10 
 
PRIMA PARTE                                                    
CAPITOLO UNO : L’AMICIZIA 
1. Definizione di amicizia 
Nel corso degli anni sono stati svolti numerosi studi che hanno 
cercato di definire l’amicizia e di comprenderne il senso per lo 
sviluppo del bambino.  
Anche se sembra intuitiva l'importanza per lo sviluppo della 
socialità, per molti anni la psicologia ha trascurato questa 
dimensione, ponendo l'accento sul rapporto tra bambino ed adulto 
(Schaffer e Crook, 1984). Questo è riconducibile alla centralità che 
viene attribuita alla relazione con il caregiver, che metteva in 
secondo piano l'importanza per lo sviluppo psichico del bambino e 
del rapporto con l'altro. Il coetaneo veniva visto come colui con cui 
entrare in competizione e rivalità (Dunn, 2006). 
Definire che cosa sia l’amicizia è importante perchØ l’amico 
rappresenta una fonte di sostegno emotivo per affrontare le 
situazioni critiche che nel corso della vita si presentano, come ad 
esempio le transizioni scolastiche (Bonino, 1994). 
In questo senso l’amicizia è motivo di autovalutazione, è la presa di 
coscienza che abbiamo di noi stessi che è legata al modo in cui si 
entra nel mondo (Alberoni, 1993). 
Provando a dare una definizione di amico, si può pensare ad 
un’altra  figura di attaccamento, (Hartup, 1984) con cui si cerca di 
mantenere una prossimità come con il caregiver, ma con dei vincoli 
diversi. La differenza fondamentale riguarda la vulnerabilità della 
diade di amici, aspetto che non è presente in quella madre-bambino.
11 
 
Nella relazione di attaccamento si cerca di mantenere sia il contatto 
con l’altro, sia la ricerca della relazione (Hess, 1972). 
Nelle amicizie ci sono delle regole differenti rispetto alle altre 
relazioni sociali, in quanto queste riguardano delle relazioni 
reciproche (Rubin, 1985). 
Gli studi mettono in evidenza come questo tipo di rapporto si 
sviluppi lungo una linea evolutiva, che vede come fondamentale 
l’idea di condivisione con l’altro. 
 
1.1  Le caratteristiche dell’amicizia 
Ciò  che caratterizza l’amicizia è la reciprocità della relazione che 
viene riconosciuta da entrambe le parti e che si manifesta con un 
vicendevole affetto. Questo è quello che distingue l’amicizia dalla 
semplice richiesta di stare insieme e di piacere ad un altro 
compagno e dalla ricerca di popolarità o di accettazione all’interno 
del gruppo di pari (Rubin, 1985). 
Secondo Youniss (1985) i bambini apprenderebbero quelle abilità 
proprie delle relazioni interpersonali, come ad esempio la 
cooperazione e l’aiuto reciproco, all’interno di relazioni concrete, 
delle quali fanno esperienza e solo successivamente sarebbero in 
grado di applicarle alle relazioni sociali. Il tema dell’amicizia è 
stato trattato secondo diverse prospettive e sono stati svolti alcuni 
studi rispetto all’importanza per lo sviluppo del bambino. 
Selman (1981), attraverso l’intervista clinica tradizionale, ha 
individuato quattro differenti livelli che indicano la struttura per la 
conoscenza delle relazioni interpersonali.
12 
 
Livello 0, sono i bambini fino ai 7 anni di età, in cui vi è una 
prospettiva dell’altro incentrata sulle caratteristiche  materiali e la 
comprensione è limitata da un punto di vista psicologico. Sono 
bambini che definiscono “amico” colui che ha dei giochi 
interessanti con i quali giocare. 
Livello 1, sono i bambini dai 7 fino ai 9 anni di età, che iniziano a 
comprendere l’altro da un punto di vista psicologico e a distinguere 
tra l’amico intimo e l’amico. ¨ in questo momento che si  
svilupperebbero le nozioni di intersoggettività e reciprocità. 
Livello 2, troviamo i bambini dai 9 fino ai 12 anni, si tiene conto 
reciprocamente dell’altro e il rapporto si fonda sulla fiducia. In 
questo livello, però, l’amicizia è molto fragile, basta un disaccordo 
per far si che si rompa. 
Livello 3, l’ultimo, riguarda i bambini di 14 anni circa, in cui 
l’amicizia risulta una relazione solida e caratterizzata da un legame 
forte. 
In questo modello il bambino tenderebbe a maturare una 
consapevolezza sempre maggiore rispetto all’altro e questa 
progressione avviene sia a livello dell’aumento delle capacità di 
assumerne la prospettiva, sia per il progressivo avvicinarsi alla 
realtà psicologica dell’altro e non solo a quella fisica e sia per il 
cambiamento rispetto alla considerazione delle relazioni sociali 
(Selman, 1981). 
Alcune caratteristiche rispetto alla possibilità di instaurarsi 
dell’amicizia sono il rispettare l’amico e riconoscere le sue qualità, 
in questo modo si vive l’altro come distinto da sØ e come colui che 
deve essere accettato così com’è (Hartup, 1984).
13 
 
