I n f e r m i e r i s t i c a
p r e v e n t i v a
Appunti di Zoe Franzoni
Università degli Studi di Brescia
Facoltà: Medicina e Chirurgia
Corso di Laurea in Infermieristica
Esame: Sicurezza negli ambienti di lavoro, prevenzione dei rischi e promozione
della salute
Docente: Do Marina Cinzia
A.A. 2020/2021
Tesi
online
A P P U N T I
TesionlineZoe Franzoni – Infermieristica preventiva 
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INFERMIERISTICA PREVENTIVA 
1.1 INFEZIONE 
DEFINIZIONE: invasione e moltiplicazione di microrganismi patogeni in un tessuto, organo o 
apparato, normalmente, con la presenza di segni clinici locali e/o sistemici. 
1.1.1 MALATTIA DA INFEZIONE 
Definizione: complesso di alterazioni morfologiche e funzionali; è l’espressione clinicamente 
manifesta, cioè con manifestazione di segni e sintomi, del processo infettivo. 
1.2 COLONIZZAZIONE 
DEFINIZIONE: presenza e moltiplicazione di microrganismi patogeni nei tessuti normalmente non 
sterili (cure e/o mucose) in assenza di manifestazioni cliniche evidenti come i segni o i sintomi. 
1.3 INFETTO 
DEFINIZIONE: paziente che presenta una o più infezioni concomitanti o materiale caratterizzato 
dalla presenza di microrganismi patogeni. 
1.3.1 MALATTIA INFETTIVA CONTAGIOSA 
DEFINIZIONE: è la mattia sostenuta da agenti capaci di prorogarsi dal soggetto malato a quello 
sano. 
1.4 CONTAMINAZIONE 
DEFINIZIONE: presenza transitoria di microrganismi su un particolare materiale tale da menomarne 
la purezza o la sterilità. 
 
 
 
 
 
 
 
 
1.4.1 MICRORGANISMI 
 Sono rappresentati da PROTOZOI, FUNGHI, BATTERI, CLAMIDIE, RICKTTSIE e VIRUS. 
 La patogenicità è relativa alla loro invasività, virulenza ed alla carica infettante. 
 La sorgente non è possibile eliminarla perché la sorgente sono gli esseri umani. 
1.4.2 SERBATOI DI INFEZIONE 
MICRORGANISMI 
SERBATOI DI 
INFEZIONE 
MODALITA’ DI 
TRASMISSIONE 
VIE DI INGRESSO 
SUSCETTIBILITA’ 
DELL’OSPITE 
VIE DI USCITA 
SORGENTE 
MEZZI DI 
TRASMISSIONE Zoe Franzoni – Infermieristica preventiva 
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Rappresentano i siti dove i microrganismi vivono e si moltiplicano. 
Le sorgenti / serbatoi possono essere rappresentati da: 
1. Soggetti malati, convalescenti, portatori precoci (incubazione) e portatori sani. 
2. Animali infetti o colonizzati (vettori). 
3. Substrati contaminati (veicoli). 
1.4.3 MODALITÀ DI TRASMISSIONE 
È il modo attraverso il quale i microrganismi si trasferiscono dal serbatoio dell’infezione all’ospite; 
esistono 5 vie principali di trasmissione: 
1. TRASMISSIONE DI CONTATTO: può essere di 2 tipi: 
 DIRETTO: comporta un rapporto di continuità o di vicinanza tra i 2 soggetti; 
 INDIRETTO: comporta un contatto di un ospite suscettibile con un oggetto 
contaminato che fa da intermediario, di solito inanimato, come strumenti, aghi, 
indumenti, guanti e mani contaminate. 
2. TRASMISSIONE TRAMITE GOCCIOLINE (droplet): da qualcuno viene considerata una 
forma di trasmissione per contatto indiretto. 
Le goccioline > 5 micron sono generate dal soggetto / fonte, principalmente durante la 
tosse, gli starnuti, parlando o durante l’esecuzione di alcune procedure come l’aspirazione 
bronchiale o la broncoscopia. 
3. TRASMISSIONE PER VIA AEREA (droplet nuclei): si verifica per la disseminazione di nuclei di 
goccioline < 5 micron o di particelle di polveri contenenti l’agente infettivo. 
I microrganismi trasportati in questo modo possono essere facilmente dispersi da correnti 
d’aria. 
4. TRASMISSIONE ATTRAVERSO VEICOLI COMUNI: riguarda i microrganismi trasmetti da 
oggetti o da altri materiali contaminanti come alimenti, acqua, farmaci, strumenti e 
macchinari. 
