3 
Introduzione 
 
L‘espressione "Terza Via‖ è stato usata per la prima volta alla fine del diciannovesimo 
secolo con riferimento alla dottrina sociale della chiesa proposta nell‘enciclica Rerum 
Novarum emanata dal papa Leone XIII nel 1891 che si poneva come alternativa tanto al 
socialismo quanto al liberismo. Lo stato, ispirandosi ai principi cristiani, infatti doveva 
tutelare la proprietà ma allo stesso tempo garantire per legge il benessere degli operai e 
provvedere ai più deboli (le donne e i minori). 
Dopo la prima guerra mondiale, che segnò uno spartiacque in quanto la rivoluzione 
sovietica si poneva come modello di un socialismo realizzabile a breve termine e suscitò 
accese speranze ma anche violentissime reazioni, si posero come ―Terza Via‖ anche il 
socialfascismo e il nazionalsocialismo in quanto proponevano il superamento 
dell‘internazionalismo proletario a favore di un socialismo fortemente nazionalista.  
Un‘altra occasione in cui si usò l‘espressione fu agli inizi degli anni Trenta quando, 
dopo la crisi del ‘29, si capì che il mercato non poteva essere lasciato a se stesso e 
Roosevelt, sostenuto in qualche modo dall‘economista inglese Keynes, attuò il New 
Deal ponendo i presupposti per il welfare state che, per almeno mezzo secolo, 
soprattutto nell‘Europa continentale dove aveva assorbito molte delle idee portate avanti 
dai partiti socialdemocratici e comunisti, sembrò la terza via tra comunismo e libero 
mercato. 
Ma anche all‘interno della sinistra, è stata usata l‘espressione ―Terza Via‖ che ha 
assunto nel tempo significati diversi.  
Dapprima, verso la fine dell‘800, è stato il socialismo democratico o evoluzionista ad 
essere considerato la terza via in quanto, a differenza di Marx, non faceva più dipendere 
l‘avvento del socialismo dalle lotte rivoluzionarie del partito della classe operaia, ma da 
un automatismo storico futuro che avrebbe fatto diventare classe operaia la quasi totalità 
della società permettendo l‘avvento del socialismo pacificamente, attraverso la 
conquista della maggioranza parlamentare. 
Su questa base i partiti socialisti europei, sul modello del Partito Socialdemocratico 
Tedesco, facevano il loro ingresso nell‘agone politico rivendicando il suffragio 
universale e ponendosi anche la questione dell‘eventuale partecipazione a governi 
borghesi al fine di cominciare fin da subito a migliorare nel concreto la qualità della vita 
delle classi lavoratrici e a preparare le condizioni dell‘avvento della società socialista.
4 
Alla vigilia della prima Guerra mondiale, si affermò come Terza Via la 
Socialdemocrazia. Il nuovo programma socialdemocratico rifiutava l‘idea della lotta di 
classe, della prospettiva di un crescente sfacelo del capitalismo e della dittatura del 
proletariato. Le riforme per la socialdemocrazia non erano più, dunque, come lo erano 
state per il socialismo democratico, un mezzo per preparare la lotta per il socialismo, ma 
un mezzo per raggiungere gli obiettivi di un regolamento statale dell‘economia di 
mercato, di una più equa distribuzione dei redditi, e di maggiori diritti politici. 
L‘espressione ―Terza Via‖ fu ripresa solo molti anni dopo, negli anni ‘70, da Enrico 
Berlinguer, segretario del Partito Comunista italiano: 
Noi consideriamo l‘esperienza storica del movimento socialista, 
nel suo complesso, nelle due fasi fondamentali: quella 
socialdemocratica e quella dei paesi dove il socalismo è stato 
avviato sotto la direzione di partiti comunisti nell‘est 
europeo…ma entrambe vanno superate criticamente con nuove 
formule, con nuove soluzioni, con quella, cioè, che noi 
chiamiamo la terza via
1
. 
Nella Terza Via ideata da Enrico Berlinguer e battezzata dal giornalista Barbieri 
Eurocomunismo (Giornale Nuovo, 25 giugno 1975) si riconoscevano, oltre al partito 
comunista italiano, anche quello francese e spagnolo. La Terza Via eurocomunista fu un 
punto di svolta teorico-politico, sia rispetto alle vie tradizionali della socialdemocrazia 
sia al modello sovietico, che assumeva, come momenti essenziali di una strategia volta 
ad affermare ideali di socialismo, il pluralismo, l‘alternanza al potere, la laicità dello 
stato, e tutte le libertà, sia personali che collettive, sia quelle frutto delle grandi 
rivoluzioni democratico- borghesi, sia quelle frutto delle grandi lotte popolari.  
