3 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Introduzione 
 
In una società in cui la libertà di pensiero è ormai una conquista assodata e la 
pluralità delle idee è segno di civiltà e di arricchimento, nasce il confronto sui 
temi più diversi, soprattutto di natura morale. Tra questi temi risalta uno dei 
fenomeni più antichi e attualmente in piena evoluzione nell’ambito sociale, 
bioetico, culturale, legislativo e religioso: l’omosessualità. 
I rapporti sentimentali e sessuali tra persone dello stesso sesso sono sempre 
esistiti, l’omosessualità è una realtà documentata in ogni epoca e in ogni tipo di 
società umana. La storia classica ci insegna che gli omosessuali esistevano già 
nell’antica Roma e Grecia, specie tra le classi sociali più ricche e adagiate. 
Nel corso del tempo sono solo cambiate le forme che tali rapporti hanno 
assunto e le condizioni in cui essi sono stati e vengono tuttora vissuti. Oggi, ad 
esempio, è possibile individuare una molteplicità di identità che sussistono l’una a 
fianco all’altra e che non possono essere classificate con uno specifico termine 
(come lesbica, gay, bisessuale, eterosessuale, queer, transgender, ecc.).  
L’omosessualità ha subito una dura persecuzione da parte della Chiesa. 
Quando, infatti, la Chiesa ha iniziato ad estendere il suo dominio temporale 
diffondendo la parola di Dio e le sue leggi, timori e pregiudizi si sono riversati 
nella mente dell’uomo, condannando questo semplice e diverso gusto sessuale, e
4 
 
dipingendolo come un peccato contro natura, o addirittura una reazione 
demoniaca.  
Ma l’omosessualità non è stata perseguitata soltanto dalla Chiesa, ma anche da 
parte delle interpretazioni pseudo-scientifiche, che dichiaravano l’omosessualità 
come una vera e propria malattia o un disturbo mentale. 
Oggi, invece, la ricerca scientifica ha dimostrato come i gay e le lesbiche siano 
persone sane, e come le loro difficoltà non siano dovute all’orientamento 
omosessuale quanto alla discriminazione e alla cultura dell’ambiente nel quale 
vivono. Anche se di fatto gli omosessuali sono riconosciuti nella nostra società 
come persone sane, persiste, tuttora, una percentuale della popolazione che reputa 
quest’ultimi come diversi e come vittime da insultare
1
. 
Nell’attuale ventunesimo secolo la società esige rispetto e confronto culturale 
per un era sempre più pluralista improntata sulla totale libertà di pensiero e di 
espressione e integrata al rispetto delle leggi della democrazia. 
 Proprio per tali ragioni, la questione dell’omosessualità è, attualmente, un 
tema centrale nel contesto di Paesi democratici, dove si avverte l’esigenza di 
salvaguardare la democrazia nella sua essenza, di difendere uno spazio 
costituzionale che consenta a tutti la convivenza e il confronto, e che riconosca il 
principio democratico dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte la legge, anche 
per quanto riguarda i diritti degli omosessuali. L’obiettivo che molti Paesi 
democratici si pongono è quello di eliminare ogni discriminazione nei loro 
confronti, accogliendo le loro richieste
2
. Tuttavia, le rivendicazioni degli 
omosessuali, soprattutto per quanto riguarda il diritto al matrimonio e all’adozione 
di minori, si scontrano con i principi della morale cattolica. 
Il tema dell’omosessualità è molto dibattuto anche nell’ambito della bioetica. 
Quest’ultima ha avuto negli ultimi decenni un crescente interesse tra gli “addetti 
ai lavori” (medici, ricercatori) ma ha raggiunto anche la gente comune attraverso 
la diffusione dei mezzi di comunicazione. L’interesse per certi temi affiora tra i 
banchi di scuola, nei gruppi giovanili parrocchiali, nei Comitati di bioetica, nelle 
aule di diverse Facoltà o negli Istituti di Scienze religiose. Tutti domandano, tutti 
vogliono sapere. Anche gli inesperti nella materia, colgono che in bioetica si 
                                                 
