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CONTRIBUTO TEORICO DI WEBER: e confronto con Marx


Weber critica l'idea di Marx che le crisi ricorrenti del capitalismo portino al crollo del sistema economico e a un processo rivoluzionario. Esse innescano piuttosto una trasformazione graduale della vecchia economia: in essa si formano dei cartelli industriali volti a regolare la concorrenza, mentre le banche si organizzano per controllare la concessione del credito, e limitare il rischio della sovrapproduzione.
Insomma si passa da un capitalismo di mercato ad un capitalismo organizzato e politicamente regolato.
Ne discendono 2 conseguenze rilevanti:
1) vi è un aumento della burocratizzazione: sia per far fronte ai più estesi compiti di gestione dell'economia, che per organizzare le imprese pubbliche. Inoltre la maggiore organizzazione del capitalismo comporta la crescita delle società per azioni e dei titoli pubblici e quindi di coloro che vivono di rendita.
2) si manifesta il paradosso della razionalizzazione, che caratterizza tutte le sfere di attività della società moderna e che aumenta il controllo degli uomini sul mondo.
Le conseguenze di questo processo possono compromettere la fonte di innovazione economica e il dinamismo che Weber individua principalmente nell'imprenditore privato (che esprime un'attitudine al rischio e alla responsabilità personale, stimolate da un contesto di concorrenza) in opposizione al burocrate (che è più deresponsabilizzato perché quando rischia lo fa con il denaro pubblico).
Perciò, un capitalismo che si burocratizza eccessivamente va incontro a due tipi di rischi:
-capitalismo politico: cioè un capitalismo che vive delle forniture statali, dei finanziamenti di guerra, e dei guadagni della borsa nera; un fragile capitalismo, sempre esposto al tracollo finanziario e incapace di darsi solide basi perché incapace di radicarsi efficacemente nella sfera produttiva, per mancanza di risorse cognitive e normative necessarie a tale scopo; un capitalismo di politici e di affaristi, ma non di imprenditori.
-socialismo di stato:    dove il processo produttivo e la distribuzione sono sottoposti a controllo da parte di una burocrazia statale rigidamente dipendente dal centro. Esso ha come conseguenza la stagnazione economica e una limitazione della libertà individuale.   
Va detto poi che per Weber il capitalismo non era inevitabilmente condannato da problemi economici, come riteneva Marx, ma era seriamente minacciato da pericoli politici: dal carattere persuasivo della burocratizzazione che esso stesso tendeva a stimolare, e che avrebbe potuto portare alle ri-emergenza di vecchie forme di capitalismo politico tradizionale, o peggio a un socialismo che Weber, vedeva come un'estrema diffusione del controllo burocratico della società.
Ma ciò che distingue di più Weber è il suo giudizio pessimistico sugli effetti della burocratizzazione sullo sviluppo capitalistico: egli auspica con forza il mantenimento di un equilibrio tra burocrazie private e quelle pubbliche. Tuttavia Weber era convinto che la burocratizzazione fosse inevitabile per 2 motivi:
a) per la complessità di gestione e il valore in termini di capitale fisso dei mezzi di produzione, che rendevano necessaria la separazione dei lavoratori dai mezzi di produzione.
b) per la maggiore capacità di rendimento di questa specie di collaborazione umana che avviene mediante lo sviluppo della disciplina.
Per Weber, il compito della scienza era di contribuire a chiarire le scelte che essi hanno di fronte: quindi il senso ultimo della sua teoria del capitalismo moderno è appunto quello di chiarire le origini e i presupposti di questo fenomeno per mettere meglio in luce i problemi che si devono affrontare per superare o preservare tale forma. Ed in particolare:
-Origine del capitalismo moderno: i rapporti tra politica e società hanno assunto in occidente un equilibrio particolare tra questi 2 poli. La debolezza politico militare originaria dello stato ha favorito esperienze quali quelle delle città e del feudalesimo che hanno poi, a loro volta, limitato il dominio dello stato sulla società. Dentro questi spazi di autonomia è potuta crescere la borghesia occidentale. Dal conflitto, ma anche dall'interdipendenza fra stato e borghesia economicamente autonoma è nato il capitalismo moderno.
-Sviluppo economico contemporaneo: questa prospettiva costituisce un buon antidoto nei riguardi di una sociologia della modernizzazione che ha centrato la sua attenzione sul ruolo dei valori come variabile cruciale, anche attraverso un'interpretazione idealistica di Weber. Ma costituisce uno stimolo a superare l'economicismo della teoria della dipendenza, che si è affermata nei decenni scorsi come reazione alla sociologia della modernizzazione. Un'interpretazione più accurata di Weber aiuta quindi a mettere in rilievo nello studio dei processi il carattere strategico delle variabili istituzionali.

Tratto da SOCIOLOGIA ECONOMICA di Antonio Amato
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