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Definizione di Nazione

Sebbene non sia semplice definire brevemente, e con esattezza, il concetto in oggetto, data la sua evidente complessità che lo fa rientrare nella sfera di indagine di parecchie scienze,può definirsi azione", una comunità di individui aventi razza,lingua, religione, storia e tradizioni comuni e con la coscienza, requisito quest'ultimo essenziale ai fini di potersi ritenere tale, di costituire un'unità etico-sociale proprio in virtù della sussistenza di siffatti identici caratteri distintivi.
In assenza di tale consapevolezza è più appropriato parlare di gruppo etnico, il quale si differenzia dalla nazione proprio perché i suoi membri non sono coscienti di questa appartenenza. 
Tuttavia gli elementi suddetti se,globalmente considerati,possono concorrere a circoscrivere il menzionato concetto, isolatamente presi non sono né tutti necessari, né tutti sufficienti. Così, per esempio, mentre il criterio della comune origine etnica può spesso riuscire di difficile determinazione a causa delle numerose sovrapposizioni di stirpi e fusioni di razze, la diversità di religione, talvolta acuita per giunta da profondi dissidi, non ha mai potuto cancellare fra i Tedeschi la ferma coscienza di costituire una sola nazione.
Proprio riguardo alla non tassatività degli elementi suddetti può essere interessante notare come nelle singole epoche storiche e nei diversi Paesi ci si sia in vario modo soffermati sull'uno o sull'altro di tali requisiti per delineare il concetto in questione secondo le proprie contingenti finalità politiche (così la
Germania nazionalsocialista aveva posto il carattere essenziale della nazione, aderendo alle più estreme correnti razziste, nella "identità del sangue", usando in proposito l'espressione volk,ossia popolo).
Quindi, poiché l'essenza della Nazione è una questione di atteggiamento, le manifestazioni tangibili della distinzione culturale sono significative solo nel grado in cui esse contribuiscono al senso di unicità. Tuttavia tale unicità può emergere anche in assenza di caratteristiche culturali importanti e significative di una natura distintiva come  starebbero a dimostrare le esperienze etno-psicologiche dei coloni americani, degli Afrikaaner sudafricani, dei Taiwanesi nei riguardi delle loro precedenti identità britannica, olandese e han cinese.
Deve essere precisato che il concetto in oggetto non si è andato sviluppando, ovviamente, negli ultimi duecento anni essendo esso già presente in epoca preromana. Tuttavia, mentre antecedentemente alle rivoluzioni borghesi si dava particolare rilevanza ai fattori etnico-culturali (pur non pretermettendo completamente l'elemento soggettivo), nell'uso  contemporaneo ricorre, in modo più o meno esplicito, il problema del rapporto tra il dato "naturalistico" di nazione ed il vincolo politico-giuridico.
In sostanza, l'impiego antico del  concetto  tendeva ad identificarlo con quello di popolo; l'accezione contemporanea, enfatizzando l'autodeterminazione della collettività nazionale, tende a rendere inscindibile il nesso tra nazione e territorio ed a ritenere ineliminabile la sua organizzazione politica, trasformando così la nazione in Stato-comunità.
Esaminando il concetto di nazione da un punto di vista storico si ritiene che sia gli Ebrei sia i Greci avessero acquisito piena coscienza della loro identità nazionale e culturale e che entrambi i popoli disponessero di profondo senso della propria storia, derivante per i primi da un intenso fervore religioso e per i secondi essendosi andato sviluppando gradualmente e definitivamente consolidatosi durante le guerre persiane.
Tuttavia sia per gli uni sia per gli altri,l'insieme delle manifestazioni di sentimento nazionale  non andarono mai al di là della  contrapposizione di un popolo eletto ad una generica ed indifferenziata umanità di "barbari".
Lo stesso è a dirsi per i Romani. Appare indubbio, infatti,che la cultura romana disponesse, sin  dalle origini, di uno spiccato senso della propria individualità a fronte di altre collettività etnico-tribali.
