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Le sculture del rinascimento e quelle di Michelangelo -Panofsky -




Il Panofsky ha poi saputo ben definire la differenza di formulazione fondamentale fra le sculture del Rinascimento e quelle del Michelangelo. Le statue del tardo Rinascimento sono costruite intorno ad un asse centrale, che serve da perno per un movimento bilanciato della testa, delle spalle, del torace e delle estremità. Il loro atteggiamento nello spazio è disciplinato dalle stesse leggi che regolano gli stili classici e classicistici.
Lo spettatore non ha bisogno di girare intorno alla figura, ma riesce a comprenderla nella sua interezza proprio perché ogni rapporto fra le varie parti è calcolato, nella ricerca di equilibrio, di simmetria, di perfetto bilanciamento fra le membra, che ha per fine l’armonia. Le statue del pieno Rinascimento sono altorilievi piuttosto che statue a tutto tondo e a tal proposito il Panofsky ricorda che Leonardo negava l’idea della scultura tridimensionale, affermando che una statua non è altro che la combinazione di due rilievi, dei quali uno mostra la figura di fronte. L’altro di spalle.
Il Panofsky passa poi a considerare le sculture manieristiche, ponendole a confronto con le opere di Michelangelo. Mentre le sculture manieristiche ricercano una molteplicità di vedute, le figure di Michelangelo, con poche eccezioni, costringono l’osservatore a concentrarsi su una veduta predominante che lo colpisce come completa e definitiva. Per altro, le sue statue sono diverse da quelle del Rinascimento per il fatto che l’effetto della frontalità vi è diametralmente opposto.
Il distacco dalle norme prospettiche e proporzionali del primo Rinascimento si attua nel Giudizio della Sistina. Ma ha già inizio con le prime opere dell’artista, dove egli comincia a delineare la tendenza a chiudere la forma in un blocco, a isolarla dallo spazio circostante, che diviene sempre più esiguo, affinché non vi sia altro elemento nella composizione che rimandi al di là della forma rappresentata. Lo spazio non ha più alcun interesse per Michelangelo: lo spazio prospettico, intendiamo, che fino a quel momento era stato parte integrante di ogni scena, l’elemento vitale in cui la figura dell’uomo trovava la ragione del suo apparire, in una rappresentazione concepita come microcosmo.
Si prende ora in esame la Madonna della scala (Casa Buonarotti, 1499), eseguita negli anni in cui la presenza del Savonarola aveva più influenza sulla vita fiorentina.



Tratto da ARTE MODERNA di Gabriella Galbiati
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