Appunti delle lezioni di Politica Economica dell'Ambiente a.a. 2009-10.
Politica economica
di Mariarita Antonella Romeo
Appunti delle lezioni di Politica Economica dell'Ambiente a.a. 2009-10.
Università: Università degli Studi di Lecce
Facoltà: Economia
Esame: Politica Economica dell'Ambiente1. Lo sviluppo sostenibile
La lezione di oggi riguarda il tema dello SVILUPPO SOSTENIBILE.
Noi stiamo affrontando un tema che è quello dell’ambiente che ha tante sfaccettature, soprattutto ha una
serie di interpretazioni molto diverse. Noi utilizziamo un metodo abbastanza oggettivo ma affrontiamo
l’ambiente come degli economisti, cercando di vedere quali sono i costi e i benefici e le opportunità che
derivano dall’ambiente.
All’ambiente ci si può avvicinare in tanti modi, come ambientalisti, come sociologi, come economisti
andando a vedere la convenienza le opportunità di certe politiche ambientali.
Oggi Dall’ambiente stanno venendo una serie di opportunità occupazionali.
In questa lezione trattiamo dello Sviluppo Sostenibile ed è un po’ una riproduzione in chiave ambientale
della prima lezione di politica economica sul PIL.
Quando abbiamo parlato del Pil abbiamo detto che serve per misurare lo sviluppo economico ed
essenzialmente misura quanto viene prodotto all’interno di un economia e quanto è il reddito all’interno di
un’economia. Quindi secondo questi 2 modi di vedere il Pil, noi guardiamo a un aumento del prodotto o un
aumento del reddito come indicatori di sviluppo economico.
…
Quindi un sistema economico che registra un aumento del PIL è un sistema economico nel quale abbiamo
uno Sviluppo Economico.
Ma possiamo dire che per Sviluppo Economico intendiamo anche aumento di BENESSERE, cioè un sistema
economico che abbia avuto un aumento di PIL e quindi uno Sviluppo Economico si ha un sistema
economico che sta meglio. Questo sia nei Paesi Industrializzati e sia nei Paesi in Via di Sviluppo.
Questo però se ricordiamo bene l’abbiamo un po’ criticato perché abbiamo detto che non sempre il
Benessere corrisponde ad un aumento del prodotto e del reddito; quindi abbiamo parlato di queste teorie che
propongono nuove misurazioni del Pil o correggono il Pil o ne danno una nuova formulazione.
Quindi abbiamo studiato precedentemente che le politiche economiche vengono attuate con lo scopo di
aumentare il Pil.
Noi abbiamo però cercato di dire che forse prodotto e reddito non sempre danno un aumento di benessere.
Oggi parliamo di un’altra cosa che è collegata con queste critiche del Pil e che è quella di parlare dello
Sviluppo Sostenibile. Cioè se noi parliamo di Sviluppo come aumento del Pil significa che auspichiamo che
ogni anno ci sia un aumento del Pil.
La prospettiva dello Sviluppo Sostenibile è quella di chiedersi: ma questi continui aumenti del Pil e quindi
della produzione a che cosa daranno origine nel lungo periodo? Se non ci sarà nel lungo periodo un
esaurimento delle risorse.
La prospettiva dello Sviluppo Sostenibile è interessante perché ci pone la domanda della replicabilità di
questo modello nel futuro. Quindi il problema ambientale insieme al concetto di Sviluppo Sostenibile nasce
negli anni 70. Prima nessuno si era preoccupato della replicabilità. Ma dagli anni 70 in avanti ci si è posti il
problema ambientale dell’utilizzo delle risorse ambientali e tal volta anche del danneggiamento delle risorse
naturali come l’inquinamento, i problemi di incidenti industriali che hanno creato gravi problemi per la
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Politica economica salute, problemi di emissioni inquinanti che derivano dalla combustione del petrolio, problemi di scarsità
delle risorse.
A partire dagli anni 80 anche in Italia si inizia a parlare di Ambiente e di Sviluppo Sostenibile. Questo è un
approccio di tipo economico oltre che ambientalistico perché è l’economista che si preoccupa del fatto che
le risorse sono scarse.
Definizione di Economia = studio delle risorse scarse, come allocare le risorse scarse.
Lo Sviluppo Sostenibile è molto studio dagli economisti.
Definizione di Sviluppo Sostenibile: uno Sviluppo si dice Sostenibile quando non compromette le possibilità
delle generazioni future.
Significa dire che noi ci occupiamo dello sviluppo dell’aumento del Pil ma ulteriormente ci chiediamo
questo nostro aumentare ulteriormente la capacità produttiva sta sottraendo risorse alle generazioni future?
