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L'interpretazione di Leopardi su Petrarca


1. Gli anni 1823 – 1828 sono i più intensi della prosa leopardiana. Lasciati da parte gli studi dolci, si dedica all'investigazione dell'acerbo vero: in questo lasso di tempo nascono le Operette Morali, le due Crestomazie, e il famoso commento al Canzoniere di Petrarca. Un'opera quest'ultima che non è stata studiata mai a fondo e che costituisce un unicum interessante nella produzione del poeta. Petrarca è infatti oggetto di una rivisitazione capillare che è ricca di conseguenze sull'opera poetica leopardina.
La prima edizione del commento esce per Stella, committente, nel 1826 col titolo Le Rime di Francesco Petrarca colla interpretazione composta dal conte Giacomo Leopardi. Una seconda edizione, riveduta e corretta, esce postuma, nel 1839, per Passigli, col titolo Le Rime di Francesco Petrarca con l'interpretazione di Giacomo Leopardi. Proprio da Passigli deriva l'edizione oggi più recente, quella del 1976 di Longanesi.
Carducci aveva definito l'interpretazione come scoliaste, secco e inutile in più di un luogo, salvo poi attingere abbondantemente da essa per il suo commento, considerandolo comunque elegante e coinciso. Ed elegante e coinciso era anche l'originalità del pensiero interpretativo di Leopardi su Petrarca, ma Carducci non se ne avvide.
Leopardi parla di Interpretazione e non di Commento. Disse che ogni canzone ed ogni sonetto sarebbero stati corredati di una semplice interpretazione. Questa era l'intenzione dichiarata di Leopardi, che doveva confrontarsi con un lavoro di cui non mancherà mai di lamentarsi abbondantemente. Nonostante i lamenti, egli crea una traduzione dal parlare antico e oscuro in un parlar moderno e chiaro, traducendo in prosa Petrarca con uno sforzo essenzialmente ermeneutico, di desolato rigore illuministico come disse Contini. Ed in effetti il modello de suo lavoro erano le edizioni dei classici dette in usum Delphini, come aveva detto già nella prima edizione del suo lavoro.
Leopardi interpreterà dunque Petrarca in modo puntuale, essenziale e coinciso. Ma nonostante sembrino coincidere intenzione dell'autore, scopo dichiarato della prefazione, realizzazione dell'opera, qualcosa non va. Leopardi non compie un'operazione culturale asettica. È uno scontro tra due poeti forti, come direbbe Bloom, e non è indolore.
Leopardi e Petrarca hanno un rapporto estremamente complesso ed è innegabile una certa tangenza petrarchesca su Leopardi lirico. Il lavoro interpretativo di Leopardi su Petrarca diventa il filo conduttore per la ricerca di altre interferenze petrarchesche in Leopardi. Leopardi incontra, interpretando Petrarca, alcuni vocaboli presenti anche nelle sue liriche, così che le note leopardiane possono riferirsi non solo alle Rime petrarchesche ma anche ai Canti del medesimo Leopardi, che diventa interprete di sé stesso.
Facciamo un esempio. VERSO LEOPARDIANO Ella dal lampo affaticati e lassi / coprendo gli occhi (da Spento il diurno raggio) VERSO PETRARCHESCO Occhi miei lassi COMMENTO LEOPARDI Miseri, o vero, stanchi dal piangere.
È chiaro che già da qui emerge la valenza dell'Interpretazione nella lettura del rapporto Leopardi -Petrarca. Adesso proviamo ad esaminare come si articola il rapporto Leopardi – Petrarca sempre tramite l'Interpretazione. Anche se il lavoro esegetico di Leopardi è minuzioso e apparentemente asettico, troviamo spazio per alcune annotazioni liriche. Leopardi è interprete ma è anche poeta e da poeta afferra con duttilità gli spunti e le sollecitazioni di una materia che non poteva essere mai affrontata neutralmente.
L'interpretazione diventa dunque la riscrittura di un poeta da parte di un altro poeta (filologo, grammatico e critico) che permette di scoprire implicazioni petrarchesche in Leopardi, in un gioco dinamico tra autore ed autore che si intreccia con la rimeditazione di ricordi poetici di Leopardi. Rileggendo il Canzoniere, dunque, si genera un processo ciclico: all'Interpretazione affluiscono ricordi dei Canti e nei Canti si riversano spunti dell'interpretazione.

Tratto da LEOPARDI INTERPRETE DELLE RIME PETRARCHESCHE di Gherardo Fabretti
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