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Il gioco delle età


La concezione non stadiale della vita influenza anche il senso del criterio rappresentato dall’età dell’individuo. Nella fitta segnaletica che scandisce la vita, l’età rappresenta uno dei segnali più diffusi ed evidenti: regola entrate e uscite da diversi ambiti di vita così come regola i ritmi di progressione e di accesso a diritti e risorse.
L’accesso ad alcuni diritti e doveri, o la loro perdita è regolato dall’età anagrafica in quanto è presupposto che un individuo medio abbia acquisito o perso alcune caratteristiche psicofisiche e alcuni tratti di socializzazione che lo rendono idoneo o non più idoneo al diritto o dovere considerato. Ma non vi è nulla di assoluto in tutto questo, nulla di indipendente dalle peculiarità storiche e contestuali in cui la riflessione avviene.
La rappresentazione dell’età non coincide con la percezione dell’età. Al contrario, la questione dell’età si presenta come un gioco perenne tra le diverse età che l’individuo può attribuirsi o che gli verranno attribuite. Molte sono le età che interagiscono nell’individuo:
l’età cronologica, definita come l’età all’ultimo compleanno;
l’età biologica, considerata come stadio dello sviluppo del corpo e della personalità;
l’età personale, definibile come il momento del corso della vita che un individuo reputa di aver raggiunto;
l’età sociale, attribuita a una persona dagli altri e variabile a seconda di chi assegna l’età;
l’età soggettiva, costituita da una successione interna di avvenimenti.

Tratto da EDUCAZIONE DEGLI ADULTI di Anna Bosetti
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