Cioè stiamo utilizzando per esempio delle risorse scarse e le stiamo sottraendo alla possibilità delle
generazioni future di utilizzarle allo stesso modo?
Quindi questo concetto di Sviluppo Sostenibile è un concetto che in parte serve a limitare queste aspirazioni
dei sistemi economici di cercare un continuo aumento del Pil.
Questo discorso ha diversi aspetti ma noi sviluppiamo solo quello di tipo economico, cioè è un discorso di
Sviluppo Sostenibile quello che ha portato al protocollo di Kioto il problema di politica ambientale è
importante ma non è a tal punto da vincolare la nostra generazione, il problema Ambientale è importante se
lo rapportiamo allo Sviluppo Sostenibile perché quello che facciamo oggi non avrà conseguenza sulla nostra
generazione ma su quelle successive.
Quindi l’impegno che stanno prendendo ora gli Stati, per esempio il Protocollo di Kioto, è quello di non
avere effetti negativi nei vent’anni successivi. Questo è molto importante perche si parla di Politiche Miopi,
cioè quelle politiche che riguardano solo uno scadenzario di queste generazioni.
Lo Sviluppo Sostenibile si può definire anche come mantenimento e conservazione nel lungo periodo delle
condizioni esistenti. La definizione di Sviluppo Sostenibile non è univoca e quindi si può definire anche
come la capacità di soddisfare le esigenze delle attuali generazioni senza compromettere il soddisfacimento
dei bisogni delle generazioni future. Definizioni prese da documento ufficiali di accordo internazionali.
Quando parliamo di Politiche Economiche sono quelle che vengono messe in atto dal Governo per avere un
riscontro di breve periodo, quindi adesso noi stiamo assistendo a tutte una serie di riforme da parte del
Governo attuale per migliorare la situazione odierna e in particolare per soddisfare i cittadini che poi
voteranno se sono soddisfatti di nuovo questo Governo. Di solito le Politiche Economiche hanno una
prospettiva di qualche anno e si pensa che poi abbiano dei benefici anche dopo, ma il Governo è motivato ha
mettere in atto politiche economiche di miglioramento molto vicine nel tempo.
Quindi le Politiche Economiche che vengono di solito scelte dai governanti in un Paese sono di solito
finalizzate ad aumentare il Pil ad aumentare il Benessere solo ai fini elettorali.
Lo Sviluppo Sostenibile è prendere un impegno costoso oggi per una prospettiva futura, per la generazione
futura e quindi questo non lo fanno assolutamente i politici.
Quindi quando noi parliamo di Politiche Ambientali sono politiche di solito deciso a livello Internazionale e
che derivano dagli obblighi che vengono presi dagli Stati e imposti sui politici. ( Esempio il Protocollo di
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Politica economica Kioto). Non tutte le Politiche Ambientali sono però di lungo periodo e quindi vedremo che all’interno della
definizione di Politiche Ambientali ci sono poi tutta una serie di strumenti o condizioni che vengono anche
recepite da parte dei Governi nazionali, per esempio il risparmio energetico, una scelta alternativa alla fonte
energetica termoelettrica è un qualcosa che viene scelto anche dai Governi nazionali perché sta diventando
anche conveniente dal punto di vista economico, ma lo si fa solo per convenienza economica e non in vista
di un principio di Sviluppo Sostenibile.
Apparentemente il concetto di Sviluppo Sostenibile così come lo abbiamo detto può essere condiviso da
tutti, e invece oggi è molto discusso perché richiede un grosso impegno che al tempo di oggi noi prendiamo
degli impegni economici per le generazioni future. Quindi dal punto di vista teorico siamo tutti d’accordo,
quando però si mette in pratica vanno investiti dei soldi, un certo budget ci sono molti problemi ( perché è
un impegno molto gravoso con una prospettiva di avere ritorni nel lungo periodo).
Indicatori di sostenibilità
In questa seconda parte della lezione parliamo di 2 cose:
1) gli INDICI DI SOSTENIBILITÁ cioè come viene poi misurato questo concetto si Sviluppo Sostenibile?
Con questi indici di sostenibilità.
Quindi ora andiamo a vedere nel concerto la definizione di Sviluppo Sostenibile.
La Sostenibilità è un qualcosa di molto difficile da misurare e bisogna fare uno sforzo a livello
Internazionale.
