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Kant e il sublime


“il bello della natura .. tanto più forte espansione delle medesime”
La differenza di fondo è che il sublime implica un compiacimento, diversamente dal bello, che viene comunque riferito a concetti , sebbene resti indeterminato a quali concetti noi ci riferiamo. Il sublime da un lato mantiene/ha bisogno di un riferimento concettuale, ma questo resta particolarmente indeterminato e quindi ci crea disorientamento.
Mentre il bello concerne la forma del soggetto, il sublime va trovato anche in un oggetto informe --> illimitatezza e totalità. Potenza così esuberante da schiacciarci completamente. C’è insieme compiacimento e repulsione. Mentre il piacere che corrisponde alla formulazione del bello ciò che accade è una disposizione armonica e proporzionata delle facoltà dell’animo, quando dichiaro che qualcosa è sublime mi trovo alle prese con un sentimento diverso, ambivalente, sono insieme attratto e respito, c’è una proporzione che scardina l’ordine costituito. (la sproporzione massima mi porta a riconsiderare in un’altra forma la sproporzione tra l’umano e il divino).
Il giudizio sul sublime non può ambire a una partecipabilità/comunicabilità valida per ogni soggetto giudicante, poiché fa riferimento a un concetto, anche se questo concetto non è definito.
Non può ambire a un’universalità soggettiva.

Tratto da ESTETICA di Silvia Lozza
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