunisti, nati con la Rivoluzione russa del 1917, fortemente 
legati alla dottrina marxista e tendenti alla collaborazione e al 
coordinamento sovranazionale (si pensi all’Internazionale Socialista) ;  
• f) Partiti agrari, molto meno strutturati rispetto agli altri descritti, portatori 
delle istanze delle campagne nella fase della rivoluzione industriale. Sono 
stati spesso soppiantati da gruppi d’interesse portatori in modo più efficace 
delle medesime istanze;  
• g) Partiti etnoregionalisti, sviluppatisi nella fase della costruzione dello stato 
nazionale e portatori degli interessi delle minoranze (linguistiche, etniche 
ecc.) rispetto alla tendenza accentratrice delle famiglie spirituali di partito 
“liberale” e “conservatore” ;  
• h) Partiti della destra radicale, insieme molto eterogeneo e composto da 
formazioni tendenzialmente antiliberali (e spesso antidemocratiche) e 
pertanto, non di rado, sostanzialmente antisistema ;  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
18
Ma	
  la	
  dottrina	
  sociale	
  della	
  Chiesa	
  non	
  deve	
  considerarsi	
  ideologia,	
  seppur	
  non	
  si	
  esclude	
  che	
  essa	
  possa	
  esprimere	
  
valutazioni	
  sulle	
  ideologie	
  con	
  cui	
  l’uomo	
  storico	
  e	
  concreto	
  si	
  deve	
  misurare	
  e	
  quindi	
  anche,	
  per	
  esempio,	
  sul	
  
liberalismo	
   e	
   sul	
   marxismo.	
  V.	
   A.Paganini,	
   La	
   dottrina	
   sociale	
   della	
   Chiesa ,	
   consultabile	
   su	
  
http://www.istitutocalvino.it/pubbl/scientif/dsc.pdf,	
  che	
  cita	
  quanto	
  sostenuto	
  da	
  Giovanni	
  Paolo	
  II	
  nella	
  ‘ Sollicitudo	
  
rei	
   socialis’	
   41.	
   	
  
8
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica	
  :	
  profili	
  comparati 	
  
	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  9 	
  
	
  
	
   	
  
• i) Partiti ecologisti, sorti solo negli anni’80 con attenzione prevalente alla 
problematica dell’inquinamento.  
Ad eccezione dei partiti ecologisti (punto i), tutte le altre famiglie spirituali di 
partito presenti nei sistemi partitici delle moderne democrazie possono essere fatte risalire alle 
quattro fratture sociali sopra descritte. Per chiarezza di esposizione, è bene precisare che a 
seconda dei vari ordinamenti che possono essere comparati, emergono delle peculiarità o delle 
famiglie (in realtà “subfamiglie”, a tutto concedere) che apparentemente sembrerebbero non 
collocabili nelle 9 categorie appena menzionate. Spesso, tuttavia, tale assunto è solo apparente, 
perché anche le formazioni partitiche che non sembrerebbero a prima vista collocate, ad 
un’attenta analisi è poi possibile riferire all’una o all’altra
19
.  
Fermo restando che tale classificazione non ha la pretesa di considerarsi esauriente, 
perché non ricomprende ad esempio quelle che sono le diverse visioni legate alla forma di Stato 
(e quindi, esemplificando, alla classica contrapposizione tra partiti repubblicani e monarchici, 
anche se contrapposizione a ben vedere, “da museo”) e non ricomprende quella che può, per 
personale punto di vista, essere una “frattura” dell’epoca contemporanea : quella “comunità-
apparato” o “cittadini-istituzioni” che dir si voglia, una delle cause del prepotente emergere di 
gruppi e movimenti nella società civile e che fanno discorrere di democrazia postparlamentare e 
perciò postpartitica.    
  2. Nell’età medievale uno degli aspetti caratterizzanti è il cd. “particolarismo 
giuridico”, ovvero la dispersione del potere sul territorio con molteplici centri di potere regolati 
con regole non scritte e senza una rigida gerarchia tra poteri legittimi, con conseguente 
sovrapposizione di giurisdizioni. La lenta deframmentazione che è seguita ha dato inizio 
all’affermazione dello Stato moderno, caratterizzato dall’aspirazione all’esercizio esclusivo di 
determinate funzioni e dalla relativa “centralizzazione”. La strada per la democrazia era tuttavia 
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
19
Paradigmatico	
  il	
  caso	
  del	
  ‘ Fronte	
  dell’Uomo	
  Qualunq ue’.	
  Esso	
  solo	
  apparentemente	
  è	
  non	
  collocabile,	
  in	
  quanto	
  un	
  
attenta	
  analisi	
  dei	
  politilogi	
  ne	
  ha	
  individuato	
  una	
  matrice	
  “liberale”.	
  Ottenne	
  30	
  seggi	
  alle	
  Elezioni	
  per	
  l’Assemblea	
  
Costituente.	
  In	
  seguito	
  partecipò	
  solo	
  alle	
  Politiche	
  del	
  1948,	
  ottenendo	
   19	
  deputati	
  e	
  10	
  senatori.	
   	