1
 Redazione, Orientarsi nella diversità. La Storia e le culture, www.diversity-in-
europe.org/ital/geschichte/ix_geschichte.htm, agg. 08/03/2010, p. 1. 
2
 Si legga il libro di  S. Rodotà, Perché laico, Laterza, Roma-Bari, 2009.
5 
 
trattano problemi importanti, relativi alla dignità dell’uomo e alla difesa della vita, 
e delle condizioni che rendono la vita davvero umana
3
. 
Nel primo capitolo del presente lavoro mi occuperò della questione 
dell’omosessualità in bioetica, che vede la contrapposizione di due diversi 
orientamenti di pensiero, due diversi tipi di bioetica: la bioetica cattolica e la 
bioetica laica. 
La bioetica cattolica è contraria al riconoscimento del matrimonio omosessuale 
e all’adozione di minori da parte di coppie omosessuali, in quanto l’omosessualità 
non concretizza il progetto che Dio ha riservato per l’uomo ai fini procreativi. 
La bioetica laica, al contrario di quella laica, difende le scelte sessuali di ogni 
individuo e si propone di riconoscere importanti diritti al riguardo, finché non 
rechino danno a nessuno
4
. 
Nel secondo e nel terzo capitolo, invece, l’attenzione si concentra 
sull’omosessualità in Spagna. 
Il secondo capitolo si occupa dell’omosessualità durante il periodo franchista. 
Nel lungo periodo della dittatura franchista, il regime prescriveva una dura 
“rieducazione” verso quei ragazzi che si scoprivano omosessuali. Considerati 
come “delinquenti sociali”, molti omosessuali spagnoli, non subirono soltanto 
aggressioni, insulti e umiliazioni, ma furono anche vittime di una repressione 
statale basata sulla segregazione e reclusione in carceri o colonie penitenziarie 
(dei veri campi di concentramento). Prima in virtù della Ley de Vagos y Maleantes 
e, a partire dal 1970, della Ley de Peligrosidad Social.   
Le idee omofobe della dittatura erano determinate dalle condizioni 
economiche, demografiche e sociali del tempo. Si pensava che la crescita della 
popolazione contribuisse alla ricchezza del governo e che bisognasse fomentare la 
natalità con tutti i mezzi possibili. Inoltre, il regime si fondava sull’esaltazione dei 
valori maschili e una netta distinzione tra i ruoli maschili e quelli femminili. 
I governanti franchisti fecero in modo che l’unione tra la condanna della legge 
e il rifiuto della società risultasse solida. In effetti, la discriminazione nei confronti 
                                                 
3
 Si consulti il sito www.portaledibioetica.it, nella sezione Bioetica e diritti umani, agg. 
08/03/2010. 
4
 G. Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica, Mondadori, Milano, 2009.
6 
 
degli omosessuali non sorse in maniera spontanea ma fu determinata dalle 
decisioni dei governanti: “includendo l’omosessualità nei delitti ostacolarono 
l’apertura della società verso questa minoranza”. 
Per molte persone, le leggi si basano sulla bontà o malvagità delle condotte: se 
proibiscono una determinata cosa o situazione, si deve trattare di qualcosa 
necessariamente nocivo. 
 La repressione degli omosessuali fu sostenuta dalla Chiesa cattolica, dalla 
medicina legale e dalla psichiatria del franchismo. La Chiesa era contro 
l’omosessualità in quanto considerata “peccato” e “contro natura”; la medicina la 
considerava “una malattia” da curare; la psichiatria, invece, nei primi anni del 
franchismo si occupò dell’omosessualità più per condannarla che per studiarla, e 
considerava l’omosessuale un “delinquente”.  
Scoprirsi omosessuale, a quell’epoca, era la cosa peggiore che potesse capitare 
a un giovane, al quale non restava altra scelta che smascherare il proprio 
orientamento sessuale
5
. 
Il poeta García Lorca, ad esempio, è stato una delle vittime della dittatura 
franchista, non solo per le sue idee repubblicane, ma anche per il fatto di essere 
gay. Egli ha cercato, durante tutta la sua vita, di nascondere il proprio 
orientamento omosessuale
6
. E dopo la sua morte sono state censurate alcune delle 
sue opere a tematica omosessuale, come i Sonetos del amor oscuro
7
. 
Il terzo capitolo, invece, riguarda le condizioni che hanno favorito la nascita 
delle prime associazioni politiche per i diritti degli omosessuali durante la 
transizione democratica, per poi passare al governo Zapatero e alle leggi 
promulgate a favore dei diritti degli omosessuali. 
 
