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La Cartografia nel mondo classico

La cartografia sembra svilupparsi con un intento essenzialmente pratico e tecnico, ma, dal VI secolo, la cartografia procede su due binari paralleli: da un lato abbiamo l’esigenza pratica di conoscere nuove terre da colonizzare (si risolve nei periploi), e dall’altro abbiamo la ricerca filosofica teorica, che porta alla nascita di elaborati trattati, nei quali la Terra è vista e studiata nel suo complesso e si tenta di risolvere problemi cosmici, quali la misura della Terra e l’origine dell’Universo. Si può affermare che il primo geografo greco sia il grande Omero: l’esattezza della descrizione delle coste dell’Italia meridionale, i frequenti accenni alle distanze marine e ai tempi necessari a percorrerle, la possibilità di approdo, fanno capire che la conoscenza geografica era molto avanti e trarrebbero origine dai periploi, come la descrizione dello scudo di Achille, trasposizione letteraria di un disegno cartografico. La raffigurazione appare suddivisa in cinque parti, corrispondenti ai cinque cerchi concentrici di diametro crescente che compongono lo scudo. Al centro è rappresentato l’Universo celeste con il Sole, la Luna e le costellazioni principali; nella seconda parte c’è la Terra più densamente abitata, con due grandi città; nella terza ci sono campi coltivati; nella quarta scene di vita pastorale; nella quinta, la più grande, che racchiude le altre, c’è l’Oceano, che circonda ad anello la Terra. 