  
9
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica:	
  profili	
  comparati 	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  10	
  
	
  
	
   	
  
ancora lunga, tant’è che in termini sostanziali solo a partire dal ‘500 si sviluppa il valore 
primario dell’individuo e dei suoi diritti, tale da rivendicare una sfera di autonomia dei singoli 
nei confronti dello Stato e da sottolineare la necessità di limitare il potere dei governanti.  
In effetti è qui che si segna una prima svolta, seppur permanendo uno “stato 
monoclasse a base borghese”, perché in termini di valore dell’individuo con la costruzione 
dello Stato accentrato poco era cambiato rispetto all’ordine giuridico medievale. E’ infatti solo 
con lo Stato liberale che avviene l’affermazione del principio della “separazione dei poteri” e 
del “parlamentarismo”, seppur nella configurazione che oggi appare impari di Camera bassa 
rispetto alla Camera alta, con quest’ultima non elettiva e di nomina regia. Non va sottovalutato 
nemmeno il tendenziale ridimensionamento dei compiti dello Stato rispetto all’assolutismo 
regio manifestatosi nello Stato di polizia, e la portata della rivoluzione liberale nella 
considerazione del singolo emerge a tutta forza dalla Dichiarazione d’indipendenza americana 
del 1776 e dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789.  
Tornando a quello che è il tema principale di questo lavoro, nelle democrazie 
parlamentari delle origini dello Stato moderno i partiti non erano veramente tali. Erano 
semplicemente organizzazioni di <<notabili>>
20
 che assumevano prevalentemente la forma di 
comitati elettorali, la cui genesi era strettamente connessa alla protezione di singoli interessi 
della base (esclusivamente) borghese. Si era ovviamente nella fase storica del “suffragio 
ristretto” e quindi di una competizione elettorale fortemente elitaria, nella quale <<Il 
rappresentante eletto godeva della deferenza che a quella classe politica era naturalmente 
dovuta per il tradizionale e paternalistico ascendente proprio all’aristocrazia
21
>>. 
Queste “entità prepartitiche” si formavano attorno a persone di spicco di una 
comunità, spesso professionisti e in condizioni economiche tali da poter svolgere il ruolo senza 
stipendio o tutt’al più con onorario simbolico ; l’attività partitica era essenzialmente quella 
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
20
Definizione	
  di	
  M.Weber,	
  mentre	
  Duverger	
  li	
  definiva	
   ‘partiti	
  di	
  quadri’ 	
  nella	
  sua	
  opera	
   I	
  partiti	
  politici ,	
  Milano,	
  1961	
  ;	
  
trad.it.	
  di	
  Les	
  partis	
  politiques ,	
  Parigi,	
  1951.	
   	
  
21
Così	
  A.Pizzorno,	
   Mutamenti	
  nelle	
  istituzioni	
  rapprese ntative	
  e	
  sviluppo	
  dei	
  partiti	
  politici ,	
  in	
  R.Bairoch -‐E.Hobsbawn,	
  
La	
  storia	
  dell’Europa	
  contemporanea ,	
  Torino,	
  1996,	
  pag.	
  968.	
   	
  
10
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica	
  :	
  profili	
  comparati 	
  
	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  11	
  
	
  