Al XXV° Congresso P.C.U.S. a Mosca, il 27 febbraio 1976, Berlinguer ne definisce i 
principi fondamentali che ridefiniscono i rapporti tra partiti comunisti, improntati a 
spirito di amicizia e di solidarietà ma anche a un aperto e franco confronto delle diverse 
esperienze e posizioni e al riconoscimento e rispetto della piena indipendenza di 
ciascuno di essi, in quanto la costruzione di una società socialista deve essere: 
 ―Il momento più alto dello sviluppo di tutte le conquiste democratiche e deve garantire 
il rispetto di tutte le libertà individuali e collettive, delle libertà religiose e della libertà 
della cultura, delle arti e delle scienze.‖  
Oggi l‘espressione ―Terza Via‖ è di nuovo al centro del dibattito politico. 
                                                 
1
 (Dalla trascrizione della Tribuna politica andata in onda il 15 dicembre 1981 su Rai Uno)
5 
Sono passati più di dieci anni da quando Tony Blair, divenuto il leader del partito 
laburista, diede il via al rinnovamento del partito volto a riportarlo al potere dopo sedici 
anni di governo conservatore. Da questo rinnovamento, realizzato da Tony Blair e 
teorizzato da alcuni intellettuali inglesi, tra cui Anthony Giddens, nascerà la Terza Via, 
presentata come frutto di una lunga elaborazione maturata attraverso una storia secolare 
di lotte e conquiste del movimento operaio europeo.  
La Terza Via si definisce come l'unica via possibile per governare la globalizzazione. 
Essa, hanno sempre sostenuto i suoi esponenti, è una necessità perché nè la vecchia 
politica socialdemocratica, nè le politiche neoliberiste sono in grado di governare i 
processi in corso. 
Per far questo occorrono una nuova politica e nuovi valori di riferimento, valori che la 
Terza Via individua nella responsabilità individuale, nell'uguaglianza delle opportunità 
e nella comunità. Questi valori diventano le fondamenta di una nuova concezione dello 
Stato e di una nuova politica volta a dare risposte ai problemi posti dalla nuova era della 
globalizzazione. Una globalizzazione considerata dalla Terza Via, che pur ne riconosce 
alcuni limiti, come un fenomeno sostanzialmente positivo. Una globalizzazione che 
però va saputa governare in modo da renderla più equa e più umana di quanto potrebbe 
fare una politica neoliberista e in maniera più efficiente di quanto potrebbe fare una 
politica socialdemocratica.  
Nel governo della globalizzazione, la Terza Via si propone di coinvolgere lo Stato, le 
istituzioni internazionali, le imprese multinazionali e la società civile. Lo Stato viene 
considerato ancora il più potente attore sulla scena in grado di bilanciare i poteri persi, 
proprio a causa della globalizzazione, mediante le istituzioni internazionali. Le 
multinazionali, d'altro canto, avrebbero nel tempo sviluppato una sensibilità che le ha 
rese ―socialmente responsabili‖ e in grado di agire in equilibrio tra l'interesse generale e 
gli interessi dei propri azionisti. Alla società civile, a sua volta, toccherebbe un ruolo 
fondamentale nell'esercitare pressioni sulle imprese affinché osservino le regole di 
comportamento stabilite di concerto dalle stesse con gli stati e le istituzioni 
internazionali.  
La misura della riuscita di questo ambizioso programma dovrebbe essere data, in base 
alle stesse dichiarazioni degli esponenti della Terza Via, dal raggiungimento degli 
obiettivi di sviluppo del millennio fissati dalle Nazioni Unite.  
Nonostante le condizioni politiche favorevoli, in quanto a partire dalla metà degli anni 
'90 gran parte dei paesi occidentali, tra i quali gli Stati Uniti di Clinton, l'Inghilterra di
6 
Blair, la Germaia di Schroeder, la Francia di Jospin e la stessa Italia, tanto per fare 
qualche esempio, erano governati da coalizioni di centro-sinistra che, per la maggior 
parte, guardavano al modello di Blair come un esempio da seguire, gli obiettivi di cui 
sopra, lungi dall'essere raggiunti, si sono invece allontanati. 
Molto si è parlato della Terza Via anche in Italia e Blair è stato indicato spesso come un 
modello da imitare, non solo per ridare fiato a una sinistra che appariva confusa e 
disorientata dopo il venir meno dei punti di riferimento tradizionali costituiti dai partiti 
storici travolti, l‘uno dal crollo del comunismo, l‘altro dagli scandali, ma anche perchè 
offriva un nuovo orizzonte da perseguire nell‘era della globalizzazione che presentava 
problemi del tutto nuovi ai quali le vecchie politiche non sembravano poter offrire più 
risposte. 