Tali leggi sono: 
                                                 
5
 Si legga Ugarte Pérez J., Una discriminación universal. La homosexualidad bajo el franquismo y 
la transición, Editorial Egales, Barcelona-Madrid, 2008. 
 
6
 I. Gibson, Lorca y el mundo gay, Planeta Editorial, Barcelona, 2009. 
7
 A. Acereda, Federico García Loca manda a su amor una paloma, Ariel (University of 
Kentucky), 1989, pp. 33-43.
7 
 
- la Ley 13/2005 del  1˚ luglio: riconoscimento del matrimonio omosessuale 
- la Ley 13/2005: adozione da parte delle coppie omosessuali 
- La Ley 3/2007: rettificazione del sesso delle persone nel registro civile 
 
In quella Spagna franchista, un tempo omofoba, non solo è riconosciuto il 
matrimonio omosessuale e l’adozione di minori da parte di coppie omosessuali, 
ma è stato anche approvato uno stanziamento per indennizzare gli omosessuali 
fatti oggetto di dure repressioni da parte del franchismo. L'iniziativa è partita 
dall’IU/ICV (il gruppo parlamentare Izquierda Unida/Iniciativa por Cataluña 
Verde, di orientamento molto liberale)
8
. A ricevere il primo risarcimento è stato 
Antonio Ruiz, che durante la dittatura franchista, era stato internato per tre mesi 
nel centro di Badajoz, sulla base della Ley de Peligrosidad Social 
9
.   
L’obiettivo di tale iniziativa è quello di dare giustizia a coloro che hanno 
trascorso in carcere interi anni della loro vita a causa del loro orientamento 
sessuale.  
La Spagna, dunque, diventa il primo Stato democratico a riconoscere la 
persecuzione di transessuali e omosessuali, risarcendo e indennizzando le sue 
vittime. 
Tutti coloro che hanno sofferto la repressione della dittatura per la loro 
condizione sessuale, oggi si sentono onorati grazie ad uno Stato e a diversi 
rappresentanti politici che hanno saputo far valere l’uguaglianza in tutti gli ambiti 
della vita sociale
10
. 
Qualcuno potrebbe chiedersi le motivazioni per cui si è scelto di approfondire 
suddetto argomento nell’ambito del contesto civile e politico spagnolo, 
escludendo gli altri Paesi che affacciano sul Mediterraneo.    
Innanzitutto, la Spagna, considerata per molti anni uno dei Paesi più in ritardo 
dell’Unione Europea, ha dimostrato, invece, di essere all’avanguardia quanto a 
capacità di rinnovamento normativo, adeguandosi alle recenti tendenze europee 
sul riconoscimento e relativa tutela dei nuovi modelli familiari. La Spagna di 
                                                 
8
 Redazione, La historia de un chico gay durante el franquismo, 
www.publico.es/espana/028724/homosexuales/instituto/homofobia/discriminacion/adolescencia/ac
oso/agresiones/gays/lesbianas, 16/12/2007. 
9
 Cfr. il sito www.gaywave.it/articolo/spagna-risarcito-gay-internato-durante-il-franchismo/4851, 
agg. 13/02/2010. 
10
 J. Ugarte Pérez, op. cit., pp. 267-268.
8 
 
Zapatero è, in effetti, l’unico Paese del Mediterraneo che riconosce il matrimonio 
omosessuale e l’adozione di minori da parte di coppie omosessuali, e dove è stata 
promulgata anche una legge importante per i transessuali.  
In secondo luogo, la Spagna, con le recenti leggi adottate a favore degli 
omosessuali, si presenta come una delle democrazie più vitali e come un esempio 
per l’Europa, per quell’Europa che si riconosce nella Carta dei diritti fondamentali 
dell’Unione Europea, proclamata a Nizza nel dicembre 2000, e che, nell’articolo 
21, sancisce il divieto di  qualsiasi forma di discriminazione fondata, oltre che sul 
sesso, sulla razza, sulla religione, sulla lingua, sulle opinioni, sull’handicap, 
appunto sulle tendenze sessuali; e che, nell’articolo 9, recita: “Il diritto di sposarsi 
e il diritto di costituire una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali che 
ne garantiscono l’esercizio”
11
. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                 
11
 Si veda Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (2000/C.364/01).
9 
 