	
   	
  
elettorale, pertanto la funzione esclusiva era l’elezione del candidato. Una volta eletto, l’azione 
politica del parlamentare era essenzialmente basata sull’interazione con altri eletti, con una 
totale assenza di influenza del comitato/partito e pertanto della (seppur ristretta) base. I partiti 
di notabili si basavano su una rappresentanza individuale, per cui l’eletto finiva per 
rappresentare uno o più “gruppi” di elettori dando vita ad una sorta di “istituzionalizzazione del 
clientelismo”. V’era dunque un’assoluta assenza di influenza ideologica, logica conseguenza 
del suffragio ristretto e del “muro” rispetto a spinte centrifughe esogene.  
Il comitato redigeva un programma assolutamente pragmatico, perché appunto i 
conflitti sociali emergevano solo all’esterno dei partiti (e quasi sempre contro gli interessi dei 
non aventi diritto al voto). Un principio liberale, tuttavia, è lo stesso laissez-faire di 
ridimensionamento dell’interventismo statale, a sua volta indiscriminato nell’epoca 
assolutistica. Un dogma che poteva divenire un alibi rispetto alle mancanze delle istituzioni, a 
tutto vantaggio della classe egemone borghese che lottizzava la macchina statale.  
Per comprendere la distanza delle formazioni partitiche dell’epoca rispetto alla 
comunità è emblematico considerare come nella metà del XVIII secolo, rispetto ad autonomi ed 
influenti movimenti d’opinione che si formavano in particolare in Inghilterra e Francia, i 
comitati/partiti erano dal canto loro totalmente indifferenti a tali fenomeni di associazionismo 
extraparlamentare e di forte dibattito pubblico. L’impassibilità rispetto a tali fenomeni finì per 
arrestarsi col sorgere del <<movimento socialista>>
22
, perché con esso vengono in 
considerazione le istanze delle classi meno abbienti, non certo appagate a livello socio-
economico e finanche politico dalla “svolta liberale” che invece aveva lanciato fortemente il 
ruolo della borghesia, forza economica che da emergente diveniva egemone.  
Di qui l’inevitabile “scontro di classe” che portò all’affermazione per i ceti bassi di 
nuove forme di “libertà nello Stato” e di “libertà attraverso lo Stato” con l’intervento statuale 
orientato in senso sociale, e con lo Stato stesso che in un certo senso si spogliava del semplice 
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
22
D.della	
  Porta, I	
  partiti	
  politici,	
  cit .,	
  pag.	
  29.	
   	
  
11
 	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   Finanziamento	
  della	
  politica:	
  profili	
  comparati 	
  
	
   	
  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  12	
  
	
  
	
   	
  
ruolo di “arbitro” che i principi basilari liberali gli avevano attribuito, ma che al contempo 
aveva portato ad uno sviluppo economico incontrollato e non socialmente funzionale delle 
forze economiche preponderanti. 
     3.1 A partire dal XIX secolo l’integrazione della classe operaia battezza la 
nascita del partito ideologico di massa, frutto dell’estensione dei diritti politici ai meno abbienti 
e per questa via della rottura dello stato monoclasse, definito <<…situazione idilliaca nella 
quale dominano cerchie di notabili e soprattutto parlamentari…>> alla quale si 
contrappongono <<le forme moderne di organizzazione del partito…figlie della democrazia, 
del diritto elettorale delle masse, della necessità di propaganda e dell’organizzazione di massa, 
dello sviluppo di un estrema unità di direzione e della più rigorosa disciplina. Il potere dei 
notabili e la guida dei parlamentari vengono meno. L’esercizio viene assunto da politici “a 
titolo di professione principale”, fuori dei parlamenti…>>
23
. Non solo coinvolgimento delle 
masse, ma totale stravolgimento del concetto stesso di partito. L’attività del partito passava 
infatti da quella “strettamente elettorale” del partito di notabili all’attività “permanente” del 
partito di massa, organizzato da un apparato burocratico con associazioni di massa e con 
personale di partito non più dotato di risorse autonome, bensì composto da “politici di 
professione” che vivono di politica proprio perché provenienti dalle classi meno abbienti.  
Il mutamento è epocale : il partito di massa ha alla base la sezione, con l’ambizione 
dell’accrescimento del numero e non con quella di includere personaggi locali di spicco e verso 
i quali v’è deferenza. Inoltre l’adesione è più formale, le cariche non sono onorifiche ma 
corrispondono a determinate esigenze dell’apparato. Un altro elemento “rivoluzionario” è 
quello ideologico, perché in esso si introduce l’ideologia come “principio d’identificazione”. 
L’ideologia come visione del mondo che il partito, svolgendo una funzione d’integrazione di 
soggetti aventi tale “intuizione”, è chiamato ad attuare mediante la propedeutica aspirazione  a 
cariche elettive.  
	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
  	
   	
  
23
M.Weber,Economia	
  e	
  società 	
   vol.	
  II,	
  Milano,	
  1974,	
  pag.715.	
   	
  
12