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della successiva, in un processo direzionale, quindi che vede
la modificazione del sito come forza trainante della
successione, purché rimangano invariate le condizioni
climatiche.
Primo stadio di tale processo nella Riserva naturale di
Torricchio è costituito dall'ingresso di cespugli di Juniperus
communis, J. oxycedrus e Cytisus sessilifolius nei pascoli
cespugliati già individuati da FRANCALANCIA (1976) nei
primi anni dell’istituzione della Riserva e, per quanto riguarda
l’ultima specie, cartografata in seguito da CANULLO e
SPADA (1996).
I primi stadi della successione risentono fortemente delle
condizioni iniziali, determinate dalle caratteristiche della
fitocenosi preesistente o della parziale o completa assenza di
copertura vegetale; anche il tipo di vegetazione nel paesaggio
ecologico circostante, ha una notevole importanza.
Campi, pascoli e prati abbandonati della zona temperata, tendono naturalmente
alla ricostituzione del bosco, attraverso processi a lungo termine, variabili e
interconnessi, caratterizzati da una certa ricchezza floristica e una discreta
eterogeneità della combinazione specifica. Questo tipo di processi comporta
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notevoli variazioni strutturali della fitocenosi: combinazioni di poche specie
sono sostituite da insiemi più complessi, strutture monostratificate tendono alla
pluristratificazione, tessiture omogenee cedono il passo a combinazioni di
mosaico a diverse scale. Generalmente si osserva un forte aumento del numero
delle specie, ma è frequente il caso in cui i processi ecologici hanno inizio
come riduzione di ricchezza floristica, particolarmente, quando s’instaurano su
prati pingui e ricchi di specie (CANULLO e FALINSKA, 2003).
Nel 2003 il Dipartimento di Botanica ed Ecologia ha iniziato
un programma di ricerca allo scopo di comprendere tempi e
meccanismi di colonizzazione, sviluppo e regressione delle
popolazioni di Juniperus communis e J. oxycedrus nelle
successioni secondarie della Riserva naturale.
Per popolazione s’intende l’insieme degli individui di una
stessa specie in una fitocenosi concreta; è descritta come
cenopopolazione (o popolazione cenotica; Rabotnov, 1950,
1969); per Pignatti (1995) si tratta di una popolazione che si
sviluppa condividendo un certo habitat con altre specie di
simili esigenze ecologiche (CANULLO e FALINSKA, 2003).
La fitocenosi è l'unità fondamentale della vegetazione; è
formata da popolazioni di altre specie che, attraverso
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interazioni reciproche e con l'ambiente, portano alla nascita di
una comunità ecologica (Sukacev, 1935 in Rabotnov, 1985a;
Rabotnov, 1950, 1969, 1985b; Pignatti, 1987; CANULLO e
FALINSKA, 2003)
Dato che le due specie pur presenti pur presenti da sempre nei
pascoli della Riserva, soltanto da qualche anno hanno
cominciato a caratterizzare la fisionomia dei pascoli alle
quote medio-basse di Colle Rotondo, è sembrato rilevante
iniziare a raccogliere informazioni per lo studio relativo ai
processi di popolazioni di ginepro nel pascolo xerico in
questione al fine di descrivere la dispersione e la dinamica di
questa pianta pioniera.
Poco si conosce infatti di questa specie se si eccettuano i
fondamentali studi di FALINSKI, alcuni contributi di BIONDI
(1990) e di TAFFETANI (2001) e il recentissimo volume a
cura dell’agenzia APAT (2004).
A tale scopo si è considerato utile utilizzare lo strumento
cartografico particolarmente rilevante in ambito ecologico e
per la biologia della conservazione (PEDROTTI, 2004).
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Nella zona oggetto di studio erano inoltre stati notati da
tempo alcuni grandi esemplari di Juniperus.
Questo fatto ha portato all’ipotesi che potesse trattarsi della
presenza dei cosiddetti Biogruppi (una modalità di
colonizzazione per nuclei di rigenerazione).
Si tratta di aggregazioni costituite da alcune specie di alberi e
cespugli di età diverse e di regola, uno degli alberi è più
vecchio degli altri e si trova al centro di questa aggregazione,
superando per altezza gli altri componenti e assumendo un
ruolo promotore per una futura formazione del bosco,
includendovi specie tipiche (CANULLO e FALINSKA, 2003).
A seguito di osservazioni generali sui territori della Riserva,
da qualche anno si è notato che, oltre a tali individui isolati di
ginepro e a popolazioni sostanzialmente mantenutesi stabili,
in posizioni marginali o aree limitate, la presenza di ginepri
nei pascoli xerici è andata crescendo, soprattutto nel versante
esposto a N-O di Colle Rotondo.
A seguito di queste informazioni si è deciso di procedere a un
rilevamento completo di un versante ove la posizione degli
individui di Juniperus communis e J. oxycedrus è stata
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cartografata in scala 1:500 (GALASSI e KONTOGEORGIOU,
2004 in Kontogeorgiou, 2004).