Da questo panorama è nato l‘interesse di andare a studiare più da vicino un fenomeno 
che appariva suggestivo e foriero di nuove prospettive, ma anche non privo di 
inquietanti contraddizioni. 
 Nella prima parte del lavoro si è cercata una definizione il più possibile completa della 
Terza Via e si sono analizzate e riassunte le sue più autorevoli posizioni teoriche, in 
opposizione sia al liberismo che alla socialdemocrazia; successivamente la ricerca si è 
soffermata sui valori, sulla concezione dello Stato, sulla concezione della 
globalizzazione e sul modo di governarla proposti della terza Via. La prima parte si è 
chiusa con l'esplicitazione degli obiettivi. Il lavoro si è poi orientato ad esaminare in 
primo luogo i risultati ottenuti dalle politiche della Terza Via e, per questo, fonte 
principale sono stati i rapporti di organismi internazionali, come le Nazioni Unite e 
varie ONG; la parte finale si è concentrata sulla riconsiderazione dei rapporti tra Stato, 
organizzazioni internazionali, imprese multinazionali e società civile, per verificare se 
gli assunti sui quali si sono mosse le politiche della Terza Via, relativi al peso degli 
attori presenti sulla scena (Stato, organizzazioni internazionali, imprese multinazionali e 
società civile) e alle loro reciproche relazioni, corrispondano alla realtà effettiva: 
Si è preferito, nel corpo del lavoro, dare il più direttamente possibile, la parola ai 
protagonisti, cioè a Giddens, a Blair, agli altri teorici della Terza Via, nonchè ai 
dissidenti e ai critici come pure alle figure più rappresentative della politica, 
dell‘economia e della società civile, affinchè risultasse, per così dire, oggettivamente, 
quale fosse il contesto nel quale si era mossa la ricerca. 
Nelle Conclusioni si sono tirate le fila spiegando i motivi delle scelte operate, 
ricostruendo lo scheletro argomentativo seguito e mostrando i risultati a cui si è giunti.
7 
Capitolo I: Il modello della Terza Via come inevitabilità 
La nascita della Terza Via 
Gli Inglesi hanno rifiutato di garantire al Labour Party la loro 
fiducia... essi ci hanno detto di ripensare e di rivedere, e di 
ritornare con un nuovo programma per un nuovo governo... Per 
riconquistare la fiducia del popolo inglese, ...noi dobbiamo 
cambiare l'orientamento delle idee... il nostro cambiamento è 
forgiare una nuova politica radicale per un mondo nuovo e in 
cambiamento
2
. 
Queste parole appartengono a un discorso tenuto da Tony Blair quando, nel 1994, dopo 
la quarta sconfitta elettorale consecutiva del partito laburista alle elezioni generali, 
avvenuta nel 1992, diventa il leader del partito. Da lui parte l‘azione di rinnovamento 
volta a riportare il partito laburista al potere dopo sedici anni di governo conservatore. 
Come fa notare Robert Taylor, nell‘articolo ―The Social democrats come roaring back”, 
in New Statesman del 20 dicembre 1999, l‘elettorato vuole più individualismo e meno 
collettivismo, più scelta per il consumatore e meno tassazioni. I socialdemocratici hanno 
bisogno di rinnovarsi se vogliono arrestare la loro crescente impopolarità.  
Da questo rinnovamento realizzato da Tony Blair e teorizzato da alcuni intellettuali 
inglesi, tra cui Anthony Giddens, nascerà la Terza Via.  
La risposta del Labour Party alle politiche neoliberiste della Thatcher si era fino a quel 
momento limitata a riproporre le vecchie concezioni della sinistra, ma da ora in avanti, 
secondo Blair, per riacquistare la fiducia degli elettori, il partito laburista deve effettuare 
un radicale cambiamento della sua politica. 
Simon Buckby e Neal Lawson nel loro articolo ―Third way? No way, Tony-labour party 
on socialdemocratic in Uk‖ pubblicato nel numero di New Statesman del 13 marzo 
1998, scrivono:  
Dopo anni di universali fallimenti elettorali e di dominio della 
legge del libero mercato, i nuovi socialdemocratici riconoscono 
                                                 
2
 Blair Tony, New Britain, my vision of a young country, Westview press, 2004; mia trad, p. 3: 
British have refused to grant the labour party their trust...they have  told us to rethink  and to review, and 
to come back with a new prospectus for a new government...to win the trus of the British people, ...we 
must change the tide of ideas... Our challenge is to forge a new and radical politics for a new and 
changing world.
