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Platone. Giustizia e temperanza dei cittadini


La domanda principale che il filosofo si pone è: “che cos’è la giustizia” sia nell’individuo, sia nella città. Alla base della città sta la divisione dei mestieri: ciò che consente di determinare le doti di ciascuno è la natura: essa dona ad ognuno capacità diverse che messe insieme collaborano alla costituzione di una città: la giustizia consiste nel fatto che ciascuno faccia bene ciò che per natura è capace di fare. Il buon funzionamento di una città implica che essa non sia troppo grande e deve essere divisa in tre classi: artigiani e agricoltori, guerrieri e filosofi; fra essi deve stabilirsi una gerarchia resa legittima, dice Platone, dal racconto di un mito che egli definisce una nobile menzogna: i tre gruppi o classi sono stati plasmati con metalli differenti, rispettivamente ferro, argento e oro, così da stabilirsi per natura uno più nobile dell’altro. Ad ogni modo tutti i cittadini devono possedere la giustizia e la temperanza. La seconda consiste nel riconoscere che il governo va attribuito ai cittadini che per natura possiedono questa capacità (T 139).

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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