 
 
 
CAPITOLO I 
La questione dell’omosessualità in bioetica 
 
 
1.1.  Premesse 
 
Il tema dell’omosessualità in bioetica, si concentra soprattutto sulla questione 
dei matrimoni omosessuali e dei diritti di filiazione delle coppie gay. Tuttavia, 
prima di affrontare tale tematica è opportuno fare alcune osservazioni legate ai 
possibili contrasti tra cultura cattolica e laica nel dibattito sulla bioetica. 
Nonostante alcuni studiosi neghino la differenza tra bioetica cattolica e bioetica 
laica
12
, essa è evidente e si fonda sulle due dottrine, opposte, della sacralità e della 
qualità della vita. E’ inoltre chiaro che questa differenza comporta modi antitetici 
di porsi rispetto alle questioni bioetiche più dibattute e controverse
13
. 
La bioetica è una disciplina che in Italia è nata in ritardo rispetto ai paesi 
anglosassoni
14
. La nascita risale agli anni 80’, quando all’Università Cattolica fu 
istituita la cattedra di bioetica, affidata al Prof. Elio Sgreccia. La bioetica, come 
disciplina, è sorta in ambito confessionale, e si è poi estesa e propagata su 
presupposti di ispirazione cattolica, fondata sulla fede, intesa come autorità e testi 
sacri
15
. 
Per bioetica cattolica, o della “sacralità della vita”, si intende, dunque, quella 
forma di bioetica che si ricava dai documenti ufficiali della Chiesa di Roma e 
dagli studiosi che ne condividono le posizioni di fondo. Tale bioetica è la più 
                                                 
12
 Secondo Sgreccia, ad esempio, la distinzione tra“bioetica cattolica” e “bioetica laica” è fittizia e 
ingannevole. Il confronto va fatto sull’antropologia di riferimento e sul problema della fondazione 
del giudizio etico. Si veda E. Sgreccia, Manuale di Bioetica. Fondamenti ed etica biomedica, vol. 
1, Vita e pensiero, Milano, 2007, p. 79. 
13
 Cfr. G. Fornero, op. cit., p. IX. 
14
 M. Mori, “Prefazione”, in U. Scarpelli, Bioetica laica, Baldini e Castoldi, Milano, 1998, p. XI. 
15
 G. Russo, Fondamenti di meta bioetica cattolica, Edizioni Dehoniane, Roma, 1993, pp. 34-36.
10 
 
autorevole, in effetti, all’interno del mondo cattolico esistono anche bioetiche di 
diverso orientamento e con diversa ragione filosofica
16
. 
Essa si fonda sul modello etico personalistico, che ammette e considera i valori 
morali basandoli sulla realtà metafisica della persona, proprio perché persona, 
l’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, è un valore oggettivo e quindi 
normativo. La persona è criterio morale oggettivo, universale e perenne capace di 
dare una risposta ai vari problemi etici dell’uomo. 
La persona è intesa come corpo animato e strutturato da uno spirito. Tale 
personalismo non va confuso con l’individualismo soggettivista, concezione in cui 
si sottolinea che la persona ha la capacità di autodecisione e di scelta (ottica 
diffusa nel mondo protestante ed esistenzialistico e in molti ambienti di teologia 
americana). 
La legge morale e naturale che spinge ogni persona a fare il bene ed evitare il 
male si concretizza nel rispetto della persona in tutta la pienezza dei suoi valori, 
nella sua essenza e dignità ontologica. Ciò vale in tutti gli ambiti del 
comportamento etico ed anche per la bioetica
17
.   
Da queste premesse deriva che tutto ciò che difende e promuove l’uomo in 
quanto persona, è bene; è male tutto ciò che lo minaccia, l’offende, lo 
strumentalizza, lo elimina
18
. 
Le tesi cattoliche sulla bioetica si riassumono, come spiega Fornero, nella 
teoria della sacralità della vita. La vita è un dono di Dio, il cui progetto deve 
essere riconosciuto dall'uomo e assunto come base dei propri comportamenti.  
L’individuo non ha un possesso arbitrale sulla propria vita, ma deve limitarsi ad 
accoglierla come un dono divino, con la consapevolezza che Dio è l’unico 
padrone di questa vita e l’uomo non può disporne
19
. Queste affermazioni sono 
collegate ai passi biblici in cui Dio dichiara: “Sono io a far vivere e a far morire” 
(Deuteronomio 32,39). La sacralità della vita consiste, dunque, nel fatto che la 
natura è creazione divina e la vita e la morte non sono oggetto di decisione libera 
dell'uomo; la vita è un bene “indisponibile”.  
La bioetica cattolica, partendo dal concetto della sacralità della vita umana 
insiste sulla indisponibilità e inviolabilità della vita; sulla presenza di un 
                                                 