5. TRASMISSIONE ATTRAVERSO VETTORI: avviene quando i vettori come topi, zanzare, 
mosche e altri insetti nocivi che trasportano o trasmettono microrganismi. 
I vettori possono essere: 
 PASSIVI (mosca; 
 ATTIVI (zanzara); 
 FACOLTATIVI; 
 OBBLIGATORI. 
Noi possiamo intervenire solo sulle modalità di trasmissione mettendo in campo azioni che 
prevengono la trasmissione (mascherina, guanti, antisettico etc.). 
1.4.4 VIE DI INGRESSO E VIE DI USCITA 
Sono il modo utilizzato dai microrganismi per entrare nell’uomo e la via attraverso la quale 
vengono diffusi nell’ambiente e sono specifiche per ogni germe. 
 VIE D’INGRESSO: responsabili nel contrarre un’infezione; 
 VIE D’USCITA: responsabili nel trasmettere un’infezione. 
 
 
Queste vie possono essere:  Zoe Franzoni – Infermieristica preventiva 
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 Vie respiratorie; 
 Via digerente; 
 Apparato genito – urinario; 
 Cute. 
IMPORTANTE: la via d’entrata del germe può essere diversa dalla via di uscita. 
1.4.5 SUSCETTIBILITÀ DELL’OSPITE 
È la capacità dell’organismo di resistere all’agente infettante. 
Se le difese sono ridotte o alterate sarà facile che la malattia si instauri anche in presenza di 
microrganismi con scarsa invasività o scarsa virulenza o ridotta carica batterica. 
INTERAZIONE UOMO GERME:  
 GERME: carica batterica, virulenza e invasività; 
 UOMO: età, condizioni generali e condizioni ambientali. 
1.5 LIVELLI DI INTERVENTO PER INTERROMPERE LA CATENA DELLE INFEZIONI 
Queste infezioni possono essere di 2 tipi: 
1. Infezione con origine ESOGENA (fuori): 
 CONTROLLO DEI SERBATOI: mani, pulizia, disinfezione e sterilizzazione; 
 CONTROLLO DELLA TRASMISSIONE: mani, tecniche di asepsi, circuiti chiusi per 
drenaggi e isolamento. 
2. Infezione con origine ENDOGENA (dentro):  
 CONTROLLO DEI SERBATOI: minore degenza ospedaliera, minore prassi assistenziale e 
trattamento della patologia. 
Sia con il controllo dei serbatoi che della trasmissione (endogena, esogena) si può attuare  il 
controllo dell’insorgenza delle infezioni che sono l’incremento delle difese dell’ospite (siero, 
vaccino, profilassi, chemioprofilassi etc.). 
1.6 PULIRE 
Comprende tutte le operazioni di rimozione, raccolta e aspirazione del sudicio (quanto in genere 
ricopre indebitamente una superficie), di qualunque genere esso sia e qualunque procedimento si 
usi senza danneggiare il substrato su cui si trova. 
In ospedale i lavaggi vengo sempre fatti ad umido perché così la polvere non si alza nell’aria. 
1.6.1 SPOLVERATURA E SCOPATURA 
DEFINIZIONE: scopo di eliminare lo sporco non aderente. 
1.6.2 LAVAGGIO 
DEFINIZIONE: eliminare il più possibile lo sporco e ridurre il numero di microrganismi. 
1.7 TIPI DI SPORCO 
Esistono 2 tipi di sporco: 
1. SPORCO BIOLOGICO: sangue, urine, residui alimentari etc. Zoe Franzoni – Infermieristica preventiva 
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2. DEPOSITI CHIMICI: depositi calcarei e sporco urbano. 
1.7.1 POLVERE 
Le particelle di polvere con diametro > 10 micron rappresentano circa il 90% del peso dello sporco 
trasportato dall’aria ma solo il 10% del numero totale di particelle. 
Le particelle con diametro < a 10 micron sono invisibili all’occhio umano (batteri), tende a rimanere 
sospesa nell’aria. 
Con la pulizia meccanica si riesce a rimuovere le particelle di polvere con diametro > 5 micron 
invece per rimuovere le particelle con dimensioni inferiori si deve eseguire una pulizia a umido. 
Nell’aria possono essere presenti da 30 a 300 milioni di particelle per  con un peso che può 
arrivare a 3 – 10 mg/  . 
1 grammo di polvere può contenere fino a 100 milioni di batteri. 
