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AAI: Adult Attachment Interview (La teoria dell’attaccamento)


Strumento che è stato costruito per la rilevazione dell’attaccamento negli adulti. Si fonda sulla teoria dell’attaccamento di Bowlby. Tipo di intervista clinica che nasce quindi all’interno di questo costrutto sulla base dell’ipotesi che di attaccamento si possa parlare anche per gli adulti.

J. Bowlby aveva  teorizzato quella forma di comportamento che si manifesta nel bambino che consegue o mantiene una prossimità nei confronti della madre, chiaramente identificata, ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato e di fornirgli quindi “una base sicura”. Per capire quali potessero essere le caratteristiche e lo sviluppo del legame che si instaura fra madre e bambino quindi “l’attaccamento” ebbe bisogno di molte, rigorose e confermate ricerche, che portarono Bowlby a formulare la Teoria dell’Attaccamento; 
Il termine "Attaccamento" può essere interpretato in 3 diversi modi:

a) comportamento di attaccamento;
b) sistema comportamentale di attaccamento;
c) legame d'affetto.

Il termine, in sè, ha un significato generale e rimanda alla condizione di "attaccamento relazionale" di un soggetto: il sostenere che un bambino "ha un attaccamento" vuol dire che egli avverte il bisogno di percepire la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di riferimento, soprattutto in particolari situazioni. L’attaccamento dunque è un qualcosa che perdura nel tempo dopo essersi strutturato nei primi mesi di vita intorno ad un'unica figura; è molto probabile che tale legame si instauri con la madre, dato che è la prima ad occuparsi del bambino. Mary Ainsworth, una collaboratrice di Bowlby, elaborò una situazione sperimentale per determinare il tipo di attaccamento tra madre e figlio. Questa situazione era suddivisa in otto episodi, ciascuno della durata di tre minuti, dove il bambino veniva sottoposto a situazioni potenzialmente generatrici di "stress relazionale": cosa fa il bambino durante la separazione dalla madre e poi nel ricongiungersi a lei? Si manifestarono tre stili: 
sicuro: bambino esplora l'ambiente e gioca sotto lo sguardo vigile della madre con cui interagisce. Quando la madre esce ed entra uno sconosciuto il bambino è turbato ma al ritorno della madre si tranquillizza e si lascia consolare.
Insicuro/evitante : il bambino esplora l'ambiente ignorando la madre, è indifferente alla sua uscita e non si lascia avvicinare al suo ritorno.
Insicuro/ Ambivalente: il bambino ha comportamenti contraddittori nei confronti della madre, a tratti la ignora, a tratti cerca il contatto. Quando la madre se ne va e poi ritorna risulta inconsolabile.
In questo caso si è andati ad osservare un comportamento: la qualità dell'esperienza definisce la sicurezza d'attaccamento in base alla sensibilità e disponibilità del caregiver (madre) e quindi la formazione di modelli operativi interni (MOI), che andranno a definire i comportamenti relazionali futuri. Con la crescita, l’attaccamento iniziale che si viene a formare tramite la relazione materna primaria o con un "caregiver di riferimento", si modifica e si estende poi  ad altre figure, sia interne che esterne alla famiglia. Tuttavia da adulto sarà difficile capire la qualità dell’attaccamento e il modello operativo interiorizzato; devo quindi trovare dei sistemi per far esprimere attraverso il linguaggio l’attaccamento, quindi ciò che ha esperito nella relazione con la figura di riferimento primaria perché è una cosa che ci portiamo dietro con la nascita ma che è difficile da fare emergere. Con  i bambini si possono usare dei giocattoli attraverso i quali si simula l’esperienza della separazione materna, ma con gli adulti? Negli anni 80 Main, Kaplan, Cassidy si riproposero di valutare l’attaccamento adulto attraverso un intervista clinica. L’attaccamento quindi viene visto come “quel modello operativo interno che la persona si porta dentro dall’infanzia; esso si attiva quando si è in pericolo, quando si sta male e diventa un sistema motivazionale che risponde alla domanda: chi si prendeva cura di te?” L’AAI si propone di raccogliere le narrative dei soggetti intervistati circa l’attaccamento che da bambino metteva in atto nei confronti dei genitori e degli altri significativi. Rende quindi la fotografia di quella persona rispetto all’attaccamento. Questo strumento nasce in contesto di ricerca ma può anche essere utilizzato in ambito clinico. Nella ricerca si è visto che le persone adulte con un attaccamento sicuro hanno maggiori probabilità di avere figli sicuri; è dunque importante rilevarlo anche dal punto di vista della prevenzione della psicopatologia. 
Per poter rilevare l’attaccamento adulto c’è bisogno di seguire un protocollo che misuri la coerenza rispetto a funzioni salienti della vita (per utilizzare questo strumento ci vuole un training come per la scala Vineland). 

