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Pomodoro

Il pomodoro è una pianta molto importante sotto diversi aspetti, ne esistono vari tipi a seconda dell’utilizzazione finale:
Uso industriale: per concentrato, polpa, a pezzi, pelato. Si usa il tipo S. Marzano oppure il Roma. Il S. Marzano tende ad essere alto ed ha una maturazione scalare, mentre il Roma ha la fioritura più contemporanea. La pellicola deve essere spessa per resistere ai vari trasporti.
Da mensa (orticoltura)
Da serbo: da conservare (es: piennolo).
Vengono coltivate più varietà di pomodoro (Lycopersicon esculentum):
- var. Cerasiforme: da mensa
- var. Pyriforme: a pera (es: S. Marzano)
- var. Comune Bailey: tipo Pachino
- var. Validum: si usa per il miglioramento genetico. 
I nuovi ibridi a sviluppo determinato, ramificano molto alla base ed hanno una fioritura contemporanea. La fase vegetativa è molto corta (dall’emergenza fino alla formazione del primo palco fiorale, dura circa un mese), in genere alla formazione del primo palco fiorale viene fatta una cimatura così si sviluppano nuovi rami, fiori e foglie. Seguono poi: fioritura, allegagione e maturazione. Il pomodoro da mensa viene raccolto all’invaiatura, il pomodoro da industria quando ha raggiunto un colore rosso (il colore rosso è un attributo di qualità perché testimonia la presenza di licopene, dalle qualità antiossidanti).
Le foglie sono composte, leggermente lobate. Il fusto è cilindrico, liscio, peloso, con alcune ghiandole odorose. L’apice, se stimolato dalla cimatura, aumenta la ramificazione per aumentare i fiori. L’infiorescenza è a racemo, i fiori sono gialli ed imbutiformi. Il frutto è una bacca in cui si distingue: un epicarpo esterno, la polpa interna, la placenta e i semi all’interno. Se la placenta si distacca dalla polpa, il pomodoro si definisce “scatolato”.
I semi e la pellicola, per l’uso industriale, sono da considerare scarti (usati per la zootecnia perché i semi contengono proteine e grassi, mentre l’epicarpo contiene fibra), in questo caso il prodotto viene quantificato in base al suo residuo secco. Il contenuto di acidi e zuccheri viene valutato a tutti gli scopi, il rapporto acidi/zuccheri è importante ai fini del sapore, inoltre viene anche considerato importante il contenuto in acido ascorbico (vitamina C).

Caratteristiche dei pomodori pelati:
- Pelabilità: semplicità nel togliere la pellicola.
- Uniformità del colore: se la parte apicale (dove c’è l’inserzione del picciolo) è colorata o meno.
- Marciume apicale: fisiopatia dovuta a stress o sbalzi idrici.
Le produzioni massime possono arrivare a 2000-3000 q/ha. La media per i pelati è 400-700 q/ha, per il pomodoro da concentrato (tondo) è 800-1200 q/ha. I risultati migliori si hanno con terreni di medio impasto, tendenti all’argilloso, profondi, con buona dotazione di sostanza organica, ricco di P e K.

