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Sostanza e accidente in filosofia. Boezio e Tommaso d'Aquino



 Con il termine sostanza i latini intendevano parlare di ciò che sta sotto gli accidenti, ossia sussiste. Nel mondo latino la prima teorizzazione è stata fatta da Boezio che distingue tra ciò che una cosa è (quindi la semplice esistenza dell’ente) e ciò per cui una cosa è. Boezio però sottolinea il fatto che perchè una cosa sia non solo deve partecipare dell’essere ma deve assumere una forma; è per questo che distingue il primo concetto a sua volta in sostanza e accidente. Tale dottrina viene approfondita da Tommaso: egli sostiene che l’ente può essere inteso sia in senso logico che in senso reale. Ma occorre distinguere anche l’ente dall’essenza (che corrisponde al secondo concetto boeziano) e rappresenta ciò per cui una cosa è quello che è (“un questo qui”). Ora in base alla multivocità dell’essere teorizzata da Aristotele la filosofia medievale in diverse occasioni ha dato interpretazioni differenti al concetto di sostanza, in base alla sua coincidenza o meno con l’essenza. I tomisti in particolar modo furono quelli che allargarono il concetto di sostanza, dividendola in sostanza in senso stretto (l’essere per sè) e in senso lato (l’essere fondamento degli accidenti). Un altro problema che fu sollevato soprattutto in ambiente medievale fu quello della natura della sostanza, problema quindi squisitamente ontologico: gli scolastici le distinsero in semplici (che non implicano unione di materia e forma) o composte ed anche in complete (quelle che possono sussistere come un tutto sostanziale:Dio) e incomplete.
È per opposizione che si può giungere al concetto di accidente: esso è ciò che non è in se e per se. Ora se Aristotele aveva considerato le nove categorie dopo la sostanza accidenti di essa, la filosofia scolastica ha approfondito tale teoria distaccandosi per certi versi da essa: Tommaso distingue infatti gli accidenti secondo la loro forma, la loro materia e la loro relazione. Una delle applicazioni più importanti di tale dottrina della sostanza/accidente è quella della transustanziazione: essendo l’accidente un attributo della sostanza, essa può mutare mantenendo comunque gli stessi accidenti.

Tratto da QUESTIONI FILOSOFICHE MEDIOEVALI di Carlo Cilia
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