8 
la fragilità dell'opposizione della sinistra e il bisogno di graduali 
riforme che portano il sostegno del pubblico
3
.  
A leggere attentamente ―New Britain, my vision of a young country” di Tony Blair 
emerge il sospetto che la Terza Via non sia altro che una strategia politica costruita a 
tavolino con l'intento principale di riportare il New Labour al potere e la sua 
teorizzazione da parte di Giddens e di altri intellettuali inglesi appare come il tentativo 
di dare una giustificazione teorica alla nuova strategia politica.  
Giddens nel suo libro La Terza Via sembra avvalorare questa tesi: 
Nel Regno Unito attualmente, come in molti altri paesi, la teoria 
arranca dietro alla pratica. Orfani delle vecchie certezze, i 
governi che sostengono di rappresentare la sinistra creano 
politiche all'impronta. C'è bisogno di mettere carne teorica sullo 
scheletro delle politiche che elaborano [i governi che sostengono 
di rappresentare la sinistra] -non solo per appoggiare quello che 
fanno, ma per fornire alla politica un maggior senso di direzione 
e scopo
4
. 
La Terza Via nasce quindi dall'esigenza di alcuni pensatori blairisti di dare un corpo 
teorico alle strategie politiche del New Labour volte a recuperare consensi dopo i 
rovesci elettorali. 
In questo contesto prende forma il pensiero di Giddens relativo all‘inadeguatezza delle 
categorie destra-sinistra e alla crisi della classe lavoratrice, un tempo base elettorale del 
partito laburista. 
Nel libro citato Giddens afferma ancora: 
I partiti socialdemocratici non hanno più una base di classe 
coerente su cui fare affidamento. Dal momento che non possono 
più dipendere dalle loro identità precedenti, devono crearsene di 
nuove in un ambiente che è socialmente e culturalmente più 
diversificato
5
. 
Nel suo libro l'autore cita un sondaggio di John Blundell e Brian Gosschalk che divide 
gli atteggiamenti sociali e politici in quattro raggruppamenti: conservatore, libertario, 
socialista, autoritario. 
                                                 
3
 Buckby Simon and Lawson Neal, Third way? No way, Tony-labour party on socialdemocratic in Uk, 
―New Statesman‖, 13/03/1998; mia trad: 
After years of worldwide electoral failure and the dominance of the free-market right, new social 
democrats recognise the fragility of the left's position and the need for gradual reforms that carry the 
support of the public. 
4
 Giddens Anthony, La Terza Via, Milano, il Saggiatore, 1999, p. 20.   
5
 Ivi, p. 37.
9 
In base ai dati dell'indagine, nel Regno Unito, circa un terzo della 
popolazione è conservatore, poco meno del 20% è libertario, il 
18% è socialista, il 13% autoritario e il residuo è del 15%
6
. 
Il partito laburista non avrebbe potuto vincere le elezioni contando solo sul gruppo 
socialista; il partito conservatore, invece, poteva contare sull'appoggio del gruppo 
conservatore e di una parte del gruppo libertario. Occorreva quindi guadagnare il 
consenso della maggioranza degli autoritari, dei libertari e dei non schierati. 
 Il consigliere elettorale di Blair, Philip Gould, afferma:  
Se la sinistra vuole costruire una coalizione che può essere 
sostenuta al potere... essa deve cominciare con la classe media 
7
. 
Questo imperativo di ricatturare i voti della classe media significa che il partito laburista 
dovrebbe perdere la sua reputazione di partito interventista, tassa e spendi, dovuta alla 
forte pressione che subisce dai sindacati e dall'estrema sinistra.  
Non a caso Tony Blair in ―New Britain‖ intitola un paragrafo Labour: the party of 
majority; in questo paragrafo Blair afferma che il nuovo partito laburista deve essere 
“oltre la nazione, oltre la classe, oltre i confini politici”
8
 e che quindi non deve 
rappresentare solo la classe lavoratrice, ma anche i piccoli commercianti e i ceti medi. 
E, infatti, Blair si rivolge ai genitori, agli studenti, ai cittadini che si vedono svaligiata la 
propria casa, ai piccoli commercianti e ai ceti a basso reddito, affermando che i 
conservatori non erano stati in grado di tutelare i loro interessi. Ora solo il partito 
laburista, liberatosi da quelle che Blair definisce ―le catene‖ del suo passato, può 
tutelarli. Ecco, infatti, Blair riprendere alcuni valori e problematiche cari alla classe 
media, come la sicurezza, la famiglia, i diritti subordinati ai doveri, l'abbattimento delle 
tasse, l‘uguaglianza delle opportunità.  
