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La teoria del linguaggio di Noam Chomsky

LA TEORIA DEL LINGUAGGIO DI NOAM CHOMSKY


Fra diritto e linguaggio c’è una stretta correlazione: senza linguaggio non ci sarebbe diritto.
Per linguaggio intendiamo il linguaggio umano.

La teoria del linguaggio di Noam Chomsky (attivista politico americano): formulata negli anni ’50 ha avuto successivamente una serie di corroborazioni, che hanno dimostrato che è un’ottima rappresentazione di quello che avviene quando gli esseri umani imparano a parlare.
Verso i due anni non si ripetono solo i suoni che si sentono, ma si inizia a parlare.
Noi conosciamo le regole della nostra lingua madre in una maniera completamente diversa da tutte le altre cose. In molti casi nessuno di noi sa davvero articolare le regole della grammatica, pur sapendo utilizzare bene l’italiano.
L’idea di Chomsky è che il nostro cervello sia uno strumento fatto per imparare a parlare: ciò che distingue gli uomini dagli animali è che l’uomo abbia la possibilità di imparare a parlare (non tanto il fatto che egli parli). Questo non vuol dire che le lingue siano innate, perché se espongo un bambino ad una lingua impara quella, se lo espongo ad un’altra impara l’altra.

Il fatto che l’uomo impari a parlare non vuol dire che gli altri animali non abbiano un linguaggio o non comunichino (comunicano ma non parlano).
L’uomo tra tutti gli animali, per un motivo fisiologico, è l’unico ad avere un apparato per produrre fonemi (la glottide).
Il linguaggio umano è simbolico (le parole sono simboliche), mentre quello animale è composto da segni (il significato del verso è confinato alle condizioni in cui viene fatto).

Tratto da FILOSOFIA DEL DIRITTO di Francesca Morandi
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