Per chi vuole può consultare il sito: www.FEEM.org e guardare l’indice di sostenibilità trattato da 2
economisti (uno amico di master in Inghilterra della Prof) i quali hanno stilato una classifica fatta sul Pil di
diversi Paesi e accanto hanno affiancato una classifica per andare a vedere se questo sviluppo che si sta
registrando in questi paesi è sostenibile o no? Quindi è facile fare una classifica del Pil ma non è sempre
detto che questo più Pil è indice di Benessere o si Sostenibilità, quindi lo sforzo ulteriore è quello di capire
se è sostenibile o meno.
Quindi quali sono le variabili ulteriori rispetto al Pil che servono per capire la Sostenibilità?
Loro li dividono in 3 categorie:
...
Quindi la Sostenibilità non è un concetto solo ambientale, ma anche di tipo economico e sociale.
INDICATORI ECONOMICI = Prima di tutto per misurare lo Sviluppo dal punto di vista economico la
prima variabile è il Pil ma non solo, ci sono anche altre variabili (vedi nella tabella) . sono tre variabili che
servono per misurare un Paese dal punto di vista economico, vedere come sta un Paese dal punto di vista
economico.
INDICATORI SOCIALI = qui vengono indicati il Tasso Demografico cioè quanto sono le nascite rispetto
alla popolazione esistente, il Peso della spesa alimentare sui consumi, la Quota si assicurazioni e pensioni
integrative sul Pil, la Spesa di istruzione sul Pil e la Spesa sanitaria sul Pil.
Anche questi sono indicatori di tipo economici ma che toccano variabili di tipo sociale.
INDICATORI AMBIENTALI = e sono il contenuto di carbonio per ogni unità di energia consumata(cioè
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Politica economica quanto questo paese sta inquinando), e anche questa è una misura abbastanza diffusa di quello che è la
produzione di inquinamenti; l’emissione di gas serra pro-capite; l’energia per unità di Pil; le importazioni di
energia del Paese; la quota di energia non fossile; uso di risorse idriche; la percentuale di specie animali e
vegetali di un paese rispetto alle specie del Paese; misura che viene già calcolata dalla Banca Mondiale
come indice di Biodiversità.
Questi sono tutti indicatori economico- statistici ma il problema è che gli economisti si concentrano molto
spesso sui primi o al massimo prendono in considerazione anche i secondi.
Quindi gli economisti li rielaborano e alla fine danno un unico indicatore sintetico che da un classifica dei
paesi. Nel 2009 la Prima nazione è stata la Svezia con una percentuale del 60% dello sviluppo economico è
sostenibile, cioè stanno promuovendo uno sviluppo del Pil che per il 60% corrisponde al criterio della
sostenibilità. Poi c’è la Finlandia, poi il Canada ….. Stati Uniti sono al quattordicesimo posto e L’Italia si
trova al quindicesimo posto.
Quindi da qui capiamo come è differente misurare un paese solo dal punto di vista del Pil e giudicare un
paese tenendo conto di tutte queste variabili.
Quindi quando parliamo di Sviluppo Sostenibile parliamo di un concetto che può essere rappresentato da
tutte queste variabili. Questo per quanto riguarda la possibilità di misurare la Sostenibilità.
Adesso passiamo a parlare di un modello che ci aiuta a capire il problema dal punto di vista economico.
È il Modello che prende il nome dal suo autore e si chiama:
CURVA DI KUZNET AMBIENTALE (EKC)
Riferimento molto diffuso del’economia ambientale.
Kuznet ha preso dei dati relativi a 2 variabili:
1) il reddito pro-capite
2) emissioni inquinanti
e lo prende per diversi Paesi in diversi anni. Prende in considerazione due variabili molto fondamentali ma
semplici.
La sua è un ricerca che riguarda la relazione che esiste tra queste 2 variabili. Lui si è chiesto: ma quando una
nazione ha un aumento del Pil questo implica sempre un aumento delle emissioni inquinanti? Lui analizza
questo e il risultato che ha ottenuto è un po’ strano ed è:
…
Sostanzialmente Kuznet dice che in tutti i Paesi abbiamo un livello di reddito pro-capite crescente che fino
ad un certo punto da origine ad emissioni inquinanti anche queste crescenti.
Cioè noi ci aspettiamo che un paese che evolve da zero reddito ad un certo reddito pro-capite positivo, cioè
un certo livello crescente, dia origine a emissioni inquinanti crescenti.
Noi possiamo dire che esiste questa relazione positiva e crescente tra le due variabili fino ad un certo livello
di reddito medio. I dati però ci dicono che ci sono paesi virtuosi nei quali all’avanzare del reddito le
emissioni inquinanti cominciano a scendere, si tratta dei paesi nei quali si applicano delle Politiche
Ambientali. Arrivati ad un certo livello di benessere i paesi, e quindi ad un certo livello medio di reddito
pro-capite, cominciano ad investire in politiche anti inquinamento. E questo è abbastanza vero se pensiamo
all’industrializzazione di un paese.
