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Frane e pocessi gravitativi

Modellamento dei versanti

Processi di denudamento: processi che tendono a rimuovere una parte dei materiali sciolti o rocciosi presenti in superficie; sono legati alla degradazione e alla gravità e possono modellare erodendo particelle rocciose nei settori più acclivi del versante o accumulando nelle zone meno acclivi o nelle aree pianeggianti.
Possono essere areali (1.agisce principalmente la forza di gravità) o lineari (2. E 3. agiscono agenti di trasporto che modellano zone specifiche lungo incisioni esistenti  o grossi accumuli come valanghe).

Pocessi gravitativi

Soliflussi: la gravità agisce sulle singole particelle che vengono messe in moto da un lento movimento di creep; avvengono in presenza di materiale sciolto in condizione di saturazione d’acqua. Non c’è una superficie di scivolamento cioè non c’è una discontinuità, ma esiste solo una zona di transizione dove la coltre superficiale è un pò intaccata. Un versante caratterizzato da soliflusso è identificabile dalla presenza di alberi uncinati, di morfologie di colata (terrazzette e ondulazioni del terreno), di inclinazione di pali e di lesioni ai manufatti. Difficilmente differenziabile da una frana, si sviluppa frequentemente in presenza di argilla e silt (calcescisti) in grado di assorbire molta acqua.
Geliflussi: sono soliflussi che vengono accentuati notevolmente a seguito di precipitazioni abbondanti o a seguito di disgelo; i fenomeni di creep si verificano su inclinazioni molto ridotte (<5°).
Detrito di versante: sviluppo di un fenomeno di crollo puntuale che si sviluppa frequentemente nel tempo formando un “prisma” di detrito alla base del versante detto falda detritica; interessa clasti di piccole dimensioni e la pendenza di solito coincide con l’angolo di riposo (angolo massimo che un materiale sciolto raggiunge). Se i clasti si incanalano in un camino o in una frattura al termine di questa si allargano formando un conoide o cono detritico; più conoidi affiancati possono formare una falda detritica.

Frane

Fenomeni di caduta e movimenti di masse rocciose o di materiali incoerenti caratterizzati dal fenomeno prevalente della forza di gravità; possono mobilitare anche 10 miliardi di metri cubi di materiale roccioso; si distingue dagli altri fenomeni per la presenza della zona di rottura.
In una frana si riconoscono una zona di distacco (sforzi di tipi distensivo), una zona di scorrimento  ed una zona di accumulo (sforzi di tipo sia compressivo che distensivo originano rughe e crepe trasversali); inoltre nei settori laterali gli sforzi deformativi sono essenzialmente di taglio mentre nella zona frontale sono principalmente compressivi

Classificazione di Varnes:  classificazione basta sul tipo di roccia coinvolto (fenomeni in roccia o detritico-granulari), sul tipo di superficie di dilavamento o sulla sua assenza (rocce su versante ripido), sui movimenti interni (roccia compatta o clasti in movimento reciproco), sulla velocità (da mm/anno a m/s) e sulla quantità d’acqua.

Stato di attività→importante per la pianificazione ambientale
- attiva→indizi di movimento nell’ultimo anno di osservazione; frattura fresca non inerbita
- sospesa→frana che si è staccata, è caduta ma non ci sono evidenze di movimento nell’ultimo anno
- riattivata→si stacca una seconda porzione di materiale (es.frana del puy)
- quiescente→gli alberi tendono a crescere e parte dell’accumulo viene ricolonizzata
- stabilizzata→stabilizzata anche nei confronti di altri processi di modellamento (es. fluviale → l’alveo si riduce e non tocca più quella porzione)
relitta→stabilizzata da alberi e da altri processi di modellamento

Frane di scivolamento rotazionale: la superficie ha una geometria circolare, di solito sono di piccole dimensioni e si verificano in presenza di materiale sciolto.
Frane di scivolamento traslativo: la superficie ha una geometria planare o pseudo-planare variamente inclinata verso valle; si sviluppano sia su materiale sciolto che su roccia.
Frane di scivolamento planare: la superficie di distacco di solito coincide con superfici di strato, il movimento avviene con la traslazione di blocchi in roccia
Frane di ribaltamento o di crollo: esiste una superficie di distacco sommitale (discontinuità) ma non una superficie di scivolamento perché si verificano in versanti molto acclivi in cui la roccia frana in caduta libera. Questo porta alla frantumazione della roccia che si accumula in conoidi formati da accumuli di aspetto caotico (grossi massi sparsi).
Frane di colata: l’elevata quantità di acqua fa sì che il materiale si muova come un fluido viscoso in cui le particelle sono in movimento relativo tra loro; si sviluppano anche su pendii con inclinazione <5°.
Frane di tipo complesso: quando si evolvono per la combinazione di più meccanismi di movimento
Soil slip: si sviluppano a seguito della veloce saturazione delle coltri superficiale che scalzano di solito la cotica erbosa; di solito partono dove c’è una convessità del versante e hanno potere distruttivo notevole per l’elevata velocità ed energia
Valanghe di roccia o rock avalanche: grandi frane di crollo che accelerando verso valle acquistano velocità tale che il materiale si sgretola e con l’aumento dell’energia cinetica si “gonfia”, supera la valle e risale in parte il versante opposto. Possono sbarrare la valle causando la formazione di laghi artificiali.

Tratto da GEOMORFOLOGIA E RILEVAMENTO GEOLOGICO di Marco Cavagnero
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