Protocollo semplice: 
1. presentazione del servizio e del professionista 
2. domande di riscaldamento: mi racconti del suo passato della sua infanzia, dove viveva. Che tipo di rapporto aveva con i suoi genitori? Cerchi di andare più lontano possibile con la memoria, fino a dove riesce a ricordare (freud: amnesia infantile) 
3. cuore dell’intervista: cerca di tirare fuori il modello operativo interiorizzato. Ora vorrei chiederle 5 aggettivi per descrivere i suoi genitori quando lei era molto piccolo: prima la madre poi il padre. Il focus è dare aggettivi alla relazione per capire che modello di relazione si porta dentro.
4. mi spieghi perché ha scelto questi aggettivi: su questa domanda si gioca l’attaccamanto sicuro/insicuro. 

Sicuro: ricorda episodi che riferisce con coerenza cioè attinge dall’esperienza per supportare quello che dice; c’è un confronto tra la memoria semantica e quella episodica, con un certo grado di coerenza. Le contraddizioni ci possono essere ma non importa il contenuto ma la coerenza: cioè se l’ho riorganizzato dentro di me. 

Insicuro: non sa supportare con le prove gli aggettivi che ha dato. Generalizza senza andare a fondo di quello che dice. C’è incoerenza tra la memoria semantica e quella episodica.(es. “il rapporto con mia madre era fantastico. Perché…tutti i bambini vanno d’accordo con la loro madre”). 

Va detto che esistono due tipi di memoria: 
- SEMANTICA è quella sulla quale poggiano le domande che chiedono di ricordare il significato del passato e fa riferimento all’aspetto generale del ricordo. Mi dici che il rapporto era così..
- EPISODICA per supportare quello che mi hai raccontato a livello semantico. Dimmi perché era così…
Laddove l’attaccamento è insicuro potremmo avere di fronte soggetti distanzianti cioè che ci dicono poco su loro stessi e sul loro legame perché non ce la fanno. Il modello interiorizzato era sbagliato e hanno dovuto riorganizzarlo, non hanno quindi accesso ai ricordi che sono stati rimossi. Oppure i soggetti coinvolti sono preoccupati per le loro relazioni, sono ansiosi. 

Nello specifico i profili che possono emergere dall’AAI sono: 

1. PROFILO F: SICURO. L’intervista serve per riflettere su aspetti che non aveva considerato prima. 
2. PROFILO D: DISTANZIANTE le relazioni non hanno avuto peso o così si è convinto. Non trova motivo all’intervista. 
3. PROFILO E: PREOCCUPATO/ANSIOSO: le relazioni di attaccamento non gli hanno fornito sicurezza. È rimasto in qualche modo ingabbiato, coinvolto. 
4. PROFILO U: a seguito di un lutto. Dipende se il lutto è stato superato o no. Potremmo avere dei soggetti sicuri, distanzianti o preoccupati che hanno risolto o meno il lutto. Il lutto infatti va a disorganizzare la mente ma non incide sull’attaccamento. 

Questo tipo di intervista è molto particolare perché sebbene da un lato sia molto strutturata dall’altro non può essere considerata come un questionario perché ci vuole molta sensibilità ed empatia. Si può utilizzare l’ AAI per l’analisi della genitorialità in quanto l’attaccamento è una delle dimensioni della genitorialità.”

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Barbara Reanda
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