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Politica economica Questa curva è stata applicata molto ad altri tipi di variabili, cioè tenuta ferma la variabile Pil pro-capite
sull’asse x, si è cercato di vedere per esempio quelle che sono le emissioni di CO2, si è cercato di capire se
questo è valido per tutte le variabili.
Quindi a parte l’applicabilità di questa curva, ci dobbiamo chiedere che cosa implica questo discorso. Il
problema è quello di definire questo reddito medio e di definire la posizione di ciascun paese, e cioè
dobbiamo capire in quale fase della curva ci troviamo. Solo alcune imprese sono riuscite a raggiungere un
reddito medio e ad iniziare ad investire su politiche ambientali( cioè sulla seconda parte della curva
ascendente).
Quindi la curva di Kuznet è vera ma aimè ci troviamo ancora nella prima fase della curva e cioè non
abbiamo ancora raggiunto quell’apice, cioè il massimo che possiamo dal punto di vista dell’inquinamento e
dobbiamo invece iniziare ad investire in politiche anti inquinamento.
Secondo la curva di Kuznet nella seconda fase, cioè sulla parte ascendente lo Sviluppo Economico va di
pari passo con lo Sviluppo Sostenibile, mentre nella prima fase cioè sulla curva crescente lo Sviluppo
Economico è contrario allo Sviluppo Sostenibile e con atteggiamenti virtuosi questa curva può cambiare e
arrivare nella seconda fase ascendente.
Questa curva ha avuto un sacco di critiche.
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Politica economica 2. Politiche ambientali
Quando parliamo di POLITICHE AMBIENTALI, parliamo di politiche economiche che hanno a che fare
con i problemi relativi all’ambiente. Si tratta cioè di interventi dello Stato che sono rivolti a intervenire, ad
avere effetto su alcune problematiche
ambientali. Le
motivazioni alla base delle politiche ambientali sono quelle che gli economisti chiamano FALLIMENTI DI
MERCATO. Anche nel caso dell’ambiente, lo Stato deve intervenire per correggere un mal funzionamento
del
mercato.
L’inquinamento è una esternalità, cioè è una categoria di FALLIMENTO DI MERCATO.
Per un economista l’inquinamento non è altro che il trasferimento di costi da un soggetto ad un
altro.
L’economista vede gli effetti di una attività produttiva o di consumo che ha sui terzi e che vanno
internalizzati per far funzionare il
mercato.
Di solito abbiamo un soggetto, che è un’impresa. L’impresa produce, vende, distribuisce,fa profitto, crea
occupazione, può anche produrre un bene molto importante. Tutto ciò che è creato da questa entità
produttiva è positivo, tranne che nell’attività di produzione ci sono delle emissioni inquinanti.
Ciò che interessa all’economista è l’effetto di esternalizzazione dei costi e che questi costi rientrino poi
nell’impresa. L’economista vuole che l’impresa paghi per tutto ciò che provoca
all’esterno. Una politica economica è efficiente quando riesce esattamente a
ritrasferire questi costi. Ricordiamo che all’economista interessa che l’impresa paghi per ciò che sta
provocando in termini di inquinamento e che questo trasferimento sia uguale al danno. Qui i casi potrebbero
essere due eccessi: o facciamo pagare troppo poco alle imprese e questo è inefficiente in quanto l’impresa
riesce ad esternalizzare parte dei costi; oppure facciamo pagare troppo.
Dal punto di vista dell’ecologista non c’è problema se l’impresa paga di più, perché c’è l’idea dell’ambiente
come elemento su cui si focalizza l’ecologia, ma per un economista è molto grave far pagare troppo alle
imprese perché ciò avrebbe l’effetto di disincentivare alcuni settori
produttivi. Per un economista sono gravi entrambe le situazioni,
semplicemente perché l’impresa deve pagare per il danno che
provoca.
Dal lato delle vittime, esiste un altro fallimento di mercato. Dobbiamo tener
presente, infatti, che l’ambiente in generale è un BENE
PUBBLICO. Bisogna definire
l’ambiente, inteso come risorse naturali. Queste hanno delle caratteristiche: la NON APPROPRIABILITA’
ossia non sono proprietarie di nessuno e la NON ESCLUDIBILITA’ cioè non si può escluderle dall’uso di
altre persone. Le
vittime sono quei soggetti che hanno avuto un danno che ha toccato delle cose che non sono di proprietà
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Politica economica delle stesse. Nella maggior parte dei casi infatti si tratta di danni che colpiscono le vittime, ma non la loro
proprietà
privata. Due
sono le motivazioni alla base delle politiche economiche di cui sono tutti convinti ed alla base economica di
questa esigenza delle politiche economiche sta il fatto che abbiamo due fallimenti di
mercato:ESTERNALITA’ (dalla parte delle imprese), AMBIENTE COME BENE PUBBLICO (dalla parte
delle
vittime).
