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Galla Placidia


Eretta in onore della sorella dell’imperatore Onorio. La costruzione presenta 1 pianta irregolare e quasi a croce greca, con volte a botte sui 4 bracci e 1 cupola all’incrocio. All’esterno l’edificio è semplice e povero, essendo costituito da soli mattoni a vista. Gli unici motivi decorativi sono gli archetti ciechi che lo percorrono all’intorno e i timpani dentellati delle testate. La cupola non è visibile dall’esterno perchè racchiusa dentro murature verticali coperte da 1 piramide (tiburio). Al contrario dell’esterno, l’interno è di una stupefacente ricchezza ornamentale. Ogni centimetro di muro è ricoperto di mosaici, che annientano la forma architettonica: ogni spigolo viene arrotondato per necessità tecniche. La cupola copre il vano centrale, all’intersezione con il transetto, con un mantello blu notte cosparso di stelle dorate. Queste, ordinate in modo concentrico, sembrano emanare direttamente dalla splendente croce gemmata che ne occupa la sommità. I simboli apocalittici degli Evangelisti si dispongono nei 4 pennacchi. Al di sotto della cupola sono ospitate coppie di Santi, mentre le volte a botte presentano ornamentazioni a motivi geometrici e vegetali. Nel braccio della croce posto di fronte all’ingresso 2 Santi, che affiancano una delle finestre al di sotto della cupola, poggiano su un piano ben evidente che s restringe prospetticamente verso il fondo e sul quale essi proiettano le loro ombre di corpi solidi e veri. Tra i Santi è posta una fontana con zampillo verso la quale convergono 2 colombe per abbeverarsi. Al di sopra della scena 1 conchiglia rovesciata fa da copertura, fingendo una sorta di catino absidale. Nella lunetta sottostante viene raffigurata una stanza con un armadio dalle ante aperte (dove sono appoggiati i 4 vangeli) e una graticola sotto la quale è stato appiccato un fuoco. Il Santo martire Lorenzo, tenendo sulla spalla destra 1 croce e 1 libro nella mano sinistra, si dirige a passo svelto proprio verso la graticola (strumento con il quale fu martirizzato).

Tratto da ITINERARIO NELL’ARTE di Elisabetta Pintus
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