Nell’età arcaica, la cartografia greca dev’essersi sviluppata come sostegno del movimento di fondazione delle colonie lungo le coste del Mediterraneo. Degli antichi periploi ci rimangono pochi frammenti, ma sappiamo che ne esistevano di tre tipi: peripli circoscritti a un mare particolare, peripli che riguardavano tutto il Mediterraneo e peripli che trattavano delle coste dell’Oceano. Nel VI secolo inizia a svilupparsi una cartografia che spazia in tutte le terre. 
1. Anassimandro: vissuto tra il 610 e il 546 a.C., costruisce una carta della quale però sappiamo poco, viene ricordato come il primo cartografo.
2. Ecateo: 550-480 a.C., rivide il disegno di Anassimandro, integrandolo con notizie dirette, desunte dai suoi lunghissimi viaggi.
3. Autore sconosciuto: sempre della scuola ionica, non conosciamo il nome, descrisse la forma della Terra secondo una teoria molto personale, che peraltro troverà similitudini nell’epoca medievale. Considera la Terra formata da sette parti, come un corpo umano: il Peloponneso è la testa, l’istmo è la spina dorsale, la Ionia è il diaframma, l’Ellesponto la coscia, il Bosforo Tracio e Cimmerio sono i piedi, il Mare Egizio è l’alto ventre, il Mar Nero il basso ventre e il Mar Caspio il retto.
4. Pitagora: sostiene la sfericità della Terra. 
Continua a progredire una cartografia pratica, legata alla vita sociale e a necessità militari. Quando il porto del Pireo venne distrutto dai Persiani, o quando la città di Mileto venne bruciata dai Persiani, si provvide alla ricostruzione in base a accurati progetti urbanistici, con l’aiuto di architetti tra cui Ippodramo di Mileto, che studiò perfettamente la morfologia del terreno per poi adattarvi un reticolato di strade e piazze.
5. Aristagora: costretto a fuggire da Mileto per la sconfitta dei persiani, si rifugiò presso gli Spartani, ai quali mostrò una carta incisa in bronzo, sperando di convincerli a combattere contro la Persia. 
Nell’età arcaica la cartografia rimase legata ad alcuni filoni particolari: i peripli, connessi con la fondazione delle colonie, che riguardavano la conoscenza abbastanza precisa delle coste del Mar Mediterraneo; le carte militari, collegate alla potenza persiana e poi macedone, che interessa principalmente l’Asia occidentale sia da un punto di vista topografico che etnografico; il filone delle carte generali, sulla forma della Terra, derivate dall’indagine filosofica. Solo nella seconda parte del IV secolo nasce una cartografia che si può definire scientifica, nella quale all’aumento delle conoscenze dei popoli e dei territori è connessa l’applicazione della matematica. 
6. Dicearco da Messina: 350-290 a.C., costruisce una carta del mondo servendosi di una linea di riferimento, il diafragma, che, in direzione ovest-est, passava per le Colonne d’Ercole, la Sicilia, Atene, Rodi, il Monte Tauro e il Monte Immaus, luoghi secondo lui allineati lungo questa linea, come se avessero la stessa latitudine.
7. Eratostene: 276-195 a.C., applicò la misurazione angolare e i concetti astronomici al disegno cartografico. Riuscì a calcolare, basandosi sulla diversa inclinazione dei raggi solari  a Siene e ad Alessandria, la distanza tra queste due città; usò poi tale distanza per calcolare la grandezza della Terra, considerata una sfera perfetta. Inoltre si servì di un insieme di linee orizzontali e verticali, tracciate a distanze disuguali, ma passanti per località note (anticipazione del reticolato geografico). 
8. Cratete di Mallo: inizio II secolo, riconosce le grandi deformazioni che comportava la resa in piano della superficie sferica, e quindi elabora un modello del Mondo a tutto tondo, con la suddivisione della Terra in quattro continenti uguali per estensione. 
9. Ipparco di Nicea: 180-125 a.C., costruisce, per rappresentare in piano la sfera, due proiezioni che preannunciano, come criteri, quelle oggi conosciute con il nome di proiezioni ortografica e stereografica. 
10. Posidonio di Apamea: II secolo, riprende i calcoli di Erastotene, per giungere però ad ottenere un valore della lunghezza del grado di meridiano assai inferiore e più lontano dalla realtà. 
11. Marino di Tiro: I secolo, realizza le idee di Ipparco sviluppando la teoria delle proiezioni e rivestendo la carta con una rete di circoli meridiani e di paralleli tracciati sulla base di precisi calcoli matematici, fornendo una serie di misurazioni delle coordinate geografiche.
12. Claudio Tolomeo: nacque a Tolemaide d’Egitto verso il 100 d.C. e operò in Alessandria sotto gli Antonini. Come astronomo non ebbe la possibilità, per l’immaturità dei tempi, di giungere alla visione eliocentrica del sistema solare, ma riuscì a conciliare i dati delle osservazioni con la teoria geocentrica. Secondo Tolomeo, al centro del sistema vi era la Terra e, a diverse distanze da questa, in ordine crescente, la Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. Il Sole descriveva un’orbita eccentrica rispetto alla Terra, mentre i pianeti descrivevano epicicli, cioè orbite circolari non intorno alla Terra, ma intorno a punti situati sul deferente, cioè la circonferenza al centro della quale si immaginava la Terra. Confermò la precessione degli equinozi. La sua opera astronomica è l’Almagesto. Altrettanto importanti sono gli studi in cartografia, utilizzando le conoscenze dei suoi predecessori, come Marino di Tiro, Ipparco (coordinate geografiche) e Posidonio (valutazione della circonferenza terrestre) e diede con precisione delle regole da seguire per la costruzione di globi terrestri e planisferi. L’errore sulle reali dimensioni della Terra, dovuto al difettoso calcolo delle terre emerse allora conosciute, stimate in 180° in longitudine, 50° in più del vero. Non sappiamo esattamente il valore dello stadio utilizzato da Tolomeo, ma riteneva che il Mediterraneo fosse di 20° più esteso di quanto sia nella realtà. Tuttavia, il motivo della sua opera cartografica fu quello di rappresentare con una proiezione, la più idonea possibile, il profilo delle terre emerse e le località principali. Per le coordinate si deve supporre che abbia proceduto nel lavoro mediante approssimazioni, con le descrizioni generali e particolari dell’ecumene con la posizione di alcune località, le carte principali, i peripli, i resoconti di viaggi e compilazioni e carte già costruite sulla base di altre informazioni. Dovette, perciò, unire al proprio intuito e al buon senso una notevole capacità di ragionare in termini matematici. L’opera cartografica si compone di otto libri. Alcuni manoscritti, che contengono carte geografiche, sono stati distinti in due gruppi: il gruppo A (11 manoscritti, con 26 carte allegate al testo) e il gruppo B (5 manoscritti, con 64 carte inserite nel testo). Le carte geografiche possono essere a un unico foglio oppure in 4 fogli. Nel primo libro abbiamo la critica a Marino di Tiro e istruzioni per il disegno di carte e proposte per la costruzione di due proiezioni di sviluppo (una con l’accostamento all’equatore di due coniche e l’altra, conica modificata, con il cono di proiezione secante all’equatore e lungo il parallelo di 45°). Inoltre ci sono consigli su come segnare i confini e su come utilizzare i dati contenuti nelle tabelle allegate; nel retro delle carte è annotato il nome della regione disegnata, con i confini e le città; le coordinate sono espresse in ore e minuti anziché in gradi (1 h = 15°, 1’ = 15 primi di grado). La lettura dell’opera cartografica di Tolomeo è poco agevole dal punto di vista filologico, perché i codici a noi pervenuti sono di 8 secoli posteriori alla morte dell’autore. Non sappiamo effettivamente se ci fossero carte nell’originale: sembra strano che Tolomeo non le abbia fatte, però comunque quelle pervenute possono essere state fatte da altri. Ciò sembra confermato dal fatto che un monaco abbia comprato un manoscritto di Tolomeo, dell’opera cartografica senza carte, nel quale vi è un’annotazione di un certo Agatodemone, che afferma di aver disegnato il mappamondo. Inoltre, non sappiamo l’esatta ricostruzione del testo originale, poiché ci sono state manomissioni e cambiamenti, quindi non si ha certezza sulle sue teorie. Di norma il contorno costiero delle isole del Mediterraneo risulta molto più accurato di quello dei continenti: le analisi parziali dell’opera di Tolomeo infatti riguardano soprattutto le isole. Gli errori o sono di Tolomeo, e quindi si dovrebbe pensare che non abbia disegnato carte, perché se ne sarebbe dovuto accorgere degli errori, oppure derivano dagli amanuensi bizantini, che però avrebbero dovuto conoscere molto bene questa parte dell’Italia. 

Tratto da CARTOGRAFIA E TERRITORIO NEI SECOLI di Elisabetta Pintus
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