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"Morte a Venezia" e "Ludwig" chiudono la trilogia tedesca


Nel successivo Morte a Venezia (1971), ispirato alla celebre e quasi omonima novella di Thomas Mann del 1911, Visconti annulla la forma ironica del racconto e si arrischia in una contaminatio che in parte storicizza e in parte rilegge il testo anche alla luce del Mann successivo: per cui se Aschenbach ricorda il narratore del Dottor Faust, e il suo mentore Alfried richiama Zeitblom, i discorsi sulla musica e sull’arte di Gustav e Alfried hanno talora le connotazioni demoniache del faustiano Adriano Leverskhun. Visconti rende più fisicamente definita, e al tempo stesso più ambiguamente eterea, la memorabile figura di Tadzio che, dal Fedro socratico alluso dalle pagine manniane è qui trasformato in un vero angelo della morte, più simbolo di struggente nostalgia, di irrealizzabile quiete e di impossibile serenità contemplativa, che di carnale desiderio e di erotico appagamento.
LUDWIG
Il tema della polarità arte/vita, vista anche come opposizione bello/utile e/o come contrasto fra l’esistenziale e il politico, è ripreso nel terzo capitolo della Trilogia tedesca, Ludwig. Si parla non del Ludwig “edizione carosello” che, approfittando della malattia di Visconti fu messo in circolazione nel gennaio 1973 con 114 minuti di tagli (sui 264 dell’edizione integrale), un inerte monumento kitsch fatto di reticenze. Si parla invece dell’extended edition, reintegrata, restaurata e riproposta dai coautori di Visconti, quattro anni dopo la morte del regista: un vero e proprio kolossal, dove la dilatazione del tempo risulta la coerentissima chiave di un racconto e la durata ha un essenziale ruolo narrativo e strumentale. Dal Ludwig postumo emerge come e perché questo personaggio, che avrebbe potuto essere il più storico del cinema viscontiano (la storia narra del re di Baviera Ludwig II Wittelsbach), sia in realtà uno di quelli su cui il regista più lavoro di fantasia, realizzando un film autunnale, malinconico del tutto coerente con il precedente.

Tratto da LUCHINO VISCONTI di Marco Vincenzo Valerio
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