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Metafora urbana di Guglielmo d'Alvernia



Pierre Michaud Quantin aveva trovato in Guglielmo d'Alvernia un testimone interessante dei rapporti movimento teologico – sviluppo urbano nella prima meta del sec XIII. In un brano guglielmo paragona a una citta lo schema settenario dei sacramenti. Così le cose materiali si devono valutare unicamente per come possono servire a raggiungere la perfezione. Immagina una citta di uomini perfetti. Qui torna la contrapposizione citta (civilta) – foresta (selvatichezza). Qui aggiunge un'altra contrapposizione, che riguarda un elemento cittadino, le pietre di cui è fatta. Al contrario delle pietre grezze delle cave, le pietre cementate e incastrate sono simbolo dell' amore reciproco e delle esigenze spirituali che emergono tra le anime degli uomini o tra gli uomini stessi. La citta ammirevole corrisponde a una societa, aggregazione di uomini, ovvvero città, mentre le altre sono solo foreste o cave. Pietra e legno, ma anche metallo: c'è grezzo e lavorato dagli uomini. Le città sono uomini, e i loro cittadini umani rispetto ai forestieri, che sono animali. Si aggiunge qui l'antagonismo uomo-animale. Questa citta risponde a fini religiosi = pace e felicità, ed è sottoposta alla legge del monarca perfetto=Dio. La felicità, scoperta per la cristianità tra XII e XIII; si diffonde nelle citta. Cos'è il fenomeno urbano per guglielmo? Anzitutto un'immigrazione di uomini che entrano in uno spaziotempo fisico, giuridico e etico, e diventano diversi da com'erano prima, ossia cittadini. Le porte della citta sono simboli di accesso a un nuovo status, la civiltà. Questa civilta deve avere le sue insegne simboliche: la dignita cavalleresca si manifesta cingendo la spada, la dignita ministeriale con le chiavi, quella regale con l'imposizione della corona...allo stesso modo chi entra in citta deve sbarazzarsi da ogni segno d'inuguaglianza, occorre che i membri della nuova societa mostrino la volonta di legarsi l'un l'altro mediante un forma di associazione gratuita, di mutua assistenza volontaria. Per i chierici del medioevo il contrasto fondamentale è tra citta-società ordinata e foresta-mondo selvaggio. Per chi come Guglielmo è permeato dalla cultura antica, la vecchia contrapposizione citta-campagna si rinnova. Chi lascia la campagna per la citta deve abbandonre i costumi rustici e assumerne di civili. Questa citta deve avere comunque amministratori, cui saranno affidati doni e ricchezze spirituali. Deve avere dunque custodi, araldi, duchi, giudici e magistrati. In questa città solo la gerarchia ecclesiastica sarebbe intermediaria tra dio e gli uomini. Ma fino a che punto la Parigi di Filippo Augusto di cui Guglielmo era vescovo era il modello della città dei sacramenti? P. M. Quantin mostra come guglielmo usi solo la parola civitas, che per i medievali si rifà a un duplice retaggio: filosofia politica e termine amministrativo. 1) cicerone: citta come gruppo di uomini uniti da partecipazione a uno stesso diritto. In agostino invece si insiste sul vincolo morale tra i cittadini, i cui cuori battono all'unisono.  La citta di guglielmo è più vicina ad agostino che a parigi.  

Tratto da L'IMMAGINARIO MEDIOEVALE di Dario Gemini
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