Ancora Gould sostiene che: 
La vera agenda politica era una combinazione di destra e sinistra. 
Essa era orientata a destra sul crimine, welfare, immigrazione, 
disciplina, tasse e individualismo, ma orientata a sinistra riguardo 
                                                 
6
 Ivi, p. 36. 
7
Gould Philip,  The Unfinished Revolution : How the Modernisers Saved the Labour Party, Little Brown 
and Company, London, 1998; mia trad, p. 174: 
 If the left wants to build a coalition which can be sustained in power, …it must begin with the middle 
class. 
8
 Blair Tony, New Britain… op.cit., p. 35: 
across the nation, across the class, across the political boundaries.
10 
al sistema sanitario nazionale, gli investimenti, l‘integrazione 
sociale, l‘opposizione alla privatizzazione e alla disoccupazione
9
. 
La strategia di Blair per riportare il partito laburista al governo si trova sintetizzata 
sempre nel suo libro ―New Britain, my vision of a young country‖: 
Un errore di cui numerosi partiti del centro sinistra hanno 
sofferto è cercare di dividere la società in un coacervo di vari 
gruppi di interessi e dare a ciascuno di loro una politica; riunitelo 
insieme, amalgamatelo e -ecco fatto- voi avete una maggioranza 
per il governo...Voi avete bisogno di un tema economico 
unificante, che penso si debba basare sul concetto di azione della 
comunità per offrire e potenziare le opportunità dei singoli 
individui e questo è qualcosa che si può applicare a tutti i gruppi 
della società
10
.  
Prima però di ogni dichiarazione programmatica, la Terza Via deve provare la sua 
inevitabilità dimostrando che le altre due vie, il socialismo keynesiano e il 
conservatorismo neoliberista, hanno fallito.  
Will Leggett, nell‘interpretare la teoria della Terza Via, mette in luce proprio l‘aspetto 
dell‘inevitabilità affermata dai suoi sostenitori. Egli sostiene che l‘inevitabilità 
scaturirebbe dalla crisi della dicotomia tra destra e sinistra, derivata dalla 
detradizionalizzazione e dalla individualizzazione, mentre la necessità della Terza Via, 
intesa come modernizzazione delle politiche del partito laburista, sarebbe imposta dai 
cambiamenti avvenuti nella base elettorale e dalla globalizzazione. 
Secondo altri teorici della Terza Via, però, il fenomeno della globalizzazione 
comprende entrambi i due processi di inevitabilità e di necessità; di conseguenza il 
concetto di necessità non è separato, ma è inserito nel più ampio concetto di inevitabilità 
a sua volta inseparabilmente connesso alla globalizzazione. 
Infatti, nei fautori della Terza Via, la necessità di una nuova politica, di una nuova base 
sociale e di un radicale cambiamento ideologico è giustificata dai cambiamenti in atto 
nella società dovuti alla globalizzazione e alla vittoria del capitalismo. È quindi 
                                                 
9
Gould Philip,  The Unfinished Revolution..., op.cit., p. 211: 
  the real political agenda was a combination of the right and the left. It was right-wing on crime, welfare, 
immigration, discipline, tax and individualism, but left-wing on the NHS, investment, social integration, 
opposition to privatisation and unemployment.  
10
Blair Tony, New Britain..., op.cit., p. 39: 
 A mistake that several left- of -centre parties have suffered from is to try and divide society up into a set 
of different interest groups, give them each a policy, put it together, amalgamate it, and then-hey presto –
you‘ve got a majority for government…you require a unifying economic theme, which I think is based 
around the notion of community action to provide and enhance individual opportunity, and that is 
something that will be applied to all groups in society.
11 
l‘inevitabilità della globalizzazione a creare la necessità di un rinnovamento politico, 
ideologico e culturale della sinistra. 
Come dice Joel Krieger: 
 La comprensione del New labour della globalizzazione [è] il 
motivo chiave legittimante per il suo orientamento istituzionale, 
per il suo approccio politico e la sua visione dell‘azione 
politica
11
. 
Il punto è, afferma Paul Cammak: 
creare un‘ideologia che rafforzi l‘azione politica del New 
Labour, in circostanze in cui la vecchia sinistra 
(socialdemocrazia classica) e la nuova destra (neo liberalismo) 
hanno fallito
12
. 
La caduta del comunismo 
 
Giddens deve di conseguenza demolire il socialismo e la socialdemocrazia come 
dottrine, non solo sul piano economico ma anche etico-ideologico. 
