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Tredici vizi per vivere la nuova virtù, con Anais Nin


Un romanzo precursore. Sterminato è il numero di testimonianze autobiografiche, romanzate o meno, dedicate all'attraversamento autoanalitico del vizio. Il romanzo scelto, della scrittrice Anais Nin, La casa dell'incesto, fu tra i più provocatori e discussi, quando uscì nel lontano 1936. Qui si ritrova un interessante intreccio tra letteratura e filosofia, che testimonia assai bene quanto il tragitto autoanalitico si avvalga della razionalità poetica applicata a se stessi, senza pudicizie e false coscienze. Il testo privilegia uno stile epigrammatico, metaforico, surrealistico, quasi fosse un’autoanalisi biografica trasfigurante una passione d'amore illecita. Il romanzo si presenta a tratti lapidario, visionario, teso a dar conto, più che di un intreccio classico, di un grumo di sensazioni, le cui sofferenze tentano di uscire dalla pagina ma per comunicare tutto sommato più pensiero che storia, trama. E’ allora un laboratorio autoanalitico che trasforma i vizi in virtù dell'esistenza.
Se le virtù sono state per secoli osannate e coltivate perché avevano il compito di ricomporre ciò che il vizio separava, ora, e nelle esemplari intuizioni della Nin, questo mondo virtuoso non esiste più. Ciò che si riteneva virtuoso per completezza, ricerca della conoscenza, indipendenza, certezza, assenza di autocompiacimento, coraggio, capacità di dimenticare, concretezza, veridicità, parola soltanto pronunciata, senso di pienezza, lo è ora se trasmutano nel suo contrario.
Nell’esordio del romanzo, il vizio assurdo viene accettato come una sfida, non come la nostalgia di un’onnipotenza, di un’immortalità impossibile. La donna penetra in esso per estrarne le virtù non viste, le riabilita e si riabilita. Qui l'attraversamento di se stessi inizia con un programma clinico e man mano rinasce in forma filosofica.
Le cadenze della ragione poetica. Entrando nella casa, in una ragione poetica tra le più immediate, troviamo i motivi sani di tormento virile e muliebre. Si distillano in una progressiva presa di coscienza.
L’incompletezza: il mondo non è più qualcosa di stabile che la virtù tenta di riordinare; la ricomposizione completa delle parti è un miraggio.
La nescienza (inconsapevolezza): nessuno potrà mai sapere chi siamo e nessuna possibilità c'è data affinché si possa giungere ad un autosvelamento definitivo.
L’altro specchio: non bisogna divenire specchio simmetrico dell'altro, bensì l'occasione per consentirgli di scoprire nuove sembianze.
La dipendenza: si accetta la dipendenza ma mutando il bozzolo protettivo da casa esterna in casa da portarsi appresso, in ogni altrove.
L’attesa: la perpetua attesa riconcilia il presente con il divenire.
Il narcisismo: questa volta lo specchio è per sé; nel quale nelle diverse forme assunte è pur dato riconoscersi di volta in volta. Lo specchio è l'oggetto concreto che permette finalmente di amarsi senza perdersi, poiché ci si riconosce.
La paura: la paura salva, segna il limite oltre il quale non spingersi.
Il rimpianto: Il rimpianto rappresenta non lo sfogo dell'impotenza, piuttosto la sollecitazione a includerlo nella vastità sempre in crescita della vita interiore, a non gettare via niente.
L’illusione: l'illusorio costituisce la salvezza, la realtà è apparenza.
La menzogna: svela quell'alterità espressa dalla maschera; è l'esigenza di verità a indurci a mentire, a sperimentarci in altre vite.
La scrittura: si scrive per placarsi o per dannarsi ancor più. La tortura dello scrittore è indistinguibile, eppure questa illusione di quiete riveste ogni parola.
Il vuoto: il possesso si rivela sempre dannoso; la volontà di afferrare, di rendere schiavo è il vizio che si paga poi con la fuga di ogni cosa dalla mano.
L’intolleranza: è il dover accettare i mutamenti, la fine, il decadere del sentimento. La desolante accettazione dell'uscita di scena, del cambiamento che poi non ci riguarderà più, il congedo definitivo da ogni attesa, la nostalgia dei miracoli. Elogio alla non tollerabilità del dolore per ogni cosa perduta.

Tratto da NUOVE VIRTÙ di Anna Bosetti
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