Una politica ambientale è efficiente se internalizza i danni nel modo giusto e se riesce a
tutelare il bene pubblico ambiente. Le politiche ambientali tendono a correggere i fallimenti di
mercato. Questi problemi sono diversi a seconda del livello in cui noi ragioniamo.
Se ragioniamo nei termini di un inquinamento di una fabbrica ed i vicini della fabbrica, qui la prospettiva è
microeconomica quindi servono soluzioni di tipo locale che riguardano la legge dello Stato o regolamenti
locali. Quando parliamo però di un fenomeno come i cambiamenti climatici, la prospettiva è
macro. Quando si ritiene necessario l’intervento dello
Stato si parla di MIX DI POLITICHE AMBIENTALI. Non viene applicata una sola politica per ottenere i
risultati in termini di efficienza, ma vengono combinate una serie di politiche al fine di raggiungere
l’obiettivo che è quello di internalizzare i danni e tutelare le
vittime. Esistono diversi livelli di
politiche ambientali :
SOVRANAZIONALE
NAZIONALE
LOCALE
I tradizionali rimedi all’esternalità:
TASSA : E’ stato uno dei primi strumenti utilizzati nella politica ambientale, successivamente abbandonato,
ma oggi si sta riprendendo la tendenza nella sua applicazione. Interviene facendo una politica che si basa
sull’imposizione di un pagamento che deve effettuare l’impresa per coprire il danno che ha provocato. La
tassa si compone di una fase che è quella di imposizione di un pagamento all’impresa.
Questo danno che viene trasferito , viene richiesto dallo Stato sotto forma di tassa. La tassa deve avere anche
un secondo fine che è quello di ripagare le vittime oppure essere utilizzata per risolvere il problema
ambientale.
Lo Stato può applicare delle politiche economiche che prevedono:
1) dei DIVIETI o dei LIMITI all’attività produttiva dell’impresa. Lo Stato può intervenire EX-ANTE sul
comportamento dell’impresa.
Lo Stato interviene sul comportamento inquinante indicando all’impresa quali sono le attività da limitare o
da evitare in quanto queste creerebbero una esternalità.
Non si tratta solo di mettere dei divieti o dei limiti assoluti, ma di dare delle indicazioni su come deve
svolgere la sua attività produttiva allo scopo di ridurre l’inquinamento.
Questo tipo di politiche prende il nome di COMAND AND CONTROL ossia si introduce una politica che
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Politica economica abbia un determinato messaggio per l’impresa in termini di comportamento e di controllo allo scopo di
controllare che questo comportamento venga attuato dall’impresa.
Il più importante esempio è negli USA, in quanto molto prima che in Europa c’è stato questo problema di
affrontare l’inquinamento.
Parallelamente allo sviluppo dell’industria è nata questa preoccupazione per l’ambiente. E’ stata creato così
una agenzia che ha lo scopo di controllare e comandare l’attività delle imprese, quindi di applicare queste
politiche.
Questa agenzia prende il nome di EPA (Environmental Protection Agengy): ha un grossissimo budget
perché è un’agenzia che opera in tutto il territorio degli USA.
L’idea economica alla base dell’EPA e che sia meglio prevenire l’inquinamento.
se noi utilizziamo il sistema delle tasse, l’inquinamento è stato già prodotto e ci occupiamo ti toglierne gli
effetti, invece se si riesce a dare delle regole alle imprese l’inquinamento si riduce alla fonte; abbiamo meno
esternalità perché agiamo sulla fonte dell’inquinamento. Anche dal punto di vista dell’economista è molto
interessante perché invece che occuparci di valutare l’internalizzazione dei costi dell’inquinamento, li
evitiamo.
si può avere un’efficienza dal punto di vista informativo in quanto è molto difficile esprimere queste regole
le quali si devono basare su studi scientifici, su dati statistici. Se ci si trova dinanzi ad un’impresa dobbiamo
capire quali possono essere le cause dell’inquinamento e dare delle regole. Secondo gli americani se
abbiamo una sola agenzia e di grosse dimensioni abbiamo l’opportunità di avere molti dati, di elaborarli, di
assumere specialisti. Questa struttura funziona molto meglio rispetto che ad avere tante piccole unità
dislocate sul territorio. Se ne abbiamo solo una il problema è unico e riguarda tutte le industrie americane.
