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Politiche industriali


Le politiche industriali si sono fatte cattiva reputazione negli anni ’70 in Europa.
Con scarsa efficacia delle ristrutturazioni a causa delle dinamiche congiunturali e alla concorrenza internazionale.
Inoltre vi furono numerosi licenziamenti, specie negli anni ’80.
Per contro la politica industriale ha avuto grande efficacia nel sudest asiatico.
Successo del Giappone nei settori acciaio, auto, elettronica di consumo, semiconduttori, ecc.

Quale è la ratio delle politiche industriali da una prospettiva evolutiva?
Se il cambiamento tecnologico è continuo e in presenza di:
• Ritorni crescenti all’innovazione
• Caratteristiche cumulative della conoscenza
• Dinamica locale - impresa, settore, paese - della conoscenza
Potenziale di specializzazione tecnologica varia in base al settore → sostegno a settori strategici a efficienza allocativa dinamica → crescita produttività e prodotto nel lungo termine.

Dalle politiche industriali alle politiche dell’innovazione

Anni ’90-2000s: la presenza di modelli di specializzazione produttiva persistenti nel tempo spinge a comprendere le differenze tra sistemi nazionali di innovazione tout court.
È possibile migliorare la performance dei Paesi?
All’epoca “punge” gli europei il differenziale di produttività con gli USA. In Europa si lavora molte ore in meno che negli USA, il prodotto è di meno.
L’attenzione di studiosi e policy maker si sposta:
• dalle dinamiche di settore a quelle nazionali
• Dai singoli elementi - imprese, università, istituzioni - alla reciproca interazione.
Idea di fondo: identificare l’anello debole negli elementi costitutivi dei sistemi nazionali:
• conoscenza, innovazione, organizzazioni, istituzioni
Onde sostenerlo con politiche mirate → concetto di co-evoluzione per descrivere i SNI. L’evoluzione di un elemento ha effetti diretti su un altro elemento del sistema e lo modifica subendo a sua volta modifiche dovute all’evoluzione altrui.

La storia offre esempi di inseguimento riuscito e co-evoluzione.
• Alexander Gerschenkron (1904- 1978) e il “vantaggio dell’arretratezza” tassi di crescita più rapida dei paesi evoluti, coerente con la logica del modello di Solow.
Più è basso lo stock di capitale più elevati margini di crescita può avere. Le economie ritardatarie non hanno speranze di agguantare il paese leader senza cambiamenti istituzionali di rilievo. La tecnologia è evoluta.
Inghilterra: industrializzazione primo ‘800 guidata dalle forze di mercato
Germania: industrializzazione tardo ‘800 favorita dalle banche universali
Russia, Giappone: industrializzazione fine ‘800 guidata dallo Stato
La tecnologia è evoluta: dunque?
Vantaggio degli inseguitori: tecnologia già pronta, ha già passato la sperimentazione all’estero, cambiamento strutturale, trapasso della forza lavoro in settori a più elevata produttività e quindi una crescita del prodotto più rapida.
Successo delle tigri asiatiche dagli anni ’60 beneficia di atteggiamento lasso nella tutela dei diritti di proprietà intellettuale.

Moses Abramovitz (1986) economista, altro precursore dei SNI disse “residuo di Solow misura della nostra ignoranza”. Lui mette al centro della sua analisi la capacità di assorbimento dei paesi inseguitori, basata su 2 fattori chiave, che sono:
1. Technological congruence → dimensione del mercato, offerta fattori produttivi
2. Social capabilities → livello di istruzione, sistema finanziario, infrastrutture
Le 2 variabili in questione decidono il successo/fallimento dei processi di aggiornamento tecnologico e crescita.

Tratto da ECONOMIA DELL'INNOVAZIONE di Mattia Fontana
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