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Nelson Goodman


“L’immagine mi dice sé stessa”
Egli ritiene che i sistemi non sono influenzati dalla natura e quindi in qualche modo inverte la freccia.

L’arte crea la natura, ovvero secondo Goodman la natura è un prodotto dell’arte in quanto un oggetto artistico riuscito crea nuovi mondi.
“Possiamo avere parole senza mondi ma non possiamo avere mondi senza parole”.

Autonomia della cultura dalla natura, a sostegno della sua tesi Goodman afferma che “I miserabili” di Victor Hugo rappresentino il riscatto umano infatti dopo aver letto quest’opera d’arte, l’esperienza di cos’è il riscatto umano sarà plasmata da quell’oggetto artistico.
Qualunque opera d’arte potente si incontra, questa influenzerà tutte le esperienze future e sarà inscindibile dall’esperienza ci si è fatti di un oggetto.
L’artista ha quindi il potere di creare la totalità della natura che è un prodotto dell’arte e creare la totalità dell’arte significa creare il suo significato e quindi lo statuto identitario e ontologico.
L’opera d’arte potente plasma in ognuno un concetto astratto ma si tratta di plasmare l’esperienza ovvero produce l’esperienza in modo letterale.

→ ESTETICA/ARTE
→ EPISTEMOLOGIA

Il fatto di assegnare ad una costellazione un nome, delle caratteristiche e delle coordinate sono tutte cose create dall’uomo tramite una scienza che è l’astronomia.
Se non avessimo una scienza, si avrebbe una diversa concezione della stella, ovvero una concezione diversa di quello che è lo statuto ontologico.
È possibile dare la definizione dello statuto ontologico degli oggetti grazie alle scienze e alle culture.

Egli propone un esperimento mentale:
T.B. geocentrismo → G → x
Keplero eliocentrismo → E → y

Se fossero seduti su una collina ad osservare il sorgere del sole, vedrebbero lo stesso oggetto?
Secondo Goodman vedrebbero due oggetti diversi in quanto nella loro esperienza vivono due oggetti diversi ovvero per T.B. si tratta di un oggetto che girava attorno a lui mentre K faceva esperienza di un oggetto che è fisso e siamo noi a girarci intorno.
T.B. dunque fa esperienza di un oggetto x mentre K di un oggetto y per cui si ha un diverso statuto ontologico dell’oggetto che vedono.
Secondo Goodman però niente conferma che y sia l’oggetto giusto, in quanto se c’è stato un cambiamento radicale che ha portato a considerare fosse giusto y al posto di x ci potrebbe essere un’altra scoperta secondo cui

P.P. x centrismo → X → a

Non esiste più una verità stabile, per cui si rinuncia ad un’idea di verità stabile oppure occorre pensare che esistono tante verità ognuna delle quali è vera relativamente in riferimento ad un sistema scientifico → pluralismo ontologico = tanti mondi quanti sistemi ci sono.
Questo però non è quello che pensa Goodman.

Goodman ritiene che gli oggetti artistici siano più potenti delle teorie scientifiche nel plasmare il mondo.
La sua teoria sull’architettura afferma che l’architettura, tra tanti congegni culturali di fare il mondo, sia fondamentale perché gode di una modalità di fruizione persuasiva.
La fruizione è legata ad una precisa volontà che comporta una fatica per quanto riguarda tutte le arti (per leggere un libro devo compiere la “fatica” di andare in libreria) mentre l’architettura è inaggirabile (spazi pubblici, casa).
Si può quindi parlare di pervasività assoluta dell’architettura in quanto non c’è essere umano che riesca a non fare esperienza dell’architettura che è quel genere di attività culturale che più plasma il mondo.

La nozione di autonomia rappresenta un’occasione di sperimentare liberamente in quanto l’estremizzazione dell’autonomia può portare allo scioglimento con qualsiasi riferimento esterno ma l’estremizzazione dell’autonomia può avere anche avere conseguenza negative come ad esempio la caduta nel dilettantismo artistico in quanto se viene abolita qualsiasi relazione eteronoma è possibile credere che le proprie capacità siano sufficienti a rispondere date da me stesse e il fatto di credere di avere un talento artistico quando non si ha la capacità di superare la soglia del dilettantismo può essere pericoloso per gli uomini soprattutto se si agisce su oggetti esposti ad una funziona pubblica.


Tratto da ESTETICA DELL'ARCHITETTURA di Francesca Zoia
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