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Processo sommario



Processo sommario: breve, di sponte comparentes, senza testimoni, senza difesa, senza tortura, con l'assoluzione e auto de fé privati, con penitenze spirituali. Queste sono le caratteristiche essenziali della maggioranza dei processi svolti dall'inquisizione romana.
Notaio: personaggio cruciale in ogni tipo di processo; egli è colui che estende i verbali, sia quelli degli interrogatori che delle confessioni, sia quelli dei testimoni che quelli della tortura, oltre che il verbale del momento della sentenza. Senza i notai, noi non sapremmo nulla su tutto quello che succedeva in questi secoli. Pur essendo persone così importanti, sono stati poco studiati. Uno storico Andrea Del Col ha studiato i verbali notarili, tutti i processi del tribunale di Aquileia (nominato per i beneandanti). Egli, avendo trovato diversi verbali dello stesso processo, ha potuto vedere come lavoravano questi notai: essi prima di un interrogatorio preparavano una griglia con tutte le formule d'uso scritte in latino e che riempivano man mano che l'interrogatorio aveva luogo. Dopo aver fatto questa copia, solitamente ne facevano un'altra in cui abbellivano, aggiustavano quello che avevano scritto nella griglia, come fossero appunti da sistemare in seguito. Quella che giunge a noi è una versione rielaborata degli appunti, infatti, in questi verbali ci sono poche o nulle cancellature. In particolare, nelle relaciones de causas o i verbali mandati alla Suprema di Madrid, sono copie in cui non vengono riportate cancellatura o correzioni.
Il concetto è la presenza di una versione rielaborata dei fatti: non ci si deve illudere del fatto che in questi verbali possa esserci la viva voce dei prigionieri. In più, c'è un'altra complicazione: il target del Sant'Uffizio è interpersonale; si pensi a tutti gli ebrei provenienti dalla Spagna o per quanto riguarda l'inquisizione spagnola, quelli che vengono dall'Europa centro-orientale, si pensi ai cripto-musulmani presi bambini poi venduti che parlano barbaresco, si pensi ancora alla caccia ai luterani tedeschi (marinai o viaggiatori), e infine si pensi alle differenze linguistiche dei vari stati italiani perché ogni Stato parlava ovviamente una lingua comprensibile agli altri ma non abbastanza. Frequentemente c'è anche un interprete, accanto alla figura del notaio e agli altri della giuria del tribunale. L'interprete ha una funzione importante; non esiste la figura dell'interprete ufficiale, quindi si prendono persone dalle galere o dalle carceri dove ci sono schiavi che parlano la stessa lingua dell'imputato e a questi viene chiesto di tradurre le domande da parte del giudice e le risposte dell'imputato. Il livello di competenza linguistica non è mai stato accertato (chissà cosa capiscono e cosa traducono in verità). Tutto il materiale arrivato a noi passa attraverso varie mediazioni.

Tratto da STORIA DELL’INQUISIZIONE ROMANA di Federica Palmigiano
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