16
 Cfr. G. Fornero, op. cit., p. 22. 
17
 Si guardi E. Sgreccia, op. cit., 70-72. 
18
 Cfr. D. Tettamanzi, Nuova Bioetica Cristiana, Piemme, Casale Monferrato, 2000, pp. 37-38. 
19
 G. Fornero, op. cit., pp. 29-30.
11 
 
“disegno” divino incarnato nell'ordine delle cose, cioè di un “progetto” di Dio 
sull'uomo e per l'uomo; su una serie di divieti “assoluti” che l'individuo è tenuto a 
rispettare. 
La trasmissione della vita umana è soggetta alle leggi di Dio, immutabili ed 
inviolabili, che vanno riconosciute ed osservate, e i diritti dell’uomo, nelle parole 
di Giovanni Paolo II, devono essere riferiti a ciò che l’uomo è per natura, e non 
alle scelte soggettive proprie di coloro che godono del potere di partecipare alla 
vita sociale o di coloro che ottengono il potere della maggioranza
20
. 
La visione cattolica sulle questioni della bioetica si è trovata ben presto a 
gestire un dibattito con la bioetica laica, o della “qualità della vita”, dove il 
discorso si fa più complesso, in quanto bisogna specificare il significato del 
termine laicismo. Abbagnano, nel suo Dizionario di Filosofia, distingue: 
A. In senso debole la laicità indica un atteggiamento critico e antidogmatico, 
che, partendo dal presupposto secondo cui non si può pretendere di possedere la 
verità più di quanto ogni altro possa pretendere, si ispira ai valori del pluralismo, 
della libertà e della tolleranza e quindi al principio dell’autonomia reciproca fra 
tutte le attività umane.[…] 
B. In senso forte indica la dottrina di coloro che non si limitano a una generica 
adesione dei valori dello spirito critico e della tolleranza, ma ragionano 
indipendentemente dall’ipotesi di Dio (etsi Deus non daretur) e da ogni fede o 
metafisica di matrice religiosa. […] 
In questo lavoro, con il termine laico si intenderà la seconda accezione, di 
conseguenza, per bioetica laica si intende quella riflessione bioetica che esclude 
ogni riferimento metafisico e ragiona come se Dio non ci fosse. Sulla base della 
distinzione tra significato forte e debole di laicità, risulta chiaro che quando i 
cattolici dicono di essere anch’essi laici, o quando dichiarano di costruire una 
bioetica laica, essi si riferiscono all’eccezione A del temine laico
21
. 
Tuttavia la laicità in senso forte non si caratterizza necessariamente per 
l’ateismo e agnosticismo. Scarpelli, ad esempio, dice che “Essere laici non 
implica né l’agnosticismo né l’ateismo, ma solamente l’esclusione di premesse 
metafisiche o religiose che pretendano di valere per tutti”.  
                                                 
