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Anselmo. Felicità dell'uomo e remissione dei peccati


Egli parte dall’idea che l’uomo è stato creato per raggiungere la felicità, irraggiungibile nel corso della vita terrena senza la remissione dei peccati. L’uomo infatti deve fare i conti con la macchia del peccato originale, cioè con la sua condizione di essere tendente all’errore. Tale remissione può avvenire solo attraverso l’incarnazione del Cristo, unico redentore per l’uomo, che da solo non è capace di redimersi. A questo proposito Anselmo “sfiora” (perché in realtà non lo affronta in maniera approfondita) il problema dell’onnipotenza di Dio di fronte al passato, tema quindi che coinvolge ancora una volta il problema del rapporto tra dialettica (coerenza logica del discorso) e fede. Il problema era già stato affrontato e c’era da una parte chi metteva in dubbio che l’infinita onnipotenza di Dio potesse permettere allo stesso di cancellare il passato, quasi “rinnegando” la sua volontà; e chi come Pier Damiani, aveva sostenuto che Dio può tranquillamente far sì che ciò che è stato non sia più attraverso un atto libero, in particolare attraverso il miracolo. Meglio ancora Damiani aveva sostenuto che nella prospettiva dell’eternità è sbagliato parlare di passato presente e futuro, poiché la logica di Dio non sempre corrisponde a quella umana.

Tratto da LA DOTTRINA DEI TEOLOGI di Carlo Cilia
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