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Aspetti biologici e culturali delle principali tecniche di materne: ritmi sonno/veglia, co-sleeping e bed sharing

Aspetti biologici e culturali delle principali tecniche di materne: ritmi sonno/veglia, co-sleeping e bed sharing


Una volta tenere i bambini con se nel “lettone” era pratica assai comune poi si è passati alla culla, un lettino rigido con le sbarre vicino al letto dei genitori e infine li si è traslocati in un'altra stanza e al posto del contenimento materno si è offerto loro il c.d. oggetto transizionale per favorire l’autonomia del piccolo. Negli anni dunque il mondo occidentale ha vissuto un progressivo allontanamento dal corpo dei genitori e in particolare di quello materno nella convinzione tutta moderna che la pratica del bed sharing fosse anormale, malsana se non addirittura nociva. L’obiettivo era quello di rendere il bambino indipendente e insegnargli fin da neonato a dormire da solo facendolo piangere ogni giorno per un tempo sempre più prolungato avrebbe fatto si che egli si sarebbe abituato alla frustrazione della perdita del contatto rassicurante con la madre. Proprio la paura di essere sgridati dal pediatra ha fatto si che si diffondesse questa convinzione anche se il bed sharing e il co-sleeping rimangono praticate nella maggior parte delle culture del mondo. Quando il sonno viene considerato un attività sociale e non privata la volontà di dormire tutti insieme è evidente perché insegna ai bambini ad armonizzarsi con il gruppo. Il sonno condiviso rientra nella visione comunitaria tipica dei popoli tradizionali. Ma se ci si pensa bene infondo ognuno di noi desidera dormire con qualcun altro invece la modernità e i tempi di vita attuali ci hanno portato ad avere orari fissi: non andiamo a letto quando ce lo dice il nostro orologio biologico ma quando è ora legato nel rispetto dei tempi lavorativi  e per lo stesso motivo si depositano i bambini all’asilo nido. gli orari della vita moderna non corrispondono a quelli necessari al bambino il quale come affermava la Montessori dovrebbe avere il diritto di dormire quando ha sonno e svegliarsi quando non ne ha più. Partendo dal presupposto che sonno del bambino e sonno dell’adulto hanno caratteristiche diverse (entrambi si compongono di cicli che si ripetono ma quello del bambino ha la fase rem molto più breve e più frequente per cui essendo in questa fase il sonno più leggero si svegliano più facilmente) Mac Kenna il più grande specialista di co-sleeping a livello internazionale afferma che dormendo insieme si verifica una strabiliante sintonia tra il sonno della mamma e del bambino sembrerebbe che dormendo insieme si stabilizzano le fasi del sonno ed entrambi le attraverserebbero nello stesso momento per cui se il bambino si sveglia nella fase rem per la madre è meno difficoltoso svegliarsi perché è anche lei in una fase di sonno leggero. Diversi studi hanno dimostrato che lasciar dormire il bambino da solo o farli piangere a lungo durante la notte è un evento traumatico per lo stesso per almeno due motivi uno di ordine fisiologico e l’altro di tipo relazionale. Lo stress provocato dal pianto, dalla sensazione di solitudine e abbandono provocherebbe l’aumento della produzione di cortisolo il cui eccesso può alterare la neurochimica dei bambini e renderli più suscettibili allo stress. Dal punto di vista relazionale l’abitudine al dormire separati fin da piccolissimi insegna ai bambini che il bisogno di di calore e rassicurazione è una debolezza, che la paura e la solitudine è ciò che si devono aspettare dal mondo e che non ci si deve aspettare che le figure importanti del proprio mondo emozionale capiscano e ci rispondano in modo affettuoso ( Servan-Shreiber, 1999 in Balsamo, Favaro ecc) inoltre come afferma Solter nel 1994 desideri e bisogni dei bambini sono la stessa cosa: se un bambino desidera dormire con i genitori è perché ne ha bisogno. Se è vero come è vero che i bambini imparano molto per imitazione allora il vedere i genitori ancora in piedi quando loro devono andare a letto non faciliterà loro il sonno: occorre re imparare a dormire rispettando i segnali del corpo per poterlo così insegnare ai nostri figli per fargli capire che dormire è bello ed un piacere.

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