20
 G. Fornero, op. cit., pp. 57-58. 
21
 Ibidem, pp. 66-68.
12 
 
Chi è laico può benissimo essere religioso ed avere fede in Dio, purché 
ammetta che tale fede è al di là della razionalità umana
22
. 
La bioetica laica, configurandosi come una bioetica della “qualità della vita”, 
ha fatto propria una tesi di origine aristotelica, ripresa da Seneca, secondo cui: 
non enim  vivere bonum est, sed bene vivere ( non è un bene il vivere, ma il 
vivere bene)
23
.  
Tale bioetica afferma che non è la vita in quanto tale, o in quanto espressione 
di un valore religioso o metafisico, a possedere pregio, bensì la qualità o il ben-
essere della vita, cioè una vita che è degna di essere vissuta. 
La società nella quale viviamo è piuttosto complessa, in essa convivono visioni 
diverse dell’uomo e della morale. Per tali ragioni è impossibile pensare che in un 
campo come quello della bioetica, che si occupa delle concezioni e dei sentimenti 
più profondi dell'uomo, possa esistere un canone morale a vocazione universale. 
La visione laica della bioetica non rappresenta una versione secolarizzata delle 
etiche religiose. Non vuole costituire una nuova ortodossia. Anche tra i laici non 
vi è accordo unanime su molte questioni specifiche. 
La visione laica si differenzia dalla parte preponderante delle visioni religiose 
in quanto non vuole imporsi a coloro che aderiscono a valori e visioni diverse. Là 
dove il contrasto è inevitabile, essa cerca di non trasformarlo in conflitto, cerca 
l’accordo “locale”, evitando le generalizzazioni.  
La libertà della ricerca, l’autonomia delle persone, l’equità, sono per i laici dei 
valori irrinunciabili. La bioetica laica ha dunque l’obiettivo di promuovere una 
società pluralista in cui si rispettino i diversi modi di vita possibile e diminuiscano 
le sofferenze dovute all’imposizione di un certo atteggiamento di pensiero, 
piuttosto che di un altro, e soprattutto auspica per una società in cui nessuno possa 
imporre divieti ed obblighi assoluti
24
. 
                                                 
22
 M. Mori, in U. Scarpelli, op. cit., p. 19. 
23
 L. A. Seneca, Lettere a Lucilio, vol. I, libro 8, lettera 70, Rizzoli, Milano, 1999, p. 447. 
24
 AA. VV., Manifesto di bioetica laica, “Il Sole 24 ore”, 09/06/1996.
13 
 
 
 
1.2.  Omosessualità e bioetica cattolica 
 
In nome delle leggi naturali divine, il comportamento della Chiesa nei 
confronti dell’omosessualità risulta notoriamente rigido (mentre non lo è quello di 
molti credenti)
25
. 
 Nel passato si dava un giudizio morale molto negativo dell’omosessualità 
definita come una tendenza disordinata e contro natura. Fin dalle origini la Chiesa, 
appellandosi alle Sacre Scritture, ha condannato la pratica omosessuale attraverso 
santi Padri, scrittori ecclesiastici antichi, riconosciuti come testimoni della 
Tradizione Divina. Fra i primi a pronunciarsi, fu il sommo sant’Agostino (354-
430), che dichiarò: “I delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti 
dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre. Quand’anche 
tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna 
divina: Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di 
loro stessi. Quando, mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa 
che Dio ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a venire 
violata (Sant’Agostino, Confessioni, c. III, p. 8).  Il Padre della Chiesa che 
condannò con maggior frequenza l’omosessualità fu san Giovanni Crisostomo 
(344 ca.-407), secondo il quale le passioni sono tutte disonorevoli, ma la peggiore 
di tutte è la bramosia fra maschi; le loro passioni sono sataniche, e le loro vite 
diaboliche.  
Tra gli altri Padri della Chiesa, che condannarono l’omosessualità, 
ricordiamo San Tommaso d’Aquino (1224-1274), che nella sua eccelsa Summa 
Theologica, descrive l’omosessualità come il vizio contro natura più grave, 
equiparandolo al cannibalismo e alla bestialità; il gesuita san Pietro Canisio 
(1521-1597), rifacendosi alla Sacra Scrittura, diceva che i sodomiti erano 
individui pessimi e fin troppo peccatori; Santa Caterina da Siena: vizio maledetto 
schifato dagli stessi demoni; San Pio V: l’esecrabile vizio libidinoso contro 
                                                 