Il giudizio sull’attività dell’EPA non è molto positivo, in quanto dai dati si rileva che le spese sono eccessive
rispetto ai risultati in quanto ci sono dei problemi nell’esprimere queste regole.
Un primo problema è dato dal fatto che se c’è un’evoluzione tecnologica all’interno delle imprese è difficile
che l’agenzia riesca a stare dietro alle continue innovazioni tecnologiche e istituire delle regole che siano al
passo con l’innovazione.
Un altro problema è che l’agenzia diventa un organo burocratico, quindi lontano dall’attività produttiva. C’è
un certo distacco tra le scelte delle imprese e quelle dell’EPA.
L’inquinamento riguarda tutti gli Stati,infatti, negli USA si è creata un’unica agenzia in quanto il problema
è comune e non rispetta i confini.
Abbiamo un’agenzia europea: l’EEA (EUROPEAN ENVIRONMETAL AGENCY).
L’EPA fornisce tutti i dati di tutti i settori, invece l’EEA ha il solo fine di raccogliere, diffondere le
informazioni, fare report statistici, non interviene, ma coordina soltanto le politiche. L’EEA è quindi
un’agenzia di organizzazione non di attuazione.
In Italia sono state istituite le ARPA (AGENZIE REGIONALI PER L’AMBIENTE).
L’ARPA è un’agenzia alla quale si rivolgono le imprese. Può intervenire per problemi di inquinamento delle
imprese e proprio per questo è considerato un piccolo esempio di regolazione di politica ambientale ex-ante.
Quando abbiamo una regola “comand and control” dobbiamo ricordarci che è necessario in un primo
momento il “comand” allo scopo di formulare la regola e molte volte la regola può essere di tipo tecnico, poi
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Politica economica ci deve essere il “controllo” dell’applicazione di questa regola,ma una volta che c’è il controllo è necessario
prevedere una sanzione perché altrimenti gli economisti sanno che ci può essere il fenomeno del free riding
ossia fenomeno per cui se individui e imprese non sono controllati tendono a evitare di rispettare la regola
anche perché il rispetto di queste regole è costoso. Per un’impresa è essenziale che ci sia COMAND,
CONTROL e SANZIONE.
L’impresa paga le tasse, segue le regole imposte dall’ARPA (in Itali) e dall’EPA (negli USA), ma
il fatto di applicare delle tasse non evita incidenti assolutamente occasionali.
Anche qui è necessario l’intervento dello Stato. C’è bisogno di politiche ambientali che si chiamano EX-
POST in quanto intervengono dopo che l’evento che provoca l’inquinamento è accaduto. Sono politiche che
cercano di ridurre il più possibile gli effetti dell’inquinamento e di procedere all’internalizzazione dei costi e
di far valer i diritti delle vittime.
Gli strumenti tasse e divieti/limiti sono molto diversi tra di loro perché lo strumento delle tasse è uno
strumento fiscale che si basa sul meccanismo di ripagare i danni oppure di ricostruire le risorse che sono
andate perdute.E’ uno strumento indiretto, in quanto lo Stato non dice nulla riguardo al modo di operare
oppure al comportamento da tenere, ma fa una tassazione che ha l’obiettivo di avere un effetto
indiretto. Con lo strumento
di divieti/limiti si interviene sulle attività delle imprese.
ccanto a questi due strumenti ne abbiamo un altro:
IL SISTEMA DEI PERMESSI VENDIBILI: è alla base del protocollo di Kyoto. Si basa sul fatto che
vengono venduti dei permessi ad inquinare. E’ una forma di tassa un po’ più sofisticata: un’impresa per
inquinare deve comprare un permesso, se invece non riesce ad inquinare risparmia sul pagamento per
l’acquisto dei permessi, se inquinava ma ad un certo punto smette questi permessi sono vendibili; quindi può
esserci un mercato che permette la vendita di questi permessi ad altre imprese che vogliono entrare in quel
settore ed inquinare. Anche questo è uno strumento indiretto, in quanto si dà alle imprese un permesso ad
inquinare sperando che le imprese siano incentivate a non inquinare. Sicuramente questo sistema produce un
vantaggio : se l’agenzia ambientale mette sul mercato un certo numero di permessi, allora quello sarà il tetto
max di inquinamento perché chi non riesce a non acquistare i permessi, non può inquinare.
E’ proprio per questo motivo si parla sempre di soglie col protocollo di Kyoto.
