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La nozione di piano

La nozione di piano


Analizzando fin qui l’immagine filmica in termini di spazio, la si è considerata un po’ come un dipinto o una fotografia, in ogni caso come un’immagine unica, fissa, indipendente dal tempo. Non è però così che essa appare allo spettatore del film, per il quale non è unica; non è indipendente dal tempo; ed è in movimento, internamente al quadro inducendo l’apprensione di movimenti nel campo, ma anche movimenti del quadro in rapporto al campo o movimenti della m.d.p. Si distinguono due grandi famiglie di movimenti di macchina: il travelling, che è uno spostamento della base della macchina da presa, durante il quale l’asse di ripresa resta parallelo a una medesima direzione, e la panoramica, che inversamente è una rotazione della m.d.p. mentre la base resta fissa; esiste naturalmente una sorta di combinazione tra questi due movimenti, e si parla allora di piano-travelling; più recentemente è stato introdotto il travelling ottico, ovvero lo zoom, obiettivo a focale variabile. Il piano è tutto questo insieme di variabili: dimensioni, quadro, punto di vista, ma anche movimento, durata, ritmo, relazione ad altre immagini. In fase di ripresa, esso è utilizzato come equivalente approssimativo di quadro, campo, ripresa, e designa dunque al tempo stesso un certo punto di vista sull’evento e una certa durata; mentre in fase di montaggio, la definizione di piano è più precisa, e diventa a quel punto la vera unità di montaggio, lo spezzone minimo di pellicola che, assemblato con altri, produrrà il film. - 11 -

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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