Per il pomodoro da mensa la coltivazione si fa: 
- Sotto copertura (es: serra) e con riscaldamento con terreno inerte, 
- Si fa la cimatura completa, 
- Vengono usati bombi per l’impollinazione, 
- Fertirrigazione, 
- Controllo dei parassiti.
È una pianta macroterma, a 10°C già comincia a vegetare, temperatura minima 5-6°C, temperatura massima: 32-35°C, optimum: 24-26°C. Se vengono superate le temperature massime possiamo avere: rallentamento dello sviluppo, cascola fiorale, aborto fiorale, scottature sulle bacche di colore bianco, proliferazione di afidi.
Il pomodoro è brevidiurno, ma oggi sono stati selezionati tipi neutrodiurni. Gradisce alte intensità luminose ed una certa escursione termica perché a temperature basse viene favorita la traslocazione delle sostanze sintetizzate. A questo riguardo non vanno bene luoghi dove è frequente il vento di scirocco. L’escursione termica influenza positivamente, quindi: fruttificazione, qualità e quantità dei frutti. Se si coltiva in serra, di notte è preferibile rinfrescare tramite le aperture della stessa.
Nell’avvicendamento il pomodoro è una pianta da rinnovo, quindi è l’ideale la successione di un cereale (es. Mais), una crucufera o un prato. Evitare alternanze con altre solanacee (es: tabacco, peperone, ecc.) per intervalli minori di tre anni perché favorirebbero virosi e peronospora. Alla preparazione del terreno si fa un sovescio o si interra del letame.
La semina può essere diretta (ormai non più usata): a postarella, o con il seme confettato. Dato che il seme è piccolo bisogna preparare il terreno con un buon affinamento e una rullatura, perché il seme è piccolo e tende ad aggrumarsi. In genere il pomodoro non viene più seminato, ma vengono trapiantate piantine già germinate (trapianto fatto con apposite macchine), che non devono essere molto vecchie altrimenti si possono avere problemi di apparato radicale spiralato. Queste vengono coltivate appositamente in ambienti protetti, il sistema più usato è il floating system. Dopo il trapianto si procede alla rincalzatura per promuovere la formazione di radici avventizie. Viene fatto intorno alla prima settimana di aprile cercando di evitare periodi di alta umidità che possono favorire la peronospora. Non sono necessarie lavorazioni particolari del terreno.
La concimazione si basa sull’uso del letame che può essere anche abbondante, avendo un titolo di 1-0,5-1, si deve integrare solo il P, nel caso in cui ci si trovi in terreni carenti. Si considera un letame bovino mischiato con paglia di orzo. Con una produzione intorno ai 2000 q/ha si danno fino a 300-350 kg di N. Esigenze medie: 150-200 kg di N; 75-100 kg di P2O5; 75-100 kg di K2O.
Il pomodoro si dispone in file di circa 80 cm in modo da avere 5-6 piante/m2, il tipo S. Marzano viene messo a distanze di 1-1,2 m in modo da avere 4-8 5-6 piante/m2, in questo caso la raccolta viene fatta a mano. Per il pomodoro da industria si usano le file binate: le distanze sono di 40 cm da un lato e 100-200 cm dall’altro per permettere il passaggio delle macchine.
Il diserbo può essere fatto con la sarchiatura e la rincalzatura dove viene permesso dalla disposizione delle file. Nella maggior parte dei casi viene fatto in modo completamente chimico sia in pre-semina, pre-emergenza e post-emergenza.
L’irrigazione viene fatta con manichette forate (a goccia), infiltrazione laterale o per aspersione (problemi di peronospora). Un leggero stress idrico nelle prime fasi dà molti vantaggi: stimola l’apparato radicale, stimola la ramificazione e la fioritura ed evita problemi parassitari. Alla fioritura bisogna intensificare l’irrigazione perché è un momento molto delicato. Volume irriguo: 60% di acqua disponibile, 100 E.T, 40 mm di evaporato di classe A, il turno di 5-6 giorni; dopo l’invaiatura si diminuiscono gli apporti: 40% di acqua disponibile, 60% di E.T., 60 mm di evaporato, questo perché si possono avere problemi di marcescenza.

Avversità:
Nottuidi: mangiano le piante al colletto, si eliminano con geo-disinfezione.
Peronospora: viene lottata con vari prodotti, tra cui rameici.
Malattie vascolari: tracheomicosi e tracheoverticillosi, bisogna controllare gli apporti idrici, soprattutto nei primi stadi (attenzione all’umidità dei terreni argillosi).
Virus: utilizzo di materiale sano.
Afidi: prodotti afidicidi.
Ragno rosso: c’è il problema che i prodotti che lo combattono sono ad alta persistenza. Meglio anticipare la coltura se c’è alta probabilità di avere infestazioni.
Scatolatura: causata da squilibri idrici
Scottatura: causata dalla mancata copertura delle bacche da parte delle foglie, che a loro volta, possono essere state danneggiate da peronospora
Marciume apicale: frequente in zone asciutte, soprattutto per il S. Marzano.

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