La POLVERE AGGLOMERATA: 
 Polvere + acqua = fango (SPORCO MAGRO) molto più semplice pulirlo. 
 Polvere + grasso = unto (SPORCO GRASSO) molto più difficile da pulire. 
1.8 SANIFICAZIONE 
È una tecnica di asportazione dello sporco, una metodica, che prevede per ogni tipo di pulizia 
quali attrezzature, quali prodotti usare e con quale sequenza, per ridurre il livello di contaminazione 
microbica degli ambienti e delle attrezzature. 
Funzione di mantenere ridotta entro limiti di non pericolosità la carica microbica degli ambienti e 
degli oggetti. 
BIOPULIZIA: metodo innovativo di sanificazione e igiene che fa uso di microrganismi presenti 
nell’aria, nell’acqua e nella terra chiamati probiotici al posto delle tradizionali sostanze chimiche 
(acqua + detergente). 
Può essere: 
1. CONTINUA: intervento che viene compiuto giornalmente o più volte al giorno a seconda 
dell’area in cui il locale si trova. 
2. PERIODICA: insieme di operazioni di lavaggio completo, accurato e minuzioso di ambienti 
e cose. 
3. TERMINALE: intervento che viene eseguito dopo la dimissione del paziente. 
4. OCCASIONALE: si attua in momenti straordinari o contingenti, quando se ne verifica la 
necessità. 
1.8.1 PRODOTTI PER ATTUARE SANIFICAZIONE 
Possono essere: 
 CHIMICI: sono detergenti, deceranti, cere, deterdisinfettanti e disinfettanti che vengono 
cambiati periodicamente per non creare resistenze batteriche. 
 TECNICO MECCANICI: carrelli attrezzati, macchine e attrezzi vari. 
1.8.2 DETERGENTI Zoe Franzoni – Infermieristica preventiva 
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Sono prodotti che hanno la proprietà di emulsionare e staccare lo sporco dalle superfici 
diminuendo l’aderenza ad esse. 
Le regole per il buon uso dei detergenti sono: 
1. Attenersi allo scopo e alle dosi indicati dalla casa produttrice, avendo cura di effettuare 
una diluizione corretta. 
2. Non mescolare mai sostanze diverse tra loro ne tanto meno con disinfettati. 
3. Conservare i detergenti nelle confezioni originarie, chiudendole dopo l’uso per evitare 
contaminazioni. 
4. Custodirli nel locale adibito alla conservazione di attrezzature e materiale per la 
sanificazione, lontano dal libero accesso delle persone. 
1.8.3 CARATTERISTICHE DEI DETERGENTI 
 Buona capacità di aggredire lo sporco; 
 Buona capacità di resistere all’acqua dura (calcarea); 
 Buona capacità di mantenere sospeso e frazionato lo sporco rimosso; 
 Deve essere innocuo; 
 Deve essere efficace sia nell’acqua calda sia nell’acqua fredda; 
 Devono essere facilmente risciacquabili; 
 Devono essere biodegradabili; 
 Devono costare poco. 
Basta un buon prodotto pulente per avere una perfetta pulizia? 
Quasi mai infatti ci sono 4 fattori determinanti per avere una detergenza ideale (CERCHIO DI 
SINNER) e questi sono: 
1. Azione chimica del prodotto (25%); 
2. Temperatura dell’acqua (25%); 
3. Tempo (25%); 
4. Azione meccanica (25%) 
Si ha il 100% della detersione. 
1.8.4 ATTREZZATURE UTILIZZATE PER LA SANIFICAZIONE 
 Carrello duo mop (due secchi di colore diverso dove in uno va l’acqua con il detersivo e in 
uno l’acqua dove lavare lo straccio sporco); 
 Carrello codice colore è composto da: 
 4 secchi di colore diverso (ogni ospedale ha il suo codice colore); 
 1 scopa trapezio lamello; 
 1 applicatore DS; 
 Pompette dosatrici; 
 Secchio per la raccolta del panno spugna DS; 
 Materiale di consumo (panni, mini garze etc.). 
 Monospazzola; 
 Monospazzola ad alta velocità per la lucidatura; 
 Aspiraliquidi; 
 Macchina lavasciuga. 
1.9 SANITIZZAZIONE Zoe Franzoni – Infermieristica preventiva 
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Metodica che si avvale dell’uso dei disinfettanti per ridurre il livello di contaminazione microbica 
delle attrezzature. 
Non c’è sanitizzazione se non avviene la sanificazione. 