25
 G. Fornero, op. cit., pp. 57-58.
14 
 
natura; San Pio X: il peccato contro natura grida vendetta al cospetto di Dio; 
ecc.)
26
. 
Attualmente i precetti cattolici hanno ancora un forte impatto sulla vita dei 
singoli e delle loro coscienze. La condanna che la gerarchia cattolica continua a 
rivolgere all’omosessualità pesa tuttora sull’esistenza stessa dei gay e sulla loro 
libertà di affermazione e realizzazione. 
Tale condanna è fondata sull’offesa a Dio e alla natura, un ingiuria che tutti gli 
omosessuali infliggono al Progetto di Dio sull’uomo. Si tratta di una condanna 
che non prevede eccezioni: solo la sottomissione e l’annullamento di sé. La 
posizione della Chiesa cattolica nei confronti dell’omosessualità si evince nei 
documenti ufficiali che rispettano la complessa realtà della persona umana che è 
stata creata da Dio
27
.  
La posizione cattolica ufficiale, invece, presenta alcune novità: si chiede per gli 
omosessuali rispetto e non discriminazione; si riconosce che non si tratta di un 
vizio ma di una struttura permanente dell’ “essere” di persone che possono essere 
integralmente normali e positive e si arriva a riconoscerne le capacità e la 
disponibilità a donarsi agli altri. Tuttavia, si tratta di aperture deboli; la Chiesa, 
infatti, non è ancora pronta per affrontare un vero ripensamento
28
. 
Tra i vari documenti ratificati dal Magistero della Chiesa riguardanti la 
tematica dell’omosessualità vanno annoverati: la Dichiarazione Persona Humana: 
Alcune questioni di etica sessuale, del 29 dicembre 1975; la Lettera sulla cura 
delle persone omosessuali, del 1˚ Ottobre 1986; la Dichiarazione sulle 
Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone 
omosessuali, del 3 Giugno 2003. 
La Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della Fede, Alcune 
questioni di etica sessuale, del 29 dicembre 1975, si propone di chiarire alcune 
questioni in materia sessuale soprattutto per le difficoltà incontrate dai pastori ed 
                                                 
26
 Si veda E. Oliari, La condanna dei Padri e dei Dottori della Chiesa, 
www.oliari.com/chiesa/dottori_chiesa.html, agg. 23/02/2010. 
27
 P. Rigliano, Amori senza scandalo. Cosa vuol dire essere lesbica e gay, Feltrinelli, Milano, 
2006, pp. 189-190. 
28
 Ibidem, pp. 195-196.
15 
 
educatori dinanzi ad un’accresciuta corruzione dei costumi, di cui uno dei più 
gravi indizi è la smoderata esaltazione del sesso. Quest’ultima, attraverso la 
diffusione degli strumenti di comunicazione sociale e degli spettacoli, è arrivata 
ad invadere il campo della educazione e ad inquinare la mentalità comune.  
Per quanto riguarda il tema dell’omosessualità, la maggiore preoccupazione del 
Vaticano, riguarda il fatto che alcuni, fondandosi su osservazioni di ordine 
psicologico, hanno cominciato a giudicare con indulgenza, anzi a scusare del 
tutto, le relazioni omosessuali presso certi soggetti. Essi distinguono tra gli 
omosessuali la cui tendenza, derivando da falsa educazione, da cattivi esempi o da 
altre cause analoghe, è transitoria o, almeno, è curabile, e gli omosessuali che 
sono definitivamente tali per una specie di istinto innato o di costituzione 
patologica, giudicata incurabile. 
Quanto ai soggetti di questa seconda categoria, alcuni concludono che la loro 
tendenza è naturale al punto da dover ritenere che essa giustifichi, in loro, 
relazioni omosessuali in una sincera comunione di vita e di amore, analoga al 
matrimonio. 
La dichiarazione afferma che, nell’azione pastorale, occorre accogliere con 
comprensione le persone omosessuali, sostenerle nel superamento delle loro 
difficoltà personali, parlare e giudicare con prudenza la loro soggettiva 
colpevolezza morale. Però nello stesso tempo si dichiara che: “Secondo l'ordine 
morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola 
essenziale e indispensabile. Esse sono condannate nella Sacra Scrittura come 
gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di 
Dio”. 
Per la prima volta in un documento della Chiesa Cattolica si riconosce 
l’esistenza di una costituzione omosessuale immodificabile; si parla infatti di 
omosessuali “che sono definitivamente tali per una specie d’istinto nato o di una 
costituzione patologica giudicata incurabile”. Ciò nonostante, le relazioni 
omosessuali non sono giustificate perché non si basano su una sincera comunione 
di vita e di amore, analoga al matrimonio. Esse precludono all’atto sessuale il
16 
 
