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Le caratteristiche dell'analisi testuale

Le caratteristiche dell'analisi testuale




Negli anni ’70 si sono moltiplicate analisi di film di carattere insolito; è difficile qualificarle tutte come semiologiche, tanto differente è il loro grado di prossimità a questa disciplina, comunque si possono ipotizzare due caratteristiche essenziali dell’analisi testuale:
a) la precisione e l’accento posto sulla forma, sugli elementi significanti, ovvero La cura del dettaglio pregnante. Anche quando le analisi del film prima del ’70 erano ricche, approfondite, sottili, era raro vedere l’autore(Bazin e Ejzenstein sono sotto questo aspetto precursori dell’analisi testuale) fare riferimento a questo o quel dettaglio della regia, a questa o quella inquadratura, a questo o quel raccordo tra i piani; da qui il numero ristretto di analisi stilistiche o formali e inversamente l’abbondanza di studi tematici nelle analisi approfondite. A titolo di esempi citiamo gli studi di Delahaye e Douchet, le cui analisi, molto differenti nella strategia peculiare, si dedicano tutte a considerare tematici dominanti nell’opera di un cineasta(Pagnol e Demy per il primo, Hitchcock, Minnelli e Mizoguchi il secondo); culmine della politica degli autori esse rappresentano sicuramente la vena più feconda di questo percorso critico. L’analisi testuale restringe considerevolmente queste ambizioni per sostituirle con altre; essa abbandona l’opera intera di un cineasta per dedicarsi esclusivamente al frammento di un film particolare, coltivando deliberatamente una certa miopia nella lettura a livello dell’immagine. Segnando un ritorno al primato del significante, l’analisi testuale manifesta la propria preoccupazione di non andare immediatamente alla lettura interpretativa, fermandosi spesso al momento del “senso” e, in tal modo, corre il rischio della parafrasi e della descrizione puramente formale: la sua scommessa riposa sull’articolazione sempre problematica tra delle ipotesi interpretative e il commento minuzioso degli elementi reperibili nel film.
b) una interrogazione costante sulla metodologia impiegata, un’autoriflessione teorica in tutte le fasi dell’analisi, ovvero Il privilegio della metodologia. Mentre lo studio classico non si arrischiava praticamente mai nell’esplicitazione dei propri riferimenti teorici, l’analisi testuale si caratterizza al contrario per un interrogazione tanto costante quanto frenetica sui fondamenti delle proprie opzioni metodologiche, cercando di stanare le false evidenze: la maggior parte delle analisi testuali, poiché si vogliono minuziose, non affrontano che dei frammenti, il che mette loro di fronte il problema della segmentazione. I sistemi testuali elaborati dall’analisi sono sempre considerati come virtuali e molteplici, infatti essa si caratterizza egualmente per la fobia della riduzione ad un sistema unico e a un significato ultimo.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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