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Lo schermo cinematografico e la teoria dello specchio

Lo schermo cinematografico e la teoria dello specchio


Tale identificazione all’oggetto è inseparabile dall’esperienza della fase dello specchio; è nel corso di questa fase che si instaura la possibilità di una relazione duale tra il soggetto e l’oggetto, tra l’Io e l’altro. Lacan, che l’ha elaborata, la colloca tra i sei e i diciotto mesi, quando il bambino si trova ancora in uno stato di relativa impotenza motoria, coordina male i propri movimenti, ed è tramite lo sguardo, scoprendo nello specchio la propria immagine e l’immagine del simile, che egli costituisce in modo immaginario la propria unità corporea: egli si identifica a se stesso come unità percependo il simile come altro. Questo momento è fondamentale nella formazione dell’Io: Lacan insiste sul fatto che questo primo abbozzo dell’Io si costituisce sulla base dell’identificazione ad un’immagine, in una relazione duale, immediata, propria dell’immaginario, e che questo primo ingresso nell’immaginario precede l’accesso al simbolico. La fase dello specchio corrisponde all’avvento del narcisismo primario e pone fine al fantasma del corpo diviso che lo precedeva, cosicché il narcisismo è inizialmente legato all’identificazione; il narcisismo sarebbe innanzitutto questa captazione amorosa del soggetto tramite questa prima immagine nello specchio: è tale identificazione narcisistica all’oggetto che ci riconduce al problema dello spettatore cinematografico. È stato Baudry a sottolineare con precisione una duplice analogia tra la situazione del bambino allo specchio è quella dello spettatore cinematografico: analogia tra lo specchio e lo schermo. Per Metz, se lo schermo equivale effettivamente allo specchio primordiale, esiste tra i due una differenza primordiale, ed è quella che c’è un’immagine che lo schermo non rinvia mai, quella del corpo dello spettatore (barthesianamente, l’immagine è ciò da cui io sono escluso…io non sono sulla scena): analogia tra lo stato d’impotenza motoria del bambino e la situazione dello spettatore implicata dal dispositivo cinematografico.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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