Skip to content

Zelig e il desiderio mimetico

Come ci si comporta se, ad esempio, in una classe tutti hanno letto Moby Dick tranne noi? Se tutti discutono di quel libro e, ad un certo punto, ci chiedono se l’abbiamo letto? Possiamo francamente ammettere di non averlo letto, oppure, timorosi di una probabile esclusione dal gruppo, possiamo far finta di averlo letto e, con una certa abilità linguistica, discuterne e passare inosservati, rimanendo così integrati nel gruppo.

Leonard Zelig di Woody Allen

Questo è il caso di Zelig, personaggio di fantasia del celebre film di Woody Allen .
Il film è un finto documentario ambientato negli Stati Uniti degli anni ’20 del XX secolo. Racconta la storia di un uomo, Leonard Zelig, affetto da una particolarissima patologia psichica.
Il paziente, infatti, si comporta come un camaleonte che, per difendersi, si mimetizza trasformandosi fisicamente in personalità simili al contesto in cui si trova.
Il personaggio di Allen è considerato malato, lui stesso arriva a definirsi psicopatico, ma il resto del mondo è tanto diverso da lui? Il film fa capire che non è così. Il caso Zelig divampa e travolge tutta la nazione scavalcando anche i confini degli Stati Uniti. Diventa una moda mondiale. Tutti fanno il "ballo del camaleonte" e tutti comprano gadget ispirati all’uomo trasformista; un fenomeno commerciale e sociale che ha in sé tutto ciò che, in Leonard, è visto come malattia. Il resto del mondo si sente normale. Questo film si può facilmente interpretare attraverso le teorie di René Girard: il protagonista del film si ritrova accerchiato da persone che condividono determinate caratteristiche e che si accettano fra di loro. Ciò che il protagonista desidera è il possedere quelle caratteristiche per essere accettato anch’esso all’interno del gruppo. È un desiderio triangolare in cui il modello mimetico diventa l’oggetto stesso del desiderio. Come Don Chisciotte emulava Amadigi di Gaula, così Zelig emula, di volta in volta, chi gli sta intorno.

Inizialmente il personaggio di Allen viene preso in cura dalla sorella che lo porta in una tournée europea facendolo esibire in teatri. Questo lo porta a peggiorare la sua malattia. Il suo mimetismo prende libero sfogo, fino ad annullare se stesso: «Feste ed esibizioni procurano soldi e svaghi alla sorella di Zelig ed al suo amante. Ma l’esistenza di Zelig è una non-esistenza. Privato di personalità, le sue qualità umane da tempo smarrite nelle peripezie della vita, sta seduto da solo fissando il vuoto. In silenzio. È una cifra, una nullità, un fenomeno da baraccone. Lui che voleva solo cercare di inserirsi e fare parte di qualcosa, passare inosservato ai nemici ed essere amato, non è né inserito né fa parte di niente. È trascurato e in balia di nemici ». Un altro elemento fondamentale è la reazione che ha durante la terapia con la dottoressa Eudora Fletcher. Nel momento che lei gli rivela in modo diretto che lui non è uno psichiatra ma un paziente, lo fa sentire scoperto, gli impedisce di imitare e lui reagisce con violenza. La terapia ha successo solo nel momento in cui la dottoressa Fletcher si finge una paziente e chiede a Zelig di aiutarla. In quel momento il protagonista non è più protetto dalla personalità che stava imitando, ma messo in difficoltà da essa. È costretto ad ammettere che non è uno psichiatra, e si sente male. Infatti, Leonard imita chi gli sta intorno, nel momento che il suo modello decade si ritrova nel vuoto perché privo di una personalità propria a cui potersi appoggiare.

La sua cura ha però funzionato troppo, o almeno così ci racconta il film. Avere dei gusti personali e dei punti di vista ben definiti è indice di una personalità stabile, ma tutti imitano qualcuno. Quando alcuni medici giungono per verificare i progressi della cura, il paziente ha un violento scontro con uno di essi per un motivo futile: il medico dichiara che era una bella giornata mentre Zelig sostiene il contrario. Leonard non ha sviluppato, come racconta la voce narrante, una fortissima personalità. Ammettere che il medico ha ragione rappresenta, dal punto di vista del protagonista, un ipotetico fallimento della sua cura ed è per questo vincolato a rimanere se stesso, gli viene impedito di "imitare" ed è questo il reale motivo della violenta reazione. Il desiderio mimetico ha diversi sviluppi, Leonard Zelig è come Don Chisciotte, entrambi imitano modelli che non entrano in conflitto con loro. Amadigi è un modello verticale, mentre i modelli del personaggio di Woody Allen lasciano che si trasformi senza impedimenti. Sono liberi di imitare i desideri dei loro modelli senza che essi entrino in conflitto con loro. Zelig rimane quindi pacifico per buona parte del film, tranne nel caso sopracitato. Noi desideriamo ciò che desiderano gli altri, ma questi diventano spesso coloro che ci impediscono di ottenere ciò che vogliamo. E ce lo impediscono con maggior forza quando noi diventiamo i loro modelli. A questo punto anche loro iniziano a desiderare e a difendere ciò che in realtà è già loro. Si crea quindi un conflitto che causa disordine e che si espande aumentando i lati di quello che all’inizio è solo un triangolo. Questo perché l’oggetto desiderato è quello che completa la nostra imitazione. Non avere quell’oggetto tronca la nostra imitazione. La lascia incompleta.

