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Concetto di tempo nell'era digitale



Riflessione sul tempo "agito" del mezzo elettronico versus il tempo della narazione lineare. Reperire un senso è legato sempre alla sequenzialità di un racconto? Nel racconto "l'immortale" di Borges si parla del tempo per gli immortali, incapaci di direzionare la propria vita perchè senza capacità progettuale. La sconfitta del tempo conduce alla fine del senso della vita. Così nell'ipertesto il fruitore si perde tra 1000 rimandi nella non sequenzialità e perde il filo temporale. Così nei mud. E nell'eterno presente sembra si sgretolino il concetto di bene e male. La murry evita il conflitto tra tempo digitale e lineare. Comunque la linearità del tempo è legata all'etica: l'etica è legata ai momenti della vita. L'eterno presente dell'ambiente digitale è vicino alla possibilità di alterare e invertire la sequenza temporale: in un mud si rinasce e in un videogame si riparte da zero. Quale conseguenze potranno derivarne in futuro per la rappresentazione e la costruzione dell'identità umana? Comunque i nuovi media (ipertesti, ambienti interattivi ecc.) posson concorrere ad affrancarci da convenzioni semiotiche, ma pagando il prezzo di sacrificare gli strumenti narrativi attraverso cui abbiamo costruito la nostra identità. Abbandonando una fase culturale per una nuova, si perde sempre qualcosa. 
Abbiam visto due tesi, una che parla di strumenti neutri, l'altra di apocalittici ed entusiasti con i loro millenarismi e primitivismi. Al fondo di tale opposizione c'è la disputa tra chi crede l'uomo geneticamente programmato  (= indipendente dall'ambiente) e chi lo vede legato al mondo di oggetti e persone. Così ci son 2 scuole nel linguaggio: per una esso è innato, per l'altra costruito da fattori ambientali e sociali. Chomsky: i linguaggi son portatori di senso e possono dar luogo a precise configurazioni mentali. Vygotskij introduce l'idea della storicità della natura della psiche umana: i meccanismi naturali dei processi psichici si trasformano durante lo sviluppo storico sociale. Comunque il problema è che sulla mente sappiamo poco. Non è chiaro quanto i fenomeni che ci circondano possano determinare o marcare i nostri futuri comportamenti. Applicata al nostro caso, c'è chi crede che le nuove tecnologie della comunicazione possano incidere non solo su comportamenti e abitudini, ma anche sulle attività cognitive, e chi colloca altrove tali cambiamenti. Il linguaggio non serve solo a comunicare ma influenza lo sviluppo cognitivo, plasmando memoria e apprendimento. Il metodo storico-genetico di V è così applicato con successo all'analisi delle metodologie di scrittura, suggerendo che gli usi della tecnologia son legati ad altre attività umane.

Tratto da SCRITTURA NELL'ERA DIGITALE di Dario Gemini
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