Rispetto a questi aspetti, si è notato come gli amici tendano a 
scegliersi sulla base della somiglianza e della complementarietà, 
che vanno ricercate nel contesto socio-economico e rispetto all’età, 
in quanto gli amici generalmente sono coetanei (Fonzi, 2000). La 
domanda che Kandel (1978) si pone è se gli amici si scelgono in 
quanto simili oppure se questa similitudine è a seguito 
dell’amicizia. La risposta vede nella selezione e nella 
socializzazione un peso uguale.  
Questo prevede che vi sia un’integrazione tra le persone coinvolte 
che non devono assumere atteggiamenti lontani dal proprio modo 
d’essere, ma devono sentirsi libere di comportarsi come ritengono 
piø opportuno (Bukowski, 2011). 
Si può indicare tra le caratteristiche dell’amicizia, anche la stabilità 
nel tempo. Alcune ricerche evidenziano che il mantenersi del 
rapporto sia in relazione al clima sociale, grazie all’accettazione e al 
giudizio positivo, mentre il rifiuto e un giudizio negativo non sono 
collegabili alla fine dell’amicizia (Bukowski e Newcomb, 1996; 
Bukowski, Hoza e Boivin, 1994). 
Creare dei rapporti amicali può essere difficile per un bambino a 
causa sia di fattori personali, come una forte timidezza o la non 
predisposizione alla socialità e sia per fattori di carattere 
ambientale, inteso come la possibilità o meno di poter incontrare e 
frequentare altri bambini (Lutte,1987).  
Una funzione fondamentale dell’amicizia è, da un lato, quella di 
creare il giusto distacco dalle figure genitoriali, dall’altro 
permettere al soggetto di sviluppare la capacità di autodefinizione 
(Tani, 2000). In questo modo se si sente di ricevere rispetto e amore
14 
 
da un amico, il soggetto può valutarsi come una persona con del 
valore (Lutte, 1987). Attraverso il rapporto con un amico, si 
possono condividere paure che non si vogliono affrontare con i 
genitori e si può discutere sul senso delle cose che circondano e 
formano il mondo in cui si vive. L’amico aiuta, attraverso le 
critiche e i consigli a crescere e permette di sviluppare la capacità di 
intrattenere relazioni intime e di non sentirsi isolati (Carugati e 
Emiliani, 1985). 
A questo punto possiamo domandarci che cosa i bambini si 
aspettino dai loro amici. 
Alcuni studi si sono preoccupati di verificare questo aspetto, come 
Bigelow e La Gaipa (1980), che fecero scrivere un tema proprio 
sulle aspettative che i bambini nutrivano nei confronti degli amici e 
nei confronti di altri bambini. I risultati dimostrano la presenza di 
tre fasi a seconda della fascia di età. 
La prima è la fase dei costi-vantaggi, verso i 7 anni, in cui emerge 
l’importanza di condividere attività comuni e di stare insieme. 
La seconda fase è normativa, intorno ai 9 anni, in cui i bambini 
iniziano a stabilire e condividere delle regole e la terza fase, 
empatica, in bambini di 11 anni, richiama l’importanza 
dell’intimità. 
Gli stessi autori hanno studiato i diversi sistemi di valori che 
caratterizzano bambini piø grandi. A 10 anni, si fa riferimento a 
valori caratteriali come simpatia e generosità, cercando di evitare 
l’atteggiamento aggressivo dell’altro. Verso i 13 anni si ricercano 
qualità piø legate al rapporto, quindi l’amico è colui che piace e con
15 
 
il quale si parla dei propri problemi, mentre verso i 16 anni la 
caratteristica fondamentale sembra essere la lealtà.  
 
1.2  Parenti e amici 
Come precedentemente sostenuto per la definizione di amicizia, un 
aspetto antecedente alla relazione tra pari è la natura 
dell’attaccamento (Rubin, 1985). 
Nella strange situazion (Ainsworth, 2006) il bambino viene 
sottoposto a 8 episodi che generano in lui uno stress a livello 
relazionale. A seconda di come questi reagisce alla situazione 
“strana”, si sono individuati quattro tipi di attaccamento : sicuro, 
che nasce dalla disponibilità emotiva della madre e per questo il 
bambino è in grado di esplorare l’ambiente da solo e cerca di 
riavvicinarsi al caregiver quando questo ritorna da lui; insicuro 
evitante, che nasce dal rapporto con una madre che tende ad 
allontanare il bambino nel momento in cui questo cerca conforto e 
protezione per cui il bambino tenderà ad evitare il contatto con la 
figura di attaccamento; insicuro ambivalente, in cui si ha la 
presenza di una madre imprevedibile per cui il bambino mette in 
atto comportamenti contradditori e l’ultimo tipo di attaccamento è il 
disorganizzato in cui il bambino ricevendo costantemente un 
messaggio di pericolo, vive la madre come minacciosa e tende ad 
apparire o apprensivo o aggressivo (Bowbly, 1989). 
L’attaccamento sicuro permette di vivere dei rapporti di amicizia 
piø sereni rispetto ai bambini con attaccamento insicuro. A livello 
di conflitto la situazione veniva risolta in modo piø pacifico nel 
primo caso rispetto al secondo (Park, Waters, 1989).