Il punto di partenza di Giddens è che i socialisti portavano avanti l‘idea che il 
capitalismo potesse essere umanizzato grazie a una gestione economica socialista.  
Infatti Giddens nel suo libro La Terza Via afferma che, sebbene il socialismo sia stato 
innanzitutto all‘origine un impulso filosofico ed etico, 
...già molto prima di Marx ha cominciato ad assumere le spoglie 
di una dottrina economica. È stato però Marx a fornire al 
socialismo una complessa teoria economica e a portare il 
socialismo nel contesto di una narrazione storica 
onnicomprensiva Le concezioni marxiane di base hanno poi 
finito per essere condivise da tutti i socialisti 
13
. 
La dottrina economica fornita da Marx è definita da Giddens, nel suo libro La Terza 
Via, pianificazione socialista e viene identificata con il modello cibernetico: 
                                                 
11
Krieger  Joel, What Political Space is Left in Tony Blair‟s Britain?,  in Wake Forest University 
<http://www.wfu.edu/%7Ecaron/ssrs/krieger.doc>; mia trad: 
New labour‘s understanding of globalization, [is] the key legitimating motif for its institutional 
orientation, policy  approach, and view  of  political agency. 
12
Cammack Paul, Giddens „Third Way‟ as Semantic Engineering – Selling Neoliberalism as Social 
Democracy, perThe Third Way and Beyond, University of Sussex, 2/11/2000; mia trad: 
…to create an ideology to underpin the political agenda of New Labour, in circumstances where those of 
the old left (classical social democracy) and the new right (neoliberalism) have faltered. 
13
 Giddens Anthony, La Terza..., op.cit., p. 21.
12 
Il socialismo era basato su quello che potremmo chiamare un 
modello cibernetico nella vita sociale... secondo il modello 
cibernetico, un sistema (nel caso del socialismo, l'economia) può 
essere organizzato nel modo migliore se lo si assoggetta ad 
un'intelligenza direttiva 
14
. 
Giddens identifica nella pianificazione socialista sia il welfare state socialdemocratico 
sia, in forma più radicale, la società di tipo sovietico: 
[La] pianificazione economica, ...deve essere centralizzata. Nella 
teoria socialista, tale progetto prende la forma di un <<modello 
cibernetico>> dell'organizzazione economica. L'economia 
socialista (non lo Stato, che<<si dissolve>>) è governata da 
<<un'intelligenza di ordine superiore>>-il cervello economico- 
che controlla gli input e gli output economici di <<livello 
inferiore>>. Alcuni identificano questi cervelli economici con 
<<...commissari locali, regionali o nazionali>> che organizzano 
tutta la vita economica secondo le esigenze della comunità che 
essi consapevolmente rappresentano o guidano
15
. 
All'inizio degli anni Novanta, con la caduta dell'Unione Sovietica, cade in discredito 
anche il comunismo di Marx. 
Robert Taylor scrive nel suo articolo già citato “The social democrats come roaring 
back Europe”:  
All‘inizio degli anni Novanta, non era solo il modello comunista 
dell‘Unione Sovietica a sembrare screditato, ma anche la 
socialdemocrazia, suo nemico giurato dal 1917
16
. 
Ha detto David Marquand il rettore del Mansfield College di Oxford nel suo articolo ―A 
philosophy that would not die - social democracy”:  
Il comunismo è morto, il socialismo di sinistra fondamentalista è 
screditato
17
. 
È chiaro per Giddens che la caduta dell'Unione Sovietica, causa a sua volta della crisi 
del socialismo, è causata dalla crisi economica del modello cibernetico-socialista: 
                                                 
14
 Giddens Anthony, Oltre la destra e la sinistra, Il Mulino, Bologna, 1997, p. 15. 
15
Ivi, p. 75. 
16
 Taylor Robert, The social democrats come roaring back.(Europe), in ―New Statesman‖, 20/12/1999; 
mia trad: 
the beginning of the 1990s, it was not just the Soviet model of communism that seemed discredited, but 
also social democracy, its sworn enemy since 1917.  
17
  Marquand David, A philosophy that would not die, in ―The New Statesman Essay‖, 26/02/1999: 
Communism is dead, fundamentalist left socialism discredited.
13 
Col senno di poi, possiamo ormai spiegare abbastanza 
chiaramente perché l‘Unione Sovietica... sia rimasta 
drammaticamente indietro, e perché mai le socialdemocrazie 
siano andate incontro ad una crisi. La teoria economica del 
socialismo è sempre stata inadeguata 
18
. 
