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"Liber pro insipiente". Gaunilone contro Anselmo


Gaunilone critico di Anselmo: nel Liber pro insipiente G. si oppone al punto di partenza dell’argomento anselmiano secondo cui “ciò di cui non si può pensare qualcosa di più grande” è nell’intelletto. Egli nega tale assunto dal momento che tale affermazione dovrebbe corrispondere a una vera idea, costruita attraverso le categorie di genere e specie. Se ad esempio pensiamo un tipo di uomo nella nostra mente siamo in grado in qualche modo di pensarlo e pensarlo esistente in virtù del fatto ce conosciamo cosa un uomo è. Su Dio tale discorso non può essere fatto: il concetto di “ente più grande di tutti” non può essere nell’intelletto come ente determinato prima di essere conosciuto, perché posso pensarlo solo in base al suono delle parole e non al loro significato. Ma anche ammettendo che tale concetto possa esistere nell’intelletto, non posso ricavare da questo che tale contenuto mentale debba necessariamente esistere. Infatti se tale corrispondenza fosse anche in un solo caso necessaria, dovrei pensare che tutto ciò che riesco ad elaborare nella mia mente debba esistere necessariamente. E se non ci fosse differenza tra il nominare Dio e la sua effettiva conoscenza, non sarebbe necessaria una dimostrazione della sua esistenza. Gaunilone nega dunque la possibilità di passare da un piano logico-linguistico ad uno ontologico prescindendo dall’esperienza.
Prontamente Anselmo risponde facendo differenza tra una perfezione “relativa” e una perfezione “assoluta”: la perfezione assoluta è quella che contiene la totalità delle proprietà dell’essere, quindi anche l’esistenza. Ma a Gaunilone tale differenza tutta logica non interessa, poiché tale discorso così fatto non può essere riferito a nessun ente reale.

Tratto da LA DOTTRINA DEI TEOLOGI di Carlo Cilia
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