A partire dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente sorgono interpretazioni assai diverse circa l'applicabilità a questa fase storica dell'idea di nazione considerata la nascita di strutture politico-istituzionali completamente prive di qualunque coincidenza geografico-territoriale con l'elemento etnico. E' noto, infatti, come il termine venisse impiegato, almeno sino al '400,per indicare la comune provenienza di gruppi di individui da etnie o zone geografiche, ma anche la identificazione in comunità qualificate per costumi od altri elementi di affinità, con particolare riguardo all'ambiente universitario.
I secoli tra il '400 e la Rivoluzione Francese si caratterizzano per un uso ancora diverso del concetto in esame. 
La frammentazione politica dell'età intermedia cede gradualmente il posto a strutture governative centralizzate che consolidano le loro prerogative su ambiti territoriali compattati e conseguono, nei rapporti reciproci, il privilegio della sovranità. Appare chiaro, in questo contesto, che la progressiva organizzazione di sistemi politici statali dotati di forte capacità coercitiva nei  confronti delle collettività organizzate avviene con riferimento solo parziale alle identità etnico-culturali e, di regola, anche a prescindere da esse.
Il processo di formazione dello Stato, pertanto, è indipendente dal processo di formazione della Nazione e, anzi,il primo precede il secondo, se non altro negli ordinamenti che conseguono l'unità politica prima della Rivoluzione Francese.
Ciò precisato, è necessario  tuttavia  evidenziare  che molti Stati di recente formazione è proprio sul concetto di cui qui si discute che hanno fatto leva per poter divenire tali, avvalendosi al riguardo di quanto previsto  dalla Carta delle Nazioni Unite circa il cosiddetto diritto di autodeterminazione dei popoli. 
Una spiegazione, seppur sintetica, di tale principio appare utile al fine di cogliere  maggiormente  la differenza tra i concetti di Stato e Nazione.
In senso lato il principio in esame indica la libertà di scelta, da parte di un determinato popolo, del regime politico, economico e sociale e in primo luogo naturalmente, al pari del principio di nazionalità,la libertà di accedere all'indipendenza come Stato separato oppure di distaccarsi da uno Stato per  aggregarsi ad un altro.
Si precisa, peraltro, che tale concetto viene in rilievo:
a) dal punto di vista interno, in quanto ogni Stato  è  tenuto ad assicurare al popolo non solo la effettiva possibilità di dar si una costituzione ma altresì la possibilità di modificarla, così come di stabilire il proprio regime economico, sociale e culturale;
b) da quello esterno, poiché proclamando che il beneficiario dell'autodeterminazione è il popolo, si sottolinea il dovere degli altri Stati di rispettare le scelte di tale popolo.   
Proprio in relazione a quanto detto sub b), una notazione particolare si impone in tema di autodeterminazione delle minoranze e delle singole etnie di Stati plurinazionali (es.: Svizzera, Russia, Sudafrica, etc.).
Tanto nelle ipotesi di minoranze relativamente esigue entro uno Stato altrimenti omogeneo (es:Curdi all'interno della Turchia; Corsi all'interno della Francia), quanto nei casi di etnie diverse di dimensioni comparabili in uno Stato plurinazionale (es:Valloni e Fiamminghi in Belgio; Fang, Bamileke, Duala, Fulbe in Camerun) l'obbligo posto allo Stato di assicurare l'autodeterminazione dei popoli non viene inteso, di regola, come obbligo di acconsentire alla secessione. Si ritiene, infatti, ragionevole che il principio in oggetto imponga allo Stato:
I) di assicurare alle collettività di cui si tratta l'autodeterminazione "interna", ossia la partecipazione al regime rappresentativo in piena uguaglianza con il resto della popolazione unitamente, beninteso,alla garanzia di ogni altro diritto o libertà fondamentale;
II) di consentire a tali collettività le preservazione delle loro caratteristiche razziali, delle loro tradizioni, della lingua, etc. Solo nelle ipotesi in cui quanto suddetto venisse disatteso si potrebbe ammettere l'eventualità di una secessione internazionalmente "legittimata": in tali casi si attenuerebbero o  verrebbero meno  gli obblighi degli  altri Stati attinenti al rispetto dell'integrità territoriale dello Stato inadempiente (es.: secessione dell'Eritrea dall'Etiopia).

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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