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Simon e Newell. Cervello umano come algoritmo


Per tornare solo un momento alle tesi elaborate da Simon e Newell e così concludere questo excursus storico, è importante fare una precisazione: i due filosofi della scienza si sono contrapposti alle tesi di Church-Turing che, per ricordarlo, sostenevano l’inevitabile fallibilità dei calcolatori data la fallibilità della mente umana, soprattutto perché non accettavano il fatto di considerare mente umana come un semplice sistema di elaborazione dell’informazione. Nel progetto di Church-Turing che poggiava sui teoremi di incompletezza e di indecidibilità, non erano ancora state coinvolte le neuroscienze. Questo vuol dire che non si era ancora riflettuto sulla possibilità o meno di far coincidere modelli algoritmici e strutture biologiche della mente.
Newell e Simon hanno allora sviluppato una tesi “forte” secondo la quale appunto è possibile cogliere delle corrispondenze tra le strutture del cervello e gli algoritmi al punto che, elaborando un programma, questi potessero spiegare all’inverso i funzionamenti della mente umana. I due filosofi sostenevano che le espressioni simboliche che utilizza la mente, hanno una funzione denotante e per questo motivo possono essere interpretate. Trovando degli algoritmi che sono in grado di eseguire la funzione denotante e quella interpretativa, era possibile secondo loro creare sistemi (chiamati Sistemi fisici di simboli) capaci di riprodurre le rappresentazioni simboliche della mente umana.

Tratto da INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Carlo Cilia
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