Secondo Giddens, infatti, il fallimento della politica economica socialista è dovuta non 
solo al fatto che l'idea socialdemocratica sull'inefficienza del capitalismo era 
profondamente sbagliata in quanto 
 sottovalutava la capacità del capitalismo di innovare, adattarsi e 
di generare produttività crescente. Il socialismo non è riuscito 
inoltre a comprendere l'importanza dei mercati come meccanismi 
formativi che forniscono dati essenziali per compratori e 
venditori
19
. 
ma anche al fatto che il modello cibernetico basato sulla pianificazione centrale non può 
più sopravvivere: 
 [il modello cibernetico] è stato uno strumento relativamente 
efficace, almeno nelle condizioni della modernizzazione 
semplice. Il problema è che la modernizzazione riflessiva, 
associata alla globalizzazione, introduce condizioni sociali ed 
economiche del tutto differenti 
20
. 
Giddens spiega: 
 Un'economia moderna può sopravvivere, o persino prosperare, 
in un sistema organizzato sulla pianificazione centrale solo 
finchè valgono certe condizioni; finché l'economia in questione è 
essenzialmente nazionale, la vita sociale è segmentata (anzichè 
estesamente penetrata dalle influenze globalizzanti), e il livello di 
riflessività istituzionale ancora modesto. Quando queste 
circostanze vengono meno, il keynesismo vacilla e le economie 
di tipo sovietico ristagnano
21
. 
In quest'ultimo passaggio, come si vede, Giddens mette insieme il keynesismo con le 
economie di tipo sovietico.  
A questo punto Giddens fa un ulteriore passaggio, identificando il fallimento della 
pianificazione sovietica non solo con il fallimento della teoria economica socialista, ma 
anche con il fallimento del socialismo tout court.  
Giddens, infatti, liquida così l'impulso filosofico ed etico del socialismo: 
                                                 
18
 Giddens Anthony, La Terza..., op.cit., p. 22. 
19
 Ibidem. 
20
 Giddens Anthony, Oltre la destra..., op.cit., p. 84. 
21
 Ivi, p. 86.
14 
 Le speranze dei radicali di realizzare una società in cui, come 
disse Marx, gli esseri umani potessero essere ―veramente liberi‖ 
sono risultate, a quanto pare, non più che vuote fantasticherie 
22
.  
Riprendendo poi ironicamente la nota frase del Manifesto del partito comunista, scrive:  
 Lo spettro che turbava il sonno della borghesia e che per più di 
settant'anni si è aggirato per l'Europa è ormai tornato 
nell'oltretomba
23
.  
Giddens passa poi a liquidare anche le altre possibili alternative di sinistra all‘ormai 
defunto socialismo. 
Infatti, afferma che ―suona piuttosto trita”
24
 la tesi secondo la quale il vero socialismo 
non è mai stato applicato e che il comunismo dell'est non è stato altro che un dogma 
autoritario prodotto da una rivoluzione tradita. 
 C'è chi continua ad affermare che la via socialista non è mai 
stata tentata, e che la scomparsa dei regimi comunisti è una 
fortuna più che un disastro. Secondo questo modo di vedere, il 
comunismo è una forma di dogmatismo autoritario prodotto da 
una rivoluzione tradita, mentre il socialismo riformista realizzato 
in alcuni paesi dell'Europa occidentale sarebbe stato sviato dai 
tentativi di far posto al capitalismo, anziché di superarlo. 
Tuttavia, tale tesi suona piuttosto trita
25
. 
Giddens liquida infine anche il marxismo occidentale critico verso l'unione sovietica: 
 Il Marxismo occidentale è riuscito per un certo periodo di tempo 
ad eleggere a modelli della società socialista alcuni paesi in via 
di sviluppo, la Cina di Mao, la Cuba di Castro e alcuni altri paesi 
rivoluzionari del terzo mondo
26
. 
Ma anche questi modelli si sono rivelati fallimentari: tra questi paesi, afferma Giddens, 
alcuni come quelli africani sono clamorosamente falliti, mentre hanno avuto una 
consistente crescita economica solo quelli che hanno adottato il sistema capitalista: 
 Gli stati socialisti africani sono andati a picco, e lo stesso è 
accaduto in altri continenti... ma la cosa forse su tutte la più 
importante è che il veloce sviluppo delle tigri asiatiche 
dimostrava che paesi del terzo mondo potevano avviare una 
                                                 
22
 Ivi, p. 7. 
23
 Ibidem. 
24
 Giddens non approfondisce la critica a questa tesi spiegando che cosa intende per ―piuttosto trita‖.  
25
 Giddens Anthony, Oltre la destra..., op.cit., p. 84. 
26
 Ivi, p. 83.