Lo scopo del presente lavoro è quello di esaminare processi di
popolazione a ginepro (Juniperus communis è J. oxycedrus)
nei pascoli xerici nella Riserva naturale di Torricchio ( zona
di Colle Rotondo) completando tutte le informazioni raccolte
al momento della mappatura. Si intende procedere a
rilevamenti di dettaglio che possano portare a valutazioni
delle variazioni spaziali e dimensionali e delle frequenze degli
individui.
In particolare si vuole verificare se processi di accrescimento
della popolazione siano ancora in atto (dato che la mappatura
si è limitata al rilevamento degli individui che emergevano
dalla copertura erbacea), e che relazioni siano ipotizzabili tra
le dimensioni della chioma e quelle del tronco.
Il presente studio intende fornire la basi adeguate al
monitoraggio del processo in corso a carico delle due specie,
per verificare (a medio e lungo termine) se esse accelerino o
meno la successione secondaria e attraverso quali meccanismi
( inclusa la verifica dell’effettiva preesistenza di biogruppi).
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Questo tipo di informazioni può rivelarsi determinante nel
consigliare l’uso della specie o scoraggiarlo nell’ambito di
progetti di recupero o restauro ambientale che utilizzino le
specie seriali (SARTORI, 1992), e per una più corretta
gestione naturalistica delle aree abbandonate nel settore
Appenninico.
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II. AREA DI STUDIO:
La Riserva naturale di Torricchio
2.1 Istituzione ed atti di tutela e riconoscimento
Il comprensorio montano denominato “Montagna di
Torricchio” è un area protetta (Riserva naturale)dal 1970,
anno in cui fu donata dal Marchese Incisa della Rocchetta
(allora presidente dell'associazione italiana per il WWF)
all'università di Camerino per farne luogo di studio e di
conservazione.
Con l'atto di donazione, la “Montagna di Torricchio” cambiò
destinazione d'uso: il territorio venne sottratto a qualsiasi tipo
di sfruttamento economico e destinato a riserva naturale, con
l'obbligo per l'Università di salvaguardare stabilmente le
caratteristiche ambientali e favorire lo svolgimento di studi di
Ecologia Applicata.
Tenuto conto del tipo di gestione fino ad ora adottata, la
Riserva di Torricchio corrisponde in minima parte ad una
riserva naturale controllata (settore nei prati falciabili) ed in
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gran parte ad una riserva naturale integrale. La Montagna di
Torricchio sin dal 14 Ottobre 1970 è stata automaticamente
sottoposta a regime di tutela e, in seguito, è stata oggetto di
applicazione di vincoli a carattere protezionistico, ottenendo
riconoscimenti anche internazionali.
Con D.M. (1971) è stata costituita l'oasi di protezione della
fauna (art.67 bis del T.U. sulla caccia).
Nel 1972 è stato applicato il vincolo paesaggistico (legge
n.1497 del 29 Giugno 1939) dalla commissione per la tutela
delle bellezze naturali della provincia di Macerata.
Nel 1973 il Magnifico Rettore dell'università di Camerino ha
emanato il Decreto Rettoriale n.101 con il quale viene istituita
la Riserva naturale integrale “Montagna di Torricchio”; con
esso, la proprietà è costituita oasi di protezione e di rifugio
per la fauna stanziale e migratoria ai sensi dell'art.67 bis del
T.U. sulla caccia.
Successivamente il Ministero dell'Agricoltura e Foreste (D.M.
7 Aprile 1977) riconosceva ufficialmente la Riserva naturale
di Torricchio.
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Con decreto del Ministero dell'Agricoltura e Foreste del 4
Ottobre 1979 la riserva è stata inclusa nella “rete europea di
riserva biogenetiche”, in quanto area rappresentativa della
media montagna appenninica.
La regione Marche ha inoltre riconosciuto con convenzione
del 18 Giugno 1984, la Riserva naturale del Torricchio come
Riserva di interesse regionale, inserendola in seguito nel
Piano Paesistico Ambiente Regionale approvato nel 1987.
Infine nell'ambito della Legge Quadro sulle aree protette
(legge 394/91) il comitato per le aree naturali protette ha
inserito la Riserva naturale Montagna del Torricchio al n.97
dell'Elenco Ufficiale delle aree naturali protette, quale
“Riserva naturale statale”
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III. DESCRIZIONE DELL’AREA
3.1 Caratteri generali
L'area della Riserva naturale di Torricchio fa parte del settore
montuoso interno della regione Umbro-Marchigiana-Sabina,
corrispondente geograficamente alla porzione settentrionale
dell'Appennino centrale.
Fig. 1 Posizione geografica del sito di studio.
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Fig. 2 Riserva naturale di Torricchio (dai tipi
dell’I.G.M.,F°132 –IV N.O.; aut.n.1992 del 6.10.1982).
La Riserva si estende per una superficie di 317 ha circa, ad
un’altitudine compresa fra 820 e 1491 m s.l.m. nella Val di
Tazza, tributaria della Valle del Chienti, quindi interamente
compresa nel versante Adriatico, esclusa una piccola parte del
versante Sud-Ovest del Monte Cetrognola che appartiene
idrograficamente all'Alta Val Nerina, vale a dire al versante
Tirrenico.