Ma qual è la vera ragione della psicosi di Leonard Zelig? Nel film il comportamento del protagonista viene descritto come una sua esigenza di sentirsi apprezzato e benvoluto. La sua infanzia difficile, i maltrattamenti che ha subito l’hanno spinto a far di tutto per sentirsi accettato, fino al punto di trasformarsi letteralmente in ciò che non è. È questa una spiegazione comune al fenomeno del conformismo. Ma alla luce delle teorie di René Girard si può aggiungere un tassello che precede questa teoria.

Il nostro mimetismo è la reale base del conformismo, non è l’esigenza di sentirsi accettati bensì la naturale tendenza ad imitare chi ci sta intorno. La nostra personalità è un miscuglio di imitazioni dei vari modelli che si sono presentati alla nostra esperienza. Ci si conforma a ciò che abbiamo imparato imitando. Impariamo a parlare perché imitiamo quelli che lo fanno intorno a noi. Ci vestiamo imitando delle mode e dei modelli. Ad esempio: se il mio modello è un cantante heavy metal imiterò il suo modo di vestire e avrò i capelli lunghi. Però c’è sempre una personalità di base che ci frena ed identifica, ad esempio: le tradizioni di un paese sono modelli che si stabiliscono nella nostra mente in modo quasi indelebile.

Ci sono modelli che imitiamo più di altri e determinano la scelta dei modelli successivi. Se il mio primo modello è un padre elegante − e non entro in conflitto con lui − sarò elegante anche io e non mi ispirerò, successivamente, a modelli stravaganti.. Potrei anche entrare in conflitto con mio padre e cambiare modello e, magari, sceglierne uno che veste jeans strappati e giubbotti borchiati, in quel caso vestirò anche io in quel modo e i miei modelli successivi saranno sempre al di fuori del concetto di eleganza. Durante l’infanzia, Zelig ha subito maltrattamenti e vissuto situazioni che gli hanno impedito di formarsi una personalità stabile. Tutto ciò che faceva − o era − andava in contrasto con il mondo che lo circondava ed è questo che gli ha impedito di formarsi una personalità definita. L’episodio che racconta, in cui finge di aver letto Moby Dick perché tutti ne parlavano, è stata la prima imitazione. Essa è dovuta al fatto che in quel momento poteva imitare gli altri senza entrare in contrasto con loro. Non quindi alla necessità di sentirsi integrato nel gruppo ma alla prima possibilità di avere dei modelli stabili.

La prima trasformazione la ebbe entrando in un pub frequentato da irlandesi il giorno di San Patrizio, l’unione di persone che condividono determinate caratteristiche si fondono in un unico modello da imitare, ed è questo che permette ai popoli di mantenere determinate tradizioni. Leonard, non avendo formato una sua personalità, non ha modelli definiti, il suo mimetismo è allo sbando, è libero di imitare chiunque perché è un foglio bianco, questo perché non ha avuto modelli primari rassicuranti: il padre, oltre ad essere un attore teatrale, e quindi trasformista, non aveva una personalità forte. I modelli son sempre personalità più forti delle nostre. Crescere imitando modelli deboli ci rende più instabili e in balia del nostro istinto mimetico. Zelig vive in una società multietnica e in balia di mode che cambiano con ritmo frenetico. Si può dire che il suo modello è la società intera e non singoli individui o gruppi di individui. Diventa asiatico o obeso allo stesso modo in cui il resto della società cambia opinione su tutto da un giorno all’altro.
Nel momento in cui Zelig si sposa con Eudora Fletcher trova un punto d’appoggio, non tanto per l’amore che lei gli da, quanto per il poter imitare una situazione tradizionale che è quella del matrimonio. La sua "guarigione" è quella di poter imitare un solo modello, interpretare un solo ruolo: il marito.

Tratto da LEONARD ZELIG E RENÉ GIRARD di Mariano Mercuri
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.