15 
rapida consistente crescita economica contando esclusivamente 
sulle loro stesse forze- all'interno di un sistema capitalistico
27
. 
L‘esempio più eclatante, Giddens afferma, è quello della Cina che ha potuto avviare  
un periodo di rapido sviluppo solo mettendo da parte Marx: 
 Messo da parte il Marxismo, la Cina ha cominciato a introdurre 
forme di iniziativa economica capitalista, avviando un periodo di 
rapido sviluppo
28
. 
Nemmeno il successo di Cuba, incalza Giddens, può illudere i socialisti occidentali 
perchè il successo era dovuto esclusivamente agli aiuti di Mosca: 
Divenne presto chiaro che le riforme sociali introdotte avevano 
avuto successo solo perché massicciamente sostenute dagli aiuti 
economici sovietici 
29
.  
 Per Giddens il fallimento del socialismo come strumento per avviare lo sviluppo dei 
paesi poveri è stato un duro colpo per il marxismo occidentale visto che uno dei suoi 
pilastri era 
 la teoria dell'imperialismo capitalista e della dipendenza del 
terzo mondo 
30
.  
All'interno di questa teoria la rivoluzione socialista era presentata: 
 come la sola strada attraverso cui i paesi poveri avrebbero potuto 
sottrarsi alla posizione di subordinazione imposta loro dall'ordine 
globale capitalistica 
31
. 
Per concludere che la storia del socialismo come teoria politica dell'avanguardia è 
giunta al termine a Giddens non resta che affermare che il socialismo di mercato (che 
lui definisce un infelice compromesso tra la pianificazione centrale socialista e le 
istituzioni chiave del capitalismo di mercato), sostenuto da molti dei dissidenti 
dell'Europa orientale e dalla socialdemocrazia scandinava, non è un'opzione realistica: 
 a mio avviso, vi sono buone ragioni per sostenere che il 
socialismo di mercato non è un'opzione realistica 
32
. 
                                                 
27
 Ibidem. 
28
 Ibidem. 
29
 Ivi, p. 87. 
30
 Ivi, p. 83. 
31
 Ibidem.
16 
Dopo aver spiegato in che cosa consiste, per lui, il socialismo di mercato: 
 una proposta avanzata nel corso del dibattito svedese sul piano 
Meidner prevedeva che i lavoratori potessero accumulare fondi 
nei settori commerciale e aziendale fino al punto di estromettere 
gli azionisti privati. I lavoratori avrebbero posseduto le azioni 
delle loro stesse cooperative e avocato a sè il diritto di eleggere i 
manager, ma, a differenza dei normali azionisti, non avrebbero 
potuto vendere o acquistare le proprie quote sui mercati aperti
33
. 
chiarisce perchè questa soluzione non è per nulla convincente: 
 se l'efficienza richiede la determinazione dei prezzi di mercato 
di tutti i beni, compresa la forza lavoro, non si vede perché 
(esclude) il capitale; dunque, le difficoltà dell'economia a 
pianificazione centrale riappariranno, in particolare perché 
nessun criterio o regola di mercato guiderà la mobilizzazione 
efficiente del capitale di investimento accumulato
34
. 
Per Giddens però questo non è l'unico problema, infatti: 
 Il capitale accumulato dalle imprese tenderà a rivelarsi avverso 
al rischio, con la conseguenza che le aziende ristagneranno, 
proprio come è accaduto in Unione Sovietica. Poiché ogni nuovo 
ingresso riduce la partecipazione azionaria di ciascuno, le 
cooperative dei lavoratori già costituite tenderanno a non 
accogliere altri membri; quanto ai vecchi, non potendo 
conservare, uscendo, le proprie azioni, preferiranno in genere 
non dimettersi
35
. 
Quindi Giddens afferma, citando John Gray, ―Beyond the new right”, che il socialismo 
di mercato sarà in sostanza caratterizzato da:  
 una disoccupazione strutturale massiccia, stagnazione 
tecnologica, un'asta politica caotica del capitale, e ricorrenti 
episodi di intervento autoritario da parte del governo centrale per 
prevenire o correggere gli abusi delle cooperative dei 
lavoratori[...] Il socialismo di mercato è un infelice compromesso 
tra la pianificazione centrale socialista e le istituzioni chiave del 
capitalismo di mercato
36
. 
Eliminate quindi le ultime tracce del socialismo, Giddens passa alle altre direzioni cui i 
radicali di sinistra possono riferirsi:  
                                                                                                                                               
32
 Ivi, p. 87. 
33
 Ibidem. 
34
 Ivi, p. 88. 
35
 Ibidem. 
36
 Ibidem.