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Invocazione del nome nella filosofia antica



Esisteva tra i filosofia antichi qualcosa di simile alla preghiera di ripetizione esicasta? Nei presocratici, il cui filosofare è inteso come ascesa verso l'assoluto, ci son formule di preghiera desunte dalla religione corrente. Ad Aristotele attribuiamo un trattato sulla preghiera di cui restan pochi frammenti: vi si dice che dio è spirito e che l'iniziazione è fatta di esperienza interiore e non intellettuale. La religione tradizionale già aveva brevi formule di preghiera da ripetersi in particolari circostanze. C'è anche ad es. l'uso di ripetere parole sacre dei pitagorici. Nei filosofi ci sono brevi frasi da ripetere in momenti particolari, come invocazioni, o moniti, in particolare in Epitteto. In Epitteto si parla spesso di sottomettere la propria volontà agli dei e lottare contro le passioni. La rinuncia alla propria volontà non è un subire gli eventi, ma volgersi a seguire il proprio impulso più profondo, agendo secondo il vero volere. E' necessario esser vigili. Epitteto raccomanda brevi frasi di invocazione. Quindi compito del filosofo dovrebbe essere l'incessante invocazione di lode a Dio. Questi principi o formule van tenuti sempre presenti, ma poichè la particella divina è nel petto, il precetto significa essere sempre mentalmente presenti nel proprio cuore. Corrrispondenza pneuma-demone-egemonikon. Anche in Epitteto il cuore appare luogo in cui ricercare l'unificazione del proprio spirito con la presenza divina che vi abita. Marco Aurelio dice di ritirarsi spesso nella propria anima, e che nell'intimo dell'anima (cuore) vi son principi che a contemplarli ci rasserenano. Quindi ci si ritira in se stessi nel cuore, vi si contemplano i principi presenti, si torna rasserenati alla vita ordinaria-la cosa va svolta con assiduità. I principi fondamentali si posson espirmere in formulazioni brevi, ripetute spesso. Questo serve a tenere la mente stabilmente ancorata al divino. Anche per Marco Aurelio il processo di introversione è orientato al cuore, sede della ragione (dianoia) e dello spirito, presenza divina nell'uomo. Aderire alla ragione, obbedire al proprio demone, significa aderire a ciò che proviene dal cuore.

Tratto da ORIGINI GRECHE DELL'ESICASMO di Dario Gemini
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