dono della vita, e non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e 
sessuale. 
Inoltre, si sottolinea che in materia morale, l’uomo non può emettere giudizi 
secondo il suo personale arbitrio, l’uomo, nell’intimo della propria coscienza, 
scopre una legge alla quale deve obbedire. Egli ha una legge scritta da Dio dentro 
il suo cuore, e la sua dignità consiste nell’obbedienza a tale legge, e secondo la 
quale egli sarà giudicato
29
. 
La Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera sulla 
cura delle persone omosessuali, del 1˚ Ottobre 1986 indirizzata a tutti i Vescovi 
della Chiesa Cattolica, si caratterizza per un linguaggio piuttosto rigido e 
rappresenta un punto di svolta nel rapporto fra Chiesa e omosessualità, specie al 
paragone con le caute aperture adombrate nella Dichiarazione Persona Humana 
del 1975.  
In quella Dichiarazione si sottolineava il dovere di comprendere la condizione 
omosessuale, e di giudicare con prudenza la colpevolezza degli atti omosessuali. 
Nello stesso tempo, la Congregazione teneva conto della distinzione 
comunemente operata fra condizione e tendenza omosessuale e atti omosessuali. 
Questi ultimi venivano descritti come atti “intrinsecamente disordinati” che non 
possono essere approvati in nessun caso. 
Tuttavia, dopo la pubblicazione della Dichiarazione, furono proposte delle 
interpretazioni benevole della condizione omosessuale stessa, tanto che qualcuno 
giunse a definirla indifferente o addirittura buona.  
Questo secondo documento precisa che l’inclinazione della persona 
omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce una tendenza, più o meno 
forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. 
Per questo motivo, i pastori e i vescovi devono sollecitare coloro che si trovano 
in questa situazione perché non siano portati a credere che l’attuazione di tale 
tendenza nelle relazioni omosessuali sia una scelta moralmente accettabile. 
                                                 
29
 Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona humana, 29 dicembre 1975, n. 
1-8.
17 
 
L’omosessualità è un male, intrinsecamente disordinato, ma in sé non è 
peccato, mentre gli atti omosessuali sono sempre peccaminosi. La condanna degli 
atti omosessuali trova giustificazione nelle Sacre Scritture. Gli atti omosessuali 
violano la legge naturale morale, perché non hanno possibilità di procreare, né 
conducono ad una unione complementare. Scegliere un’attività sessuale con una 
persona dello stesso sesso equivale ad annullare il significato e i fini del disegno 
di Dio riguardo la realtà sessuale. L’attività omosessuale non esprime un’unione 
complementare, capace di trasmettere la vita, e pertanto contraddice la vocazione 
a un’esistenza vissuta in quella forma di auto-donazione che, secondo il Vangelo, 
è l’essenza stessa della vita cristiana. Questo non significa che le persone 
omosessuali non siano spesso generose e, anzi, vanno condannate le 
discriminazioni nei loro riguardi, ma quando si impegnano in un’attività 
omosessuale esse rafforzano al loro interno una inclinazione sessuale disordinata. 
L’attività omosessuale: “impedisce la propria realizzazione e felicità perché è 
contraria alla sapienza creatrice di Dio”. 
Gli omosessuali sono quindi tenuti a vivere la castità, cioè non devono avere 
rapporti omosessuali. Infine, si sottolinea che le associazioni di omosessuali sono 
possibili solo dopo aver precisato chiaramente che l’attività omosessuale è 
immorale
30
.  
La Chiesa Cattolica italiana interveniva così pesantemente contro 
l’omosessualità, oltre che per gli effetti che riversava sulla società e sulla vita 
ecclesiale, soprattutto per la forza che l’attivismo dei gruppi gay e lesbici stava 
acquisendo nel mondo e nel nostro Paese. 
Nella lettera del 1986 gli omosessuali erano accusati di aver provocato 
l’insorgenza dell’AIDS minacciando la vita e il benessere di un gran numero di 
persone. Il principale accusato dell’AIDS era ed è il sesso promiscuo. Gli 
omosessuali sono accusati da sempre di essere promiscui per natura e questo 
pregiudizio ha favorito l’idea che le relazioni tra omosessuali siano di per sé 
fragili e non durature. Così, per la lotta contro le malattie a trasmissione sessuale 
                                                 
30
 Si veda Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla 
cura pastorale delle persone omosessuali, 1˚ Ottobre 1986.