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La Scuola di Bisanzio: Dionigi Areopagita

Alla scuola di Bisanzio appartiene Dionigi Areopagita. Per secoli si è creduto che Dionigi fosse il membro dell’Areopago (il tribunale ateniese) convertito al Cristianesimo da Paolo di Tarso. In realtà fu molto probabilmente un filosofo neoplatonico contemporaneo di Boezio. Ecco perché Dionigi Aeropagita è conosciuto anche come lo pseudo-Dionigi. Lo stile delle sue opere, raccolte nel Corpus Areopagiticum, fa supporre che sia stato un allievo di Proclo, ultimo grande esponente della scuola neoplatonica. L’opera più importante è sicuramente I nomi divini, dove si interroga sui nomi attribuiti a Dio dal punto di vista religioso e filosofico. Nella sua analisi, Dionigi usufruisce di tre metodologie teologiche:
. la teologia positiva (o catafatica) svolge il discorso su Dio assegnandogli qualsiasi attributo positivo riscontrabile nelle creature, rendendolo in qualche modo conoscibile a partire dagli effetti della sua creazione, che conservano una certa somiglianza con la loro Causa;
. la teologia negativa (o apofatica) ha l’obbiettivo di evitare che Dio venga trattato come una qualsiasi delle sue creature, negando la possibilità che di Lui si possa predicare qualcuna delle loro perfezioni, perché tra il Creatore e le creature vi è una distanza infinita e una differenza inconciliabile;
. la teologia superlativa attribuisce a Dio tutte le perfezioni presenti nel creato, ma in un grado infinitamente perfetto.

Un’altra opera importante è la Teologia mistica, che rappresenta l’esito di qualsiasi conoscenza teologica. La brevità di quest’opera è indicativa, perché rappresenta l’apice del rapporto diretto tra Dio e l’uomo, rapporto in virtù del quale l’uomo può ritornare a Dio per ricongiungersi a Lui nell’atto supremo dell’estasi.  
Ricordiamo di Dionigi altre due opere: La gerarchia ecclesiastica e La gerarchia celeste. Sono importanti perché fondano il concetto di ordine, concetto di derivazione antica, ma mutuato in particolare dalla speculazione neoplatonica. Le opere si basano sull’idea che tutto il cosmo, costituito sia dagli enti visibili che da quelli invisibili, è retto da un ordine prestabilito, che è immutabile, eterno, perfetto e organizzato gerarchicamente.  Il concetto di ‘ordine’ viene riletto in chiave cristiana: Dionigi parla di un’origine dell’ordine (che coincide con il momento della creazione), di una frattura dell’ordine originario (che coincide con il peccato originale), e di una ricomposizione dell’ordine originale (avvenuta con la morte e resurrezione di Cristo).

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