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Anselmo. Fides e ratio per intelligenza del reale


Egli piuttosto reclama l’esigenza di accostate alla sola ratione, unico strumento chiarificatrice per l’uomo, il “dato di fede”, ossia la regula fidei che è strettamente legata alla Rivelazione ma che cmq non può essere considerata unico strumento di sapienza cristiana. Egli lorda una parte non rinuncia all’argomentazione sulla Trinità e all’impossibilità di considerarla come insieme di tre persone distinte allo stesso modo di come si parla di tre uomini differenti; al tempo stesso però coglie il limite della ragione che chiede aiuto al dato di fede, il quale a sua volta da solo risulterebbe sterile. Egli ci tiene ancora una volta a precisare che il sommo ente non può essere definito sostanza, se non in modo improprio; ed inoltre che c’è netta distinzione tra essenza, la quale sta fuori e sopra ogni sostanza, la sostanza che è necessariamente suscettibile di differenze e mutamenti e per questo non si addice a Dio. Insomma fides et ratio sono indissolubilmente legate e concorrono armonicamente e in egual misura all’intelligenza del reale.

Tratto da LA DOTTRINA DEI TEOLOGI di Carlo Cilia
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