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Le caratteristiche del cinema narativo

Le caratteristiche del cinema narativo



Narrare consiste nel riportare un evento, reale od immaginario, e ciò implica almeno due cose: che lo sviluppo della storia sia a discrezione di colui che la racconta e che può così far uso di un certo numero di astuzie per controllarne gli effetti, e che la storia segua uno sviluppo regolato al tempo stesso del narratore e dei modelli cui essa si conforma. Sul piano della produzione non bisogna dimenticare l’importanza che assumono oggi i film nell’ambito industriale, medico o militare; non bisogna dunque assimilare cinema narrativo ed essenza del cinema, perché si misconoscerebbe tra l’altro il posto che ha occupato e che ancora occupa nella storia del cinema in cinema non-narrativo. Non si può comunque contrapporre frontalmente il cinema NRI(narrativo-rappresentativo-industriale) al cinema sperimentale senza cadere nella caricatura; e questo per due ragioni inverse:
- Non tutto nel cinema narrativo è per forza narrativo rappresentativo; in Lang, in Hitchcock o in Ejzenstein ci sono momenti che sporadicamente sfuggono alla narrazione e alla rappresentazione: così si può trovare dei “film di scintillamento” anche in film classici.
- Inversamente, il cinema che si proclama non-narrativo perché evita di ricorrere ad uno o più tratti del film narrativo, ne conserva sempre un certo numero; esso ne differisce talvolta soltanto per la sistematizzazione di un procedimento che veniva solo episodicamente impiegato dai registi classici: film come quelli di McLaren, che giocano sulla progressiva moltiplicazione di elementi(niente intrigo, niente personaggi) e sull’accelerazione dei movimenti, riprendono in realtà un principio tradizionale della narrazione, quello di dare allo spettatore l’impressione di uno sviluppo logico che deve necessariamente sfociare in una fine, in una risoluzione. Bisognerebbe inoltre, perché un film fosse pienamente non-narrativo, che esso fosse non-rappresentativo, vale a dire che non si potesse riconoscere nulla dell’immagine e non si potessero più percepire relazioni di tempo, di successione, di causa o di effetto tra i piani o gli elementi; tuttavia, anche se un tale film fosse possibile, lo spettatore, abituato alla presenza della finzione, avrebbe ugualmente la tendenza a reinserirla anche laddove non ce n’è.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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