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La narrazione cinematografica


È l’atto narrativo produttivo e, per estensione, l’insieme della situazione reale o fittizia, nella quale essa prende posto; essa concerne i rapporti esistenti tra l’enunciato e l’enunciazione(che Genette chiama la “voce”), così come si offrono alla lettura nel racconto: essi non sono dunque analizzabili se non in funzione delle tracce lasciate nel testo narrativo. Bisogna precisare alcuni punti per quel che riguarda il cinema:
a) Lo studio della narrazione è abbastanza recente;
b) La narrazione raggruppa in pari tempo l’atto del narrare e la situazione in cui si inscrive tale atto. Questa definizione implica almeno due cose: la narrazione mette in gioco dei funzionamenti(degli atti) e il quadro in cui essi hanno luogo(la situazione); si suppone dunque che la situazione narrativa possa comportare un certo numero di determinazioni che modulano l’atto narrativo: è bene allora distinguere il più chiaramente possibile alcune nozioni.

AUTORE / NARRATORE
La politica degli autori si poneva il duplice scopo di far uscire dall’ombra determinati cineasti, considerati dalla critica nel suo insieme come registi di second’ordine, e far loro riconoscere lo status di artisti a pieno titolo, e non quello di mestieranti, di tecnici senza inventiva al soldo dell’industria hollywoodiana. Ma c’è da precisare che il narratore reale non è l’autore, perché la sua funzione non potrebbe confondersi con quella della sua persona: il narratore è sempre un ruolo fittizio, poiché egli fa come se la storia fosse anteriore al suo racconto, e come se lui stesso e il suo racconto fossero neutrali di fronte alla verità; anche nell’autobiografia, il narratore non si confonde con la persona propria dell’autore. La funzione del narratore è quella di effettuare una selezione, per la condizione del proprio racconto, tra un certo numero di procedure di cui egli non è necessariamente il fondatore, bensì molto più spesso l’utilizzatore: il narratore sarà dunque il regista, in quanto egli sceglie il tale tipo di concatenamento narrativo, il tale tipo di découpage, il tale tipo di montaggio, in contrapposizione ad altre possibilità offerte dal linguaggio cinematografico.

NARRATORE E ISTANZA NARRATIVA
Si può parlare dunque di un narratore nel cinema, quando un film è sempre opera di un gruppo di persone e richiede diverse serie di scelte operate da diversi tecnici? Sembra piuttosto preferibile parlare di istanza narrativa a proposito di un film per designare il luogo astratto in cui si elaborano le scelte per la condizione del racconto e della storia, dal quale giocano o sono giocati i codici e dal quale si definiscono i parametri di produzione del racconto filmico. Questo luogo astratto comprende tanto i dati di budget, il periodo sociale in cui il film viene prodotto, l’insieme del linguaggio cinematografico, quanto il genere del racconto nella misura in cui esso impone delle scelte e ne proibisce altre, ossia il film stesso in quanto agisce come sistema, come struttura che impone una forma agli elementi che comprende.
- L’istanza narrativa “reale”, è ciò che generalmente resta fuori quadro nel film narrativo classico: essa tende a cancellare quanto più può dall’immagine e dalla colonna audio ogni segno della propria esistenza(non riuscendoci mai del tutto); essa non vi è reperibile se non come principio di organizzazione. Questa presenza può assumere forme diverse: si va da Hitchcock che si esibisce furtivamente nei suoi film tramite un piano anodino, a Godard che, in Crepa padrone, tutto va bene, mostra per esempio gli assegni che è stato necessario firmare per riunire attori, tecnici e materiale.
- L’istanza narrativa “fittizia”, è interna alla storia ed è semplicemente assunta da uno o più personaggi; La donna del lago è lo sfruttamento estremo di questo procedimento: l’eroe è il personaggio-narratore lungo tutto il film.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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