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Le rivelazioni di Giuseppe Berlini

24 luglio 1993

Inseguito da un ordine di custodia cautelare, il finanziere del Gruppo Ferruzzi Giuseppe Berlini si presenta ai giudici di Milano. Il fiduciario dei Ferruzzi in Svizzera inizia così a rivelare ai magistrati i particolari delle operazioni di cui è stato protagonista, dai prestiti occulti con il sistema back to back fino ai versamenti ai partiti. I fondi neri gestiti da Berlini sono serviti per finanziare sia le tangenti ai partiti che le spese personali della famiglia Ferruzzi, sia per coprire i buchi da trading alla Borsa merci di Chicago che per sorreggere economicamente la dispendiosa avventura del Moro di Venezia. Alla fine, a conti fatti, è emerso che nel periodo compreso tra il 1987 e il maggio 1993 le operazioni extrabilancio hanno prodotto un buco da 476 milioni di dollari (circa 750 miliardi di lire). Tutte le perdite che, in modi e tempi diversi, si sono scaricate sui bilanci delle società del gruppo.
Nel corso degli anni la struttura occulta è stata alimentata principalmente con il sistema back to back e questo meccanismo ha funzionato in maniera efficiente per molto tempo. Da Losanna, Berlini ha appoggiato numerose operazioni condotte dai Ferruzzi in tutto il mondo, partecipando alle Opa lanciate dalla Montedison sulle società americane Himont, Ausimont ed Erbamont (queste operazioni erano fonte di facili guadagni, visto che il finanziere conosceva in anticipo le condizioni dell'Opa). Egli inoltre ha rastrellato anche azioni del cementificio greco Heracles e dell'oleificio spagnolo Elousa, ma soprattutto ha effettuato la scalata all'Enimont allo scopo di consegnare al Gruppo Ferruzzi il controllo della joint venture chimica.
Il cosiddetto "sistema Berlini" viene utilizzato anche per finanziare le tangenti pagate ai partiti per la questione Enimont.

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