Il protocollo di Kyoto è un sistema che serve a ridurre l’inquinamento di CO2 attraverso questo tipo di
permessi.
Strumenti di attribuzione di responsabilità
Quando si hanno degli incidenti occasionali, queste problematiche bisogna affrontarle con altre politiche
ambientali poste in essere proprio con lo scopo di affrontare gli effetti degli incidenti ambientali.
L’inquinamento di solito è un fenomeno connesso con la normale attività produttiva svolta dall’impresa.
Gli incidenti legati ad eventi naturali e legati all’uomo sono eventi non previsti, occasionali che danno
origine a forme di inquinamento, di distruzione di risorse naturali.
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Politica economica Ci sono anche dei casi molto gravi che hanno conseguenze sia dal punto di vista dell’ambiente sia dal punto
di vista economico. L’impresa nella sua attività produttiva ha una certa probabilità di causare questo tipo di
eventi. Occorre trovare dei rimedi, ovvero trovare il modo di ripagare le vittime e come far pagare alle
imprese il danno causato.
Normalmente il sistema utilizzato è quello di attribuire la RESPONSABILITA’.
Rientra nei principi del diritto quello di attribuire la responsabilità dell’impresa in modo oggettivo anche
solo per il fatto che abbia causato dei danni con la propria attività produttiva.
C’è stata un direttiva comunitaria e delle modifiche al regolamento italiano allo scopo di attribuire la
responsabilità alle imprese.
Negli USA si sono impegnati a cercare delle norme per riuscire ad attribuire la responsabilità, infatti, ci
sono state forme di inquinamento molto gravi che hanno causato gravi danni alle persone. Negli USA,
questa situazione era molto grave in quanto, essendoci un sistema sanitario privato,succedeva che delle
persone, senza nessuna colpa, diventassero vittime di un incidente ambientale e non avessero denaro per
curarsi. C’è stato, così, uno sforzo nel cercare le norme dando origine a tutta una serie di leggi.
Ci sono, quindi, tutti questi meccanismi per riuscire ad “incastrare” le imprese e se ciò non avviene,
interviene, nel Nostro Paese: lo Stato oppure le imprese che operano nel campo petrolifero creando un fondo
nel caso ci siano incidenti nel loro settore, ma soprattutto è importante negli USA ed anche in Italia il ruolo
delle assicurazioni.
Gli americani hanno incentivato molto le assicurazioni sia da parte delle imprese sia assicurazioni che
coprono particolari categorie di vittime.
L’economista cerca di studiare questi tipi di attribuzione di responsabilità perché sono uno strumento di
politica economica, ma questo sistema di responsabilità fa sì che l’impresa sia più incentivata a prendere
delle misure di prevenzione.
L’economista, quindi, non deve pensare solo alla responsabilità come strumento per risarcire, ma anche
come strumento per prevenire.
Le forme di politiche economiche che non vengono imposte dallo Stato, ma che sono autonomamente
adottate dai soggetti ed in particolare dalle imprese prendono il nome di FORME DI
AUTOREGOLAZIONE .
Uno strumento molto importante è il SISTEMA DELLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI che viene
visto come uno strumento di politica economica perché l’impresa attraverso la certificazione attua un
controllo sulla propria attività produttiva. La ISO AMBIENTALE corrisponde un impegno importante
dell’impresa in campo ambientale, ossia l’impresa quando si certifica, certifica di avere determinati
comportamenti.
Essendo una politica economica ha l’obiettivo di internalizzare i costi dell’inquinamento, cioè è l’impresa
che paga per ridurre l’inquinamento.
Le motivazioni alla base delle scelte fatte dall’impresa possono essere ricondotte a :
a) OPERAZIONI DI MARKETING: ossia le imprese che si certificano hanno la possibilità di vendere i
propri prodotti con un certo marchio che attira persone che hanno una certa sensibilità verso l’ambiente,
oppure dal punto di vista delle imprese preferiscono acquistare da fornitori certificati. E’ un incentivo che
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Politica economica viene dalla DOMANDA cioè essendo consumatori che scelgono prodotti che rispondono a regole di rispetto
dell’ambiente, ritengono che la certificazione sia una buona operazione di marketing. Questa sensibilità in
Italia si è sviluppata solo negli ultimi anni ed è stata poi trasmessa dal consumatore alle imprese attraverso il
meccanismo di mercato.
b) CARTELLO: l’insieme delle imprese certificate di solito fa un certo tipo di politica comune; un es. è la
pubblicità di gruppi di aziende che sono accumunate da questa scelta
c) ANTICIPO di una normativa che verrebbe comunque imposta nel futuro. Le imprese si autolimitano in
determinati comportamenti perché sanno che per questi comportamenti ci sarà una limitazione futura.
