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Isolamento diplomatico del governo sudcoreano


Kim Il Sung crede di aver scongiurato la possibilità di un contrattacco statunitense, visto che Acheson ha dichiarato che la penisola coreana si trova al di fuori del “perimetro di difesa militare” statunitense in Asia;
Sia Mao che Stalin, pur conoscendo le intenzioni di Kim Il Sung, non si impegnano ad aiutarlo: Stalin si limita ad acconsentire ad un’azione che è per Sung di facile successo, mentre Mao consente il rimpatrio dei soldati coreani stanziati in Manciuria. Credere che la Corea non sia una zona di interesse per gli USA si rivela un grave errore: gli Stati Uniti hanno già perso la Cina, perciò è impensabile non intervenire in Corea, se si vuole evitare l’effetto domino dell’espansione sovietica. La guerra di Corea diventa un’operazione di polizia internazionale autorizzata dalle Nazioni Unite: infatti la Corea del Sud, in cui si sono svolte regolari elezioni, si rivolge all’ONU come paese aggredito. Truman convoca una sessione di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: grazie all’assenza del voto dei sovietici, che protestano per il seggio assegnato alla Cina di Chiang Kai Shek e l’esclusione della Cina comunista, gli USA ottengono dall’ONU l’approvazione dell’intervento militare. Truman invece di recarsi al Congresso con una dichiarazione di guerra, aggira questo passaggio definendo l’operazione coreana come “un’azione di polizia”; ciò crea un precedente per i successivi interventi militari statunitensi. Tra settembre e ottobre le truppe ONU guidate dal generale Mac Arthur scatenano un’efficace controffensiva. Sorge il problema dei “limiti della guerra”: il generale vuole oltrepassare il 38° parallelo, ma ciò significherebbe andare oltre l’autorizzazione ONU: Washington autorizza segretamente di proseguire la guerra in Corea del Nord. Stalin si rende conto del suo errore, così fa rientrare il delegato sovietico al fine di bloccare qualsiasi risoluzione che minacci l’alleato nord-coreano. In ottobre Truman persuade il governo britannico a presentare la risoluzione “Unitine for peace”, che viene presentata all’Assemblea Generale, non soggetta alle regole dell’unanimità (questo stratagemma permette l’approvazione della risoluzione poiché gli USA godono di una solida maggioranza di voti, ma in futuro si rivolterà loro contro, quando verrà invocato da altri paesi). I successi delle truppe ONU spingono Mao ad intervenire inviando, in novembre, “volontari” cinesi (intervenire con l’esercito avrebbe significato dichiarare guerra all’ONU), mentre Stalin evita il coinvolgimento diretto, inviando aerei sovietici camuffati con insegne nord-coreane. Spiazzato dalla controffensiva, Mac Arthur chiede di portare la guerra sul territorio cinese, proponendo il lancio della bomba atomica su Pechino (sottovalutando portata e conseguenze di un’escalation nucleare), il blocco navale e l’apertura di un fronte guidato da Chiang Kai Shek. Quando il generale autonomamente mette Pechino di fronte ad un ultimatum, Truman lo allontana, spianando così la strada all’apertura dei negoziati per l’armistizio. Il 26 luglio 1953 viene firmato l’armistizio, che ripristina la situazione precedente delle due coree divise dal 38° parallelo. Ciò che è iniziato come una rivalità regionale di scarsa importanza, termina con l’estensione della Guerra Fredda all’intera area dell’Asia orientale e del Pacifico occidentale.

Tratto da STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
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