1.10 AREE DELL’OSPEDALE 
Esistono diverse aree dell’ospedale che vengono divise in base ai rischio che può procurare ai 
degenti e agli operatori, sono zone ad alto, medio, basso rischio. 
1.10.1 AREE AD ALTO RISCHIO 
Sezioni per la cura dei pazienti infetti o altamente suscettibili alle infezioni o aree protette. 
Pulizia costante, 3 volte al giorno. 
Per i degenti  Per gli operatori 
Sale operatorie. 
Servizio di rianimazione. 
Centro immaturi. 
Degenze immunodepressi. 
Divisione delle malattie infettive. 
Servizio per il cateterismo cardiaco. 
Camere per gli ustionati. 
Servizio dialisi. 
Servizio di tisiopneumologia. 
Divisione delle malattie infettive. 
Servizio di dialisi. 
Divisione di tisiopneumologia. 
Servizio di rianimazione. 
Servizio di lavanderia. 
Servizio di disinfezione  
Incenerimento dei rifiuti. 
1.10.2 AREE A MEDIO RISCHIO 
Sezioni per la cura di pazienti o non infetti o non altamente suscettibili alle infezioni. 
Pulizia costante, 2 volte al giorno. 
Per i degenti Per gli operatori 
Sale operatorie per interventi normali 
(ambulatoriali). 
Degenze neonatali e pediatria. 
Endoscopie. 
Degenze per soggetti fortemente debilitati. 
Sale medicazioni. 
Poliambulatori. 
Pronto soccorso. 
Stanze degenza in cui di volta in volta si attui 
l’isolamento. 
Servizio analisi e microbiologie. 
Servizio immunotrasfusionale. 
Sala settoria e istopatologica. 
Sala medicazione 
1.10.3 AREE A BASSO RISCHIO 
Sezioni dove non c’è contaminazione con i pazienti o sezioni amministrative. 
Pulizia avviene una volta al giorno. 
 Camere di degenza generale. Zoe Franzoni – Infermieristica preventiva 
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 Locali di attesa, visita e sgombero ambulatori. 
 Locali di sgombero nelle divisioni di degenza normale. 
 Cucina. 
 Servizio di farmacia. 
 Passaggi e vie di traffico interne. 
 Uffici amministrativi. 
1.11 DISINFEZIONE 
È la distruzione di tutti i microrganismi riconosciuti patogeni ma non necessariamente tutte le forme 
microbiologiche presenti nell’ambiente o su un determinato materiale mediante l’utilizzo di agenti 
disinfettanti. 
È un intervento che ha un largo intervallo di efficacia che va dalla sterilizzazione ad un estremo, ad 
una minima riduzione dei contaminanti microbici dall’altra. 
I disinfettanti devono avere marchiatura CE se non è presente bisognerebbe evitare di usarli 
Il disinfettante si usano per tutte le superfici che non sono la cute invece gli antisettici si usano solo 
per la cute. 
1.11.1 DISINFETTANTE (ORGANISMI INERTI) 
DEFINIZIONE: è un composto chimico antimicrobico ad azione specifica e non selettiva in grado 
di agire su superfici ed oggetti con effetto decontaminante sui patogeni fino a livelli di sicurezza. 
Determinati prodotti e processi forniscono livelli differenti di disinfezione. 
1.11.2 CARATTERISTICHE DESIDERABILI DI UN DISINFETTANTE 
Le caratteristiche desiderabili di un disinfettante: 
1. Esteso spettro di azione (sporicida, tubercolicida, viricida). 
2. Rapidità dell’azione disinfettante (basso tempo minimi di applicazione): 1 – 10 minuti. 
3. Non irritante per occhi, mucose e cute. 
4. Assenza di residui tossici. 
5. No colorazioni. 
6. No corrosivo. 
7. Stabilità per diluizioni e tempi consigliati (anche in presenza di materiale organico). 
8. Buona capacità di penetrazione e detersione. 
9. Costo ragionevole. 
1.11.3 FATTORI CHE INFLUENZANO L’AZIONE DEI DISINFETTANTI 
I fattori che influenzano l’azione dei disinfettanti sono: 
1  -   FATTORI PROPRI DEL DISINFETTANTE:  
 Concentrazione delle soluzioni. 
 Stabilità delle soluzioni. 
 pH delle soluzioni. 
2  -   FATTORI INERENTI LA POPOLAZIONE MICROBICA: 
 Specie microbica e fase del ciclo vitale. 
 Entità della popolazione microbica. 
 Età delle cellule microbiche. 
 Variazione della resistenza batterica.