Creano ACCORDI NEGOZIALI, dove un insieme di imprese si presentano di fronte ad una agenzia
pubblica ed insieme decidono di darsi una certa regola. Si tratta, quindi, di anticipare la
regolamentazione che dovrebbe arrivare in futuro dall’esterno col vantaggio che la regola la scrivono loro e
non aspettano che un legislatore magari poco sensibile, o poco informato decida una regola grossolana.
Questo è un fenomeno molto discusso negli USA.
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Politica economica 3. Tasse ambientali
Argomento: ”L’utilizzo delle tasse come strumento economico (quindi di politica economica) per affrontare
il problema dell’inquinamento”, in anglosassone GREEN TAX (applicazione delle Tasse con riferimento
all’ambiente =TASSA VERDE). Le Green tax sono strumenti che vengono utilizzati in tutti i paesi
industrializzati e risultano essere politiche molto sostenute a livello di politiche ambientali Europee e la loro
applicazione e implementazione viene gestita ancora da ogni nazione con i propri organi interni. Quello che
fa l'unione europea è quella di utilizzare il sito www.eea.eu sul quale si trovano documenti e studi volti a
dimostrare che le tasse sono strumento importante ed efficace da sviluppare all'interno dei paesi e poi viene
lasciata ai singoli paesi la scelta se applicarli o meno, perché queste rientrano nelle politiche fiscali ed
ambientali e delle scelte di ciascun paese. Politiche fiscali e politiche ambientali non sono delegate a nessun
organo dell'unione europea ma sono rimaste ancora all'interno delle decisioni di politica economica che
vengono presi dei singoli Stati. Quando noi parlammo di tasse ambientali ci riferiamo ad uno strumento che
viene chiamato strumento economico, anche gli economisti attribuiscono a questo strumento una rilevanza
economica, anche se per sua natura non lo è. Perché rispetto ad altri strumenti le tasse ambientali hanno
particolare effetto sulle decisioni economiche delle imprese e sui soggetti in generale. Le tasse ambientali
vengono anche denominati “strumenti indiretti”. Strumento indiretto di intervento in campo ambientale.
perché vengono denominati strumenti indiretti? perché è uno strumento che ha come obiettivo quello di far
pagare alle imprese o ad i singoli individui una certa somma di denaro in relazione all'utilizzo di certe
risorse o ad una certa attività produttiva e a determinate conseguenze inquinanti. È un prelievo che viene
fatto dallo Stato alle imprese. Per questo motivo rientra nella definizione di strumento economico. Quindi un
vero e proprio scambio monetario, ovvero scambio economico. Si tratta di un obbligo di pagamento da parte
di un organo dello Stato ad soggetti privati o pubblici. È in indiretto perché non è un comando che viene
fatto nei confronti dei soggetti, ovvero non sono dei limiti che vengono imposti all'attività delle imprese, non
sono degli standard di comportamento, ma le tasse sono semplicemente un modo di far pagare di più un
determinato tipo di sostanza o far corrispondere ad una determinata attività un certo pagamento in modo da
disincentivare questa attività inquinante e cercare così di incentivare un'attività meno inquinante. È un modo
di pilotare le scelte delle imprese attraverso una motivazione economica. Quindi si fa pagare di più un certo
comportamento inquinante sperando che questo comportamento diminuisca e quindi diminuisca
l'inquinamento e di conseguenza ci sia la scelta di un comportamento meno inquinante. La storia delle tasse
ambientali ha avuto un momento di particolare importanza appena il problema ambientale si è posto, quindi
negli anni 70 dove le politiche ambientali assumono maggiore rilevanza insieme alla diffusione
dell'industria, dopodiché questo strumento è stato un pochino abbandonato perché si ritiene essere uno
strumento che ha più difetti che pregi, e adesso invece ha momenti di nuovi vigori.
In linea generale le tasse sono imposte dello Stato, quindi essi risultano essere strumenti fiscali, quindi
normalmente sono imposti dallo Stato e chi controlla il pagamento delle tasse sono di solito delle agenzie,
poste al controllo dei pagamenti dei tributi. Quindi è un sistema che in Italia si inserisce nell'ambito del
prelievo fiscale. Quando noi parliamo di “cuneo fiscale” delle imprese, nelle imprese ci sono anche una
buona quota di tasse di tipo ambientale. In Italia lo strumento delle tasse ambientali è poco utilizzato proprio
Mariarita Antonella Romeo Sezione Appunti
Politica economica