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Unipolarismo americano: le fonti della stabilità e del declino

La potenza americana è diversa dagli altri stati egemoni della storia, perché non si basa solo su risorse militari o economiche, ma ha un potere soprattutto politico, scientifico, linguistico e culturale.
Come si bilancia questo soft power? Nessun ordine politico finora è stato immutabile e anche quello americano declinerà.
Ci sono varie fonti di solidità di questo sistema:
1. la potenza vera e propria che si manifesta in: protezione di sicurezza (dopo la II Guerra Mondiale conclusero degli accordi militari che riuscirono a limitare la sovranità giapponese e tedesca), superiorità tecnologica (tramite il possesso del nucleare sostituiscono con la deterrenza la possibilità di un controbilanciamento) e dominio del mercato (il dollaro ha avuto per lungo tempo il ruolo di valuta transnazionale e di riserva);
2. la sua particolare posizione geografica (è la sola grande potenza che non confina con nessuno). Per questo quando venne attirata nelle rivalità europee, lo fece solo in qualità di equilibratore offshore, senza pericoli di dominazione. È per questo che molti governi hanno temuto piuttosto l’abbandono e hanno costantemente corteggiato gli USA. Si dice, infatti, che è un “impero su invito”) e il momento storico della sua ascesa (sono entrati tardi nella scena mondiale, dopo l’era coloniale e quella imperiale, ed è per questo che i loro interessi non si fondavano sul controllo territoriale, ma sulla promozione di forme più idealistiche di organizzazione delle relazioni fra grandi potenze. Le dichiarazioni di principio sulla libertà celavano in verità interessi all’apertura e all’accesso al resto del mondo);
3. il modo in cui democrazia e istituzioni le hanno permesso di apparire meno minacciosa;
4. la compatibilità dei suoi principi con la modernizzazione (la profonda consonanza tra il modello da loro proposto e le esigenze funzionali della modernizzazione, accrescono la loro potenza. Ad esempio l’industrialismo tende a formare una società di lavoratori altamente specializzati, questo tende a favorire comunità politiche differenziate, educate e refrattarie ai sistemi coercitivi) e i principi distintivi della sua policy, come l’identità multiculturale e il nazionalismo civico (identità di gruppo costituita dal comune impegno nei confronti del credo politico della nazione. Questo ha comportato quattro tipi di implicazioni: incoraggia la proiezione all’esterno dei principi interni di organizzazione politica aperta; fa da collante con gli altri stati occidentali che la condividono; rafforza una politica estera internazionalista e multilaterale; ha dato una straordinaria capacità agli USA di assorbire immigrati in un sistema politico stabile).
Esistono però anche alcune forze che potrebbero portare gli USA al declino:
1. le preoccupazioni degli stati minori nei confronti della loro sicurezza crescono e in questo contesto i realisti descrivono la logica del ritorno all’equilibrio. Tali mosse non sarebbero fatte con l’obiettivo diretto di controbilanciare gli USA, ma creerebbero un raffreddamento delle relazioni. Esistono tre opzioni possibili: una contro-coalizione di Cina e Russia, anche se sono antagonisti in molti settori, sono le uniche che, oltre ad essere potenti e dotate di nucleare, non hanno formali vincoli di difesa con gli USA e che non hanno abbracciato pienamente il capitalismo e la democrazia; un allontanamento dagli USA di Europa e Giappone, che potrebbero dimostrare una crescente insofferenza di fronte alle tendenze dominatrici e unilaterali dell’America; un ritorno di Germania e Giappone, la II e la III grande economia del mondo, dove forse il fatto che gli USA continuino a mantenere dopo 50 anni contingenti militari sta creando qualche difficoltà (le grandi potenze possono tramontare ma non rinunciano mai al loro status);
2. gli USA cominceranno a fare scelte per ridurre il loro peso nell’ordine mondiale perché i costi sopportati nel breve periodo per creare l’ordine mondiale non sono immaginabili da sopportare nel lungo periodo e comunque probabilmente prima o poi i cittadini americani non lo sosterranno più perché senza la guerra fredda, l’opinione pubblica non riconosce pienamente questo ruolo ne capisce la sua importanza (è per questo che è stato creato il nemico islamico);
3. un collasso economico globale, commerciale o finanziario. Visto che la deregolamentazione dei mercati e la loro interconnessione minaccia di rendere le crisi più gravi, si potrà immaginare una nuova Depressione con un ritorno anche di forme protezionistiche che indurrebbero Europa e Asia orientale ad allontanarsi dagli USA e a perseguire una loro visione di ordine economico regionale. I mercati diventerebbero più politici e le tre maggiori regioni industriali entrerebbero in competizione per la supremazia economica;
4. l’attacco non deve venire per forza da altri stati, ma anche dal terrorismo internazionale che ha molti più incentivi e molti meno vincoli. E’ improbabile comunque che costituisca una minaccia per la struttura di potenza a lungo termine perché, anche se uccidono migliaia di persone non rovesceranno governi e non conquisteranno territori. Le conseguenze saranno meno dirette e potranno rafforzare o indebolire l’unipolarismo, a seconda se creeranno o no divergenze tra gli alleati.

Tratto da AMERICA SENZA RIVALI? di Giulia Dakli
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